2014-10-09

Figli vegetariani e snack vegani

Tessuti Busatti 
Iniziata la scuola inizia davvero per ogni mamma, credo, il problema di cosa proporre ai figli per cena e soprattutto di come combattere le cattive abitudini che i nostri figli sembrano davvero copiarci e che diventano ancora di più quando uno dei pasti principali viene consumato nelle mense scolastiche.
Quando vedo mangiare male i miei bambini mi sento male perché mi sento davvero colpevole di tutto ciò e dopo aver letto Figli vegetariani di Luciano Proietti edito da Sonda mi sento ancora peggio. Un documento frutto di anni di studi a dimostrazione che la dieta vegetariana, come tutti ormai sappiamo o dovremmo sapere, è un investimento in «salute» di proporzioni enormi per la società futura, su cui dovrebbero riflettere anche i responsabili della salute pubblica.  Un libro che ho letto con molta attenzione traendone grandi insegnamenti e che consiglierei ad ogni neo genitore. Se penso a tutte le insistenze per fargli mangiare un pezzo di carne o bere una tazza di latte e li confronto con tutte le volte in cui magari al tenace rifiuto di Giulio davanti un piatto di lenticchie non mi sono mai sentita in dovere di insistere davvero mi sento un po' stupida, rifletto sulle malattie che colpiscono sempre più di frequente i bambini e mi sento davvero triste e arrabbiata con le industrie alimentari e farmaceutiche che in un modo o nell'altro hanno colpa di favorirle. Ce l'ho con la pubblicità da cui anch'io mi sono fatta abbindolare e mi sento davvero sciocca per non aver resistito a portare in casa tutto il marcio che si nasconde e si maschera dietro alla parola benessere.
 Mi chiedo perché non sono riuscita a far crescere anche loro con le merende di quando ero piccola io come pane olio e sale, quanto di più goloso possa esserci e mi sento meglio quando penso a quelle semplici pizzette al pomodoro del forno vicino casa  che divorano comunque con piacere tra un budino a macchie e un finto panino a lievitazione naturale farcito con chissà cosa al gusto di latte o cioccolato. Insomma io con i miei esperimenti non mi fermo e quando riesco a fargli preparare e poi mangiare uno snack sano come quello che vi propongo oggi, faccio davvero salti di gioia.
I miei cuccioli a lavoro

L'idea dei grissini attorcigliati di farro e sesamo l'ho rubata a un altro libro, anzi per dirla tutta l'ho messa insieme da un paio di libri.
Uno Cookbook è l'originale libro di Manuel Marcuccio pubblicato da Eifis Editore. Un libro fatto in casa ma fatto davvero bene come le buone cose artigianali, raccoglie alcune delle ricette del curatissimo blog vegano Uno Cookbook di Manuel e moltissimi inediti. Ricette sfiziose, golose, colorate e giocose che fanno davvero venire appetito senza alcuna apprensione o pregiudizio circa il loro essere completamente prive di ingredienti provenienti dal mondo animale.
Ricette adatte ad ogni occasione e circostanza: il pic-nic, la festa di compleanno, la cena in famiglia, l'aperitivo con gli amici, con tanti consigli su come organizzare ogni singolo incontro con sicuro successo.
E se pensate che la dieta vegana sia fatta di privazioni vi ricrederete di certo sfogliando Pasticceria Vegana di Dunja Gulin edito da RED! Oltre 50 ricette di torte biscotti, snack e altre specialità dolci e salate in cui perdersi, gradevolissime preparazioni illustrate con maestria con gli scatti di Clare Winfield tanto da far dimenticare che si tratta di ricette vegane. Il libro propone più di 50 ricette per realizzare muffin, pani aromatizzati, cupcakes, torte farcite, brownies di vario tipo, crostate, strudel, crumble, cheescake, tartellette alla frutta, panzerotti ecc., rigorosamente vegan.
Al di là delle torte (forse non sono ancora pronta a farle senza uova) ho trovato nel libro delle fantastiche ricette di biscotti da provare senza alcun indugio.
Anche in questo libro c'è una ricetta molto simile a quella dei grissini vegani di Manuel Marcuccio, degli snack al sesamo nero preparati con una combinazione di farine miste e completati da sesamo o altri semi. 
Nemmeno a farlo apposta quando avevo già deciso di cimentarmi con uno di questi snack, sfogliando il numero di settembre della rivista Cucina Naturale di Tecniche Nuove mi sono imbattuta in un interessante articolo sugli snack croccanti privi di glutine come ottima alternativa al pane e lì, tra le altre tutte golose e sane, un'altra ricetta di grissini al sesamo con farina di riso e grano saraceno. 
Buoni di sicuro anche questi e poi davvero tutti sono un modo per terminare avanzi di farine e semi che sicuramente giacciono in fondo alle dispense di ognuno di noi.
Insomma alla fine ecco la ricetta che ho fatto io, molto simile a quella di Uno cookbook anche nella forma che Giulio e Aurelia si sono divertiti a dargli con l'aiuto della nostra sfogliatrice Atlas Marcato
Grissini vegani di farro e sesamo
250 g di farina (metà farro bianca e metà grano tenero macinata a pietra)
3 cucchiai di semi ( metà sesamo bianco e metà papavero)
2 cucchiai di olio extravergine
100 ml di acqua
mezzo cucchiaino di sale
un pizzico di bicarbonato
Impastare tutti gli ingredienti fino ad ottenere un solido panetto, lasciarlo riposare avvolto in pellicola per mezz'ora poi stenderlo  a mezzo cm circa (io con la sfogliatrice ho utilizzato il numero tre). Tagliare delle strisce di 2 cm x 12 cm, ungerle con un pennello e arrotolarle a spirale. Sistemarle in teglia e cuocere a 180° per 30 minuti.

