Cucina, libri, luoghi, moda, lifestyle

2015-07-30

C'è vita nel Parco del Pollino: al via "La principessa"

Sabato 1 agosto a CAMPOTENESE, alla presenza del presidente della Regione Calabria, on. Mario Olivero, del Vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, del presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, del sindaco di Morano Calabro, Nicolò De Bartolo nel cuore del Piano di Campotenese sarà inaugurato il Centro di Turismo Rurale. Si chiamerà “La principessa” la struttura realizzata con i fondi del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Calabria che si propone quale centro di accoglienza e ospitalità per quanti amano il turismo naturalistico oltre a rappresentare una vetrina permanente di tutte le produzioni di qualità della  locale filiera agro-alimentare.
L’apertura ufficiale de "la principessa", centro ecosostenibile progettato dall’architetto Mario Cucinella, sarà celebrata con le bontà territoriali trasformate in piatti gourmet dalla rete di giovani chef calabresi Cooking Soon. Saranno loro che in modo originale incontreranno i prodotti ed i produttori del Pollino per regalare un menù  unico con cibi fortemente legati al territorio, sintesi delle culture e delle colture della Montagna del Sud, area di grande fascino.
Sarà questo l'evento finale di una due giorni organizzata dall'Ente Parco insieme al Gal Pollino Sviluppo diretto da Francesco Arcidiacono che si preannuncia molto interessante per quanto riguarda la conoscenza del territorio
 
L'evento vedrà presenti nel territorio calabrese diversi giornalisti di stampa enogastronomica nazionale che discuteranno di colture e culture rinomate, vivendo momenti esperienziali con chi i prodotti della natura è capace di valorizzarli. Il campo base dell'accoglienza sarà Mormanno dove gli operatori turistici cittadini e la rete MADE in Pollino (Mormanno Accoglienza Diffusa Esperienziale) godranno della rete di ospitalità diffusa tra le case del borgo montano. Si inizia venerdì 31 dal Teatro Comunale di Mormanno con il ritorno della Lenticchia di Mormanno e il focus su ospitalità e paesaggi, colture e culture, che si aprirà con l'intervento del Gal ed altri testimonial, prima di godere della bontà del bocconotto, della lenticchia e della musica dell'Orchestra di Fiati di Morano e la cena dello Chef cassanese, Luigi Ferraro, presso la Locanda del Parco. 
Il giorno dopo sarà il Sindaco di Cerchiara, Antonio Carlomagno, ad accogliere insieme alla fondazione di Santa Maria delle Armi, presieduta da Luca Franzese, e del rettore del luogo sacro, don Maurizio Bloise, la comitiva di ospiti che nella mattinata conosceranno l'arte casearia di Giuseppe Barletta dei Dolci Pascoli a Morano Calabro, prima di arrivare nello splendido scenario di Palazzo Pignatelli, della famiglia Carlomagno, che farà da casa ospitale per il pranzo frugale dei contadini, prima di terminare il viaggio nel Pollino presso il Centro di Turismo Rurale del Parco dove, come già detto, sarà la volta dell'ensamble Cooking Soon.
Sarò presente all'evento per cui vi aggiornerò spero sulla mia pagina FB.

