2015-07-30

C'è vita nel Parco del Pollino: al via "La principessa"

Sabato 1 agosto a CAMPOTENESE, alla presenza del presidente della Regione Calabria, on. Mario Olivero, del Vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, del presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, del sindaco di Morano Calabro, Nicolò De Bartolo nel cuore del Piano di Campotenese sarà inaugurato il Centro di Turismo Rurale. Si chiamerà “La principessa” la struttura realizzata con i fondi del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Calabria che si propone quale centro di accoglienza e ospitalità per quanti amano il turismo naturalistico oltre a rappresentare una vetrina permanente di tutte le produzioni di qualità della  locale filiera agro-alimentare.
L’apertura ufficiale de "la principessa", centro ecosostenibile progettato dall’architetto Mario Cucinella, sarà celebrata con le bontà territoriali trasformate in piatti gourmet dalla rete di giovani chef calabresi Cooking Soon. Saranno loro che in modo originale incontreranno i prodotti ed i produttori del Pollino per regalare un menù  unico con cibi fortemente legati al territorio, sintesi delle culture e delle colture della Montagna del Sud, area di grande fascino.
Sarà questo l'evento finale di una due giorni organizzata dall'Ente Parco insieme al Gal Pollino Sviluppo diretto da Francesco Arcidiacono che si preannuncia molto interessante per quanto riguarda la conoscenza del territorio
 
L'evento vedrà presenti nel territorio calabrese diversi giornalisti di stampa enogastronomica nazionale che discuteranno di colture e culture rinomate, vivendo momenti esperienziali con chi i prodotti della natura è capace di valorizzarli. Il campo base dell'accoglienza sarà Mormanno dove gli operatori turistici cittadini e la rete MADE in Pollino (Mormanno Accoglienza Diffusa Esperienziale) godranno della rete di ospitalità diffusa tra le case del borgo montano. Si inizia venerdì 31 dal Teatro Comunale di Mormanno con il ritorno della Lenticchia di Mormanno e il focus su ospitalità e paesaggi, colture e culture, che si aprirà con l'intervento del Gal ed altri testimonial, prima di godere della bontà del bocconotto, della lenticchia e della musica dell'Orchestra di Fiati di Morano e la cena dello Chef cassanese, Luigi Ferraro, presso la Locanda del Parco. 
Il giorno dopo sarà il Sindaco di Cerchiara, Antonio Carlomagno, ad accogliere insieme alla fondazione di Santa Maria delle Armi, presieduta da Luca Franzese, e del rettore del luogo sacro, don Maurizio Bloise, la comitiva di ospiti che nella mattinata conosceranno l'arte casearia di Giuseppe Barletta dei Dolci Pascoli a Morano Calabro, prima di arrivare nello splendido scenario di Palazzo Pignatelli, della famiglia Carlomagno, che farà da casa ospitale per il pranzo frugale dei contadini, prima di terminare il viaggio nel Pollino presso il Centro di Turismo Rurale del Parco dove, come già detto, sarà la volta dell'ensamble Cooking Soon.
Sarò presente all'evento per cui vi aggiornerò spero sulla mia pagina FB.

C'è vita nel Parco del Pollino: al via "La principessa"

Sabato 1 agosto a CAMPOTENESE, alla presenza del presidente della Regione Calabria, on. Mario Olivero, del Vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, del presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, del sindaco di Morano Calabro, Nicolò De Bartolo nel cuore del Piano di Campotenese sarà inaugurato il Centro di Turismo Rurale. Si chiamerà “La principessa” la struttura realizzata con i fondi del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Calabria che si propone quale centro di accoglienza e ospitalità per quanti amano il turismo naturalistico oltre a rappresentare una vetrina permanente di tutte le produzioni di qualità della  locale filiera agro-alimentare.
L’apertura ufficiale de "la principessa", centro ecosostenibile progettato dall’architetto Mario Cucinella, sarà celebrata con le bontà territoriali trasformate in piatti gourmet dalla rete di giovani chef calabresi Cooking Soon. Saranno loro che in modo originale incontreranno i prodotti ed i produttori del Pollino per regalare un menù  unico con cibi fortemente legati al territorio, sintesi delle culture e delle colture della Montagna del Sud, area di grande fascino.
Sarà questo l'evento finale di una due giorni organizzata dall'Ente Parco insieme al Gal Pollino Sviluppo diretto da Francesco Arcidiacono che si preannuncia molto interessante per quanto riguarda la conoscenza del territorio
 
