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2015-09-14

Il bocconotto? Alla fragola

Cestino ImballoRegalo.com
Ed eccoci all'appuntamento di settembre con il Progetto Piemonte Calabria in collaborazione con Shopiemonte.com. Il prodotto Shop Piemonte che ho scelto per questo nuovo esperimento è la confettura extra di fragole Agrimontana che con il 70-95% di fragole ci fa assaporare tutto il gusto vero e intenso delle fragole del Piemonte. L'ho voluta come ripieno di un dolce tipico delle mie parti, il bocconotto che di consuetudine a Mormanno si prepara con la confettura di ciliegie o con la pasta di mandorle, oppure in altri comuni del cosentino con la mostarda dolce d'uva. Non mi perdo in chiacchiere stavolta ma vi lascio direttamente la ricetta che è quella tradizionale di mia suocera.
Bocconotti alla confettura di fragole
Ingredienti:
500 g di farina 00
250 g di zucchero
200 g di strutto
2 uova
1 bustina di lievito chimico
la scorza di un limone grattugiata
uovo e latte per spennellare
Impastare tutti gli ingredienti, stenderla in uno strato sottile, aiutandosi con due fogli di carta forno, e foderarvi gli stampini da tartelletta (io uso quelli in silicone), bucherellare la base e farcire i dolcini con la confettura scelta, coprire con un altro strato di frolla  e spennellare con uovo e latte prima di infornare i bocconotti a 180° finché risulteranno dorati. Si conservano per diversi giorni.

Il bocconotto? Alla fragola

Cestino ImballoRegalo.com
Ed eccoci all'appuntamento di settembre con il Progetto Piemonte Calabria in collaborazione con Shopiemonte.com. Il prodotto Shop Piemonte che ho scelto per questo nuovo esperimento è la confettura extra di fragole Agrimontana che con il 70-95% di fragole ci fa assaporare tutto il gusto vero e intenso delle fragole del Piemonte. L'ho voluta come ripieno di un dolce tipico delle mie parti, il bocconotto che di consuetudine a Mormanno si prepara con la confettura di ciliegie o con la pasta di mandorle, oppure in altri comuni del cosentino con la mostarda dolce d'uva. Non mi perdo in chiacchiere stavolta ma vi lascio direttamente la ricetta che è quella tradizionale di mia suocera.
Bocconotti alla confettura di fragole
Ingredienti:
500 g di farina 00
250 g di zucchero
200 g di strutto
2 uova
1 bustina di lievito chimico
la scorza di un limone grattugiata
uovo e latte per spennellare
Impastare tutti gli ingredienti, stenderla in uno strato sottile, aiutandosi con due fogli di carta forno, e foderarvi gli stampini da tartelletta (io uso quelli in silicone), bucherellare la base e farcire i dolcini con la confettura scelta, coprire con un altro strato di frolla  e spennellare con uovo e latte prima di infornare i bocconotti a 180° finché risulteranno dorati. Si conservano per diversi giorni.

2011-03-01

Le ricette calabresi di CoCò

Non so se non dar peso alla cosa o vergognarmi per il mio comportamento, forse è meglio fare pubblica ammenda per la mia "riprovevole condotta". Ho tanti di quegli impegni e così tanta voglia di fare che ne prendo sempre di nuovi senza rendermi conto se poi ce la faccio a gestire tutto o meno. Anche stavolta ero partita bene ma mi sono persa in corso d'opera, come vi siete persi voi adesso in questo mio discorso senza capo nè coda. Non sono impazzita ma volevo parlarvi di una bella collaborazione che ho avviato qualche mese fa con il sito di una carissma persona che conosco da un po' di tempo e che mi sono persa per strada. Il mio contributo a VinoCalabrese, un sito dedicato al vino della mia regione e agli eventi che vi ruotano intorno, doveva esser quello di curare la parte riguardante le ricette. In pratica avrei dovuto inviare delle ricette della mia terra rimaneggiate magari a mio modo come sono solita fare, poi però succede (e a me succede sempre più spesso) che le buone intenzioni non sono accompagnate dal tempo sufficiente per farle diventare fatti e  restano intenzioni per molto, tant'é che di ricette ne ho mandate pochissime e poi silenzio da un paio di mesi (ma a proposito com'è che sta volando via il 2011?) Oggi quindi non pesco dal mio archivio ma invio a Giovanni una ricetta creata appositamente per i lettori di Vino Calabrese e giacché ci sono la lascio anche a voi, un po' di gusti calabresi in tema con la stagione in corso che pare non voglia più lasciarci. E' una ricetta a bese di broccoletti (i broccoli di rapa come da noi son detti o friarielli come li chiamano a Napoli) e salsiccia, l'abbinamento principe delle nostre tavole invernali.
Sformato di pane broccoletti e salsiccia
Ingredienti per 4 persone:
1kg c.a di broccoletti
2 salsicce
4 fette di pane raffermo
2 uova grandi
2 bicchieri di latte (300 ml c.a.)
olio exravergine d'oliva
sale
aglio
peperoncino
Pulire i broccoletti e lavarli per bene, scolarli e soffriggerli in padella con olio, aglio e peperoncino, salare e lasciar cuocere mescolando di tanto in tanto seza aggiungere acqua ma coprendo se necessario il tegame fin quando risulteranno teneri. Intanto tagliare il pane a dadini e irrorarlo con le uova battute con latte e un pizzico di sale in modo che se ne imbevano. In una pirofila unta d'olio sistemare metà del pane sul fondo, distribuire sopra i broccoletti e la salsiccia sgranata, coprire con il pane restante, irrorare con un filo d'olio e infornare a 200° finché lo sformato risulterà dorato. Si possono realizzare anche le mono-porzioni ma ovviamente la teglia grande fa più festa.