Pane alla rosamarina, il Piemonte e la Calabria s'incontrano ancora

Canovaccio Busatti
Anticipo l'appuntamento d'agosto con la mia nuova rubrica Progetto Piemonte Calabria in collaborazione con Shop Piemonte dal momento che poi in vacanza non so cosa riesco o abbia voglia di fare.
Come sa chi mi legge mi lascio molto suggestionare dai libri, mi piace scovarne su determinati argomenti, confrontarli per trarne arricchimento. Ho fatto anche stavolta così in materia di pane. Mettetevi comodi che si tratta di un post molto lungo.
Il mio percorso è iniziato circa un annetto fa con un libro che mi ha attratto in primis per il titolo che portava Il senso di Davide per la Farina, parliamo di Davide Longoni, panificatore per passione. Si tratta di una pubblicazione Ponte alle Grazie in cui l'autore racconta la storia della sua passione per il pane, alimento simbolico, concentrato di storia, prodotto di eccellenza ma anche mistero, magia, sorpresa che si rinnova a ogni impasto. Leggiamo all'inizio "Per scrivere questo libro mi sono dovuto voltare indietro per capire come sono arrivato fin qui. E mi sono dovuto anche proiettare in avanti, per sentire come diventerò. Sono sicuro, con questo lavoro non sarò mai ricco, tra qualche anno avrò la schiena curva come mio padre, le mani saranno deformate dall’artrite, avrò pochi buoni amici. Ma almeno avrò fatto qualcosa di cui posso essere fiero." e poi alla fine "Ecco il succo dei dieci anni che ho passato facendo il pane, ecco la speranza e il coraggio del mio futuro. Voglio continuare a impastare idee e farina, scoperte ed eredità. Voglio regalare la mia pasta madre a chi incontrerò per strada, perché il mio lievito cresca in mille pani diversi. Voglio continuare a insegnare, a imparare dai giovani artigiani che formerò. Magari sotto gli ulivi". Attraverso le ricette e le indicazioni di Davide possiamo anche noi veder lievitare e prendere forma la stessa passione nel pane più buono, fragrante e profumato che ci sia.
Come sapete si può viaggiare  e conoscere un territorio in tanti modi diversi, scopriamo che lo si può fare attraverso i pani grazie a Rita Monastero che nel suo I Pani Dimenticati edito da Gribaudo ci porta a scoprire i sapori di una volta lungo tutta la penisola Italiana. Sicuramente conoscerete l'autrice per le sue partecipazioni a Geo&Geo, io ebbi modo di parlarvi di un altro suo lavoro sull'Arte bianca un po' di tempo fa. Questo è un libro che va oltre le ricette e ci immerge nelle tradizioni e nei luoghi a cui quelle tradizioni appartengono, del resto in Italia non c'è un comune dove non vi sia un forno o anche solo una casa che produca ancora qualche eccellente prodotto di tradizione. Certo le ricette non mancano, sono cento quelle del libro che raccontano altrettanti pani dimenticati, tutte sapientemente fotografate in modo da renderle irresistibili.
E' il frutto di vent'anni di studi il lavoro di Predrag Matvejevic pubblicato da Garzanti Elefanti sotto il nome di Pane Nostro. Uno studio completo e articolato sulla storia del pane e dell'umanità tutta. Una grande storia ricca di sapienza e poesia. Come avverte Enzo Bianchi nella prefazione: "Ciascuno troverà in queste pagine pane per la sua fame: sia essa anelito di fede o attesa di giustizia, sia stupore per il seme che cresce misteriosamente oppure curiosità di ripercorrere le infinite «vie» nel tempo e nello spazio di questo cibo che nasce dalla stanzialità del contadino, sia ancora desiderio di conoscere la feconda fantasia dell'uomo che ha saputo dare forme e consistenze sempre diverse a quell'unico alimento così da renderlo appetibile e accessibile nelle situazioni più disparate". Dalla Mesopotamia alle tavole del mondo intero impariamo a conoscere il pane anche attraverso i riti e le manifestazioni d'arte che da sempre lo vedono protagonista.
Pane quotidiano di Marco Rotini per Stampa Alternativa affronta anch'esso l'argomento pane fornendocene una visione storica meticolosa che parte dalle origini dal “pane dei faraoni” per arrivare alle ricette dei nostri bisnonni e all’avvento della panificazione industriale, soffermandosi sull'archeologia dei macchinari utilizzati nella panificazione.
Ci illustra poi come fare del buon pane a casa propria, partendo dalla scelta delle farine e dalla preparazione del lievito madre "Se vogliamo dare al pane il ruolo di alimento sostanziale dell'uomo, questo dev'essere integrale: non può essere fatto con farine "morte" (come le comuni farine bianche), ma con farine "vive" come le farine integrali o leggermente abburattate e macinate di fresco. La lievitazione deve esser fatta con pasta acida naturale, cioè deve avvenire per mezzo dei fermenti presenti naturalmente nella farina." . Una guida e un “antiricettario” per riscoprire il vero pane di una volta, conoscerlo e farselo da soli, anche senza glutine!

Un pane che qui da noi si trova in alcune panetterie è quello con la sardina o rosamarina che dir si voglia. Sto parlando di un tipico prodotto calabrese conosciuto simpaticamente anche come caviale del sud, che consiste in novellame di pesce azzurro condito con sale e peperoncino e poi stagionato, è una conserva spalmabile che qui arricchisce bruschette e insalate e che impiegata nella preparazione del pane lo rende uno straordinario spuntino. 
Ma cos'avrà di piemontese questo pane? La farina del Mulino Marino scelta nella varietà sette effe di grano tenero, grano duro, segale, farro, mais, riso e grano saraceno tutti da agricoltura biologica seguendo alti criteri di qualità e proveniente dallo Shop Piemonte. Con questo pane ho voluto abbinare un'altra eccellenza del mio territorio la birra Denis del Birrificio artigianale Gianfranco Blandino.
Pane alla rosamarina
500 g di farina sette effe (di grani misti)
30 g polvere di lievito madre
200 g acqua
50 g latte
50 g olio
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di sale

2 cucchiaiate di rosamarina
Miscelare la farina con il sale, aggiungere la polvere di lievito e poi i liquidi e l'olio. Mettere a lievitare in un posto caldo e al riparo da correnti, per circa due ore. Stendere l'impasto in un rettangolo, spalmarlo di rosamarina (se troppo piccante metterne dimeno). Avvolgere l'impasto su se stesso formando un rotolo e ritagliarlo in sezioni di 5-6 cm, affiancare i rotolini in una teglia, lasciando un po' di spazio tra uno e l'altro. Lasciare lievitare fino al raddoppio e poi infornare a 200°, per mezz'ora circa, quando il pane avrà preso colore provare la cottura con lo stecchino. Sbocconcellare il pane tiepido con un bicchiere di birra fredda.