2014-10-06

La Locanda del Nonno, esperienza da ripetere

Proseguono I Percorsi del Gusto su Diritto di Cronaca. Stavolta mi sono fermata a La Locanda del Nonno a Castrovillari. Ecco la mia esperienza.
 
Quando entro in una Enogastronomia mi viene voglia, leggendo i nomi dei prodotti esposti e le etichette dei vini, di provarli lì senza perdere tempo portandomeli a casa. Alla Locanda del Nonno di Castrovillari il mio sogno è diventato realtà. Puoi spulciare tra gli scaffali alla ricerca di qualche prelibata chicca proveniente da qualche recondito angolo del nostro stivale o sederti a uno dei tavoli, magistralmente apparecchiati in un ambiente rilassante, e decidere di affidarti allo chef gustando i prodotti del territorio sapientemente mescolati con quanto di buono la sezione eno-gastronomica del locale riesce ad offrire.
Un ristorante speciale con un'accoglienza attenta e competente, un ristorante che riesce ad offrire qualcosa di più. Anche la scelta dei vini ha qui la sua importanza e per valorizzare al meglio ogni preparazione viene offerto pure il servizio al calice in modo da consentire a tutti di degustare il vino giusto con la pietanza gusta senza dover spendere una fortuna.
Se deciderete di assaggiare il loro antipasto preparatevi mentalmente ad essere travolti da una serie di portate con una mise en place impeccabile, tanto gusto e qualche inaspettata ricercatezza.
Ci ha accolti un piatto di salumi calabresi combinati anche in golose preparazioni come nel caso della pancetta con un cremoso uovo al centro o la patata gratinata con formaggio e pancetta.
 

Irrinunciabile la cipolla di Tropea in nero dolce e anche marinata, i golosi involtini di melanzana allo speck, delicati e profumati cestini di sfoglia con mousse di ricotta e pistacchio ma anche un carpaccio di porcini (quando il Pollino ne offre) con pecorino silano. 
 
Non manca qualche accenno al mare: un salmone affumicato con semi di papavero e sesamo o il più nostrano tonno sott'olio arricchito in gusto con pepe rosa e prezzemolo, davvero una prelibatezza. 
 