Le ricette calabresi di CoCò

Non so se non dar peso alla cosa o vergognarmi per il mio comportamento, forse è meglio fare pubblica ammenda per la mia "riprovevole condotta". Ho tanti di quegli impegni e così tanta voglia di fare che ne prendo sempre di nuovi senza rendermi conto se poi ce la faccio a gestire tutto o meno. Anche stavolta ero partita bene ma mi sono persa in corso d'opera, come vi siete persi voi adesso in questo mio discorso senza capo nè coda. Non sono impazzita ma volevo parlarvi di una bella collaborazione che ho avviato qualche mese fa con il sito di una carissma persona che conosco da un po' di tempo e che mi sono persa per strada. Il mio contributo a VinoCalabrese, un sito dedicato al vino della mia regione e agli eventi che vi ruotano intorno, doveva esser quello di curare la parte riguardante le ricette. In pratica avrei dovuto inviare delle ricette della mia terra rimaneggiate magari a mio modo come sono solita fare, poi però succede (e a me succede sempre più spesso) che le buone intenzioni non sono accompagnate dal tempo sufficiente per farle diventare fatti e  restano intenzioni per molto, tant'é che di ricette ne ho mandate pochissime e poi silenzio da un paio di mesi (ma a proposito com'è che sta volando via il 2011?) Oggi quindi non pesco dal mio archivio ma invio a Giovanni una ricetta creata appositamente per i lettori di Vino Calabrese e giacché ci sono la lascio anche a voi, un po' di gusti calabresi in tema con la stagione in corso che pare non voglia più lasciarci. E' una ricetta a bese di broccoletti (i broccoli di rapa come da noi son detti o friarielli come li chiamano a Napoli) e salsiccia, l'abbinamento principe delle nostre tavole invernali.
Sformato di pane broccoletti e salsiccia
Ingredienti per 4 persone:
1kg c.a di broccoletti
2 salsicce
4 fette di pane raffermo
2 uova grandi
2 bicchieri di latte (300 ml c.a.)
olio exravergine d'oliva
sale
aglio
peperoncino
Pulire i broccoletti e lavarli per bene, scolarli e soffriggerli in padella con olio, aglio e peperoncino, salare e lasciar cuocere mescolando di tanto in tanto seza aggiungere acqua ma coprendo se necessario il tegame fin quando risulteranno teneri. Intanto tagliare il pane a dadini e irrorarlo con le uova battute con latte e un pizzico di sale in modo che se ne imbevano. In una pirofila unta d'olio sistemare metà del pane sul fondo, distribuire sopra i broccoletti e la salsiccia sgranata, coprire con il pane restante, irrorare con un filo d'olio e infornare a 200° finché lo sformato risulterà dorato. Si possono realizzare anche le mono-porzioni ma ovviamente la teglia grande fa più festa.

2010-04-27

Cucina creativa calabrese: la pasta china


Non nascondo che sono un po' emozionata mentre mi accingo a scrivere questo post. Ho avuto tra le mani diversi volumi con le ricette di chef di fama nazionale e internazionale, volumi patinati, raccolte di alta cucina di questo o quel ristorante in voga ed ogni volta mi sono chiesta dentro di me dove fosse la Calabria, come mai nella mia terra nessuno chef riuscisse ad emergere ad essere creativo e a voler esternare questa creatività in un libro oltre che nel proprio ristorante.
Avevo sentito parlare de La rosa nel bicchiere un agriturismo, ristorante  tipico immerso nei boschi della località Polso di Soveria Mannelli nella nostra Sila. Qualcuno mi aveva riferito che si mangiasse davvero bene ed io avevo annotato il nome del posto nella mia agendina, per ricordarmi di farci un salto appena il tempo fosse stato un po' più clemente. Non immaginavo però che la creatività di Antonio Abbruzzino, lo chef della Rosa nel bicchiere, che riesce a non subordinare il buono al bello, riuscisse a prendere la forma di un bellissimo volume illustrato Cucina Creativa Calabrese per le edizioni Rubbettino. Oggi, il libro tra le mani, posso dire di essere orgogliosa di questa Calabria, fatta di gente che ha come regola principe della propria esistenza il lavoro e chi lavora bene riesce prima o poi ad emergere.
Volevo provare qualcuna delle ricette presentate nel volume, stavolta certo non avrei avuto problemi a reperire le materie prime per quasi ciascuna di esse  - visto che la territorialità sembra essere un imperativo per Abbruzzino -, ho pensato molto ed alla fine ho scelto un piatto simbolo della nostra cucina La pasta china rielaborata da Antonio Abbruzziono, una fantastica preparazione, certo non da giorno lavorativo, che ho ancora un po' rivisto in base alle mie esigenze.
Lo Chef serve questa pasta su una crema di piselli (semplici piselli lessati e frullati con sale, pepe e olio extravergine d'oliva), io invece dei piselli (poiché mio marito non avrebbe certamente gradito) ho preparato la mia crema frullando con olio sale e pepe un cipollotto, una carota, una patata, una costa di sedano e una zucchina cotti con poca acqua, l'accostamento  l'abbiamo comunque molto gradito. Ho sostituito inoltre i maccheroni rigati con dei meravigliosi paccheri ondulati grossi e corposi che hanno ben sostenuto al loro interno il ripieno.
Ma adesso vi do la ricetta sperando che l'autore non me ne voglia per questa iniziativa di diffondere la cultura culinaria calabrese.
Ingredienti per 4 persone:
250 g di maccheroni (o 16 paccheri ondulati o rigati)
100 g di carne trita mista di maiale e manzo
2 uova sode
50 g di soppressata
150 g di provola
100 g di grana grattugiato
250 g di pomodori San Marzano
100 g di cipolla rossa
1 bicchiere di vino Gaglioppo
10 g di basilico
100 g di piselli
150 g di olio extravergine d'oliva
sale e pepe
burro
Rosolare la cipolla con 80 g di olio, aggiungere la carne, rosolare, salare e pepare. Bagnare col vino e lasciar evaporare, aggiungere i pomodori a cubetti e il basilico. Cuocere per circa mezz'ora poi lasciar raffreddare.
Tritare la soppressata, la provola e le uova  sode, unire il miscuglio alla carne cotta.
Cuocere e scolare al dente la pasta, farcirla con l'aiuto di una sacca da pasticciere con la farcia preparata.
Disporre la pasta ripiena in una teglia unta di burro e condire con burro fuso e grana. Infornare per circa 10 minuti a 180°. Servire su una crema preparata con i piselli lessati frullati con l'olio restante, sale e pepe.