2015-07-27

Laura, io, il caffè e il tiramisù gelato

Resto impressionata da quanto io riesca a trovarmi in sintonia con alcune persone e questo mi accade ancor più quando io queste persone non le conosco o meglio non le conosco di persona (che giro di parole!). 
Ho conosciuto Laura , Laura Tosi, attraverso il suo Bollita e Ribollita Il mio amore per la cucina, gli affetti e tutto il resto edito da Iacobelli e mi sono lasciata stregare dalle sue parole e dal racconto della sua vita. Io e Laura (si firma così senza il cognome) a prima vista abbiamo poco in comune eppure so che nonostante la differenza d'età saremmo state ottime amiche. "Serena nei giudizi ed essenziale nella scrittura, Laura è capace di far accostare al suo mondo il lettore, accompagnandolo con discrezione, suscitando in lui una lieve, delicata empatia". Leggevo di lei e delle persone che ha incrociato e amato durante la sua vita e arrivata alla fine di questo straordinario libro sentivo quasi come se mancasse il capitolo mio e la relativa ricetta. "E' buffo come alcune ricette restino appiccicate alle persone. Per anni io sono stata Laura e il cuscus, mia sorella quella delle insalate, fantasiose, elaborate, estetiche. Mamma non si dissocerà mai dalla pizza con la scarola. Eliana al riso con l'anatra, Simone al gateau di patate e Orsola al pane fatto in casa...".
Nel libro a parte le frappe nessuna ricetta di dolci, Laura mi sembra così concreta e più orientata verso il salato ma ho pensato che se ci fosse stato un capitolo dedicato a me avrei voluto che Laura mi ricordasse per un tiramisù. 
Il Tiramisù è un dolce che adoro preparare in ogni versione (tradizionale, in coppa, torta, gelato) e gustare in ogni momento (mi trattengo solo per le calorie). Mi piace quel contrasto tra l'aroma del caffè dai toni amari e la dolcezza avvolgente della crema di mascarpone. In estate lo adoro in versione gelato  e così ve lo voglio presentare oggi, fresco e profumatissimo con lo speciale caffè preparato con le Cialde caffè Cialdamia. L'azienda commercializza i brand più conosciuti come Lavazza e Nescafè ed è facile capire che se il tiramisù è buono con il caffè della moka con quello preparato con la macchina espresso, utilizzando cialde o capsule, assume gusto e profumo più intenso risultando irresistibile.
Il Tiramisù gelato è una ricetta di una semplicità disarmante dal momento che potete partire dal gelato pronto, anche da quello industriale di qualità se lo lavorate un po' con la spatola prima dell'utilizzo, ma credetemi tutti penseranno che lo avete acquistato già pronto così.
Ingredienti:
600 g c.a di gelato alla crema e al caffè 
6 savoiardi
3 tazzine di caffè espresso
1 tazzina di marsala
cacao amaro 
Prendere sei stampini a semisfera (ottimi quelli in silicone), in mancanza andranno bene anche delle coppette e rivestirli con pellicola alimentare lasciandola debordare,  versare negli stampi uno strato di gelato alla crema e uno di gelato al caffè, premendo bene con una spatola in modo da non lasciare vuoti d'aria. Mescolare il caffè con il marsala e bagnarvi i savoiardi, chiudere ogni coppetta con un savoiardo diviso a metà e ripiegarvi sopra la pellicola, chiudendo bene. porre i gelati in freezer a rassodare e al momento di servire, levare la pellicola, capovolgere nel piatto e spolverizzare di abbondante cacao amaro.

2015-07-23

I sapori del Pollino all'Osteria del Vicolo a Mormanno (CS)


Immergersi nella cultura di un luogo attraverso i piatti che lo caratterizzano questo succede all'Osteria del Vicolo di Mormanno il mio ultimo Percorso del gusto su Diritto di Cronaca.
Mormanno, nel cuore del Parco del Pollino è famosa per i suoi bocconotti, dolci tipici a base di pasta frolla e confettura di amarene, per i suoi salumi e da qualche tempo anche per le sue lenticchie, un legume la cui coltivazione si era persa ed è ritornata in auge negli anni novanta divenendo presidio Slow Food e fornendo nuovo lustro a questo comune le cui bellezze artistiche, in primis la Cattedrale e il Faro votivo unico nel suo genere, meritano una visita ed una sosta.
Se di sosta parliamo v'invito a percorrere per pochi metri quel vicoletto che fronteggia la chiesa e a varcare la soglia dell'Osteria del Vicolo. Sarete fagocitati dalla travolgente e solare accoglienza dei proprietari Francesco e Catia e, dopo aver assaggiato i piatti che il resto della famiglia prepara in cucina, non vorrete più andar via tanto se vi va di restare troveranno modo di accogliervi degnamente nel B&B San Michele. Per loro del resto l'accoglienza è un vizio di famiglia e una tradizione, dove sorge oggi l'osteria vi è sempre stata l'osteria di famiglia con un'area dedicata alla cantina e alla mescita del vino e un'altra in cui si gustavano i piatti della tradizione. Il vino che oggi producono e servono all'Osteria del Vicolo è buono come allora ed i piatti che si possono degustare ai suoi tavoli genuini come un tempo, forse un tantino più buoni se pensiamo che l'attenzione e la ricerca dei titolari verso materie prime eccellenti non ha mai sosta.

Un'insalatina di ceci e pomodori con scaglie di grana e rucola servita in un cestino di fragrante pane ci accoglie e ci rilassa quasi quanto i discorsi sull'amore per il territorio dela vulcanica Catia.

