Cucina, libri, luoghi, moda, lifestyle

2014-10-31

Eclair liquirizia e torrone per il Cremoncino

Piatto La Porcellana Bianca
Anche quest'anno a Cremona dal 15 al 23 novembre si tiene La Festa del Torrone. Ero stata invitata a partecipare personalmente ma ho dovuto, come ormai di consueto quando si tratta di mete "fuori mano", declinare l'invito limitandomi a partecipare virtualmente all'evento mediante la realizzazione di una ricetta a base di torrone.
Il torrone alle mandorle che Sperlari mi ha gentilmente fatto pervenire per l'occasione affinché io potessi dare il mio contributo, il torrone della mia infanzia aggiungo io, l'odore e il sapore delle mattine di Natale quando immancabilmente ne trovavo una stecca esagerata sotto l'albero.
Ma volevo che questo Cremoncino parlasse calabrese allora ho scelto come partner la liquirizia Amarelli ed ho realizzato dei golosissimi Eclair alla crema di liquirizia e torrone.
Perché gli eclair mi chiederete? Perché non ne possiamo più di cupcake e pasta di zucchero e perché tornare alle eleganti tradizioni di pasticceria a volte fa sentire più chic ed era questo il risultato che volevo.
Mi è stato di grande aiuto il nuovo e bellissimo manuale Eclair bignè e torte in pasta choux di Rudolf Rainer e Silvia Rabito pubblicato da Giunti Demetra. la pasticceria classica arricchita da creatività e gusto contemporanei. Un libro per mettere un po' in oblio il cake design che sembra aver assorbito l'attenzione di tutti facendoci dimenticare il gusto e la raffinatezza della "vera pasticceria" Ho mangiato con gli occhi ogni singola pagina soffermandomi con particolare interesse sul salato che coi bignè mi è sempre piaciuto. L'ho tenuto tra le mani dall'estate trascorsa ad oggi ammirando  e pregustando con lo sguardo le oltre quaranta ricette tra éclair, bignè torte in pasta choux, sia dolci che salate, fin quando ho deciso che doveva essermi d'aiuto in qualche modo e l'occasione mi si è presentata quando cercavo una ricetta di crema alla liquirizia per farcire i miei bignè. Alla liquirizia nel libro nulla davvero ma certo la crema al burro e tè matcha sarebbe stata perfetta da adattare essendo la liquirizia in polvere di consistenza simile al tè matcha, aggiustando di qua, ritoccando di là, modificando a modo mio la ricetta originale è uscito fuori il dessert che volevo.
La base degli éclair è quella del libro perfetta sia con ripieni dolci che salati.
Eclair alla crema di liquirizia e torrone
 

Ingredienti
Per la pasta choux:
250 ml di acqua
1 pizzico di sale
100 g di burro
150 g di farina 00
4 uova
Per la crema al burro e liquirizia:
4 uova
100 g di zucchero
250 g di burro
1pizzico di sale
1 cucchiaio di polvere di liquirizia
Per completare:
Torrone alle mandorle
Per gli éclair: Portare a bollore l'acqua con il burro e il sale mescolando con un mestolo di legno, quando il burro risulterà sciolto unire d'un colpo la farina e mescolare fino a sciogliere i grumi creando una polentina che cuocendosi si staccherà dalle pareti della pentola.
Fuori dal fuoco unire le uova uno per volta amalgamando bene il precedente prima di passare al successivo. Versare il composto che risulterà colloso in una sacca con bocchetta grande, liscia. Su due teglie foderate di carta forno formare delle strisce di circa 6 cm di lunghezza (ne verranno una ventina). Cuocere a 200° per 12-20 minuti (dipende dal forno). Quando saranno gonfi, dorate e asciutti (risulteranno leggeri)  i dolcetti sono pronti. Lasciarli riposare ancora un po'in forno e poi fuori a raffreddare prima di passare alla farcitura.
Per la crema: frullare le uova intere con uno sbattitore per un paio di minuti. Aggiungere lo zucchero e il pizzico di sale continuando a frullare, mettere il composto sul fuoco a bagnomaria e sbattere sempre finché non risulterà cremoso e facendo attenzione a non far bollire l'acqua.
Levare dal fuoco e continuare a sbattere fino a far raffreddare la crema. A parte montare il burro ammorbidito per 15 minuti fino a renderlo spumoso, aggiungere la polvere di liquirizia e poi unirvi con una frusta a mano la crema di uova preparata in precedenza. Versare la crema in una sac à poche e farcirvi gli éclair, posarvi sopra la calotta divisa in due per creare un gioco e guarnire la parte centrale con abbondante torrone tritato.

