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2009-03-26

La feta al forno delle Cuoche dell'altro mondo

Se Trattoria Muvara chiama, CoCò risponde.
Non potevo ignorare neppure quest’anno il simpatico meme lanciato da Aiuolik per il secondo compleanno del suo blog e siccome in teoria già avrei una rubrica nella quale mi occupo di ricette prese a prestito da altri blog non è stato difficile rispondere in tempi ristretti.
C’è una ricetta che non mi appartiene ma che è entrata da mesi nel mio cuore e nel mio forno.
L’ho rubata a Cuoche dell’altro mondo, un food-blog fra i più ricchi e curati di tutta la blogosfera le cui autrici, una romana in Germania ed una milanese in Nuova Zelanda, pur a distanze siderali tra loro riescono a curare amorevolmente (i potenti mezzi della rete) e soprattutto con una certa continuità e comunione di contenuti.
E’ un piatto molto diffuso in Germania, a detta di Alex, seppure abbia tutta l’aria di qualcosa di greco. E’ comunque un piatto senza barrire a ben vedere perché ottimo a qualunque latitudine pur con le modifiche che magari il territorio richiede.
La ricetta originale potete leggerla qui, mentre la mia ve la lascio di seguito.

Non trovo in questo periodo dell’anno quei piccoli peperoni di cui parla Alex (tanto meno all’aceto) e uso dei peperoni verdi a cornetto che affetto in rondelle sottili, le olive non sono greche, vanno benissimo quelle di Gaeta o le Taggiasche, i pomodorini possono essere sostituiti da pomodori grandi ridotti a fette, al posto del basilico si può mettere l’origano per un gusto molto mediterraneo e, addirittura la Feta si può sostituire con il Quartirolo lombardo, è eccezionale comunque. Insomma largo alla fantasia ma non allontanatevi troppo da queste indicazioni potreste non ottenere un risultato degno di menzione.

Feta al forno


Ingredienti:
formaggio Feta o Quartirolo lombardo
pomodorini o pomodori
olive di Gaeta o olive Taggiasche
peperoncini verdi dolci tipo friggitelli o peperoni cornetti
basilico e/o origano
olio extravergine d’oliva
sale e pepe
Porzioniamo il formaggio e disponiamolo in una teglia, da un panetto di quelli comunemente in vendita verranno fuori due porzioni. Tagliamo i pomodorini e distribuiamoli sul formaggio, aggiungiamo i peperoni a rondelle e le olive. Cospargiamo con una manciata di basilico e/o origano condiamo con olio, sale e pepe. Inforniamo per ca. 20 minuti a 180°C.
E' un piatto di quelli che rifarete, non si diemntica facilmente e risolve il problema secondo veloce e vegetariano.

La feta al forno delle Cuoche dell'altro mondo

Se Trattoria Muvara chiama, CoCò risponde.
Non potevo ignorare neppure quest’anno il simpatico meme lanciato da Aiuolik per il secondo compleanno del suo blog e siccome in teoria già avrei una rubrica nella quale mi occupo di ricette prese a prestito da altri blog non è stato difficile rispondere in tempi ristretti.
C’è una ricetta che non mi appartiene ma che è entrata da mesi nel mio cuore e nel mio forno.
L’ho rubata a Cuoche dell’altro mondo, un food-blog fra i più ricchi e curati di tutta la blogosfera le cui autrici, una romana in Germania ed una milanese in Nuova Zelanda, pur a distanze siderali tra loro riescono a curare amorevolmente (i potenti mezzi della rete) e soprattutto con una certa continuità e comunione di contenuti.
E’ un piatto molto diffuso in Germania, a detta di Alex, seppure abbia tutta l’aria di qualcosa di greco. E’ comunque un piatto senza barrire a ben vedere perché ottimo a qualunque latitudine pur con le modifiche che magari il territorio richiede.
La ricetta originale potete leggerla qui, mentre la mia ve la lascio di seguito.

Non trovo in questo periodo dell’anno quei piccoli peperoni di cui parla Alex (tanto meno all’aceto) e uso dei peperoni verdi a cornetto che affetto in rondelle sottili, le olive non sono greche, vanno benissimo quelle di Gaeta o le Taggiasche, i pomodorini possono essere sostituiti da pomodori grandi ridotti a fette, al posto del basilico si può mettere l’origano per un gusto molto mediterraneo e, addirittura la Feta si può sostituire con il Quartirolo lombardo, è eccezionale comunque. Insomma largo alla fantasia ma non allontanatevi troppo da queste indicazioni potreste non ottenere un risultato degno di menzione.

Feta al forno


Ingredienti:
formaggio Feta o Quartirolo lombardo
pomodorini o pomodori
olive di Gaeta o olive Taggiasche
peperoncini verdi dolci tipo friggitelli o peperoni cornetti
basilico e/o origano
olio extravergine d’oliva
sale e pepe
Porzioniamo il formaggio e disponiamolo in una teglia, da un panetto di quelli comunemente in vendita verranno fuori due porzioni. Tagliamo i pomodorini e distribuiamoli sul formaggio, aggiungiamo i peperoni a rondelle e le olive. Cospargiamo con una manciata di basilico e/o origano condiamo con olio, sale e pepe. Inforniamo per ca. 20 minuti a 180°C.
E' un piatto di quelli che rifarete, non si diemntica facilmente e risolve il problema secondo veloce e vegetariano.