L'evento vedrà presenti nel territorio calabrese diversi giornalisti di stampa enogastronomica nazionale che discuteranno di colture e culture rinomate, vivendo momenti esperienziali con chi i prodotti della natura è capace di valorizzarli. Il campo base dell'accoglienza sarà Mormanno dove gli operatori turistici cittadini e la rete MADE in Pollino (Mormanno Accoglienza Diffusa Esperienziale) godranno della rete di ospitalità diffusa tra le case del borgo montano. Si inizia venerdì 31 dal Teatro Comunale di Mormanno con il ritorno della Lenticchia di Mormanno e il focus su ospitalità e paesaggi, colture e culture, che si aprirà con l'intervento del Gal ed altri testimonial, prima di godere della bontà del bocconotto, della lenticchia e della musica dell'Orchestra di Fiati di Morano e la cena dello Chef cassanese, Luigi Ferraro, presso la Locanda del Parco. 
Il giorno dopo sarà il Sindaco di Cerchiara, Antonio Carlomagno, ad accogliere insieme alla fondazione di Santa Maria delle Armi, presieduta da Luca Franzese, e del rettore del luogo sacro, don Maurizio Bloise, la comitiva di ospiti che nella mattinata conosceranno l'arte casearia di Giuseppe Barletta dei Dolci Pascoli a Morano Calabro, prima di arrivare nello splendido scenario di Palazzo Pignatelli, della famiglia Carlomagno, che farà da casa ospitale per il pranzo frugale dei contadini, prima di terminare il viaggio nel Pollino presso il Centro di Turismo Rurale del Parco dove, come già detto, sarà la volta dell'ensamble Cooking Soon.
Sarò presente all'evento per cui vi aggiornerò spero sulla mia pagina FB.