2014-10-30

Dita di Strega o buoni biscotti di frolla

Cestino ImballoREGALO.com
Dopo questa triste pausa di cui troverete motivazione nella mia pagina Facebook ricomincio a scrivere questo mio diario virtuale ripartendo da Halloween. Festa non cristiana che sta mettendo un po' in ombra le nostre ricorrenze di Ognissanti e Morti, per alcuni legata addirittura al demonio e alle sue portavoci le streghe, per me soltanto festa d'autunno in cui giocare e divertirsi un po' con i bambini per esorcizzare l'occulto, il buio, la morte e tutto ciò che da bambini non ci faceva addormentare serenamente.  
L'anno scorso avevo contribuito a vario modo con diverse ricette e tante idee anche per la tavola, quest'anno per le cause anzidette non ho avuto il tempo di pensarci molto, vi lascio però una ricetta facile e sempre gradita, un grande classico le Dita di Strega da realizzare con e per i bambini. Se Halloween non fa proprio per voi chiamateli Buoni biscotti di frolla e fateli a forma di bastoncino incastonandovi sopra qualche mandorla.
Ingredienti:
280g di farina 00
100 g di burro
100 g di zucchero a velo
1 uovo
1 bustina di vanillina
1 cucchiaino di lievito per dolci in polvere
sale
per completare:
mandorle intere
zucchero a velo
colorante alimentare rosso
Impastare farina e burro freddo a pezzetti con zucchero, uovo, vanillina, lievito e un pizzico di sale. Formare una palla e lasciarla riposare per mezz'ora al fresco ben coperta. Formare un salsicciotto e suddividerlo in 20 bastoncini, arrotondarli con le mani fino a circa 10 centimetri, sagomando le nocche e rigandole con un coltellino. Sull'estremità adagiare una mandorla che fungerà da unghia. Allineare le dita su una teglia e cuocerle a 180° per 20-25 minuti, dovranno risultare ben dorate. Staccare le mandorle e rifissarle con un po' di glassa  densa preparata con zucchero a velo, pochissima acqua e colorante alimentare rosso.
Lasciate asciugare per bene prima di offrire i vostri dolcetti.
* Ho utilizzato lievito atomico e vanillina Ar.Pa. Lieviti

2014-10-26

La mia visita a Il Biscardino Il Ministero dei Sapori


E' on line il mio ultimo Percorso del gusto su Diritto di Cronaca.
In località Biscardi, nella Sila Greca Calabrese, poco sopra l'affascinante borgo di Cropalati, dov'è possibile ammirare i ruderi del Castello Feudale, innumerevoli chiese e palazzi nobiliari, è ubicato Il Biscardino un agriturismo che, aperto da pochi mesi, sta già facendo parlare di sé. L'ambiente circostante ha di certo da offrire in ogni stagione dell'anno, è quello giusto per trascorrerre qualche giorno immersi nella natura accolti nel loro B&B o almeno una giornata in tutta tranqillità coccolati da ottima accoglienza e buona cucina del territorio.
 Quando si varca la soglia del curato fabbricato si viene a accolti in un ambiente rustico, ordinato e molto pulito. Nella sala - incastonato in una parete in pietra - un grande camino con filari di peperoni appesi sopra e una credenza su cui sono adagiati ordinatamente i barattoli delle conserve, fanno venir voglia di abbandonarsi con quella sensazione del "finalmente sono a casa". Uno sguardo ai tavoli distoglie e attrae con il tocco insolito di runner in pelle che mirabilmente contrastano con il resto dell'ambiente per fattura e colori. Al Biscardino, com'è nello stile dell'agriturismo, la carta è solo una lavagna con il menù quotidiano essendo l'offerta modulata secondo quanto natura offre perché la spesa non si fa nella grande distribuzione ma si attinge ai prodotti dell' azienda agricola di famiglia e, ove questi siano carenti o comunque insufficienti, a quanto altri piccoli produttori conferiscono nell'intento di valorizzare le piccole produzioni biologiche locali.