2009-03-25

Le 5 cose da cui sono dipendente

E’ da tanto che non accetto l’invito ad un meme, stavolta però sono stata felice dell’invito di Grazia perché si tratta di un meme simpatico a cui rispondo volentieri cercando di darvi qualche informazione su di me.
Il titolo è: Le 5 cose da cui sono dipendente e prima di accingermi a rispondere faccio una piccola premessa non inserirò nelle risposte né mio marito né nessuno dei miei affetti, è un gioco e voglio interpretarlo come tale per cui vi dirò le 5 cose (quasi inutili) senza di cui però non riesco a vivere la mia vita quotidiana
1. Internet: rinuncerei al cellulare, al telefono ed anche al citofono ma non alle e-mail ed al blog;
2. Il minipimer: vi giuro nessuna pubblicità nè palese nè occulta ma ho potuto tastare con mano che mi è impossibile farne a meno quando il mese scorso mi ha inesorabilmente abbandonata, mi sono affrettata a cercare il pezzo di ricambio perché proprio senza non riesco;
3. La carta stampata: scusatemi ma senza riviste e libri non ce la faccio proprio vado come in astinenza e ne ho avuto la prova in crociera dove ho voluto provare a dare uno stacco alla vita quotidiana partendo senza neppure un libro in valigia, risultato… alla prima sosta in Italia non visitavo monumenti ma cercavo un’edicola;
4. Formaggi e latticini: se mi dovesse insorgere un' allergia al lattosio non so come la prenderei, forse arriverei addirittura a pensare di farla finita, la vita non avrebbe più molto senso;
5. La mia solitudine: adoro la compagnia altrui, condividere gli svaghi con le persone care etc. etc. ma ho bisogno di momenti in cui restare sola con me stessa, riposandomi o impegnandomi alla mia maniera senza doverne rendere conto a nessuno.
A chi passo il testimone? Ultimamente sto frequentando poco gli altri blog per mancanza di tempo per cui non so chi lo ha già fatto comunque ci provo:

Se vi va di rispondere ovviamente.

Le 5 cose da cui sono dipendente

E’ da tanto che non accetto l’invito ad un meme, stavolta però sono stata felice dell’invito di Grazia perché si tratta di un meme simpatico a cui rispondo volentieri cercando di darvi qualche informazione su di me.
Il titolo è: Le 5 cose da cui sono dipendente e prima di accingermi a rispondere faccio una piccola premessa non inserirò nelle risposte né mio marito né nessuno dei miei affetti, è un gioco e voglio interpretarlo come tale per cui vi dirò le 5 cose (quasi inutili) senza di cui però non riesco a vivere la mia vita quotidiana
1. Internet: rinuncerei al cellulare, al telefono ed anche al citofono ma non alle e-mail ed al blog;
2. Il minipimer: vi giuro nessuna pubblicità nè palese nè occulta ma ho potuto tastare con mano che mi è impossibile farne a meno quando il mese scorso mi ha inesorabilmente abbandonata, mi sono affrettata a cercare il pezzo di ricambio perché proprio senza non riesco;
3. La carta stampata: scusatemi ma senza riviste e libri non ce la faccio proprio vado come in astinenza e ne ho avuto la prova in crociera dove ho voluto provare a dare uno stacco alla vita quotidiana partendo senza neppure un libro in valigia, risultato… alla prima sosta in Italia non visitavo monumenti ma cercavo un’edicola;
4. Formaggi e latticini: se mi dovesse insorgere un' allergia al lattosio non so come la prenderei, forse arriverei addirittura a pensare di farla finita, la vita non avrebbe più molto senso;
5. La mia solitudine: adoro la compagnia altrui, condividere gli svaghi con le persone care etc. etc. ma ho bisogno di momenti in cui restare sola con me stessa, riposandomi o impegnandomi alla mia maniera senza doverne rendere conto a nessuno.
A chi passo il testimone? Ultimamente sto frequentando poco gli altri blog per mancanza di tempo per cui non so chi lo ha già fatto comunque ci provo:

Se vi va di rispondere ovviamente.

2008-11-18

Racconto anch'io

Non sono brava coi racconti ma devo a Lo questo piccolo sforzo perchè ho molto apprezzato l'originalità della sua idea, una sorta di "ricerca sul campo" che utilizzerà per la sua tesi di laurea.
Da quando ho ricevuto il suo invito mi sto chiedendo perchè ho iniziato a scrivere questo blog, ma la risposta, al di là di quella che ho scritto il giorno in cui ho iniziato quest'avventura e che stento quasi a riconoscere come mia, non ce l'ho.
Concludo quel primo post con questa precisa frase "Avere un blog mi faciliterà spero nel compito di dover trascrivere le mie ricette per parenti, amici e conoscenti. Chi vorrà informazioni dettagliate sulle mie preparazioni potrà attingere da questo diario", in realtà ritengo che a due anni da quella data avere un blog significhi per me, se non tutt'altro, ancora tant'altro rispetto a quello.
Se non so più perchè ho iniziato a scrivere, so però perchè continuo a farlo.
Questo blog è qualcosa di mio, di veramente mio, che posso gestire come voglio.
E' un'opportunità in più che mi sono voluta, seppure inconsapevolmente, regalare per parlare pubblicamente di ciò che amo, è l'opportunità che ho quotidianamente di conoscere gente nuova o di coltivare vecchie amicizie con i miei stessi interessi.
E' l'opportunità per non sentirmi "fuori dal mondo" pur vivendo in una ristrettissima realtà dove difficilmente avrei modo di confrontarmi con gente come me.
E' l'occasione che ho di arricchire me stessa.
Non mi resta che ringraziare Lo e i 1500 lettori che quotidianamente si affacciano a questa mia finestra e che sono lo stimolo quotidiano a fare sempre meglio, con l'augurio che un disegno di legge, a tutti i bloggers ormai tristemente noto, non diventi mai legge.