Pane alla rosamarina, il Piemonte e la Calabria s'incontrano ancora

Canovaccio Busatti
Anticipo l'appuntamento d'agosto con la mia nuova rubrica Progetto Piemonte Calabria in collaborazione con Shop Piemonte dal momento che poi in vacanza non so cosa riesco o abbia voglia di fare.
Come sa chi mi legge mi lascio molto suggestionare dai libri, mi piace scovarne su determinati argomenti, confrontarli per trarne arricchimento. Ho fatto anche stavolta così in materia di pane. Mettetevi comodi che si tratta di un post molto lungo.
Il mio percorso è iniziato circa un annetto fa con un libro che mi ha attratto in primis per il titolo che portava Il senso di Davide per la Farina, parliamo di Davide Longoni, panificatore per passione. Si tratta di una pubblicazione Ponte alle Grazie in cui l'autore racconta la storia della sua passione per il pane, alimento simbolico, concentrato di storia, prodotto di eccellenza ma anche mistero, magia, sorpresa che si rinnova a ogni impasto. Leggiamo all'inizio "Per scrivere questo libro mi sono dovuto voltare indietro per capire come sono arrivato fin qui. E mi sono dovuto anche proiettare in avanti, per sentire come diventerò. Sono sicuro, con questo lavoro non sarò mai ricco, tra qualche anno avrò la schiena curva come mio padre, le mani saranno deformate dall’artrite, avrò pochi buoni amici. Ma almeno avrò fatto qualcosa di cui posso essere fiero." e poi alla fine "Ecco il succo dei dieci anni che ho passato facendo il pane, ecco la speranza e il coraggio del mio futuro. Voglio continuare a impastare idee e farina, scoperte ed eredità. Voglio regalare la mia pasta madre a chi incontrerò per strada, perché il mio lievito cresca in mille pani diversi. Voglio continuare a insegnare, a imparare dai giovani artigiani che formerò. Magari sotto gli ulivi". Attraverso le ricette e le indicazioni di Davide possiamo anche noi veder lievitare e prendere forma la stessa passione nel pane più buono, fragrante e profumato che ci sia.
Come sapete si può viaggiare  e conoscere un territorio in tanti modi diversi, scopriamo che lo si può fare attraverso i pani grazie a Rita Monastero che nel suo I Pani Dimenticati edito da Gribaudo ci porta a scoprire i sapori di una volta lungo tutta la penisola Italiana. Sicuramente conoscerete l'autrice per le sue partecipazioni a Geo&Geo, io ebbi modo di parlarvi di un altro suo lavoro sull'Arte bianca un po' di tempo fa. Questo è un libro che va oltre le ricette e ci immerge nelle tradizioni e nei luoghi a cui quelle tradizioni appartengono, del resto in Italia non c'è un comune dove non vi sia un forno o anche solo una casa che produca ancora qualche eccellente prodotto di tradizione. Certo le ricette non mancano, sono cento quelle del libro che raccontano altrettanti pani dimenticati, tutte sapientemente fotografate in modo da renderle irresistibili.
E' il frutto di vent'anni di studi il lavoro di Predrag Matvejevic pubblicato da Garzanti Elefanti sotto il nome di Pane Nostro. Uno studio completo e articolato sulla storia del pane e dell'umanità tutta. Una grande storia ricca di sapienza e poesia. Come avverte Enzo Bianchi nella prefazione: "Ciascuno troverà in queste pagine pane per la sua fame: sia essa anelito di fede o attesa di giustizia, sia stupore per il seme che cresce misteriosamente oppure curiosità di ripercorrere le infinite «vie» nel tempo e nello spazio di questo cibo che nasce dalla stanzialità del contadino, sia ancora desiderio di conoscere la feconda fantasia dell'uomo che ha saputo dare forme e consistenze sempre diverse a quell'unico alimento così da renderlo appetibile e accessibile nelle situazioni più disparate". Dalla Mesopotamia alle tavole del mondo intero impariamo a conoscere il pane anche attraverso i riti e le manifestazioni d'arte che da sempre lo vedono protagonista.
Pane quotidiano di Marco Rotini per Stampa Alternativa affronta anch'esso l'argomento pane fornendocene una visione storica meticolosa che parte dalle origini dal “pane dei faraoni” per arrivare alle ricette dei nostri bisnonni e all’avvento della panificazione industriale, soffermandosi sull'archeologia dei macchinari utilizzati nella panificazione.
Ci illustra poi come fare del buon pane a casa propria, partendo dalla scelta delle farine e dalla preparazione del lievito madre "Se vogliamo dare al pane il ruolo di alimento sostanziale dell'uomo, questo dev'essere integrale: non può essere fatto con farine "morte" (come le comuni farine bianche), ma con farine "vive" come le farine integrali o leggermente abburattate e macinate di fresco. La lievitazione deve esser fatta con pasta acida naturale, cioè deve avvenire per mezzo dei fermenti presenti naturalmente nella farina." . Una guida e un “antiricettario” per riscoprire il vero pane di una volta, conoscerlo e farselo da soli, anche senza glutine!

Un pane che qui da noi si trova in alcune panetterie è quello con la sardina o rosamarina che dir si voglia. Sto parlando di un tipico prodotto calabrese conosciuto simpaticamente anche come caviale del sud, che consiste in novellame di pesce azzurro condito con sale e peperoncino e poi stagionato, è una conserva spalmabile che qui arricchisce bruschette e insalate e che impiegata nella preparazione del pane lo rende uno straordinario spuntino. 
Ma cos'avrà di piemontese questo pane? La farina del Mulino Marino scelta nella varietà sette effe di grano tenero, grano duro, segale, farro, mais, riso e grano saraceno tutti da agricoltura biologica seguendo alti criteri di qualità e proveniente dallo Shop Piemonte. Con questo pane ho voluto abbinare un'altra eccellenza del mio territorio la birra Denis del Birrificio artigianale Gianfranco Blandino.
Pane alla rosamarina
500 g di farina sette effe (di grani misti)
30 g polvere di lievito madre
200 g acqua
50 g latte
50 g olio
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di sale

2 cucchiaiate di rosamarina
Miscelare la farina con il sale, aggiungere la polvere di lievito e poi i liquidi e l'olio. Mettere a lievitare in un posto caldo e al riparo da correnti, per circa due ore. Stendere l'impasto in un rettangolo, spalmarlo di rosamarina (se troppo piccante metterne dimeno). Avvolgere l'impasto su se stesso formando un rotolo e ritagliarlo in sezioni di 5-6 cm, affiancare i rotolini in una teglia, lasciando un po' di spazio tra uno e l'altro. Lasciare lievitare fino al raddoppio e poi infornare a 200°, per mezz'ora circa, quando il pane avrà preso colore provare la cottura con lo stecchino. Sbocconcellare il pane tiepido con un bicchiere di birra fredda.