Capocollo, sopressata e guanciale, che ci vengono serviti con una fresella casereccia con porcini freschi, hanno il gusto che i salumi oggi non hanno più e chieste notizie ci viene detto esser prodotti dalla coperativa "La Ginestra"di Viggianello (PZ). Non mancano le lenticchie, cui ho fatto cenno in precedenza, servite nella loro semplicità in una classica zuppetta di tradizione con il profumo dell'origano.
I cavatelli che qui vanno per la maggiore ci sono serviti con una salsa di noci del territorio. Il fagiolo poverello bianco, altro legume che fortemente caratterizza questa zona del Pollino, ci viene presentato in crema con il baccalà fritto e il pistacchio di Stigliano.

Un involtino di faraona con contorno di porcini è il secondo pepato e molto aromatico che ancora ci parla del territorio. Così come i dolci: vere prelibatezze il classico bocconotto all'amarena e la crostata alla marmellata d'arancia ma non si può non restare a bocca aperta davanti ad un bocconotto alla lenticchia servito con una riduzione del moscato di Saracena e un bicchierino dello stesso nettare in purezza, un dolce originale ideato e preparato da Francesco che rimanda ai sapori del bosco.

Il luogo, l'atmosfera, il paesaggio e l'accoglienza valgono una visita, anzi almeno una in ogni periodo dell'anno e le serate che Catia dedica di tanto in tanto ai vini e ai libri ne sono il giusto pretesto.
Osteria del Vicolo
Vico I San Francesco, 5
87026 – Mormanno (CS)
Tel. 098180475

2015-07-22

Un piatto e un libro da vacanza

 
Piatti Ceramiche De Simone
Qualche piatto e qualche lettura specifica per il periodo delle vacanze è quel che ci vuole adesso. Oggi un piatto che profuma di Sicilia, semplice, estivo e molto gustoso.
Linguine con sgombro, melanzane e capperi una vera prelibatezza da gustare magari in barca o semplicemente al mare con un calice di buon vino siciliano come il Grillo del Barone prodotto con uve Grillo al 100% dall'Azienda vinicola Barone di Serramarrocco, in tema con la lettura che vado a suggerirvi.
Racconti e profumi di Sicilia anche nell'ultimo libro di Sveva Casati Modignani che parla del vino al femminile e della buona cucina stellata siciliana. La vigna di Angelica pubblicato da Sperling & Kupfer è la storia avvincente di una famiglia e di una tradizione millenaria, il ritratto di una protagonista affascinante in cui rivivono le tante donne produttrici di vino del nostro Paese, intraprendenti e coraggiose. Difficile non lasciarsi assorbire dalle storie che s'intrecciano nel libro. Non è forse il capolavoro dell'autrice che seguo da tempo ma è una storia che vale la pena leggere così com'è, piacevole e delicata, una storia di buoni sentimenti, perfetta sotto l'ombrellone per rilassarsi e sognare un po' tra i filari di viti che si adagiano sui pendii di Borgofranco con la Liala dei nostri giorni. 
Linguine con sgombro, melanzane e capperi 
Ingredienti per 4 persone
400 g di linguine
1 melanzana
1 sgombro da 3-4 etti
2 cucchiai di capperi*
2cucchiai di olive nere
timo e origano freschi
aglio 
olio extravergine d'oliva
Tagliare le melanzane e dadini, salarle e lasciarle spurgare  mezz'ora in uno scolapasta. Poi sciacquarle e asciugarle. Lavare anche i capperi dal sale di conservazione e asciugarli. Sfilettare lo sgombro e ridurre la polpa a cubetti. Cuocere le melanzane in padella con olio e aglio mescolando spesso. Tenerle da parte e nella stessa padella rosolare il pesce con i capperi e le olive a pezzetti unire le melanzane e le erbe aromatiche. Cuocere la pasta e servirla con il condimento preparato.
* Per questa ricetta ho utilizzato i piccoli e gustosissimi capperi di Pantelleria

2015-07-20

Ispirazioni americane? Hamburger con salsiccia alla salsa di peperoni

Piatto Ceramiche De Simone, tessuti Busatti, posate Mori Italian Factory
 Apple pie, hamburger, hot dog, cowboy, telepredicatori, Coca-Cola, sciroppo d'acero,  tacchino, rodeo, Peanuts, Simpson, Barbie,  Elvis e Michael, Charlie Parker, Dolly Parton e Billie Holiday ma anche dollari,  Hollywood e Broadway, Dallas e E.R., l'America è questo ed altro ancora.
Americana è un dizionario atipico di più di trecento voci a stelle e strisce scritto da Mario Maffi e Cinzia Scarpino ed edito da Il Saggiatore per cogliere e interpretare l’affascinante, e a volte disturbante complessità di un paese-mondo, attraverso storie note e meno note, singolari ed emblematiche, reali e mitiche.
La carne è l'America si legge in Tutte le mie preghiere guardano verso ovest il libro di Paolo Cognetti pubblicato da EDT nella collana Allacarta. Un viaggio nella città dalle mille luci alla ricerca del sapore della libertà. Il racconto di un allegro smarrirsi, boccone dopo boccone, tra cucine che parlano tutte le lingue del mondo, così è stato definito questo libro in cui impariamo a conoscere la grande mela attraverso le sue culture a tavola....E mentre aspetta l'hamburger davanti alla finestra pensa "da dove mi trovo adesso - A New York e nella vita - l'est è un ricordo da gettarsi alle spalle, tutte le mie preghiere guardano verso ovest.
In effetti quello che vi presento non è proprio un hamburger americano l'ho realizzato ispirandomi ad un'idea di panino gourmet  di Simone Rugiati ma ovviamente io ho dato la mia interpretazione ed ho preferito servirlo al piatto, libero ognuno di scegliere se infilarlo nel panino o gustarlo così facendo scarpetta con il pane.
In abbinamento un buon rosso italiano il Blau dell'azienda Quaquarini un Oltrepo' pavese prodotto con uve Pinot nero.
Hamburger con salsiccia alla salsa di peperoni
Ingredienti per 4:
300 g di salsiccia fresca (quella al peperone rosso che si usa qui in calabria)
300 g di macinato di bovino
1 fetta di pancarré ammollato nel latte
1 peperone rosso
2 tuorli d'uovo sodo
olio extravergine d'oliva
sale e pepe
zucchine grigliate
Sgranare la salsiccia e amalgamarla al macinato, aggiungere il pane ben strizzato e regolare di sale e pepe. Formare otto piccoli hamburger o quattro grandi. 
Grigliare il peperone, spellarlo e frullarlo con i tuorli, olio, sale e pepe formando una cremina densa. Servire gli hamburger dopo averli cotti in padella con un filo d'olio con la salsa e le zucchine grigliate.