Racconto anch'io

Non sono brava coi racconti ma devo a Lo questo piccolo sforzo perchè ho molto apprezzato l'originalità della sua idea, una sorta di "ricerca sul campo" che utilizzerà per la sua tesi di laurea.
Da quando ho ricevuto il suo invito mi sto chiedendo perchè ho iniziato a scrivere questo blog, ma la risposta, al di là di quella che ho scritto il giorno in cui ho iniziato quest'avventura e che stento quasi a riconoscere come mia, non ce l'ho.
Concludo quel primo post con questa precisa frase "Avere un blog mi faciliterà spero nel compito di dover trascrivere le mie ricette per parenti, amici e conoscenti. Chi vorrà informazioni dettagliate sulle mie preparazioni potrà attingere da questo diario", in realtà ritengo che a due anni da quella data avere un blog significhi per me, se non tutt'altro, ancora tant'altro rispetto a quello.
Se non so più perchè ho iniziato a scrivere, so però perchè continuo a farlo.
Questo blog è qualcosa di mio, di veramente mio, che posso gestire come voglio.
E' un'opportunità in più che mi sono voluta, seppure inconsapevolmente, regalare per parlare pubblicamente di ciò che amo, è l'opportunità che ho quotidianamente di conoscere gente nuova o di coltivare vecchie amicizie con i miei stessi interessi.
E' l'opportunità per non sentirmi "fuori dal mondo" pur vivendo in una ristrettissima realtà dove difficilmente avrei modo di confrontarmi con gente come me.
E' l'occasione che ho di arricchire me stessa.
Non mi resta che ringraziare Lo e i 1500 lettori che quotidianamente si affacciano a questa mia finestra e che sono lo stimolo quotidiano a fare sempre meglio, con l'augurio che un disegno di legge, a tutti i bloggers ormai tristemente noto, non diventi mai legge.

2008-11-12

Cakes con broccoli e Speck di carrè

Sembrerebbe un piatto estivo, considerato che i cakes sono cibo da pic-nic e simili, ma la presenza nell'impasto dei broccoli e dello Speck di Carrè Bernardi della bottega Esperya, legato e affumicato ancora in modo tradizionale, rendono questi cakes caldi e confortanti al punto giusto.
Un'idea per ben iniziare una cena novembrina o, in versione ancora più ridotta, lo stuzzichino giusto per i buffet delle prossime festività.
Ingredienti per 5 cakes individuali o per uno grande:
3 uova
150 g di farina
1 bustina di lievito per torte salate
1 dl di latte
1 dl di olio extravergine d'oliva
3 cucchiaiate di parmigiano grattugiato
75 g di Speck di Carrè
150 g di broccoli lessati
farina e olio per friggere
sale e pepe q.b.
Passiamo i broccoli a cimette piccole nella farina e friggiamoli in olio bollente, asciughiamo su carta assorbente. Lavoriamo le uova con la farina mescolata al lievito, l'olio, il latte, il parmigiano e un pizzico di sale e pepe. Uniamo i broccoli e lo Speck tagliato a cubetti. Versiamo il composto nelle tegline da mini plum-cake o in una teglia da plum-cake grande imburrata e infarinata. Inforniamo a 180° per 25-30 minuti o finchè facendo la prova delo stecchino lo stesso risulterà asciutto.
Mi sembra la ricetta adatta per partecipare alla raccolta di Antonella dal simpatico titolo Ecchecavolo!!!

Cakes con broccoli e Speck di carrè

Sembrerebbe un piatto estivo, considerato che i cakes sono cibo da pic-nic e simili, ma la presenza nell'impasto dei broccoli e dello Speck di Carrè Bernardi della bottega Esperya, legato e affumicato ancora in modo tradizionale, rendono questi cakes caldi e confortanti al punto giusto.
Un'idea per ben iniziare una cena novembrina o, in versione ancora più ridotta, lo stuzzichino giusto per i buffet delle prossime festività.
Ingredienti per 5 cakes individuali o per uno grande:
3 uova
150 g di farina
1 bustina di lievito per torte salate
1 dl di latte
1 dl di olio extravergine d'oliva
3 cucchiaiate di parmigiano grattugiato
75 g di Speck di Carrè
150 g di broccoli lessati
farina e olio per friggere
sale e pepe q.b.
Passiamo i broccoli a cimette piccole nella farina e friggiamoli in olio bollente, asciughiamo su carta assorbente. Lavoriamo le uova con la farina mescolata al lievito, l'olio, il latte, il parmigiano e un pizzico di sale e pepe. Uniamo i broccoli e lo Speck tagliato a cubetti. Versiamo il composto nelle tegline da mini plum-cake o in una teglia da plum-cake grande imburrata e infarinata. Inforniamo a 180° per 25-30 minuti o finchè facendo la prova delo stecchino lo stesso risulterà asciutto.
Mi sembra la ricetta adatta per partecipare alla raccolta di Antonella dal simpatico titolo Ecchecavolo!!!