Pane alla rosamarina, il Piemonte e la Calabria s'incontrano ancora

Canovaccio Busatti
Anticipo l'appuntamento d'agosto con la mia nuova rubrica Progetto Piemonte Calabria in collaborazione con Shop Piemonte dal momento che poi in vacanza non so cosa riesco o abbia voglia di fare.
Come sa chi mi legge mi lascio molto suggestionare dai libri, mi piace scovarne su determinati argomenti, confrontarli per trarne arricchimento. Ho fatto anche stavolta così in materia di pane. Mettetevi comodi che si tratta di un post molto lungo.
Il mio percorso è iniziato circa un annetto fa con un libro che mi ha attratto in primis per il titolo che portava Il senso di Davide per la Farina, parliamo di Davide Longoni, panificatore per passione. Si tratta di una pubblicazione Ponte alle Grazie in cui l'autore racconta la storia della sua passione per il pane, alimento simbolico, concentrato di storia, prodotto di eccellenza ma anche mistero, magia, sorpresa che si rinnova a ogni impasto. Leggiamo all'inizio "Per scrivere questo libro mi sono dovuto voltare indietro per capire come sono arrivato fin qui. E mi sono dovuto anche proiettare in avanti, per sentire come diventerò. Sono sicuro, con questo lavoro non sarò mai ricco, tra qualche anno avrò la schiena curva come mio padre, le mani saranno deformate dall’artrite, avrò pochi buoni amici. Ma almeno avrò fatto qualcosa di cui posso essere fiero." e poi alla fine "Ecco il succo dei dieci anni che ho passato facendo il pane, ecco la speranza e il coraggio del mio futuro. Voglio continuare a impastare idee e farina, scoperte ed eredità. Voglio regalare la mia pasta madre a chi incontrerò per strada, perché il mio lievito cresca in mille pani diversi. Voglio continuare a insegnare, a imparare dai giovani artigiani che formerò. Magari sotto gli ulivi". Attraverso le ricette e le indicazioni di Davide possiamo anche noi veder lievitare e prendere forma la stessa passione nel pane più buono, fragrante e profumato che ci sia.
Come sapete si può viaggiare  e conoscere un territorio in tanti modi diversi, scopriamo che lo si può fare attraverso i pani grazie a Rita Monastero che nel suo I Pani Dimenticati edito da Gribaudo ci porta a scoprire i sapori di una volta lungo tutta la penisola Italiana. Sicuramente conoscerete l'autrice per le sue partecipazioni a Geo&Geo, io ebbi modo di parlarvi di un altro suo lavoro sull'Arte bianca un po' di tempo fa. Questo è un libro che va oltre le ricette e ci immerge nelle tradizioni e nei luoghi a cui quelle tradizioni appartengono, del resto in Italia non c'è un comune dove non vi sia un forno o anche solo una casa che produca ancora qualche eccellente prodotto di tradizione. Certo le ricette non mancano, sono cento quelle del libro che raccontano altrettanti pani dimenticati, tutte sapientemente fotografate in modo da renderle irresistibili.
E' il frutto di vent'anni di studi il lavoro di Predrag Matvejevic pubblicato da Garzanti Elefanti sotto il nome di Pane Nostro. Uno studio completo e articolato sulla storia del pane e dell'umanità tutta. Una grande storia ricca di sapienza e poesia. Come avverte Enzo Bianchi nella prefazione: "Ciascuno troverà in queste pagine pane per la sua fame: sia essa anelito di fede o attesa di giustizia, sia stupore per il seme che cresce misteriosamente oppure curiosità di ripercorrere le infinite «vie» nel tempo e nello spazio di questo cibo che nasce dalla stanzialità del contadino, sia ancora desiderio di conoscere la feconda fantasia dell'uomo che ha saputo dare forme e consistenze sempre diverse a quell'unico alimento così da renderlo appetibile e accessibile nelle situazioni più disparate". Dalla Mesopotamia alle tavole del mondo intero impariamo a conoscere il pane anche attraverso i riti e le manifestazioni d'arte che da sempre lo vedono protagonista.
Pane quotidiano di Marco Rotini per Stampa Alternativa affronta anch'esso l'argomento pane fornendocene una visione storica meticolosa che parte dalle origini dal “pane dei faraoni” per arrivare alle ricette dei nostri bisnonni e all’avvento della panificazione industriale, soffermandosi sull'archeologia dei macchinari utilizzati nella panificazione.
Ci illustra poi come fare del buon pane a casa propria, partendo dalla scelta delle farine e dalla preparazione del lievito madre "Se vogliamo dare al pane il ruolo di alimento sostanziale dell'uomo, questo dev'essere integrale: non può essere fatto con farine "morte" (come le comuni farine bianche), ma con farine "vive" come le farine integrali o leggermente abburattate e macinate di fresco. La lievitazione deve esser fatta con pasta acida naturale, cioè deve avvenire per mezzo dei fermenti presenti naturalmente nella farina." . Una guida e un “antiricettario” per riscoprire il vero pane di una volta, conoscerlo e farselo da soli, anche senza glutine!