Un tortino di patate con porcini all'alloro su una vellutata di zucca è l'inizio di una cena che soddisfa gli occhi e il palato. Il pur ricco antipasto fatto di zucca panata e fritta, peperoni arrostiti, straccetti di carne al balsamico, frittata e verdure in tortino, baccalà con porro e pepe rosso oltre che una notevole sardella al finocchietto che cattura con dolcezza cedendo solo successivamente tutto il piccante, lascia spazio alle successive portate. 
 
 Ma attenzione se volete godervi come meritano i secondi, siano essi la grigliata mista, la succulenta costata di podolica calabrese o l'esagerata tagliata arricchita da rucola grana e porcini, che vanno a nozze con i vini di produzione propria, vi consiglio di tralasciare i pur apprezzabili gnocchi alla coda, o gli altri primi che vi vengono offerti, rischiereste di non lasciar posto ai dolci che da soli meriterebbero una visita all'agriturismo.
Come non citare le freschissime cheese cake al caramello o all'ananas oppure la sbriciolata di pere e ricotta o la crostata al cioccolato e pinoli. Io vi consiglio un assaggio di tutti, sarà sicuramente il motivo per ritornare a trascorrere un pranzo o una cena a Il Biscardino, il Ministero dei Sapori della Sila Greca Calabrese.
Il Biscardino
Strada Statale 177 Km 55.700
Località Biscardi Cropalati (CS)
Tel. 366.4500672
Email. info@ilbiscardino.it

2014-10-17

Tartare di ricciola al tartufo e crema di patate

Piatti conchiglia La Porcellana Bianca, forchette Mori Italian Factory, runner Busatti
Il tartufo, le patate...ci siamo, la ricciola, il limone no aspetta.... devo riordinare le idee. Si giusto un piatto di stagione, esattamente l'ho pensato per ben dieci giorni questo piatto ed alla fine è venuto meglio di quel che immaginavo.
La ricciola qui da noi in questo periodo si trova facilmente, allora sto imparando a conoscerla meglio. Volevo preparare le polpette di pesce ma avevo questi bei filetti di ricciola e mi sembrava di sprecarli per cui ho  pensato ad una tartare, avevo dell' Olio al tartufo e del Tartufo estivo essiccato di T&C Tentazioni e volevo mettere insieme le due cose, ho letto da qualche parte che il limone esalta l'aroma del tartufo e allora perché non provare? A completare il tutto una salsa di patate che col tartufo non guasta mai.
Mi restava solo di abbinare un vino e sapete che con il tartufo l'impresa è abbastanza ardua, volevo comunque un bianco per via della tartare e alla fine ho scelto nella mia non vasta ma pur fornita cantinetta un Muller Thurgau di Erste+Neue, l'accostamento perfetto.
Se on gradite il crudo ma volete comunque cimentarvi in questa preparazione, una volta pronti i piatti lasciateli in forno caldo spento per 5 minuti, li porterete in tavola a temperatura giusta e si sprigioneranno tutti i profumi.
Tartare di ricciola al tartufo e crema di patate
Ingredienti per 4 persone:
2 filetti di ricciola (300-400 g )
1 limone
sale
pepe bianco
10-12 fettine di tartufo estivo essiccato
Olio al tartufo nero 
2 patate
olio extravergine d'oliva
Lessare le patate a tocchetti e frullarle con poca acqua di cottura, sale e un filo d'olio. Ammollare in acqua tiepida le fettine di tartufo. Tritare il pesce con un coltello e condirlo con scorza di limone qualche goccia di succo, sale, pepe bianco, olio al tartufo e metà delle fettine di tartufo tritate. Lasciar riposare in frigo per un'oretta. Lasciar macerare le restanti fettine di tartufo tolte dall'acqua in poco olio al tartufo. Al momento di servire scaldare la salsa di patate e porne un apio di cucchiai in ogni piatto. Suddividere la polpa di pesce nei piatti dandogli la forma con un coppapasta. Guarnire con le fettine di tartufo.