I fragranti bignè al formaggio sono serviti con una fonduta di formaggio e del balsamico al tartufo in un piacevole gioco di caldo freddo, le polpettine di manzo con mandorle trovano invece idonea compagnia in una vellutata di porcini per un continuo gioco di consistenze tra croccante e cremoso. Mi fermo qui ma tenete conto che normalmente il servizio dell'antipasto tra una portata e l'altra arriva pure ad un'ora e trenta come precisa orgogliosamente il proprietario.
A questo punto già sazi abbiamo accolto comunque con piacere un piatto di foglie d'ulivo di un locale pastificio artigianale con speck e porcini e non ci siamo fatti mancare neppure una tagliata di manzo di Kobe (non è impossibile trovare anche da noi queste eccellenze) cucinata su pietra lavica e servita su pietra ollare che ci siamo divertiti a condire con sali e spezie provenienti da ogni dove. 
Senza spazio per il dolce non ci restava che chiudere con un amaro e anche qui dagli scaffali della fornita enogastronomia ci hanno servito una chicca l'Ulivar, un amaro che ha tutto il gusto, il colore e l'odore delle olive mature calabresi.
Certa che il nonno proprietario del terreno su cui è sorto il locale a lui dedicato sarebbe stato orgoglioso del risultato, vi invito a fare una puntatina a La Locanda del Nonno, se cercate una cucina di gusto e tradizione non resterete affatto delusi.
La Locanda del Nonno
Via Terranova da Sibari 5
87012 Castrovillari (CS)
Tel. 0981 386062

La Locanda del Nonno, esperienza da ripetere

Proseguono I Percorsi del Gusto su Diritto di Cronaca. Stavolta mi sono fermata a La Locanda del Nonno a Castrovillari. Ecco la mia esperienza.
 
Quando entro in una Enogastronomia mi viene voglia, leggendo i nomi dei prodotti esposti e le etichette dei vini, di provarli lì senza perdere tempo portandomeli a casa. Alla Locanda del Nonno di Castrovillari il mio sogno è diventato realtà. Puoi spulciare tra gli scaffali alla ricerca di qualche prelibata chicca proveniente da qualche recondito angolo del nostro stivale o sederti a uno dei tavoli, magistralmente apparecchiati in un ambiente rilassante, e decidere di affidarti allo chef gustando i prodotti del territorio sapientemente mescolati con quanto di buono la sezione eno-gastronomica del locale riesce ad offrire.
Un ristorante speciale con un'accoglienza attenta e competente, un ristorante che riesce ad offrire qualcosa di più. Anche la scelta dei vini ha qui la sua importanza e per valorizzare al meglio ogni preparazione viene offerto pure il servizio al calice in modo da consentire a tutti di degustare il vino giusto con la pietanza gusta senza dover spendere una fortuna.
Se deciderete di assaggiare il loro antipasto preparatevi mentalmente ad essere travolti da una serie di portate con una mise en place impeccabile, tanto gusto e qualche inaspettata ricercatezza.
Ci ha accolti un piatto di salumi calabresi combinati anche in golose preparazioni come nel caso della pancetta con un cremoso uovo al centro o la patata gratinata con formaggio e pancetta.
 

Irrinunciabile la cipolla di Tropea in nero dolce e anche marinata, i golosi involtini di melanzana allo speck, delicati e profumati cestini di sfoglia con mousse di ricotta e pistacchio ma anche un carpaccio di porcini (quando il Pollino ne offre) con pecorino silano. 
 
Non manca qualche accenno al mare: un salmone affumicato con semi di papavero e sesamo o il più nostrano tonno sott'olio arricchito in gusto con pepe rosa e prezzemolo, davvero una prelibatezza. 
 
I fragranti bignè al formaggio sono serviti con una fonduta di formaggio e del balsamico al tartufo in un piacevole gioco di caldo freddo, le polpettine di manzo con mandorle trovano invece idonea compagnia in una vellutata di porcini per un continuo gioco di consistenze tra croccante e cremoso. Mi fermo qui ma tenete conto che normalmente il servizio dell'antipasto tra una portata e l'altra arriva pure ad un'ora e trenta come precisa orgogliosamente il proprietario.
A questo punto già sazi abbiamo accolto comunque con piacere un piatto di foglie d'ulivo di un locale pastificio artigianale con speck e porcini e non ci siamo fatti mancare neppure una tagliata di manzo di Kobe (non è impossibile trovare anche da noi queste eccellenze) cucinata su pietra lavica e servita su pietra ollare che ci siamo divertiti a condire con sali e spezie provenienti da ogni dove. 
Senza spazio per il dolce non ci restava che chiudere con un amaro e anche qui dagli scaffali della fornita enogastronomia ci hanno servito una chicca l'Ulivar, un amaro che ha tutto il gusto, il colore e l'odore delle olive mature calabresi.
Certa che il nonno proprietario del terreno su cui è sorto il locale a lui dedicato sarebbe stato orgoglioso del risultato, vi invito a fare una puntatina a La Locanda del Nonno, se cercate una cucina di gusto e tradizione non resterete affatto delusi.
La Locanda del Nonno
Via Terranova da Sibari 5
87012 Castrovillari (CS)
Tel. 0981 386062