Un pane che qui da noi si trova in alcune panetterie è quello con la sardina o rosamarina che dir si voglia. Sto parlando di un tipico prodotto calabrese conosciuto simpaticamente anche come caviale del sud, che consiste in novellame di pesce azzurro condito con sale e peperoncino e poi stagionato, è una conserva spalmabile che qui arricchisce bruschette e insalate e che impiegata nella preparazione del pane lo rende uno straordinario spuntino. 
Ma cos'avrà di piemontese questo pane? La farina del Mulino Marino scelta nella varietà sette effe di grano tenero, grano duro, segale, farro, mais, riso e grano saraceno tutti da agricoltura biologica seguendo alti criteri di qualità e proveniente dallo Shop Piemonte. Con questo pane ho voluto abbinare un'altra eccellenza del mio territorio la birra Denis del Birrificio artigianale Gianfranco Blandino.
Pane alla rosamarina
500 g di farina sette effe (di grani misti)
30 g polvere di lievito madre
200 g acqua
50 g latte
50 g olio
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di sale

2 cucchiaiate di rosamarina
Miscelare la farina con il sale, aggiungere la polvere di lievito e poi i liquidi e l'olio. Mettere a lievitare in un posto caldo e al riparo da correnti, per circa due ore. Stendere l'impasto in un rettangolo, spalmarlo di rosamarina (se troppo piccante metterne dimeno). Avvolgere l'impasto su se stesso formando un rotolo e ritagliarlo in sezioni di 5-6 cm, affiancare i rotolini in una teglia, lasciando un po' di spazio tra uno e l'altro. Lasciare lievitare fino al raddoppio e poi infornare a 200°, per mezz'ora circa, quando il pane avrà preso colore provare la cottura con lo stecchino. Sbocconcellare il pane tiepido con un bicchiere di birra fredda.