Cucina creativa calabrese: la pasta china


Non nascondo che sono un po' emozionata mentre mi accingo a scrivere questo post. Ho avuto tra le mani diversi volumi con le ricette di chef di fama nazionale e internazionale, volumi patinati, raccolte di alta cucina di questo o quel ristorante in voga ed ogni volta mi sono chiesta dentro di me dove fosse la Calabria, come mai nella mia terra nessuno chef riuscisse ad emergere ad essere creativo e a voler esternare questa creatività in un libro oltre che nel proprio ristorante.
Avevo sentito parlare de La rosa nel bicchiere un agriturismo, ristorante  tipico immerso nei boschi della località Polso di Soveria Mannelli nella nostra Sila. Qualcuno mi aveva riferito che si mangiasse davvero bene ed io avevo annotato il nome del posto nella mia agendina, per ricordarmi di farci un salto appena il tempo fosse stato un po' più clemente. Non immaginavo però che la creatività di Antonio Abbruzzino, lo chef della Rosa nel bicchiere, che riesce a non subordinare il buono al bello, riuscisse a prendere la forma di un bellissimo volume illustrato Cucina Creativa Calabrese per le edizioni Rubbettino. Oggi, il libro tra le mani, posso dire di essere orgogliosa di questa Calabria, fatta di gente che ha come regola principe della propria esistenza il lavoro e chi lavora bene riesce prima o poi ad emergere.
Volevo provare qualcuna delle ricette presentate nel volume, stavolta certo non avrei avuto problemi a reperire le materie prime per quasi ciascuna di esse  - visto che la territorialità sembra essere un imperativo per Abbruzzino -, ho pensato molto ed alla fine ho scelto un piatto simbolo della nostra cucina La pasta china rielaborata da Antonio Abbruzziono, una fantastica preparazione, certo non da giorno lavorativo, che ho ancora un po' rivisto in base alle mie esigenze.
Lo Chef serve questa pasta su una crema di piselli (semplici piselli lessati e frullati con sale, pepe e olio extravergine d'oliva), io invece dei piselli (poiché mio marito non avrebbe certamente gradito) ho preparato la mia crema frullando con olio sale e pepe un cipollotto, una carota, una patata, una costa di sedano e una zucchina cotti con poca acqua, l'accostamento  l'abbiamo comunque molto gradito. Ho sostituito inoltre i maccheroni rigati con dei meravigliosi paccheri ondulati grossi e corposi che hanno ben sostenuto al loro interno il ripieno.
Ma adesso vi do la ricetta sperando che l'autore non me ne voglia per questa iniziativa di diffondere la cultura culinaria calabrese.
Ingredienti per 4 persone:
250 g di maccheroni (o 16 paccheri ondulati o rigati)
100 g di carne trita mista di maiale e manzo
2 uova sode
50 g di soppressata
150 g di provola
100 g di grana grattugiato
250 g di pomodori San Marzano
100 g di cipolla rossa
1 bicchiere di vino Gaglioppo
10 g di basilico
100 g di piselli
150 g di olio extravergine d'oliva
sale e pepe
burro
Rosolare la cipolla con 80 g di olio, aggiungere la carne, rosolare, salare e pepare. Bagnare col vino e lasciar evaporare, aggiungere i pomodori a cubetti e il basilico. Cuocere per circa mezz'ora poi lasciar raffreddare.
Tritare la soppressata, la provola e le uova  sode, unire il miscuglio alla carne cotta.
Cuocere e scolare al dente la pasta, farcirla con l'aiuto di una sacca da pasticciere con la farcia preparata.
Disporre la pasta ripiena in una teglia unta di burro e condire con burro fuso e grana. Infornare per circa 10 minuti a 180°. Servire su una crema preparata con i piselli lessati frullati con l'olio restante, sale e pepe.