2008-10-30

Rosette alla zucca e ricotta con pancetta affumicata

Pensavate che fossero finite le ricette con la zucca? No di certo! Anzi, credo di non conoscere un ortaggio più versatile della Cucurbita maxima. Di questo però siamo tutti consapevoli e, infatti, Soleluna ha deciso di organizzare una raccolta delle nostre ricette con la zucca.
Non potevo ovviamente mancare, partecipo quindi con un primo piatto goloso e consistente seppure dal gusto estremanete delicato
Rosette alla zucca e ricotta con pancetta affumicata

Ingredienti per 6-8 porzioni:
sfoglia per lasagne fresca
400 g di ricotta
1 uovo
1 Kg c.a. di zucca
Parmigiano Reggiano
700-800 ml di latte
50 g di farina
50 g di burro
100 g di pancetta affumicata a cubetti
sale pepe e noce moscata

Tagliamo la zucca a fette e disponiamola in una teglia, inforniamo finchè risulterà ben asciutta. Poi frulliamola con la ricotta, sale, pepe, noce moscata e parmigiano (4-5 cucchiaiate), uniamo l'uovo ed amalgamiamo bene.
Prepariamo un roux con burro e farina, uniamo il latte e lasciamo addensare la salsa besciamella.
Stendiamo il composto alla zucca sulle sfoglie per lasagne (che devono essere sottilissime). Arrotoliamo le sfoglie e tagliamole a trancetti che disporremo in teglia, su un letto di bescamella, a mò di rosette l'una accanto all'altra. Versiamo sulle rosette la restante besciamella, la pancetta e abbondante parmigiano ed inforniamo finchè risulteranno ben dorate.

Rosette alla zucca e ricotta con pancetta affumicata

Pensavate che fossero finite le ricette con la zucca? No di certo! Anzi, credo di non conoscere un ortaggio più versatile della Cucurbita maxima. Di questo però siamo tutti consapevoli e, infatti, Soleluna ha deciso di organizzare una raccolta delle nostre ricette con la zucca.
Non potevo ovviamente mancare, partecipo quindi con un primo piatto goloso e consistente seppure dal gusto estremanete delicato
Rosette alla zucca e ricotta con pancetta affumicata

Ingredienti per 6-8 porzioni:
sfoglia per lasagne fresca
400 g di ricotta
1 uovo
1 Kg c.a. di zucca
Parmigiano Reggiano
700-800 ml di latte
50 g di farina
50 g di burro
100 g di pancetta affumicata a cubetti
sale pepe e noce moscata

Tagliamo la zucca a fette e disponiamola in una teglia, inforniamo finchè risulterà ben asciutta. Poi frulliamola con la ricotta, sale, pepe, noce moscata e parmigiano (4-5 cucchiaiate), uniamo l'uovo ed amalgamiamo bene.
Prepariamo un roux con burro e farina, uniamo il latte e lasciamo addensare la salsa besciamella.
Stendiamo il composto alla zucca sulle sfoglie per lasagne (che devono essere sottilissime). Arrotoliamo le sfoglie e tagliamole a trancetti che disporremo in teglia, su un letto di bescamella, a mò di rosette l'una accanto all'altra. Versiamo sulle rosette la restante besciamella, la pancetta e abbondante parmigiano ed inforniamo finchè risulteranno ben dorate.

2008-10-28

Zuppa di fagioli calabro-messicana

Il nome della ricetta di oggi vi farà forse sorridere ma a volte i piatti nascono così un po' per gioco e, forse, proprio questo è il bello della cucina.
La zuppa è un pò calabra per la presenza della piccantissima 'nduja e un pò messicana perchè a base di fagioli neri. Che poi in effetti c'è un trait d'union tra le due cucine: l'uso, a volte sconsiderato, del piccante.
E' una ricetta di semplice esecuzione ma prima di presentarla a tavola accertatevi che i vostri commensali amino le pietanze infuocate.
Ah! ho deciso di partecipare, con questa zuppa, alla raccolta Zuppe e Minestre promossa da
Cristina, per i dettagli vi rimando a lei
Ingredienti per 2:
1 tazza di fagioli neri messicani
1/2 cipolla rossa
1 rametto di rosmarino
2 cucchiai di salsa di pomodoro
due cucchiaiate circa di 'nduja
sale grosso di Cervia
olio extravergine d'oliva

Io preparo spesso le zuppe con la pentola a pressione per cui il procedimento rimanda all'utilizzo della detta. Tuttavia se avete intenzione di cuocerla in modo tradizionale aumentate il tempo di cottura procedendo allo stesso modo.
Poniamo a bagno i fagioli per una notte. Al momento di cuocerli laviamoli sotto l'acqua corrente e poniamoli nella pentola a pressione con una tazza di acqua e un cucchiaino di sale. Lasciamo cuocere per 10 minuti dal fischio. Poi apriamo la pentola e scoliamo i fagioli dall'acqua di cottura. Nella stessa pentola rosoliamo la cipolla con un filo d'olio, il rosmarino, la salda di pomodoro e la 'nduja, uniamo i fagioli ed un'altra tazza d'acqua. Copriamo la pentola e lasciamo cuocere per altri 10 minuti dal fischio. Alla fine regoliamo di sale e se occorre lasciamo restringere un po' il brodo.
Possiamo servire la zuppa con crostini di pane casereccio.