2015-07-27

Laura, io, il caffè e il tiramisù gelato

Resto impressionata da quanto io riesca a trovarmi in sintonia con alcune persone e questo mi accade ancor più quando io queste persone non le conosco o meglio non le conosco di persona (che giro di parole!). 
Ho conosciuto Laura , Laura Tosi, attraverso il suo Bollita e Ribollita Il mio amore per la cucina, gli affetti e tutto il resto edito da Iacobelli e mi sono lasciata stregare dalle sue parole e dal racconto della sua vita. Io e Laura (si firma così senza il cognome) a prima vista abbiamo poco in comune eppure so che nonostante la differenza d'età saremmo state ottime amiche. "Serena nei giudizi ed essenziale nella scrittura, Laura è capace di far accostare al suo mondo il lettore, accompagnandolo con discrezione, suscitando in lui una lieve, delicata empatia". Leggevo di lei e delle persone che ha incrociato e amato durante la sua vita e arrivata alla fine di questo straordinario libro sentivo quasi come se mancasse il capitolo mio e la relativa ricetta. "E' buffo come alcune ricette restino appiccicate alle persone. Per anni io sono stata Laura e il cuscus, mia sorella quella delle insalate, fantasiose, elaborate, estetiche. Mamma non si dissocerà mai dalla pizza con la scarola. Eliana al riso con l'anatra, Simone al gateau di patate e Orsola al pane fatto in casa...".
Nel libro a parte le frappe nessuna ricetta di dolci, Laura mi sembra così concreta e più orientata verso il salato ma ho pensato che se ci fosse stato un capitolo dedicato a me avrei voluto che Laura mi ricordasse per un tiramisù. 
Il Tiramisù è un dolce che adoro preparare in ogni versione (tradizionale, in coppa, torta, gelato) e gustare in ogni momento (mi trattengo solo per le calorie). Mi piace quel contrasto tra l'aroma del caffè dai toni amari e la dolcezza avvolgente della crema di mascarpone. In estate lo adoro in versione gelato  e così ve lo voglio presentare oggi, fresco e profumatissimo con lo speciale caffè preparato con le Cialde caffè Cialdamia. L'azienda commercializza i brand più conosciuti come Lavazza e Nescafè ed è facile capire che se il tiramisù è buono con il caffè della moka con quello preparato con la macchina espresso, utilizzando cialde o capsule, assume gusto e profumo più intenso risultando irresistibile.
Il Tiramisù gelato è una ricetta di una semplicità disarmante dal momento che potete partire dal gelato pronto, anche da quello industriale di qualità se lo lavorate un po' con la spatola prima dell'utilizzo, ma credetemi tutti penseranno che lo avete acquistato già pronto così.
Ingredienti:
600 g c.a di gelato alla crema e al caffè 
6 savoiardi
3 tazzine di caffè espresso
1 tazzina di marsala
cacao amaro 
Prendere sei stampini a semisfera (ottimi quelli in silicone), in mancanza andranno bene anche delle coppette e rivestirli con pellicola alimentare lasciandola debordare,  versare negli stampi uno strato di gelato alla crema e uno di gelato al caffè, premendo bene con una spatola in modo da non lasciare vuoti d'aria. Mescolare il caffè con il marsala e bagnarvi i savoiardi, chiudere ogni coppetta con un savoiardo diviso a metà e ripiegarvi sopra la pellicola, chiudendo bene. porre i gelati in freezer a rassodare e al momento di servire, levare la pellicola, capovolgere nel piatto e spolverizzare di abbondante cacao amaro.

Laura, io, il caffè e il tiramisù gelato

Resto impressionata da quanto io riesca a trovarmi in sintonia con alcune persone e questo mi accade ancor più quando io queste persone non le conosco o meglio non le conosco di persona (che giro di parole!). 
Ho conosciuto Laura , Laura Tosi, attraverso il suo Bollita e Ribollita Il mio amore per la cucina, gli affetti e tutto il resto edito da Iacobelli e mi sono lasciata stregare dalle sue parole e dal racconto della sua vita. Io e Laura (si firma così senza il cognome) a prima vista abbiamo poco in comune eppure so che nonostante la differenza d'età saremmo state ottime amiche. "Serena nei giudizi ed essenziale nella scrittura, Laura è capace di far accostare al suo mondo il lettore, accompagnandolo con discrezione, suscitando in lui una lieve, delicata empatia". Leggevo di lei e delle persone che ha incrociato e amato durante la sua vita e arrivata alla fine di questo straordinario libro sentivo quasi come se mancasse il capitolo mio e la relativa ricetta. "E' buffo come alcune ricette restino appiccicate alle persone. Per anni io sono stata Laura e il cuscus, mia sorella quella delle insalate, fantasiose, elaborate, estetiche. Mamma non si dissocerà mai dalla pizza con la scarola. Eliana al riso con l'anatra, Simone al gateau di patate e Orsola al pane fatto in casa...".
Nel libro a parte le frappe nessuna ricetta di dolci, Laura mi sembra così concreta e più orientata verso il salato ma ho pensato che se ci fosse stato un capitolo dedicato a me avrei voluto che Laura mi ricordasse per un tiramisù. 
Il Tiramisù è un dolce che adoro preparare in ogni versione (tradizionale, in coppa, torta, gelato) e gustare in ogni momento (mi trattengo solo per le calorie). Mi piace quel contrasto tra l'aroma del caffè dai toni amari e la dolcezza avvolgente della crema di mascarpone. In estate lo adoro in versione gelato  e così ve lo voglio presentare oggi, fresco e profumatissimo con lo speciale caffè preparato con le Cialde caffè Cialdamia. L'azienda commercializza i brand più conosciuti come Lavazza e Nescafè ed è facile capire che se il tiramisù è buono con il caffè della moka con quello preparato con la macchina espresso, utilizzando cialde o capsule, assume gusto e profumo più intenso risultando irresistibile.
Il Tiramisù gelato è una ricetta di una semplicità disarmante dal momento che potete partire dal gelato pronto, anche da quello industriale di qualità se lo lavorate un po' con la spatola prima dell'utilizzo, ma credetemi tutti penseranno che lo avete acquistato già pronto così.
Ingredienti:
600 g c.a di gelato alla crema e al caffè 
6 savoiardi
3 tazzine di caffè espresso
1 tazzina di marsala
cacao amaro 
Prendere sei stampini a semisfera (ottimi quelli in silicone), in mancanza andranno bene anche delle coppette e rivestirli con pellicola alimentare lasciandola debordare,  versare negli stampi uno strato di gelato alla crema e uno di gelato al caffè, premendo bene con una spatola in modo da non lasciare vuoti d'aria. Mescolare il caffè con il marsala e bagnarvi i savoiardi, chiudere ogni coppetta con un savoiardo diviso a metà e ripiegarvi sopra la pellicola, chiudendo bene. porre i gelati in freezer a rassodare e al momento di servire, levare la pellicola, capovolgere nel piatto e spolverizzare di abbondante cacao amaro.