2014-10-03

Il lilla, il rosso e una dolce crostata

Runner Busatti
Una tavola femminile e un po' civettuola giocata tra i toni del rosso e del lilla per riconciliarci con le mura domestiche visto che siamo ormai ad ottobre. Chic al punto giusto, senza eccessi ho voluto decorarla con roselline rosse e gigli rosa posati in bicchierini.
 Una tavola da pranzo domenicale magari con tanto di ravioli al taleggio e roast beef al sale e patate.
Un pranzo da chiudere però con una crostata insolita servita con il gelato.

Semplice, golosa ma un po' fuori dagli schemi dedico questa crostata a Milena immaginando che avrebbe commentato con quel suo modo delicato lodando la mia creatività.
Ti abbraccio cara ovunque tu sia, ci mancheranno i tuoi manicaretti e la tua finestra sempre aperta.
Crostata di frolla ai mirtilli neri di bosco con palline di cocco
 
 
Ingredienti
per la base:
200 g di farina 00
100 g di zucchero semolato fine
100 g di burro
1 cucchiaino di lievito
1 uovo
per le palline di cocco:
250 g di cocco grattugiato
25 g di farina 00
200 g di zucchero semolato
3 uova
per completare:
confettura di mirtilli neri di bosco*
zucchero a velo
Preparare la frolla nel modo consueto: amalgamare velocemente burro e farina, unire lo zucchero e l'uovo, formare una palla e lasciarla riposare in pellicola per mezz'ora prima di stenderla. Foderare con la frolla una tortiera (28-30 cm) imburrata e infarinata, bucherellare il fondo e stendervi la confettura. Preparare le palline: impastare insieme gli ingredienti e prelevare dall'impasto un piccolo pezzetto  per volta formando una polpettina, posare le polpettine in cerchi concentrici sulla crostata. Informare a 180° per circa 25 minuti. Lasciar raffreddare e completare con una spolverata di zucchero a velo.
*Per la ricetta ho utilizzato Fiordifrutta ai mirtilli neri di bosco Rigoni di Asiago

Il lilla, il rosso e una dolce crostata

Runner Busatti
Una tavola femminile e un po' civettuola giocata tra i toni del rosso e del lilla per riconciliarci con le mura domestiche visto che siamo ormai ad ottobre. Chic al punto giusto, senza eccessi ho voluto decorarla con roselline rosse e gigli rosa posati in bicchierini.
 Una tavola da pranzo domenicale magari con tanto di ravioli al taleggio e roast beef al sale e patate.
Un pranzo da chiudere però con una crostata insolita servita con il gelato.

Semplice, golosa ma un po' fuori dagli schemi dedico questa crostata a Milena immaginando che avrebbe commentato con quel suo modo delicato lodando la mia creatività.
Ti abbraccio cara ovunque tu sia, ci mancheranno i tuoi manicaretti e la tua finestra sempre aperta.
Crostata di frolla ai mirtilli neri di bosco con palline di cocco
 
 
Ingredienti
per la base:
200 g di farina 00
100 g di zucchero semolato fine
100 g di burro
1 cucchiaino di lievito
1 uovo
per le palline di cocco:
250 g di cocco grattugiato
25 g di farina 00
200 g di zucchero semolato
3 uova
per completare:
confettura di mirtilli neri di bosco*
zucchero a velo
Preparare la frolla nel modo consueto: amalgamare velocemente burro e farina, unire lo zucchero e l'uovo, formare una palla e lasciarla riposare in pellicola per mezz'ora prima di stenderla. Foderare con la frolla una tortiera (28-30 cm) imburrata e infarinata, bucherellare il fondo e stendervi la confettura. Preparare le palline: impastare insieme gli ingredienti e prelevare dall'impasto un piccolo pezzetto  per volta formando una polpettina, posare le polpettine in cerchi concentrici sulla crostata. Informare a 180° per circa 25 minuti. Lasciar raffreddare e completare con una spolverata di zucchero a velo.
*Per la ricetta ho utilizzato Fiordifrutta ai mirtilli neri di bosco Rigoni di Asiago