2014-10-15

Progetti per riscaldarsi: baccalà alla ghiotta

Piatto La Porcellana Bianca
Non che qui da me si senta ancora l'esigenza di calore, anzi stiamo avendo giorni con temperature estive, tuttavia quando arriva ottobre inizia per me quella voglia di caldo e di casa e inizia il solito rimpianto di non aver voluto a casa un caminetto. Sono stata sempre un po' pigra in materia per cui ho eliminato il problema alla radice non senza pentimenti. Per fortuna guardandomi intorno ho scoperto che esistono delle soluzioni alternative come i biocamini MaisonFire  che sfruttano nuovi combustibili (come il bioetanolo) e nuove tecnologie (come il funzionamento elettrico con "vaporizzazione"). Ma vera punta di diamante del brand è la collezione di camini elettrici ad acqua che sfrutta la tecnologia raffinata ed esclusiva ("Optimyst"). Hanno una fiamma di un realismo impressionante con effetto tridimensionale creato mediante ultrasuoni per far nascere una finissima nebulizzazione dell'acqua che viene illuminata per creare "fiamme e fumo", il tutto combinato con legna finta e un letto di cenere luminoso e scintillante. E poi sono a prova di pigri perché con un pratico telecomando si comandano l'effetto fuoco e fumo e anche l'utile funzione riscaldamento a costo contenuto. Pensate che questi caminetti elettrici ad acqua, raffinati e funzionali, sono alimentati con un litro di acqua del rubinetto per 12 ore. 
Insomma mi sto innamorando di questi MaisonFire e tengo sotto controllo anche la loro pagina Facebook, dove pubblicano con regolarità una selezione delle installazioni più di fascino e personalmente al momento sceglierei il loro “Fumetto” bello ed essenziale un po' come casa mia, chissà se riuscirò a breve a realizzare questo piccolo sogno. Intanto date anche voi un'occhiata a questo video e fatemi sapere che ne pensate di questi prodotti http://vimeo.com/54587659 
La voglia di calore si riflette ovviamente anche a tavola e i piatti diventano più sostanziosi e caldi come questo baccalà alla ghiotta di origine siciliana che ho preparato alla mia maniera ed accostato ad un bel rosso siciliano il Nero d'Avola Cantine Settesoli per richiamarne l'origine.
Baccalà alla ghiotta
800 g di baccalà già spugnato
500 g di patate
80 g di olive verdi
1 bicchiere di passata di pomodoro
1 cipolla bionda
1costa di sedano
1spicchio d'aglio
peperoncino
prezzemolo
2 cucchiai di pinoli
2 cucchiai di uvetta
2 cucchiai di capperi
olio extravergine d'oliva sale.
Tritare cipolla, sedano e aglio, lasciarli appassire in un tegame con un fondo d'olio, unire capperi, pinoli, uvetta e olive denocciolate, un po' di peperoncino, mescolare versare un bicchiere di salsa di pomodoro e uno di acqua. lasciar cuocere qualche minuto, aggiungere poi il baccalà e proseguire la cottura per mezz'ora smuovendo il tegame di tanto in tanto per evitare che si attacchi al fondo. Aggiungere le patate pelate e ridotte a tocchetti e ancora un po' d'acqua proseguire la cottura finché le patate saranno tenere, regolare di sale se occorre e alla fine completare con il prezzemolo.