2015-07-23

I sapori del Pollino all'Osteria del Vicolo a Mormanno (CS)


Immergersi nella cultura di un luogo attraverso i piatti che lo caratterizzano questo succede all'Osteria del Vicolo di Mormanno il mio ultimo Percorso del gusto su Diritto di Cronaca.
Mormanno, nel cuore del Parco del Pollino è famosa per i suoi bocconotti, dolci tipici a base di pasta frolla e confettura di amarene, per i suoi salumi e da qualche tempo anche per le sue lenticchie, un legume la cui coltivazione si era persa ed è ritornata in auge negli anni novanta divenendo presidio Slow Food e fornendo nuovo lustro a questo comune le cui bellezze artistiche, in primis la Cattedrale e il Faro votivo unico nel suo genere, meritano una visita ed una sosta.
Se di sosta parliamo v'invito a percorrere per pochi metri quel vicoletto che fronteggia la chiesa e a varcare la soglia dell'Osteria del Vicolo. Sarete fagocitati dalla travolgente e solare accoglienza dei proprietari Francesco e Catia e, dopo aver assaggiato i piatti che il resto della famiglia prepara in cucina, non vorrete più andar via tanto se vi va di restare troveranno modo di accogliervi degnamente nel B&B San Michele. Per loro del resto l'accoglienza è un vizio di famiglia e una tradizione, dove sorge oggi l'osteria vi è sempre stata l'osteria di famiglia con un'area dedicata alla cantina e alla mescita del vino e un'altra in cui si gustavano i piatti della tradizione. Il vino che oggi producono e servono all'Osteria del Vicolo è buono come allora ed i piatti che si possono degustare ai suoi tavoli genuini come un tempo, forse un tantino più buoni se pensiamo che l'attenzione e la ricerca dei titolari verso materie prime eccellenti non ha mai sosta.

Un'insalatina di ceci e pomodori con scaglie di grana e rucola servita in un cestino di fragrante pane ci accoglie e ci rilassa quasi quanto i discorsi sull'amore per il territorio dela vulcanica Catia.

Capocollo, sopressata e guanciale, che ci vengono serviti con una fresella casereccia con porcini freschi, hanno il gusto che i salumi oggi non hanno più e chieste notizie ci viene detto esser prodotti dalla coperativa "La Ginestra"di Viggianello (PZ). Non mancano le lenticchie, cui ho fatto cenno in precedenza, servite nella loro semplicità in una classica zuppetta di tradizione con il profumo dell'origano.
I cavatelli che qui vanno per la maggiore ci sono serviti con una salsa di noci del territorio. Il fagiolo poverello bianco, altro legume che fortemente caratterizza questa zona del Pollino, ci viene presentato in crema con il baccalà fritto e il pistacchio di Stigliano.