2015-07-17

Le arancine al burro omaggio allo Street food palermitano

Piatto Ceramiche De Simone, canovaccio Busatti
Che la cucina di strada sia sempre la migliore ovunque si vada non v'è dubbio ma che lo Street food palermitano sia il più buono d'Europa l'ho scoperto solo attraverso la carta stampata e non vedo l'ora di sperimentarlo di persona sul posto.
Panelle, cazzilli, arancine, guastedde ca meusa, frittola, rascature e biancomangiare compongono il variegato mondo del tradizionale mangiare di strada palermitano e l'ho scopriamo insieme a Gaetano Basile, palermitano, profondo studioso della storia dei cibi tipici isolani, nel suo Piaceri e misteri dello Street food palermitano pubblicato da Dario Flaccovio ci porta a scoprire tra le vie dei quartieri popolari - attraverso mille sapori, profumi e colori - l'identità gastronomica della città di Palermo. Storia del cibo, aneddoti, valori nutrizionali e consigli sul bere completano il volume, ricchissimo anche se di piccolo formato.
Si legge su come dev'essere l'arancina: "Bionda, per incominciare, e poi seducente già al primo impatto. Soda, ma cedevole al primo boccone, da cui deve sprigionarsi il profumo dello zafferano, lasciando intravedere le sue ricche intimità".
Vi dirò con le arancine non mi ero mai cimentata scoraggiata dal troppo lavoro e dl ripieno con i piselli che ai miei figli non piacciano, ho trovato nel libro la ricetta degli arancini al burro, la versione bianca degli arancini, più veloce dato che il ripieno è di cotto, mozzarella e burro. Sono quelle che fanno a forma di pera per distinguerle dalle altre, io le ho fatte tonde essendo unico il ripieno.  Ecco il lavoro ci va ma il risultato è davvero buono. 
Nella ricetta originale si partiva da un Kg di riso, ne ho cotto poco più di tre etti e ne sono venuti 15...menomale che non ho esagerato.
Arancine al burro
Ingredienti:
350 g di riso Arborio o Roma (per minestre)
100 g di prosciutto cotto
35 g di burro
100 g di fior di latte (nel mio caso scamorza)
70 g di farina
1 cucchiaio di caciocavallo grattugiato (nel mio caso grana)
120 g di pangrattato
1 bustina di zafferano
1 uovo (anche se nella ricetta del libro non c'è)
1/2 litro di brodo di carne
sale e pepe
olio per friggere
Tostare il riso con il burro, aggiungere brodo e zafferano e cuocere fino ad ottenere un risotto asciutto, aggiungere il formaggio grattugiato. Formare con le mani una mezza pallina mettervi al centro cotto, scamorza
e un po' di burro, richiudere la pallina passarla in una pastella di  farina e acqua salata e poi nel pangrattato. Friggere le arancine in olio bollente e servire tiepide, non calde.
Acqua minerale gassata si dice nel libro sia la compagna ideale dell'arancina al burro.