Zuppa di fagioli calabro-messicana

Il nome della ricetta di oggi vi farà forse sorridere ma a volte i piatti nascono così un po' per gioco e, forse, proprio questo è il bello della cucina.
La zuppa è un pò calabra per la presenza della piccantissima 'nduja e un pò messicana perchè a base di fagioli neri. Che poi in effetti c'è un trait d'union tra le due cucine: l'uso, a volte sconsiderato, del piccante.
E' una ricetta di semplice esecuzione ma prima di presentarla a tavola accertatevi che i vostri commensali amino le pietanze infuocate.
Ah! ho deciso di partecipare, con questa zuppa, alla raccolta Zuppe e Minestre promossa da
Cristina, per i dettagli vi rimando a lei
Ingredienti per 2:
1 tazza di fagioli neri messicani
1/2 cipolla rossa
1 rametto di rosmarino
2 cucchiai di salsa di pomodoro
due cucchiaiate circa di 'nduja
sale grosso di Cervia
olio extravergine d'oliva

Io preparo spesso le zuppe con la pentola a pressione per cui il procedimento rimanda all'utilizzo della detta. Tuttavia se avete intenzione di cuocerla in modo tradizionale aumentate il tempo di cottura procedendo allo stesso modo.
Poniamo a bagno i fagioli per una notte. Al momento di cuocerli laviamoli sotto l'acqua corrente e poniamoli nella pentola a pressione con una tazza di acqua e un cucchiaino di sale. Lasciamo cuocere per 10 minuti dal fischio. Poi apriamo la pentola e scoliamo i fagioli dall'acqua di cottura. Nella stessa pentola rosoliamo la cipolla con un filo d'olio, il rosmarino, la salda di pomodoro e la 'nduja, uniamo i fagioli ed un'altra tazza d'acqua. Copriamo la pentola e lasciamo cuocere per altri 10 minuti dal fischio. Alla fine regoliamo di sale e se occorre lasciamo restringere un po' il brodo.
Possiamo servire la zuppa con crostini di pane casereccio.

2008-10-24

Tartufi Rum e nocciole

Che dite iniziamo già a pensare a qualche regalino dolce per il prossimo Natale o sembra troppo presto?
In realtà un pò prestino è, ed in effetti questi tartufi li possiamo preparare senza ricorrenza, però li ho infiocchettati pensando di portarli alla raccolta This is a present for you di Bicece, che ci invitava a dare suggerimenti anche sulla possibile confezione del goloso pacchetto.
Questi tartufi li vedo proprio bene in un sacchetto trasparente legato con un bel fiocco rosso che fa tanto Natale. La ricetta non è altro che un'altra variante della base dei Tartufini magici rielaborata ancora una volta a modo mio.
Per 20 tartufi c.a.:
125 g di savoiardi
62 g di burro ammorbidito
40 g di zucchero semolato
1 tuorlo d'uovo
2 cucchiai di Rum scuro
20 nocciole tostate
50 g di cioccolato gianduia
50 g di cioccolato fondente al 70% di cacao
riso soffiato nocciolato
Passiamo i biscotti nel mixer riducendoli in polvere. Mettiamoli con lo zucchero in una ciotola, aggiungiamo il burro e lavoriamo con una forchetta (o con le mani) per ottenere un miscuglio omogeneo.
Incorporiamo il tuorlo d'uovo e il Rum.
Lasciamo riposare l'impasto in frigo poi formiamo delle palline collocando una nocciola al centro di ognuna. Fondiamo i due tipi di cioccolato e rivestiamone i tartufi che rotoleremo subito nel riso soffiato nocciolato in modo che se ne ricoprano integralmente.

Tartufi Rum e nocciole

Che dite iniziamo già a pensare a qualche regalino dolce per il prossimo Natale o sembra troppo presto?
In realtà un pò prestino è, ed in effetti questi tartufi li possiamo preparare senza ricorrenza, però li ho infiocchettati pensando di portarli alla raccolta This is a present for you di Bicece, che ci invitava a dare suggerimenti anche sulla possibile confezione del goloso pacchetto.
Questi tartufi li vedo proprio bene in un sacchetto trasparente legato con un bel fiocco rosso che fa tanto Natale. La ricetta non è altro che un'altra variante della base dei Tartufini magici rielaborata ancora una volta a modo mio.
Per 20 tartufi c.a.:
125 g di savoiardi
62 g di burro ammorbidito
40 g di zucchero semolato
1 tuorlo d'uovo
2 cucchiai di Rum scuro
20 nocciole tostate
50 g di cioccolato gianduia
50 g di cioccolato fondente al 70% di cacao
riso soffiato nocciolato
Passiamo i biscotti nel mixer riducendoli in polvere. Mettiamoli con lo zucchero in una ciotola, aggiungiamo il burro e lavoriamo con una forchetta (o con le mani) per ottenere un miscuglio omogeneo.
Incorporiamo il tuorlo d'uovo e il Rum.
Lasciamo riposare l'impasto in frigo poi formiamo delle palline collocando una nocciola al centro di ognuna. Fondiamo i due tipi di cioccolato e rivestiamone i tartufi che rotoleremo subito nel riso soffiato nocciolato in modo che se ne ricoprano integralmente.

2008-07-10

Anni 80's Restyling

L'iniziativa lanciata da Salsa di Sapa che ci invita alla celebrazione dei mitici anni '80 mediante la rivisitazione di un piatto dell'epoca mi ha spinto oltre che al ricordo allo studio dei piatti di quegli anni in cui, data l'età, mangiavo ma non cucinavo.
Tra le fonti ho reperito curiosi dettagli nel libro di Stefania Aphel Barzini dal titolo Così mangiavamo, ho appreso che oltre alla onnipresente rucola ed alla tagliata, erano parecchio gettonate le scaloppine, le trote (meglio se salmonate), la pasta con panna e salmone ereditata dal decennio precedente, ma anche il vitel tonnè e l'insalata russa. Tutti piatti che negli anni in cui fecero la loro comparsa fast food e paninoteche, consentivano di essere consumato in piedi.
Chi ha buona memoria ricorderà senz'altro che ad ogni festa che si rispettasse non poteva mancare la famosa insalata di riso che come tutte le insalatone piatto unico, che presero piede in quegli anni, non poteva fare a meno della calorica maionese e del mais in scatola, un vero avvento per il periodo.
Secondo la Barzini si trattò di una "orribile trovata il cui inventore andrebbe messo al muro", io invece non nascondo che quando ho voglia di riassaporare il gusto delle estati di quando ero piccola non posso non prepararla.
Così per l'occasione mi sembrava il piatto più giusto da proporre e l'ho fatto in due modi diversi, anche per giocare un pò sui mutamenti estetici che hanno subito i piatti nel corso degli anni.
In versione Original anni' 80
presentata come facevamo una volta alle feste:

il megacupolone di insalata decorato con uova sode, pomodorini, olive e ciuffetti di maionese.

La Versione nuovo millennio:

che mantiene i medesimi ingredienti ma vede una presentazione monoporzione e leggermente destrutturata, in linea con i gusti di oggi.
La preparazione è quanto di più semplice e banale possa esistere, basta lessare del riso parboiled e poi arricchirlo con wurstel (scottati o alla griglia), mais in scatola, tonno all'olio di oliva, sott'aceti misti, olive denocciolate, carciofini sott'olio e poi uova sode, pomodorini e maionese a volontà.
Nella nuova versione ho inserito l'insalata preparata nelle vaschettine monoporzione che una volta sformate nei piatti ho arricchito con uova farcite di tonno e maionese, pomodorini, germogli di cappero e ciuffetti di maionese. Per preparare le uova occorre prima rassodarle poi dividerle in due e farcirle con la crema ottenuta lavorando i tuorli con del tonno in scatola e la maionese. Per le dosi più o meno ogni 4 uova, 80 g di tonno ed una cucchiaiata di maionese.
E' il caso di non approfittare di questo tipo di preparazione, poco corretta dal punto di vista nutrizionale, però come piatto per ricordare gli anni che rappresentano la nostra generazione di fenomeni trovo sia l'ideale.

Anni 80's Restyling

L'iniziativa lanciata da Salsa di Sapa che ci invita alla celebrazione dei mitici anni '80 mediante la rivisitazione di un piatto dell'epoca mi ha spinto oltre che al ricordo allo studio dei piatti di quegli anni in cui, data l'età, mangiavo ma non cucinavo.
Tra le fonti ho reperito curiosi dettagli nel libro di Stefania Aphel Barzini dal titolo Così mangiavamo, ho appreso che oltre alla onnipresente rucola ed alla tagliata, erano parecchio gettonate le scaloppine, le trote (meglio se salmonate), la pasta con panna e salmone ereditata dal decennio precedente, ma anche il vitel tonnè e l'insalata russa. Tutti piatti che negli anni in cui fecero la loro comparsa fast food e paninoteche, consentivano di essere consumato in piedi.
Chi ha buona memoria ricorderà senz'altro che ad ogni festa che si rispettasse non poteva mancare la famosa insalata di riso che come tutte le insalatone piatto unico, che presero piede in quegli anni, non poteva fare a meno della calorica maionese e del mais in scatola, un vero avvento per il periodo.
Secondo la Barzini si trattò di una "orribile trovata il cui inventore andrebbe messo al muro", io invece non nascondo che quando ho voglia di riassaporare il gusto delle estati di quando ero piccola non posso non prepararla.
Così per l'occasione mi sembrava il piatto più giusto da proporre e l'ho fatto in due modi diversi, anche per giocare un pò sui mutamenti estetici che hanno subito i piatti nel corso degli anni.
In versione Original anni' 80
presentata come facevamo una volta alle feste:

il megacupolone di insalata decorato con uova sode, pomodorini, olive e ciuffetti di maionese.

La Versione nuovo millennio:

che mantiene i medesimi ingredienti ma vede una presentazione monoporzione e leggermente destrutturata, in linea con i gusti di oggi.
La preparazione è quanto di più semplice e banale possa esistere, basta lessare del riso parboiled e poi arricchirlo con wurstel (scottati o alla griglia), mais in scatola, tonno all'olio di oliva, sott'aceti misti, olive denocciolate, carciofini sott'olio e poi uova sode, pomodorini e maionese a volontà.
Nella nuova versione ho inserito l'insalata preparata nelle vaschettine monoporzione che una volta sformate nei piatti ho arricchito con uova farcite di tonno e maionese, pomodorini, germogli di cappero e ciuffetti di maionese. Per preparare le uova occorre prima rassodarle poi dividerle in due e farcirle con la crema ottenuta lavorando i tuorli con del tonno in scatola e la maionese. Per le dosi più o meno ogni 4 uova, 80 g di tonno ed una cucchiaiata di maionese.
E' il caso di non approfittare di questo tipo di preparazione, poco corretta dal punto di vista nutrizionale, però come piatto per ricordare gli anni che rappresentano la nostra generazione di fenomeni trovo sia l'ideale.