2014-10-13

Scorze di nocelle patat'e cozze

Piatto fondo Ceramiche De Simone, canovaccio Busatti
Ci sono dei cibi come queste scorze di nocelle patat'e cozze che immediatamente al solo profumo hanno il potere di trascinarti in un dove. Le cozze, ovunque e comunque io le mangi, anche dei semplici spaghetti alle cozze, non possono non  farmi pensare alla città di Taranto con i suoi rinomati mitili ed alla Puglia in generale; se poi le cozze vengono abbinate alle patate il pensiero corre alla famosa Tiella barese. Ma come al solito io col pensiero lavoro tanto soprattutto ai fornelli e quindi le patate e cozze sono divenute il condimento di una gustosa minestra che con i suoi aromi mi ha trasportato nella vicina Puglia e la degna compagna di questo condimento non poteva che essere una pasta (che producono poche aziende pugliesi) che riprende nel nome e nella forma una pasta tradizionale pugliese le scorze di nocelle, perfetta per le minestre.
Ora non mi resta che spiegarvi da dove mi sia venuta tutta questa voglia di Puglia perché una spiegazione ai miei consueti voli pindarici c'è sempre. 
Ecco mi è venuta il libreria sfogliando alcuni affascinanti volumi dell'Editore Congedo.
1000 Ricette di Puglia di Lucia Lazari è forse il più esaustivo volume di cucina pugliese che io abbia mai tenuto in mano, ci vuole un giorno intero a leggere tutti i titoli delle ricette figuriamoci quanti anni a metterle alla prova, io ho già fatto la mia lista e piano piano conto di farcela soprattutto perché alcune chicche come le penne con le cozze fritte, il liquore alle mandorle o i bocconotti di Sannicandro Garganico mi sembrano davvero da non perdere. Oltre che la raccolta più completa di cucina pugliese mai realizzata, anzi una vera bibbia delle cucina pugliese, si tratta di un volume davvero affascinante perché ricco di immagini che ritraggono pochi dei piatti, comunque  magistralmente raccontati passo passo, e tante tavole ben apparecchiate in splendide locations bucoliche pronte a raccogliere quanto di buono si può preparare con le dettagliate spiegazioni del libro. Il corredo e le stoviglie della nonna elegantemente disposti in vari scorci di verde per raccontare una cucina di tradizione di una regione che ha imparato a valorizzarsi nel giusto modo.
From mom to daughter di Maria Elena Congedo, come promette il titolo “Di madre in figlia, i segreti della cucina italiana”,  è "un libro di cucina che racconta un’atmosfera, una famiglia, un mondo attraverso piccole malizie culinarie, astuzie e passioni, accorgimenti e ricerche, prove e riprove, di tre generazioni intorno ai fornelli". Ricette facili, come spesso sono quelle quotidiane, raccontate in inglese e gradevolmente illustrate passo passo con scatti che sembrano rubati alla serenità domestica di una famiglia.
Scorze di nocelle patat'e cozze
Ingredienti per 4 persone:
1 Kg di cozze freschissime
4 patate medie
4 cucchiai di passata di pomodoro
1/2 cipolla
aglio 
sale
pepe
1 costa di sedano
prezzemolo
Pulire perfettamente le cozze eliminando la barba e lasciarle aprire sul fuoco in una pentola coperta per pochi minuti. Sgusciare le cozze e tenere da parte l'acqua.
Preparare un soffritto con sedano,  cipolla, aglio, i gambi del prezzemolo e la passata di pomodoro, aggiungere le patate tagliate a cubetti e lasciar cuocere con l'acqua filtrata delle cozze. Allungare con acqua e cuocervi dentro la pasta, solo alla fine aggiungere le cozze e il prezzemolo tritato. Lasciar riposare un paio di minuti prima di servire.