2009-02-05

Un piatto povero ma bello

Poveri ma belli e ritardatari soprattutto. Mi riferisco all’iniziativa di Precisina, Dio è un fulmine quella ragazza! Il tempo che gli altri ci mettono a pensarla una cosa lei l’ha già realizzata, pare non perda tempo. Fatto sta che avrei dovuto partecipare anch’io alla raccolta, così venerdì scorso ho messo da parte la paura colesterolo e mi sono buttata su un piatto tradizionalmente povero ma non mi chiamo mica Precisina, il tempo di organizzarmi… ed eccomi qua; a prescindere da tutto voglio farvi conoscere questa preparazione. E’ un piatto che mia madre una volta all’anno (giuro una sola) ci prepara sotto preghiera e questa è stata la prima volta che l’ho preparato io. Guardando la foto il peccato sembra piccolissimo con tutta quella bella verdura però, però c’è un però e ve ne accorgerete subito.
Pane fritto con la bieta
Ecco gli ingredienti:
olio extravergine d’oliva
pane casereccio
aglio
paprica dolce
bieta senza coste
Sale
Puliamo e lessiamo la bieta, dopo averla scolata e strizzata saltiamola in padella con abbondante olio e uno spicchio d’aglio, uniamo un cucchiaino di paprica dolce e sale quanto basta. Poi togliamo la bieta dalla padella e teniamola in caldo. Nell’olio rimasto, a fuoco vivace passiamo le fette di pane, spesse un centimetro e mezzo circa, che devono formare una dorata crosticina di fritto. Serviamo il pane con la verdura adagiata sopra.
Credetemi manda in Paradiso.

Un piatto povero ma bello

Poveri ma belli e ritardatari soprattutto. Mi riferisco all’iniziativa di Precisina, Dio è un fulmine quella ragazza! Il tempo che gli altri ci mettono a pensarla una cosa lei l’ha già realizzata, pare non perda tempo. Fatto sta che avrei dovuto partecipare anch’io alla raccolta, così venerdì scorso ho messo da parte la paura colesterolo e mi sono buttata su un piatto tradizionalmente povero ma non mi chiamo mica Precisina, il tempo di organizzarmi… ed eccomi qua; a prescindere da tutto voglio farvi conoscere questa preparazione. E’ un piatto che mia madre una volta all’anno (giuro una sola) ci prepara sotto preghiera e questa è stata la prima volta che l’ho preparato io. Guardando la foto il peccato sembra piccolissimo con tutta quella bella verdura però, però c’è un però e ve ne accorgerete subito.
Pane fritto con la bieta
Ecco gli ingredienti:
olio extravergine d’oliva
pane casereccio
aglio
paprica dolce
bieta senza coste
Sale
Puliamo e lessiamo la bieta, dopo averla scolata e strizzata saltiamola in padella con abbondante olio e uno spicchio d’aglio, uniamo un cucchiaino di paprica dolce e sale quanto basta. Poi togliamo la bieta dalla padella e teniamola in caldo. Nell’olio rimasto, a fuoco vivace passiamo le fette di pane, spesse un centimetro e mezzo circa, che devono formare una dorata crosticina di fritto. Serviamo il pane con la verdura adagiata sopra.
Credetemi manda in Paradiso.

2008-06-24

Frittelle di baccalà

Da calabrese non nascondo di amare le frittelle ed il fritto in generale, se vi è capitato di assaggiare la cucina della mia regione avrete notato che non c'è erba o alimento in generale che non si trasformi allegramente in frittella. Il baccalà poi qui da noi, quasi inspiegabilmente essendo circondati dal mare, è stato fino a qualche tempo fa il pesce più diffuso, le preparazioni classiche lo vedono in umido con pomodoro e abbondante cipolla o porro a seconda delle zone o, in alternativa, fritto dopo averlo semplicemente passato nella farina. Dal fritto alle frittelle la strada da fare non è molta che qualcuno ha pensato bene di levere le lische e ridurre il pesce già spugnato in piccoli pezzi per amalgamarlo con uova e farina prima di friggerlo in abbondante olio.
Come tutte le ricette della tradizione le dosi non ci sono che si va un pò ad intuito regolandosi secondo la propria esperienza, però provo a darvi delle linee guida poi sta a voi sperimentare:
baccalà spugnato 500-600 g
2 uova
farina
sale
pepe
prezzemolo
olio per friggere
Prepariamo la pastella classica con uova e farina, insaporiamola con sale, pepe e prezzemolo tritato, poi versiamo in questa pastella il baccalà ammollato, privato delle spine e ridotto a piccoli pezzi. Preleviamo il composto a cucchiaiate e versiamolo in olio bollente (non mi stancherò mai di dire extravergine d'oliva o almeno d'oliva) Quando le frittelle saranno ben dorate sgoccioliamole su carta assorbente e serviamole ancora calde. Volendo possiamo arricchire il gusto con del peperoncino tritato "calabresizzando" ancor più il piatto.