2015-07-14

Gelato chez moi: alla vaniglia con uvetta e frutta allo sciroppo home made

Tessuto Busatti, barattolo Weck MCM Emballages, coppe La Porcellana Bianca
http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/gelato-chez-moi/
Gelato chez moi è il titolo del libro di Barbara Torresan pubblicato da Gribaudo e dedicato al dolce della bella stagione per eccellenza. Le idee e le ricette del libro sono tante e tutte originali di quella originalità  ricercata cui la nostra Babs ci ha abituati. Ce n'è davvero per tutti i gusti, le occasioni e i momenti della giornata. Classici contemporanei, veg, di frutta, stecchi, frappè, affogati e frullati, granite e ghiaccioli, biscotti, torte e mignon. Golose preparazioni che ci strizzano l'occhio dalle patinate pagine di questa bellissima pubblicazione. Difficile non trovare quello giusto per noi visto che vi sono ricette da preparare con la gelatiera o senza e altre in cui il punto di partenza è il gelato già pronto.
Sfogliavo le pagine mi appuntavo quelli da provare o da rielaborare, alla fine la mia lista era davvero lunga a riprova che davvero sono ricette da poter sperimentare. La vaniglia in coppa ha catturato la mia attenzione per la presenza dell'uvetta ammollata nel rum, qualcosa di irresistibile per me, prevedeva poi l'aggiunta di amaretti o nocciolini e panna montata, io invece ho accostato il gelato alla vaniglia con l'uvetta alla mia frutta sciroppata che sempre preparo nel mese di giugno quando l'albero delle pere si riempie di fruttini e l'albicocco ci regala un assaggio della sua bontà. Il bello di questa frutta sciroppata home made è che non è per nulla dolce ed è molto aromatica visto che aggiungo qualche bacca di pepe lungo, con il gelato alla vaniglia e uvetta del libro e un biscottino ha trovato il suo completamento ideale.
Ingredienti per 4 persone:
8 palline di gelato alla vaniglia
2 cucchiai di uva sultanina
1 bicchierino di rum
pere e albicocche allo sciroppo*
biscottini o cialde per completare
ammollare l'uvetta nel rum poi strizzarla e mescolarla al gelato, riporre in frigo a rassodare. Disporre due mezze pere e mezza albicocca in ciascuna coppa, aggiungervi il gelato e completare con un biscottino o una cialda.
Pere e albicocche allo sciroppo
Ingredienti
1 l di acqua
300 g di zucchero
la scorza di un limone
1 kg c.a. di pere e albicocche
3-4 bacche di pepe lungo
preparare lo sciroppo con acqua, zucchero e scorza di limone. Pulire i frutti e tagliarli in due eliminando i noccioli. Disporre i frutti nei vasi scelti, nel mio caso quelli a chiusura ermetica della Weck MCM Emballages, coprire con lo sciroppo ed aggiungere 1-2 bacche di pepe lungo secondo la grandezza dei barattoli. Tappare ermeticamente e porre a cuocere a bagnomaria per 20-25 minuti, spegnere e lasciar raffreddare nell'acqua di cottura.

2015-07-10

Insalata di riso rosso con salmone, talli di cappero e cetrioli alla senape

Piatti Cartaffini, forchette Mori Italian Factory, barattoli Weck MCM Emballages
Il Piemonte sta alla Calabria come il Riso rosso sta ai Talli di Cappero.
Ed eccomi qui a portare avanti il mio progetto Piemonte Calabria di cui vi parlavo qualche giorno fa sposando un'eccellenza piemontese di Shop Piemonte con un prodotto tipicamente calabrese.
In questo periodo qui da noi si raccolgono i capperi ma non solo, prima della raccolta dei capperi veri e propri si raccolgono i germogli dei capperi, i cosiddetti "talli di cappero", le punte giovani delle piantine che dopo esser state mondate dalle spine, si lessano, si fanno spurgare in acqua e si condiscono poi con olio aglio e aceto, sono una vera prelibatezza qui da noi, una prelibatezza che in pochi altrove conoscono. Io li ho accostati in una fresca e insolita insalata al Riso integrale rosso selvaggio Gli Aironi. In aggiunta del salmone marinato da me e dei freschissimi cetrioli conditi alla senape. Un ottimo piatto freddo perfettoanche da portarsi in spiaggia con i comodi barattoli a chiusura ermetica Weck.
Insalata di riso rosso con salmone, talli di cappero e cetrioli alla senape
 
Ingredienti per 4 persone:
300 g di riso integrale rosso
2 piccoli cetrioli
6 fette di salmone marinato
1 tazza di insalata di talli di cappero
olio extravergine d'oliva
2 cucchiai di senape
sale e pepe
Tagliare a cubetti i cetrioli e condirli con la senape, l'olio, sale e pepe. Lessare il riso e aggiungervi i cetrioli conditi, quattro  fette di salmone a striscioline e metà dei talli, guarnire ogni piatto con i restanti talli e mezza fetta di salmone.