2014-09-30

Calabria in cucina e la mia parmigiana di fine stagione



Probabilmente è perché lo sto leggendo con il cuore, più certamente perché c'è il cuore di chi lo ha scritto dentro ma posso affermare senza averne terminato la lettura e senza tema di smentita che Calabria in cucina è il più bel libro della collana dedicata alle regioni dall'editore SIME Books e certamente uno dei libri più belli in assoluto dedicati alla cucina calabrese. 
Tradizione, cultura e profonda conoscenza dell'argomento caratterizzano ogni singola parola che Valentina Oliveri, autrice del volume, ha posto tra le sue pagine. Lei non la conosco ancora personalmente ma da quel che seguo nella sua pagina facebook L'Elibelinde Cibo  Cultura è una calabrese DOC che il cuore lo mette davvero in tutto quello che fa. Un libro in cui tra immagini fortemente suggestive e parole ho ritrovato la mia vita e le tradizioni, soprattutto quelle di quando ero bambina. 
Un documento da custodire gelosamente e da regalare a tutti i calabresi nostalgici delle loro origini (sono molti gli "emigranti") e anzi direi a tutti gli italiani per fargli conoscere questa regione un po' misteriosa e chiusa, impervia come le sue montagne  e amara come le sue piante che ha dato - pare - il nome all'intera penisola italiana.
Non ho parlato delle 80 ricette del volume ritenendo superfluo dirvi che la nostra tradizione, fatta principalmente di prodotti della terra, olio d'oliva e pane offre tante sorprese che vi lascio il piacere di scoprire tra le pagine del curato volume. Piatti dimenticati e piatti sconosciuti anche a noi stessi calabresi, che come in ogni regione anche in Calabria vi sono varianti e differenze per ogni diversa zona del territorio, ma anche piatti che consumiamo nella quotidianità senza renderci a volte conto che sono il nostro patrimonio gastronomico.
Tra le ricette che nel libro sono raccontate ci sono le melanzane alla parmigiana o la parmigiana di melanzane che dir si voglia. La Oliveri, che giustamente la definisce un piatto unificatore della tradizione meridionale, nel volume ne presenta una versione morbida cotta sul fornello (e a me sconosciuta) che utilizza quale condimento per dei goduriosi paccheri a cui manca solo la parola.
La mia nonna e le persone anziane del mio paese nella parmigiana mettevano anche l'uovo sodo, come nel timballo di pasta tradizionale, così è per me la parmigiana tradizionale sia essa di melanzane o zucchine. E siccome la cucina calabrese è alla fine una cucina di economia ho immaginato questo piatto di fine stagione preparato con quel che resta dell'orto estivo, non solo melanzane e zucchine (le più bruttine e un po' grossine lasciate per distrazione sulla pianta) ma anche profumati peperoni arrostiti alla brace come per consuetudine si faceva tra agosto e settembre sfruttando il fuoco del pentolone che serviva a sterilizzare le bottiglie della salsa di pomodoro appena preparata.
Ecco tutti questi profumi nella mia Parmigiana di fine stagione
Ingredienti:
1-2 melanzane 
1-2 zucchine
2 peperoni arrostiti e spellati
4 cucchiai di farina
2 cucchiai di pangrattato
olio per friggere
300 g di caciocavallo
100 g di formaggio grana stagionato
2 uova sode
1 kg di pomodori da sugo
olio extravergine d'oliva
1 spicchio d'aglio
sale e pepe
basilico
Affettare sottilmente le zucchine e le melanzane, passarle nella farina mescolata al pangrattato e friggerle in abbondante olio bollente. Soffriggere l'aglio in un fondo d'olio unirvi i pomodori pelati a pezzetti, salare, pepare e lasciar cuocere, profumare con basilico e passare il sughetto al passa verdure. Versare al fondo della teglia un po' di sugo, disporvi uno strato di zucchine, melanzane e peperoni a filetti ancora sugo, caciocavallo a cubetti e grana, proseguire così fino ad esaurimento degli ingredienti (tre strati dovrebbero essere sufficienti) completare l'ultimo strato solo con sugo e abbondante grana e infornare a 180° per circa 20 minuti.