Frittelle di baccalà

Da calabrese non nascondo di amare le frittelle ed il fritto in generale, se vi è capitato di assaggiare la cucina della mia regione avrete notato che non c'è erba o alimento in generale che non si trasformi allegramente in frittella. Il baccalà poi qui da noi, quasi inspiegabilmente essendo circondati dal mare, è stato fino a qualche tempo fa il pesce più diffuso, le preparazioni classiche lo vedono in umido con pomodoro e abbondante cipolla o porro a seconda delle zone o, in alternativa, fritto dopo averlo semplicemente passato nella farina. Dal fritto alle frittelle la strada da fare non è molta che qualcuno ha pensato bene di levere le lische e ridurre il pesce già spugnato in piccoli pezzi per amalgamarlo con uova e farina prima di friggerlo in abbondante olio.
Come tutte le ricette della tradizione le dosi non ci sono che si va un pò ad intuito regolandosi secondo la propria esperienza, però provo a darvi delle linee guida poi sta a voi sperimentare:
baccalà spugnato 500-600 g
2 uova
farina
sale
pepe
prezzemolo
olio per friggere
Prepariamo la pastella classica con uova e farina, insaporiamola con sale, pepe e prezzemolo tritato, poi versiamo in questa pastella il baccalà ammollato, privato delle spine e ridotto a piccoli pezzi. Preleviamo il composto a cucchiaiate e versiamolo in olio bollente (non mi stancherò mai di dire extravergine d'oliva o almeno d'oliva) Quando le frittelle saranno ben dorate sgoccioliamole su carta assorbente e serviamole ancora calde. Volendo possiamo arricchire il gusto con del peperoncino tritato "calabresizzando" ancor più il piatto.

2008-04-28

Il mio piatto della consolazione? Gli gnocchi di patate

Mi è stato chiesto, prima da Alessia e poi da Max, di parlare del mio "piatto della consolazione", ovvero di quel piatto che è capace di tirarmi su nei momenti un pò tristi, il piatto -aggiungerei io- che se anche la giornata non è stata delle migliori riesce a farmi dimenticare tutto e a stamparmi sul volto quel sorrisetto da bimba felice. Ci sono molti dolci che mi danno una sensazione simile, poi ci sono i risotti, le lasagne ed a volte un semplice panino (condito come Dio comanda), ma il mio vero piatto della consolazione sono gli gnocchi di patate preparati in casa e conditi col sugo di carne o di pomodoro o con il gorgonzola o in mille altri modi purchè siano gnocchi veri, di vere patate. Ho voluto rendere questo piatto gradevole anche alla vista per dimostrare che in fondo è possibile servire i classici gnocchi con un vestitino della festa.

Gnocchi al sugo di coda in cestino di parmigiano
Per il sugo:
coda di bovino adulto
passata di pomodoro
cipolla, carota e sedano
olio extravergine d'oliva
sale e pepe
Per gli gnocchi:
1 kg di patate
300 g di farina 00
1 uovo
Per i cestini e per condire:
Parmigiano grattugiato in abbondanza

Iniziamo dal sugo, per fare le cose per bene non bisogna aver fretta, per questo tipo di sugo ci vuole una lenta cottura.
Tritiamo cipolla, carota e sedano e soffriggiamole con l'olio, uniamo la coda spezzettata, rosoliamo, saliamo, pepiamo ed aggiungiamo la passata di pomodoro. Uniamo dell'acqua copriamo la pentola e lasciamo cuocere per tre ore circa o pure più (mi raccomando però mai superare le sei ore di cottura).
Per gli gnocchi: lessiamo le patate, passiamole con l'apposito attrezzo ottenendo una purea, aggiungiamo la farina e l'uovo e poi stendiamo l'impasto con le mani in un filoncino sottile da cui ricaveremo tanti tocchetti che caveremo con la punta delle dita. Versiamoli in acqua bollente e tiriamoli su man mano che vengono a galla. Condiamoli con il sugo preparato.
Prepariamo i cestini di parmigiano versando tre - quattro cucchiaiate di formaggio in una padella calda antiaderente, quando il formaggio si rapprende versiamo il disco ottenuto cu una ciotola rovesciata sul piano di lavoro facendogli prendere la forma di una ciotola nella quale serviremo (subito prima che si sciolga) i nostri gnocchi.
Ho dimenticato che devo passare la palla a qualcuno, ufficialmente la passo a Grazia ma ufficiosamente a chiunque abbia voglia di rispondere.

Il mio piatto della consolazione? Gli gnocchi di patate

Mi è stato chiesto, prima da Alessia e poi da Max, di parlare del mio "piatto della consolazione", ovvero di quel piatto che è capace di tirarmi su nei momenti un pò tristi, il piatto -aggiungerei io- che se anche la giornata non è stata delle migliori riesce a farmi dimenticare tutto e a stamparmi sul volto quel sorrisetto da bimba felice. Ci sono molti dolci che mi danno una sensazione simile, poi ci sono i risotti, le lasagne ed a volte un semplice panino (condito come Dio comanda), ma il mio vero piatto della consolazione sono gli gnocchi di patate preparati in casa e conditi col sugo di carne o di pomodoro o con il gorgonzola o in mille altri modi purchè siano gnocchi veri, di vere patate. Ho voluto rendere questo piatto gradevole anche alla vista per dimostrare che in fondo è possibile servire i classici gnocchi con un vestitino della festa.