2015-07-08

I fichi, il prosciutto e la gelatina di riesling al rosmarino

Sul  libro Prosciutto di Parma edito da Battei con il patrocinio del Consorzio del Prosciutto di Parma ho ammirato diversi piatti a base di prosciutto appetitosi e stuzzicanti realizzati con frutta o verdura accostate  in maniera creativa alla dolcezza del prosciutto di Parma da diversi chef di Alma e mi son detta che dovevo  assolutamente proporre anch'io un accostamento del genere al più presto. Il livello delle ricette proposte nel libro è davvero molto alto, così come le immagini che lo completano, ma alla fine se non si ha voglia di mettersi seriamente al lavoro si può prendere da esse spunto per realizzare delle gradevoli ricette casalinghe. Certo il prosciutto di Parma per la sua dolcezza si presta particolarmente all'accostamento con i fichi  ma vi dirò che non disdegno il gusto un po' più deciso di un prosciutto di Modena.
Il modenese offre diverse eccellenze, ottime opportunità per realizzare piatti tradizionali o inoltrarsi sugli sconosciuti sentieri della creatività sempre che si conoscano le materie prime. Attraverso le pubblicazioni dell'editore Battei e in particolare con Modena in tavola di Antonio Battei è possibile riscoprire l’antica e rinomata tradizione eno-gastronomica delle terre di Modena, simbolo della genuina ed appetitosa cucina emiliana;  Il modenese non avrà più segreti, un libricino tascabile per conoscere una tradizione culinaria dalle radici molto profonde.
Ma l'Italia tutta è ricca di realtà culinarie mirabili e lo sanno bene Paola, Salvo e Maurizio che sono selezionatori di prodotti di qualità del nostro Paese. La loro azienda si chiama  Ita-Ca e, ubicata a Voghera, propone prodotti super selezionati dell’Oltrepò Pavese.
Due sono le linee alimentari proposte nell'e-shop, la linea Sapore Antico dedicata agli insaccati di puro suino prodotti secondo la tradizione del salame di Varzi e la linea di conserve TerraSole,  che propone  prodotti di aziende a carattere familiare che producono come una volta badando più alla qualità che alla quantità.  E' possibile trovare perfino il sugo di lumache oltre a deliziose confetture extra, salse e chutney, sottoli e sottaceti, gelatine di vino e altri golosi prodotti. A queste due linee si affiancano i cesti, confezioni che raggruppano tutti i prodotti commercializzati dall'azienda accostati  tra loro con gusto ed estetica.
Tra le gelatine di vino della linea TerraSole sono stata attratta da un barattolino con il colore dell'oro in cui era immerso quasi come incastonato in ambra un rametto di rosmarino, è una gelatina di riesling al rosmarino che ha la dolcezza di un buon miele e che ho voluto gustare in modo semplice accostandola ai buoni fichi di cui in questo periodo è ricca la mia terra, al prosciutto crudo e al caciocavallo silano stagionato, un mix davvero ineguagliabile per iniziare in modo eccellente una cena estiva.
Antipasto di fichi e prosciutto con gelatina di riesling
Ingredienti:
fichi fioroni
caciocavallo silano DOP
prosciutto crudo a fette sottili
gelatina di riesling al rosmarino
Togliere la testa e la coda ai fichi e ricavarne due fette di un centimetro circa, tagliare il caciocavallo a fette e ricavarne dei fiori (o altre forme a piacere) con un tagliapasta. Adagiare su un piatto le fette di prosciutto disporre sopra ognuna una fetta di fico e una di formaggio, completare con la gelatina.

2015-07-07

Padellata di carne e zucchine alla salsa di soia

Piatto Cartaffini
Che fate il 12 luglio? Bè io avrei da proporvi un'occasione da non perdere A Milano a Palazzo delle Stelline vi aspetta un evento speciale organizzato da Kikkoman Corporation per promuovere la tradizione della cultura culinaria giapponese, la cucina “Washoku”. La giornata, che si terrà durante la settimana dell’Expo 2015 dedicata al SALONE DEL GIAPPONE, sarà aperta gratuitamente al pubblico, che potrà degustare i piatti realizzati da nove grandi chef “Washoku”, membri dell’Accademia Culinaria Giapponese. 
Eccovi il programma:
Tasting sessions 
10:30-12:00 “La nuova cucina Giapponese” a cura degli chef Takuji Takahashi, Hisato Nakahigashi, Yoshihiro Takahashi e Naoyuki Yanagihara 
13:00-14:00 “La cucina Giapponese e l’Italia” a cura dello chef Kunio Tokuoka 14:30-15:30 “La tradizione e i segreti del tramandare della cucina di Kyoto” a cura degli chef Shigeo Araki e Motokazu Nakamura 
16:00-17:00 “Tradizione e opportunità della cucina Washoku” a cura degli chef Yoshihiro Murata e Masahiro Kurisu.
Io purtroppo non sarò presente ma ho preparato per voi un piatto che a casa mia è sempre molto apprezzato (anche dai bambini) con la salsa di soia Kikkoman, resterete stupiti per la tenerezza e il sapore di questa carne.
Padellata di carne e zucchine alla salsa di soia
Ingredienti per 4 persone:
600 g di carne magra di vitellone
2 zucchine
1 cucchiaio di maizena
4 cucchiai di salsa di soia
3 cucchiai di olio
50 g di mandorle
Tagliare a striscioline o a cubetti la carne amalgamarla con 3 cucchiai di salsa di soia e la maizena, lasciar riposare coperta da pellicola per un paio d'ore. Mettere l'olio in un wok e quando è caldo rosolarvi la carne, togliere la carne e versarvi le zucchine a cubetti, rosolarle a fuoco vivace e bagnarle con la salsa di soia restante, aggiungere la carne e insaporire insieme alle zucchine, servire cospargendo con le mandorle tritate.