Un involtino di faraona con contorno di porcini è il secondo pepato e molto aromatico che ancora ci parla del territorio. Così come i dolci: vere prelibatezze il classico bocconotto all'amarena e la crostata alla marmellata d'arancia ma non si può non restare a bocca aperta davanti ad un bocconotto alla lenticchia servito con una riduzione del moscato di Saracena e un bicchierino dello stesso nettare in purezza, un dolce originale ideato e preparato da Francesco che rimanda ai sapori del bosco.

Il luogo, l'atmosfera, il paesaggio e l'accoglienza valgono una visita, anzi almeno una in ogni periodo dell'anno e le serate che Catia dedica di tanto in tanto ai vini e ai libri ne sono il giusto pretesto.
Osteria del Vicolo
Vico I San Francesco, 5
87026 – Mormanno (CS)
Tel. 098180475

I sapori del Pollino all'Osteria del Vicolo a Mormanno (CS)


Immergersi nella cultura di un luogo attraverso i piatti che lo caratterizzano questo succede all'Osteria del Vicolo di Mormanno il mio ultimo Percorso del gusto su Diritto di Cronaca.
Mormanno, nel cuore del Parco del Pollino è famosa per i suoi bocconotti, dolci tipici a base di pasta frolla e confettura di amarene, per i suoi salumi e da qualche tempo anche per le sue lenticchie, un legume la cui coltivazione si era persa ed è ritornata in auge negli anni novanta divenendo presidio Slow Food e fornendo nuovo lustro a questo comune le cui bellezze artistiche, in primis la Cattedrale e il Faro votivo unico nel suo genere, meritano una visita ed una sosta.
Se di sosta parliamo v'invito a percorrere per pochi metri quel vicoletto che fronteggia la chiesa e a varcare la soglia dell'Osteria del Vicolo. Sarete fagocitati dalla travolgente e solare accoglienza dei proprietari Francesco e Catia e, dopo aver assaggiato i piatti che il resto della famiglia prepara in cucina, non vorrete più andar via tanto se vi va di restare troveranno modo di accogliervi degnamente nel B&B San Michele. Per loro del resto l'accoglienza è un vizio di famiglia e una tradizione, dove sorge oggi l'osteria vi è sempre stata l'osteria di famiglia con un'area dedicata alla cantina e alla mescita del vino e un'altra in cui si gustavano i piatti della tradizione. Il vino che oggi producono e servono all'Osteria del Vicolo è buono come allora ed i piatti che si possono degustare ai suoi tavoli genuini come un tempo, forse un tantino più buoni se pensiamo che l'attenzione e la ricerca dei titolari verso materie prime eccellenti non ha mai sosta.

Un'insalatina di ceci e pomodori con scaglie di grana e rucola servita in un cestino di fragrante pane ci accoglie e ci rilassa quasi quanto i discorsi sull'amore per il territorio dela vulcanica Catia.

Capocollo, sopressata e guanciale, che ci vengono serviti con una fresella casereccia con porcini freschi, hanno il gusto che i salumi oggi non hanno più e chieste notizie ci viene detto esser prodotti dalla coperativa "La Ginestra"di Viggianello (PZ). Non mancano le lenticchie, cui ho fatto cenno in precedenza, servite nella loro semplicità in una classica zuppetta di tradizione con il profumo dell'origano.
I cavatelli che qui vanno per la maggiore ci sono serviti con una salsa di noci del territorio. Il fagiolo poverello bianco, altro legume che fortemente caratterizza questa zona del Pollino, ci viene presentato in crema con il baccalà fritto e il pistacchio di Stigliano.

Un involtino di faraona con contorno di porcini è il secondo pepato e molto aromatico che ancora ci parla del territorio. Così come i dolci: vere prelibatezze il classico bocconotto all'amarena e la crostata alla marmellata d'arancia ma non si può non restare a bocca aperta davanti ad un bocconotto alla lenticchia servito con una riduzione del moscato di Saracena e un bicchierino dello stesso nettare in purezza, un dolce originale ideato e preparato da Francesco che rimanda ai sapori del bosco.

Il luogo, l'atmosfera, il paesaggio e l'accoglienza valgono una visita, anzi almeno una in ogni periodo dell'anno e le serate che Catia dedica di tanto in tanto ai vini e ai libri ne sono il giusto pretesto.
Osteria del Vicolo
Vico I San Francesco, 5
87026 – Mormanno (CS)
Tel. 098180475