Gnocchi al sugo di coda in cestino di parmigiano
Per il sugo:
coda di bovino adulto
passata di pomodoro
cipolla, carota e sedano
olio extravergine d'oliva
sale e pepe
Per gli gnocchi:
1 kg di patate
300 g di farina 00
1 uovo
Per i cestini e per condire:
Parmigiano grattugiato in abbondanza

Iniziamo dal sugo, per fare le cose per bene non bisogna aver fretta, per questo tipo di sugo ci vuole una lenta cottura.
Tritiamo cipolla, carota e sedano e soffriggiamole con l'olio, uniamo la coda spezzettata, rosoliamo, saliamo, pepiamo ed aggiungiamo la passata di pomodoro. Uniamo dell'acqua copriamo la pentola e lasciamo cuocere per tre ore circa o pure più (mi raccomando però mai superare le sei ore di cottura).
Per gli gnocchi: lessiamo le patate, passiamole con l'apposito attrezzo ottenendo una purea, aggiungiamo la farina e l'uovo e poi stendiamo l'impasto con le mani in un filoncino sottile da cui ricaveremo tanti tocchetti che caveremo con la punta delle dita. Versiamoli in acqua bollente e tiriamoli su man mano che vengono a galla. Condiamoli con il sugo preparato.
Prepariamo i cestini di parmigiano versando tre - quattro cucchiaiate di formaggio in una padella calda antiaderente, quando il formaggio si rapprende versiamo il disco ottenuto cu una ciotola rovesciata sul piano di lavoro facendogli prendere la forma di una ciotola nella quale serviremo (subito prima che si sciolga) i nostri gnocchi.
Ho dimenticato che devo passare la palla a qualcuno, ufficialmente la passo a Grazia ma ufficiosamente a chiunque abbia voglia di rispondere.

2008-03-18

La lagana e ceci di San Giuseppe

Come vi anticipavo un anno fa, parlandovi delle zeppole, per San Giuseppe, abitualmente alla vigilia di questa festa, nella nostra zona si usa preparare la lagana coi ceci ovvero delle tagliatelle (la lagana appunto) che vengono condite con un sugo speciale a base di ceci.
Tutto l'anno si fa pasta e ceci ma per San Giuseppe solamente si aggiunge alla preparazione il finocchietto selvatico che bisogna appositamente andare a raccogliere per i campi dal momento che nessuno si sognerebbe di venderlo qua da noi, e chi lo comprerebbe visto che nasce spontaneo?
La preparazione non è nulla di complicato, basta solo rispettare qualche piccolo accorgimento ad esempio la lagana è tagliatella di sola acqua e farina e va tirata rigorosamente a mano (perdonatemi io uso la nonna papera).
I ceci si mettono a bagno la sera prima e la mattina, mentre si fa la pasta, si fanno cuocere, intanto si lessa il finocchietto poi si tagliuzza e se ne fa un sughetto con un pò si aglio, olio e pomodoro. A questo sughetto si uniscono i ceci lessati e, prima di servire la pasta condita col sugo, si scalda dell'olio extravergine d'oliva con un pò paprika dolce e si unisce alla pasta, non immaginate il profumo di questo delizioso ed antichissimo piatto. Ah! Le zeppole sono in forno...le tradizioni vanno rispettate vero?

La lagana e ceci di San Giuseppe

Come vi anticipavo un anno fa, parlandovi delle zeppole, per San Giuseppe, abitualmente alla vigilia di questa festa, nella nostra zona si usa preparare la lagana coi ceci ovvero delle tagliatelle (la lagana appunto) che vengono condite con un sugo speciale a base di ceci.
Tutto l'anno si fa pasta e ceci ma per San Giuseppe solamente si aggiunge alla preparazione il finocchietto selvatico che bisogna appositamente andare a raccogliere per i campi dal momento che nessuno si sognerebbe di venderlo qua da noi, e chi lo comprerebbe visto che nasce spontaneo?
La preparazione non è nulla di complicato, basta solo rispettare qualche piccolo accorgimento ad esempio la lagana è tagliatella di sola acqua e farina e va tirata rigorosamente a mano (perdonatemi io uso la nonna papera).
I ceci si mettono a bagno la sera prima e la mattina, mentre si fa la pasta, si fanno cuocere, intanto si lessa il finocchietto poi si tagliuzza e se ne fa un sughetto con un pò si aglio, olio e pomodoro. A questo sughetto si uniscono i ceci lessati e, prima di servire la pasta condita col sugo, si scalda dell'olio extravergine d'oliva con un pò paprika dolce e si unisce alla pasta, non immaginate il profumo di questo delizioso ed antichissimo piatto. Ah! Le zeppole sono in forno...le tradizioni vanno rispettate vero?

2007-12-21

I cannaricoli della nonna su Gambero Rosso

Qualcuno già lo sa, qualcun altro lo saprà oggi, insomma volevo parlarvene dopo aver fatto i cannaricoli postando la foto della mia preparazione ma, poichè mia sorella arriva solo domenica e per farli aspettiamo lei e poichè lunedì sarò impegnatissima per la cena della vigilia a casa mia, ho deciso di parlarvene oggi.
Quella che vedete in foto è la pagina dello speciale Le ricette delle Feste allegato a Gambero Rosso di dicembre e quella che vedete ritratta è la mia ricettina, o meglio quella tramandatami dalla mia nonna Liberata, che è rientrata nelle nove scelte tra quelle inviate dai lettori per essere pubblicate.
Non vi nascondo una punta (forse un pò di più veramente) di orgoglio a vedere il mio nome scritto lì sopra soprattutto perchè questa è una ricetta con la quale sono cresciuta, è l'odore di questi semplici dolcini l'odore del vero Natale calabrese, del Natale della mia infanzia.
Non sono difficili da fare e contengono solo ingredienti semplici come la più antica tradizione rurale del meridione prevede, ingredienti che tutti hanno in casa e che riescono a trasformare il niente in una vera prelibatezza.
Le quantità sono espresse in tazze e pizzichi proprio come si usava una volta.
Cannaricoli antichi calabresi
1 tazza di olio extravergine d'oliva
1/2 tazza di vino bianco
1/2 tazza di zucchero
1 pizzico di cannella
farina bianca quanto basta
miele un vasetto