2008-06-09

Torta soffice di piselli con Bucun de la Regiura

Qualcuno penserà che sono una gran maleducata. Bè come dargli torto, ricevo premi, vengo invitata ai meme e sembra che non mi dia nessuna cura di partecipare e di ringraziare pubblicamente, non posso allora che esser tacciata di maleducazione. Però in effetti ho le mie ragioni, in questo periodo sono completamente assorbita dal lavoro, dalla nuova casa, dai preparativi del matrimonio, insomma è quello che definirei un periodaccio, non dormo neppure la notte e mi riposo solo quando cucino, fotografo e gusto le mie preparazioni.
Però oggi ho deciso di dividere la mia Torta soffice di piselli con Precisina e la mitica Velia che mi hanno insignita del premio meme [R]evolution. Poi vorrei offrire una fetta a tutti voi che mi avete invitata ai meme a cui non ho partecipato, quello musicale, quello delle sei cose e forse qualcun' altro, spiegandovi che se non l'ho fatto è che comunque in archivio troverete delle risposte a meme simili e poi ho deciso che nel blog voglio parlare solo di cucina e quindi la musica non è che c'entri proprio tanto, salvo se parliamo di sinfonie di sapori. Alla fine ho deciso che preparando una porzione un pò più grande forse posso portarla alla Cena virtuale di Dolcezza, che faccio giusto in tempo per la partita di stasera, non è un tricolore però se aggiungo due pomodorini alla decorazione lo diventa molto facilmente!
Insomma non mi resta che lasciarvi la ricetta, che tra l'altro non mi appartiene nemmeno, l'ho rubata a Cucina Italiana del mese di maggio e seguendo il consiglio della signora Olga l'ho servita con un delizioso caprino il Bucun de la Regiura di "Esperyana" provenienza. E' uno dei 35 tipi di formaggio prodotti da Valentina Canò e suo marito con latte crudo di capra. Il Bucun de la Regiura è aromatizzato con crusca e noci e offre un ampio ventaglio di sensazioni che vanno dal dolce iniziale al classico retrogusto acidulo dei formaggi di capra. Un formaggiomolto gustoso da assaporare in diversi momenti della sua stagionatura per coglierne appieno tutte le sensazioni.
Torta soffice di piselli
160 g di piselli lessati
120 g di farina
100 g di burro morbido
40 g di grana grattugiato
30 g di fecola
15 g latte
4 g di lievito in polvere per torte salate
3 uova
sale e pepe
Passiamo i piselli al setaccio e lavoriamoli in modo da ottenere una sorta di purè. Montiamolo usando le fruste elettriche con il burro per 15 minuti. Uniamo i tuorli, la farina, la fecola, il lievito, il grana, il latte, un pizzioco di sale e una macinata di pepe. Incorporiamo poi gli albumi a neve ben ferma con un pò di sale. Versiamo il composto in uno stampo a cerniera di 18 cm imburrato e infarinato e inforniamo a 180° per 35 minuti. Una volta sformata, serviamo la torta, ancora tiepida, a fette con riccioli di caprino.

Torta soffice di piselli con Bucun de la Regiura

Qualcuno penserà che sono una gran maleducata. Bè come dargli torto, ricevo premi, vengo invitata ai meme e sembra che non mi dia nessuna cura di partecipare e di ringraziare pubblicamente, non posso allora che esser tacciata di maleducazione. Però in effetti ho le mie ragioni, in questo periodo sono completamente assorbita dal lavoro, dalla nuova casa, dai preparativi del matrimonio, insomma è quello che definirei un periodaccio, non dormo neppure la notte e mi riposo solo quando cucino, fotografo e gusto le mie preparazioni.
Però oggi ho deciso di dividere la mia Torta soffice di piselli con Precisina e la mitica Velia che mi hanno insignita del premio meme [R]evolution. Poi vorrei offrire una fetta a tutti voi che mi avete invitata ai meme a cui non ho partecipato, quello musicale, quello delle sei cose e forse qualcun' altro, spiegandovi che se non l'ho fatto è che comunque in archivio troverete delle risposte a meme simili e poi ho deciso che nel blog voglio parlare solo di cucina e quindi la musica non è che c'entri proprio tanto, salvo se parliamo di sinfonie di sapori. Alla fine ho deciso che preparando una porzione un pò più grande forse posso portarla alla Cena virtuale di Dolcezza, che faccio giusto in tempo per la partita di stasera, non è un tricolore però se aggiungo due pomodorini alla decorazione lo diventa molto facilmente!
Insomma non mi resta che lasciarvi la ricetta, che tra l'altro non mi appartiene nemmeno, l'ho rubata a Cucina Italiana del mese di maggio e seguendo il consiglio della signora Olga l'ho servita con un delizioso caprino il Bucun de la Regiura di "Esperyana" provenienza. E' uno dei 35 tipi di formaggio prodotti da Valentina Canò e suo marito con latte crudo di capra. Il Bucun de la Regiura è aromatizzato con crusca e noci e offre un ampio ventaglio di sensazioni che vanno dal dolce iniziale al classico retrogusto acidulo dei formaggi di capra. Un formaggiomolto gustoso da assaporare in diversi momenti della sua stagionatura per coglierne appieno tutte le sensazioni.
Torta soffice di piselli
160 g di piselli lessati
120 g di farina
100 g di burro morbido
40 g di grana grattugiato
30 g di fecola
15 g latte
4 g di lievito in polvere per torte salate
3 uova
sale e pepe
Passiamo i piselli al setaccio e lavoriamoli in modo da ottenere una sorta di purè. Montiamolo usando le fruste elettriche con il burro per 15 minuti. Uniamo i tuorli, la farina, la fecola, il lievito, il grana, il latte, un pizzioco di sale e una macinata di pepe. Incorporiamo poi gli albumi a neve ben ferma con un pò di sale. Versiamo il composto in uno stampo a cerniera di 18 cm imburrato e infarinato e inforniamo a 180° per 35 minuti. Una volta sformata, serviamo la torta, ancora tiepida, a fette con riccioli di caprino.