2014-10-09

Figli vegetariani e snack vegani

Tessuti Busatti 
Iniziata la scuola inizia davvero per ogni mamma, credo, il problema di cosa proporre ai figli per cena e soprattutto di come combattere le cattive abitudini che i nostri figli sembrano davvero copiarci e che diventano ancora di più quando uno dei pasti principali viene consumato nelle mense scolastiche.
Quando vedo mangiare male i miei bambini mi sento male perché mi sento davvero colpevole di tutto ciò e dopo aver letto Figli vegetariani di Luciano Proietti edito da Sonda mi sento ancora peggio. Un documento frutto di anni di studi a dimostrazione che la dieta vegetariana, come tutti ormai sappiamo o dovremmo sapere, è un investimento in «salute» di proporzioni enormi per la società futura, su cui dovrebbero riflettere anche i responsabili della salute pubblica.  Un libro che ho letto con molta attenzione traendone grandi insegnamenti e che consiglierei ad ogni neo genitore. Se penso a tutte le insistenze per fargli mangiare un pezzo di carne o bere una tazza di latte e li confronto con tutte le volte in cui magari al tenace rifiuto di Giulio davanti un piatto di lenticchie non mi sono mai sentita in dovere di insistere davvero mi sento un po' stupida, rifletto sulle malattie che colpiscono sempre più di frequente i bambini e mi sento davvero triste e arrabbiata con le industrie alimentari e farmaceutiche che in un modo o nell'altro hanno colpa di favorirle. Ce l'ho con la pubblicità da cui anch'io mi sono fatta abbindolare e mi sento davvero sciocca per non aver resistito a portare in casa tutto il marcio che si nasconde e si maschera dietro alla parola benessere.
 Mi chiedo perché non sono riuscita a far crescere anche loro con le merende di quando ero piccola io come pane olio e sale, quanto di più goloso possa esserci e mi sento meglio quando penso a quelle semplici pizzette al pomodoro del forno vicino casa  che divorano comunque con piacere tra un budino a macchie e un finto panino a lievitazione naturale farcito con chissà cosa al gusto di latte o cioccolato. Insomma io con i miei esperimenti non mi fermo e quando riesco a fargli preparare e poi mangiare uno snack sano come quello che vi propongo oggi, faccio davvero salti di gioia.
I miei cuccioli a lavoro