Portare ad ebollizione tutti gli ingredienti tranne la farina.
Lasciare poi intiepidire ed aggiungere farina quanto basta a formare un impasto abbastanza solido da poter essere steso con le mani a bastoncini. Tagliare come per fare degli gnocchi, un pò più grandi e cavare con le dita utilizzando come supporto il fondo di una cesta di vimini in modo da lasciarne impresso sul biscotto il motivo decorativo.
Friggere in abbondante olio ed una volta scolati, confettarli uno ad uno nel miele appena scaldato.

Per la confettura dei cannaricoli tradizionalmente utilizziamo oltre al miele di api anche il miele di fichi ovvero una gelatina ottenuta dai frutti freschi preparata in estate e preservata fino a Natale proprio per i cannaricoli.

I cannaricoli della nonna su Gambero Rosso

Qualcuno già lo sa, qualcun altro lo saprà oggi, insomma volevo parlarvene dopo aver fatto i cannaricoli postando la foto della mia preparazione ma, poichè mia sorella arriva solo domenica e per farli aspettiamo lei e poichè lunedì sarò impegnatissima per la cena della vigilia a casa mia, ho deciso di parlarvene oggi.
Quella che vedete in foto è la pagina dello speciale Le ricette delle Feste allegato a Gambero Rosso di dicembre e quella che vedete ritratta è la mia ricettina, o meglio quella tramandatami dalla mia nonna Liberata, che è rientrata nelle nove scelte tra quelle inviate dai lettori per essere pubblicate.
Non vi nascondo una punta (forse un pò di più veramente) di orgoglio a vedere il mio nome scritto lì sopra soprattutto perchè questa è una ricetta con la quale sono cresciuta, è l'odore di questi semplici dolcini l'odore del vero Natale calabrese, del Natale della mia infanzia.
Non sono difficili da fare e contengono solo ingredienti semplici come la più antica tradizione rurale del meridione prevede, ingredienti che tutti hanno in casa e che riescono a trasformare il niente in una vera prelibatezza.
Le quantità sono espresse in tazze e pizzichi proprio come si usava una volta.
Cannaricoli antichi calabresi
1 tazza di olio extravergine d'oliva
1/2 tazza di vino bianco
1/2 tazza di zucchero
1 pizzico di cannella
farina bianca quanto basta
miele un vasetto


Portare ad ebollizione tutti gli ingredienti tranne la farina.
Lasciare poi intiepidire ed aggiungere farina quanto basta a formare un impasto abbastanza solido da poter essere steso con le mani a bastoncini. Tagliare come per fare degli gnocchi, un pò più grandi e cavare con le dita utilizzando come supporto il fondo di una cesta di vimini in modo da lasciarne impresso sul biscotto il motivo decorativo.
Friggere in abbondante olio ed una volta scolati, confettarli uno ad uno nel miele appena scaldato.

Per la confettura dei cannaricoli tradizionalmente utilizziamo oltre al miele di api anche il miele di fichi ovvero una gelatina ottenuta dai frutti freschi preparata in estate e preservata fino a Natale proprio per i cannaricoli.

2007-11-15

La non crostata di casa mia


Succede che ogni tanto si ha voglia di tornare bambini e ritrovare quei sapori perduti che per molto tempo ci hanno accompagnato e che poi, non si sa perchè e non si sa quando, sono andati perduti. Quella che vedete in foto era la crostata che si preparava a casa mia una volta quando il burro non si utilizzava, quando la frolla non si lavorava velocemente con i polpastrelli e soprattutto quando la crostata si usava farla alta e con il lievito. Mi direte che allora non è crostata dacchè già la parola da l'idea di crosta ovvero di una cosa croccante e non morbida, appunto per questo dico che è la "non crostata" perchè se vi aspettate che crocchi nulla da fare. Vi consiglio di provarla almeno una volta perchè sono sicura che resterete conquistati dalla sua semplicità.
Ingredienti:
1 bicchiere piccolo di olio extravergine d'oliva (circa 100 ml)
1 bicchiere piccolo (lo stesso) di zucchero
2 uova intere
280 g di farina 00
1 pizzico di sale
1/2 bustina di lievito per dolci
1 vasetto di confettura a piacere
Lavoriamo con una forchetta le uova con lo zucchero, il sale, il lievito e l'olio, aggiungiamo poi piano piano la farina, cercando di amalgamarla tutta meno una cucchiaiata.
Prendiamo una teglia imburrata ed infarinata e stendiamo il composto preparato, che deve essere abbastanza morbido, in uno strato uniforme, tenendone da parte un pochino per preparare i bastoncini. Stendiamo sopra la pasta la confettura poi aggiungiamo la farina tenuta da parte all'impasto avanzato e rendiamolo più solido, in modo da poterne ricavare i bastoncini di pasta che stenderemo sulla torta formando la classica gratella. inforniamo in forno già caldo per circa mezz'ora, ci accogeremo dalla doratura dei bastoncini quando la nostra crostata sarà pronta.

