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2012-10-01

Invito a corte o in convento?

Alzata Easy Life Design, tessuto Busatti
Esiste un legame tra le tavole dei regnanti e quelle dei religiosi? Secondo me si e si tratta pure di un legame molto stretto. In primis perché trattasi di due cucine d'eccellenza e poi perché sono mondi diversissimi dal nostro e quasi sempre nascosti agli occhi dei curiosi.
Invito a corte, l'ultimo lavoro di Enrica Roddolo (il 21esimo per la precisione) edito da Vallardi, ci offre una dettagliata panoramica sulla storia, i ricevimenti di ieri e di oggi e le passioni culinarie nei palazzi d'Europa e d'America. Un vero e proprio viaggio "fragrante e saporito" che accompagna noi "comuni mortali" alla scoperta delle tavole blasonate del passato e del presente. E se delle usanze, dei riti e dei ricevimenti tenuti dai regnanti di Londra o da Michelle Obama alla Casa Bianca sappiamo già qualcosa perchè trattasi di personalità spesso al centro dell'attenzione mediatica, di certo sarà piacevole -anche perché piacevole è lo stile dell'autrice - leggere qualcosa in più sui gusti di Re Juan Carlos o dei regnanti del Nord Europa.
E se parliamo di luoghi nascosti al pubblico come non pensare ai monasteri e in special modo a quelli di clausura?
 
Il cibo dei chiostri è un saggio di Angelo D'ambrosio pubblicato da Ed Insieme che ci porta alla scoperta di piatti e dolci di quella che è da sempre considerarata "il trait d'union caratteristico fra le mense popolar-contadine e quelle della blasonata aristocrazia cittadina". La cucina della tradizione monastica è ricca e variegata e l'autore del libro, sulla scorta dei significativi studi compiuti nel corso degli anni in materia, ci propone un'organica panoramica sulle peculiarità dei piatti e del cibo che si dipanano sulle tavole dei chiostri con particolare attenzione agli ambienti claustrali femminili, di cui certo non si può nascondere il fascino nè levare il merito di averci regalato nel corso dei secoli le più golose specialità dolciarie del panorama nazionale.
Ho voluto giocare un po' anch'io sull'argomento immaginando una pietanza , anzi un dolce per la precisione, che potrebbe essere servito tanto ad un afternoon tea di Sua Maestà la Regina d'Inghilterra quanto ad una colazione di festa in un Monastero di clausura. Un dolce semplice, una brioche o un pan francese come lo avrebbero definito le clarisse di Santa Chiara di Bra.
Ho arricchito la mia brioche, che nell'impasto ha la ricotta per conferire morbidezza, con i fichi settembrini.
Le ho provate anche semplicemente con granella di zucchero in superficie, sono buone in ambedue i modi.
Eccovene la ricetta.
Per 12-14 focaccine:
400 g di farina 00
300 g di ricotta fresca
100 g di zucchero semolato
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
15 g di lievito di birra fresco
2 cucchiai di olio
1 pizzico di sale
1/2 Kg di fichi freschi
1 tuorlo e un po' di latte per spennellare la superficie
granella di zucchero e zucchero semolato per completare
Sciogliere il lievito con 100 ml di acqua e un cucchiaino di zucchero, unire 50 g di farina e lasciar riposare la pastella ottenuta in luogo tiepido per 30 minuti. Aggiungere poi la farina rimasta, lo zucchero, la ricotta, il sale, l'olio e la vaniglia. Impastare a lungo e lasciar poi lievitare la massa coperta con pellicola per un'ora e mezza. Dividere l'impasto in 12-14 palline, senza lavorarle troppo, appiattirle dando loro la forma di focaccine. Disporre sopra metà delle focaccine i fichi a fettine. Pennellare di latte e uovo i bordi e spolverizzare con un po' di zucchero. Pennellare le restanti focaccine con latte e tuorlo e cospargerle di granella. Lasciar riposare ancora un po' le focaccine poi infornarle a 180° per circa mezz'ora o finché risulteranno ben dorate.
* per la ricetta ho utilizzato zuccheri Eridania
 

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