Calabria in cucina e la mia parmigiana di fine stagione



Probabilmente è perché lo sto leggendo con il cuore, più certamente perché c'è il cuore di chi lo ha scritto dentro ma posso affermare senza averne terminato la lettura e senza tema di smentita che Calabria in cucina è il più bel libro della collana dedicata alle regioni dall'editore SIME Books e certamente uno dei libri più belli in assoluto dedicati alla cucina calabrese. 
Tradizione, cultura e profonda conoscenza dell'argomento caratterizzano ogni singola parola che Valentina Oliveri, autrice del volume, ha posto tra le sue pagine. Lei non la conosco ancora personalmente ma da quel che seguo nella sua pagina facebook L'Elibelinde Cibo  Cultura è una calabrese DOC che il cuore lo mette davvero in tutto quello che fa. Un libro in cui tra immagini fortemente suggestive e parole ho ritrovato la mia vita e le tradizioni, soprattutto quelle di quando ero bambina. 
Un documento da custodire gelosamente e da regalare a tutti i calabresi nostalgici delle loro origini (sono molti gli "emigranti") e anzi direi a tutti gli italiani per fargli conoscere questa regione un po' misteriosa e chiusa, impervia come le sue montagne  e amara come le sue piante che ha dato - pare - il nome all'intera penisola italiana.
Non ho parlato delle 80 ricette del volume ritenendo superfluo dirvi che la nostra tradizione, fatta principalmente di prodotti della terra, olio d'oliva e pane offre tante sorprese che vi lascio il piacere di scoprire tra le pagine del curato volume. Piatti dimenticati e piatti sconosciuti anche a noi stessi calabresi, che come in ogni regione anche in Calabria vi sono varianti e differenze per ogni diversa zona del territorio, ma anche piatti che consumiamo nella quotidianità senza renderci a volte conto che sono il nostro patrimonio gastronomico.
Tra le ricette che nel libro sono raccontate ci sono le melanzane alla parmigiana o la parmigiana di melanzane che dir si voglia. La Oliveri, che giustamente la definisce un piatto unificatore della tradizione meridionale, nel volume ne presenta una versione morbida cotta sul fornello (e a me sconosciuta) che utilizza quale condimento per dei goduriosi paccheri a cui manca solo la parola.
La mia nonna e le persone anziane del mio paese nella parmigiana mettevano anche l'uovo sodo, come nel timballo di pasta tradizionale, così è per me la parmigiana tradizionale sia essa di melanzane o zucchine. E siccome la cucina calabrese è alla fine una cucina di economia ho immaginato questo piatto di fine stagione preparato con quel che resta dell'orto estivo, non solo melanzane e zucchine (le più bruttine e un po' grossine lasciate per distrazione sulla pianta) ma anche profumati peperoni arrostiti alla brace come per consuetudine si faceva tra agosto e settembre sfruttando il fuoco del pentolone che serviva a sterilizzare le bottiglie della salsa di pomodoro appena preparata.
Ecco tutti questi profumi nella mia Parmigiana di fine stagione
Ingredienti:
1-2 melanzane 
1-2 zucchine
2 peperoni arrostiti e spellati
4 cucchiai di farina
2 cucchiai di pangrattato
olio per friggere
300 g di caciocavallo
100 g di formaggio grana stagionato
2 uova sode
1 kg di pomodori da sugo
olio extravergine d'oliva
1 spicchio d'aglio
sale e pepe
basilico
Affettare sottilmente le zucchine e le melanzane, passarle nella farina mescolata al pangrattato e friggerle in abbondante olio bollente. Soffriggere l'aglio in un fondo d'olio unirvi i pomodori pelati a pezzetti, salare, pepare e lasciar cuocere, profumare con basilico e passare il sughetto al passa verdure. Versare al fondo della teglia un po' di sugo, disporvi uno strato di zucchine, melanzane e peperoni a filetti ancora sugo, caciocavallo a cubetti e grana, proseguire così fino ad esaurimento degli ingredienti (tre strati dovrebbero essere sufficienti) completare l'ultimo strato solo con sugo e abbondante grana e infornare a 180° per circa 20 minuti.