L'idea dei grissini attorcigliati di farro e sesamo l'ho rubata a un altro libro, anzi per dirla tutta l'ho messa insieme da un paio di libri.
Uno Cookbook è l'originale libro di Manuel Marcuccio pubblicato da Eifis Editore. Un libro fatto in casa ma fatto davvero bene come le buone cose artigianali, raccoglie alcune delle ricette del curatissimo blog vegano Uno Cookbook di Manuel e moltissimi inediti. Ricette sfiziose, golose, colorate e giocose che fanno davvero venire appetito senza alcuna apprensione o pregiudizio circa il loro essere completamente prive di ingredienti provenienti dal mondo animale.
Ricette adatte ad ogni occasione e circostanza: il pic-nic, la festa di compleanno, la cena in famiglia, l'aperitivo con gli amici, con tanti consigli su come organizzare ogni singolo incontro con sicuro successo.
E se pensate che la dieta vegana sia fatta di privazioni vi ricrederete di certo sfogliando Pasticceria Vegana di Dunja Gulin edito da RED! Oltre 50 ricette di torte biscotti, snack e altre specialità dolci e salate in cui perdersi, gradevolissime preparazioni illustrate con maestria con gli scatti di Clare Winfield tanto da far dimenticare che si tratta di ricette vegane. Il libro propone più di 50 ricette per realizzare muffin, pani aromatizzati, cupcakes, torte farcite, brownies di vario tipo, crostate, strudel, crumble, cheescake, tartellette alla frutta, panzerotti ecc., rigorosamente vegan.
Al di là delle torte (forse non sono ancora pronta a farle senza uova) ho trovato nel libro delle fantastiche ricette di biscotti da provare senza alcun indugio.
Anche in questo libro c'è una ricetta molto simile a quella dei grissini vegani di Manuel Marcuccio, degli snack al sesamo nero preparati con una combinazione di farine miste e completati da sesamo o altri semi. 
Nemmeno a farlo apposta quando avevo già deciso di cimentarmi con uno di questi snack, sfogliando il numero di settembre della rivista Cucina Naturale di Tecniche Nuove mi sono imbattuta in un interessante articolo sugli snack croccanti privi di glutine come ottima alternativa al pane e lì, tra le altre tutte golose e sane, un'altra ricetta di grissini al sesamo con farina di riso e grano saraceno. 
Buoni di sicuro anche questi e poi davvero tutti sono un modo per terminare avanzi di farine e semi che sicuramente giacciono in fondo alle dispense di ognuno di noi.
Insomma alla fine ecco la ricetta che ho fatto io, molto simile a quella di Uno cookbook anche nella forma che Giulio e Aurelia si sono divertiti a dargli con l'aiuto della nostra sfogliatrice Atlas Marcato
Grissini vegani di farro e sesamo
250 g di farina (metà farro bianca e metà grano tenero macinata a pietra)
3 cucchiai di semi ( metà sesamo bianco e metà papavero)
2 cucchiai di olio extravergine
100 ml di acqua
mezzo cucchiaino di sale
un pizzico di bicarbonato
Impastare tutti gli ingredienti fino ad ottenere un solido panetto, lasciarlo riposare avvolto in pellicola per mezz'ora poi stenderlo  a mezzo cm circa (io con la sfogliatrice ho utilizzato il numero tre). Tagliare delle strisce di 2 cm x 12 cm, ungerle con un pennello e arrotolarle a spirale. Sistemarle in teglia e cuocere a 180° per 30 minuti.

2014-10-06

La Locanda del Nonno, esperienza da ripetere

Proseguono I Percorsi del Gusto su Diritto di Cronaca. Stavolta mi sono fermata a La Locanda del Nonno a Castrovillari. Ecco la mia esperienza.
 
Quando entro in una Enogastronomia mi viene voglia, leggendo i nomi dei prodotti esposti e le etichette dei vini, di provarli lì senza perdere tempo portandomeli a casa. Alla Locanda del Nonno di Castrovillari il mio sogno è diventato realtà. Puoi spulciare tra gli scaffali alla ricerca di qualche prelibata chicca proveniente da qualche recondito angolo del nostro stivale o sederti a uno dei tavoli, magistralmente apparecchiati in un ambiente rilassante, e decidere di affidarti allo chef gustando i prodotti del territorio sapientemente mescolati con quanto di buono la sezione eno-gastronomica del locale riesce ad offrire.
Un ristorante speciale con un'accoglienza attenta e competente, un ristorante che riesce ad offrire qualcosa di più. Anche la scelta dei vini ha qui la sua importanza e per valorizzare al meglio ogni preparazione viene offerto pure il servizio al calice in modo da consentire a tutti di degustare il vino giusto con la pietanza gusta senza dover spendere una fortuna.
Se deciderete di assaggiare il loro antipasto preparatevi mentalmente ad essere travolti da una serie di portate con una mise en place impeccabile, tanto gusto e qualche inaspettata ricercatezza.
Ci ha accolti un piatto di salumi calabresi combinati anche in golose preparazioni come nel caso della pancetta con un cremoso uovo al centro o la patata gratinata con formaggio e pancetta.
 

Irrinunciabile la cipolla di Tropea in nero dolce e anche marinata, i golosi involtini di melanzana allo speck, delicati e profumati cestini di sfoglia con mousse di ricotta e pistacchio ma anche un carpaccio di porcini (quando il Pollino ne offre) con pecorino silano. 
 