La non crostata di casa mia


Succede che ogni tanto si ha voglia di tornare bambini e ritrovare quei sapori perduti che per molto tempo ci hanno accompagnato e che poi, non si sa perchè e non si sa quando, sono andati perduti. Quella che vedete in foto era la crostata che si preparava a casa mia una volta quando il burro non si utilizzava, quando la frolla non si lavorava velocemente con i polpastrelli e soprattutto quando la crostata si usava farla alta e con il lievito. Mi direte che allora non è crostata dacchè già la parola da l'idea di crosta ovvero di una cosa croccante e non morbida, appunto per questo dico che è la "non crostata" perchè se vi aspettate che crocchi nulla da fare. Vi consiglio di provarla almeno una volta perchè sono sicura che resterete conquistati dalla sua semplicità.
Ingredienti:
1 bicchiere piccolo di olio extravergine d'oliva (circa 100 ml)
1 bicchiere piccolo (lo stesso) di zucchero
2 uova intere
280 g di farina 00
1 pizzico di sale
1/2 bustina di lievito per dolci
1 vasetto di confettura a piacere
Lavoriamo con una forchetta le uova con lo zucchero, il sale, il lievito e l'olio, aggiungiamo poi piano piano la farina, cercando di amalgamarla tutta meno una cucchiaiata.
Prendiamo una teglia imburrata ed infarinata e stendiamo il composto preparato, che deve essere abbastanza morbido, in uno strato uniforme, tenendone da parte un pochino per preparare i bastoncini. Stendiamo sopra la pasta la confettura poi aggiungiamo la farina tenuta da parte all'impasto avanzato e rendiamolo più solido, in modo da poterne ricavare i bastoncini di pasta che stenderemo sulla torta formando la classica gratella. inforniamo in forno già caldo per circa mezz'ora, ci accogeremo dalla doratura dei bastoncini quando la nostra crostata sarà pronta.

2007-08-02

Cotolette di melanzana


Come ho già detto altre volte, molte ghiottonerie della tradizione calabrese sono purtroppo fritte, oggi c'è la demonizzazione della frittura e in parte è pure giusto, ma in fondo friggiamo con olio extravergine e non riutilizziamo mai l'olio già usato, allora a queste condizioni ogni tanto perchè non concedersi una di queste prelibatezze.
Il ripieno di queste belle fette di melanzana è costituito da prosciutto cotto e caciocavallo silano ma invece del prosciutto molti mettono un filetto d'acciuga ed anche in quel caso il risultato è eccezionale, dipende comunque dai gusti.
Non vi do le dosi degli ingredienti perché sarebbe inutile dovete solo tener conto che per prepararle ci occorrono:
melanzane
prosciutto cotto
caciocavallo silano
uova
pangrattato
sale e pepe q.b
olio per friggere
Dopo aver pulito le melanzane ne ricaviamo delle fette regolari spesse mezzo centimetro che lessiamo per pochi istanti.
Tolte dal fuoco le melanzane distendiamo metà delle fette su un piano, adagiamo sopra ognuna una fettina di prosciutto cotto e una di caciocavallo e copriamo con le fette restanti, pigiando bene.
Poi passiamo ogni "sandwich" di melanzana prima nell'uovo leggermente sbattuto con un poco di sale e pepe poi nel pangrattato.
Alla fine friggiamo in olio bollente e serviamo calde calde.
Riuscite ad immaginare il sapore?
Mamma ci fa pure le zucchine ma in tal caso occorrono zucchine di grosse dimensioni da tagliare a rondelle.

Cotolette di melanzana


Come ho già detto altre volte, molte ghiottonerie della tradizione calabrese sono purtroppo fritte, oggi c'è la demonizzazione della frittura e in parte è pure giusto, ma in fondo friggiamo con olio extravergine e non riutilizziamo mai l'olio già usato, allora a queste condizioni ogni tanto perchè non concedersi una di queste prelibatezze.
Il ripieno di queste belle fette di melanzana è costituito da prosciutto cotto e caciocavallo silano ma invece del prosciutto molti mettono un filetto d'acciuga ed anche in quel caso il risultato è eccezionale, dipende comunque dai gusti.
Non vi do le dosi degli ingredienti perché sarebbe inutile dovete solo tener conto che per prepararle ci occorrono:
melanzane
prosciutto cotto
caciocavallo silano
uova
pangrattato
sale e pepe q.b
olio per friggere
Dopo aver pulito le melanzane ne ricaviamo delle fette regolari spesse mezzo centimetro che lessiamo per pochi istanti.
Tolte dal fuoco le melanzane distendiamo metà delle fette su un piano, adagiamo sopra ognuna una fettina di prosciutto cotto e una di caciocavallo e copriamo con le fette restanti, pigiando bene.
Poi passiamo ogni "sandwich" di melanzana prima nell'uovo leggermente sbattuto con un poco di sale e pepe poi nel pangrattato.
Alla fine friggiamo in olio bollente e serviamo calde calde.
Riuscite ad immaginare il sapore?
Mamma ci fa pure le zucchine ma in tal caso occorrono zucchine di grosse dimensioni da tagliare a rondelle.