2015-07-03

Il dolce regale romano: sua maestà il maritozzo con la panna

La cucina romana è a mio parere tra le più interessanti del panorama nazionale. Senza rendermene conto è una delle cucine che meglio conosco, non so perché, non so per come ma molte delle ricette di tradizione romana le ritrovo nella tradizione della mia famiglia, forse una sorta di affinità di gusti ma carciofi, bucatini, crostini, mozzarella in carrozza, trippa e coda preparate più o meno secondo quella che scopro essere la tradizione romana sono piatti che ho mangiato fin da bambina.
Roma in cucina è una delle ultime pubblicazioni firmate SimeBooks. Testo a fronte in inglese, tante ricette e foto suggestive a raccontare la cucina romana, i suoi sapori decisi e mai banali, i suoi prodotti, i suoi vini e i luoghi del mangiare bene a Roma e dintorni. A  sfogliare le pagine del libro, prezioso come gli altri della medesima collana anche per la ricchezza d'immagini, verrebbe voglia di calarsi come per magia nelle vie di Roma, quelle nascoste al traffico e/o meno note ai più, per assaporare la capitale a tavola magari in qualche piccola e tipica osteria o trattoria che profuma di cose buone e di quella dolce vita di cui ormai vi è solo il ricordo.
Di ricordi è fatto Menù Letterario tipico romano il libro di Claudo Gargioli pubblicato da Atmosphere Libri per raccontare la cucina di Armando al Pantheon storico ristorante romano  indicato come uno dei migliori dieci della Capitale e situato a pochi metri da una delle più belle piazze italiane. Ricette che si alternano a racconti, ricordi e personaggi che sono in qualche modo legati all'Armando di cui Gargioli è chef. Leggendo gli aneddoti riportati nel libro sembra davvero di andare indietro nel tempo immergendosi nella Romana che abbiamo conosciuto attraverso i film di Sordi e De Sica.
Ma a Roma non si vive solo di ricordi, c'è anche chi guarda molto avanti come il bravissimo Alessandro Circiello con la sua cucina "alta ma sana". Ce ne da saggio nella monografia curata da Valeria Arnaldi per Edizioni Ultra Food District Ricette da Star con Alessandro Circiello Non per nulla alla sua giovane età Circiello ha ottenuto una miriade di riconoscimenti ed è uno degli chef più amati dai nomi noti del mondo dello spettacolo e della politica. La sua è una cucina all'insegna di fantasia e sobrietà. Cucina creativa ed elegante  oltre che sana, come dicevo, piatti buoni in tutti i sensi, che fanno bene all'umore e al fisico in cui ,in qualche modo, qua e là spunta la tradizione romana.
Dicevo di avere una certa inspiegabile familiarità con la cucina romana, quasi con tutto tranne che con i mitici maritozzi romani. Nelle mie frequenti visite romane del periodo universitario raramente me ne sono concesso uno (ci ritrovavamo sempre a rinviare l'appuntamento con il maritozzo troppo pannoso per i nostri gusti di allora).
Tempo fa provai a riprodurli a casa con esiti disastrosi e non tornai più sull'argomento finché in Dolci Regali l'ultimo libro della collana dell'MTChallenge  a cura di Alessandra Gennaro edito da SAGEP non mi sono ritrovata ancora -  tra invitanti e creative ricette di babà, kugelhupf e altre brioche -  davanti ad una ricetta di maritozzi che ho subito capito essere perfetta.
Il libro in effetti è un tripudio di irresistibili ricette di dolci. Effimeri, immorali, superflui, dispendiosi i dolci sono segno di ricchezza e potere regale in particolare quelli del libro: i veri dolci “regali” che apparvero sulle tavole imbandite dei re, a simboleggiarne il potere con le loro forme soffici e tonde, allusive di un potere e di una ricchezza sfrontati e che si ritrovano anche sulle mense dei poveri, come assaggio di una prosperità confinata, per loro, al solo palato. Nel libro anche tante ricette di sciroppi, creme, liquori fatti in casa e confetture. Le bellissime fotografie di Paolo Picciotto e le altrettanto preziose illustrazioni di Mai Esteve rendono il libro, con le sue oltre cento ricette scenografiche a vedersi e deliziose a gustarsi, davvero imperdibile come gli altri della collana del resto.
Ho provato la ricetta dei maritozzi che è di Greta De Meo di Greta's Corner ed il risultato è quello che volevo.
Maritozzi
Ingredienti per 24 pezzi
lievitino:
50 g di farina
10 g di lievito liofilizzato
10 g di zucchero
50 ml di acqua tiepida
impasto:
400 g di Manitoba
200 g di farina
120 ml di olio extravergine d'oliva leggero
4 uova intere
75 g di zucchero semolato
150 g di uvetta sultanina
100 g di pinoli tostati
100 g di scorza d'arancia candita
la scorza di un'arancia grattugiata
sciroppo:
100 g di zucchero
200 ml di acqua
Lievitino: sciogliere il lievito nell'acqua tiepida con lo zucchero, e versare sulla farina mescolare e lasciar lievitare la pastella fino al raddoppio.
primo impasto:
Setacciare le farine. Metterne 200 g nella planetaria, aggiungere 2 uova, 40 ml di olio e il lievitino. Lavorare a bassa velocità fino all'incordatura.
Trasferire l'impasto in una ciotola unta e coprire con pellicola, lasciando lievitare tre ore. 
Secondo impasto:
Rimettere l'impasto nella ciotola della planetaria, unire il resto della farina, le uova, lo zucchero, il sale, la scorza grattugiata dell'arancia. lavorare con il gancio unendo l'olio poco alla volta. L'impasto dev'essere morbido ma non appiccicoso. Aggiungere canditi, uvetta e pinoli e suddividerlo in 24 pagnottine dando alle stesse una forma ovale. Disporle in teglia ben distanziate e far lievitare circa 6 ore. Cuocere a 200° per 9-10 minuti, fino a doratura. Spennellare con lo sciroppo e lasciar raffreddare prima di servire farciti con la panna.