Non manca qualche accenno al mare: un salmone affumicato con semi di papavero e sesamo o il più nostrano tonno sott'olio arricchito in gusto con pepe rosa e prezzemolo, davvero una prelibatezza. 
 
I fragranti bignè al formaggio sono serviti con una fonduta di formaggio e del balsamico al tartufo in un piacevole gioco di caldo freddo, le polpettine di manzo con mandorle trovano invece idonea compagnia in una vellutata di porcini per un continuo gioco di consistenze tra croccante e cremoso. Mi fermo qui ma tenete conto che normalmente il servizio dell'antipasto tra una portata e l'altra arriva pure ad un'ora e trenta come precisa orgogliosamente il proprietario.
A questo punto già sazi abbiamo accolto comunque con piacere un piatto di foglie d'ulivo di un locale pastificio artigianale con speck e porcini e non ci siamo fatti mancare neppure una tagliata di manzo di Kobe (non è impossibile trovare anche da noi queste eccellenze) cucinata su pietra lavica e servita su pietra ollare che ci siamo divertiti a condire con sali e spezie provenienti da ogni dove. 
Senza spazio per il dolce non ci restava che chiudere con un amaro e anche qui dagli scaffali della fornita enogastronomia ci hanno servito una chicca l'Ulivar, un amaro che ha tutto il gusto, il colore e l'odore delle olive mature calabresi.
Certa che il nonno proprietario del terreno su cui è sorto il locale a lui dedicato sarebbe stato orgoglioso del risultato, vi invito a fare una puntatina a La Locanda del Nonno, se cercate una cucina di gusto e tradizione non resterete affatto delusi.
La Locanda del Nonno
Via Terranova da Sibari 5
87012 Castrovillari (CS)
Tel. 0981 386062

2014-10-03

Il lilla, il rosso e una dolce crostata

Runner Busatti
Una tavola femminile e un po' civettuola giocata tra i toni del rosso e del lilla per riconciliarci con le mura domestiche visto che siamo ormai ad ottobre. Chic al punto giusto, senza eccessi ho voluto decorarla con roselline rosse e gigli rosa posati in bicchierini.
 Una tavola da pranzo domenicale magari con tanto di ravioli al taleggio e roast beef al sale e patate.
Un pranzo da chiudere però con una crostata insolita servita con il gelato.

Semplice, golosa ma un po' fuori dagli schemi dedico questa crostata a Milena immaginando che avrebbe commentato con quel suo modo delicato lodando la mia creatività.
Ti abbraccio cara ovunque tu sia, ci mancheranno i tuoi manicaretti e la tua finestra sempre aperta.
Crostata di frolla ai mirtilli neri di bosco con palline di cocco
 
 
Ingredienti
per la base:
200 g di farina 00
100 g di zucchero semolato fine
100 g di burro
1 cucchiaino di lievito
1 uovo
per le palline di cocco:
250 g di cocco grattugiato
25 g di farina 00
200 g di zucchero semolato
3 uova
per completare:
confettura di mirtilli neri di bosco*
zucchero a velo
Preparare la frolla nel modo consueto: amalgamare velocemente burro e farina, unire lo zucchero e l'uovo, formare una palla e lasciarla riposare in pellicola per mezz'ora prima di stenderla. Foderare con la frolla una tortiera (28-30 cm) imburrata e infarinata, bucherellare il fondo e stendervi la confettura. Preparare le palline: impastare insieme gli ingredienti e prelevare dall'impasto un piccolo pezzetto  per volta formando una polpettina, posare le polpettine in cerchi concentrici sulla crostata. Informare a 180° per circa 25 minuti. Lasciar raffreddare e completare con una spolverata di zucchero a velo.
*Per la ricetta ho utilizzato Fiordifrutta ai mirtilli neri di bosco Rigoni di Asiago