2008-04-28

Il mio piatto della consolazione? Gli gnocchi di patate

Mi è stato chiesto, prima da Alessia e poi da Max, di parlare del mio "piatto della consolazione", ovvero di quel piatto che è capace di tirarmi su nei momenti un pò tristi, il piatto -aggiungerei io- che se anche la giornata non è stata delle migliori riesce a farmi dimenticare tutto e a stamparmi sul volto quel sorrisetto da bimba felice. Ci sono molti dolci che mi danno una sensazione simile, poi ci sono i risotti, le lasagne ed a volte un semplice panino (condito come Dio comanda), ma il mio vero piatto della consolazione sono gli gnocchi di patate preparati in casa e conditi col sugo di carne o di pomodoro o con il gorgonzola o in mille altri modi purchè siano gnocchi veri, di vere patate. Ho voluto rendere questo piatto gradevole anche alla vista per dimostrare che in fondo è possibile servire i classici gnocchi con un vestitino della festa.

Gnocchi al sugo di coda in cestino di parmigiano
Per il sugo:
coda di bovino adulto
passata di pomodoro
cipolla, carota e sedano
olio extravergine d'oliva
sale e pepe
Per gli gnocchi:
1 kg di patate
300 g di farina 00
1 uovo
Per i cestini e per condire:
Parmigiano grattugiato in abbondanza

Iniziamo dal sugo, per fare le cose per bene non bisogna aver fretta, per questo tipo di sugo ci vuole una lenta cottura.
Tritiamo cipolla, carota e sedano e soffriggiamole con l'olio, uniamo la coda spezzettata, rosoliamo, saliamo, pepiamo ed aggiungiamo la passata di pomodoro. Uniamo dell'acqua copriamo la pentola e lasciamo cuocere per tre ore circa o pure più (mi raccomando però mai superare le sei ore di cottura).
Per gli gnocchi: lessiamo le patate, passiamole con l'apposito attrezzo ottenendo una purea, aggiungiamo la farina e l'uovo e poi stendiamo l'impasto con le mani in un filoncino sottile da cui ricaveremo tanti tocchetti che caveremo con la punta delle dita. Versiamoli in acqua bollente e tiriamoli su man mano che vengono a galla. Condiamoli con il sugo preparato.
Prepariamo i cestini di parmigiano versando tre - quattro cucchiaiate di formaggio in una padella calda antiaderente, quando il formaggio si rapprende versiamo il disco ottenuto cu una ciotola rovesciata sul piano di lavoro facendogli prendere la forma di una ciotola nella quale serviremo (subito prima che si sciolga) i nostri gnocchi.
Ho dimenticato che devo passare la palla a qualcuno, ufficialmente la passo a Grazia ma ufficiosamente a chiunque abbia voglia di rispondere.

Il mio piatto della consolazione? Gli gnocchi di patate

Mi è stato chiesto, prima da Alessia e poi da Max, di parlare del mio "piatto della consolazione", ovvero di quel piatto che è capace di tirarmi su nei momenti un pò tristi, il piatto -aggiungerei io- che se anche la giornata non è stata delle migliori riesce a farmi dimenticare tutto e a stamparmi sul volto quel sorrisetto da bimba felice. Ci sono molti dolci che mi danno una sensazione simile, poi ci sono i risotti, le lasagne ed a volte un semplice panino (condito come Dio comanda), ma il mio vero piatto della consolazione sono gli gnocchi di patate preparati in casa e conditi col sugo di carne o di pomodoro o con il gorgonzola o in mille altri modi purchè siano gnocchi veri, di vere patate. Ho voluto rendere questo piatto gradevole anche alla vista per dimostrare che in fondo è possibile servire i classici gnocchi con un vestitino della festa.

Gnocchi al sugo di coda in cestino di parmigiano
Per il sugo:
coda di bovino adulto
passata di pomodoro
cipolla, carota e sedano
olio extravergine d'oliva
sale e pepe
Per gli gnocchi:
1 kg di patate
300 g di farina 00
1 uovo
Per i cestini e per condire:
Parmigiano grattugiato in abbondanza

Iniziamo dal sugo, per fare le cose per bene non bisogna aver fretta, per questo tipo di sugo ci vuole una lenta cottura.
Tritiamo cipolla, carota e sedano e soffriggiamole con l'olio, uniamo la coda spezzettata, rosoliamo, saliamo, pepiamo ed aggiungiamo la passata di pomodoro. Uniamo dell'acqua copriamo la pentola e lasciamo cuocere per tre ore circa o pure più (mi raccomando però mai superare le sei ore di cottura).
Per gli gnocchi: lessiamo le patate, passiamole con l'apposito attrezzo ottenendo una purea, aggiungiamo la farina e l'uovo e poi stendiamo l'impasto con le mani in un filoncino sottile da cui ricaveremo tanti tocchetti che caveremo con la punta delle dita. Versiamoli in acqua bollente e tiriamoli su man mano che vengono a galla. Condiamoli con il sugo preparato.
Prepariamo i cestini di parmigiano versando tre - quattro cucchiaiate di formaggio in una padella calda antiaderente, quando il formaggio si rapprende versiamo il disco ottenuto cu una ciotola rovesciata sul piano di lavoro facendogli prendere la forma di una ciotola nella quale serviremo (subito prima che si sciolga) i nostri gnocchi.
Ho dimenticato che devo passare la palla a qualcuno, ufficialmente la passo a Grazia ma ufficiosamente a chiunque abbia voglia di rispondere.