2007-05-02

Pansotti patate e taleggio con fiammiferi di speck

Inutile dire che quando ci salta un bel week-end fuori, già programmato, per cause da noi indipendenti e quando il clima ci impedisce anche una semplice gita di una giornata altro non rimane che starsene a letto a recriminare su ciò che poteva essere oppure, in alternativa, buttarsi in cucina a preparare qualcosa di buono impegnando così in modo proficuo il tempo libero. Naturalmente ho scelto la seconda e, a mio parere, più saggia soluzione.
Così grembiule alla mano ho preparato oltre 60 Pansotti con patate e taleggio che ho poi condito semplicemente saltandoli in padella con dello speck a coronamento del delicato gusto del ripieno.
Cela va sans dire che il risultato mi ha soddisfatto ed ha soddisfatto anche chi ha avuto il piacere di dividere con me il pranzo per cui vi do la mia ricetta dei Pansotti patate e taleggio con fiammiferi di speck.
Per la sfoglia: impastiamo 5 uova intere con tanta farina 00 da ottenere un composto abbastanza solido da poter essere steso con la “Nonna Papera”.
Per il ripieno: lessiamo 650 – 700 g di patate, una volta cotte passiamole allo schiacciapatate e condiamo con sale, pepe, un uovo e un pezzetto di burro. Prendiamo un pezzo di taleggio e riduciamolo a piccoli pezzi, ce ne serve uno per raviolo.
Stendiamo l’impasto in una sfoglia sottile e ricaviamone dei bei dischi che farciremo con un poco di puré ed un pezzetto di taleggio, richiudendoli poi per bene. Procediamo così fino ad esaurimento degli ingredienti.
Per il condimento: prendiamo una fettona di speck e riduciamola a fiammiferi che salteremo poi in padella con un poco di cipolla affettata sottilmente e un poco di prezzemolo.
Quando i panzotti saranno cotti li verseremo nella padella dello speck cercando di amalgamare bene il condimento con la pasta aiutandoci con un cucchiaio di legno per non romperli.
Il piatto è pronto, i quantitativi per persona variano dalle dimensioni dei pansotti e dalla fame dei commensali. Se il pranzo prevede altre portate 5 o 6 sono in genere più che sufficienti altrimenti…fate voi.

Pansotti patate e taleggio con fiammiferi di speck

Inutile dire che quando ci salta un bel week-end fuori, già programmato, per cause da noi indipendenti e quando il clima ci impedisce anche una semplice gita di una giornata altro non rimane che starsene a letto a recriminare su ciò che poteva essere oppure, in alternativa, buttarsi in cucina a preparare qualcosa di buono impegnando così in modo proficuo il tempo libero. Naturalmente ho scelto la seconda e, a mio parere, più saggia soluzione.
Così grembiule alla mano ho preparato oltre 60 Pansotti con patate e taleggio che ho poi condito semplicemente saltandoli in padella con dello speck a coronamento del delicato gusto del ripieno.
Cela va sans dire che il risultato mi ha soddisfatto ed ha soddisfatto anche chi ha avuto il piacere di dividere con me il pranzo per cui vi do la mia ricetta dei Pansotti patate e taleggio con fiammiferi di speck.
Per la sfoglia: impastiamo 5 uova intere con tanta farina 00 da ottenere un composto abbastanza solido da poter essere steso con la “Nonna Papera”.
Per il ripieno: lessiamo 650 – 700 g di patate, una volta cotte passiamole allo schiacciapatate e condiamo con sale, pepe, un uovo e un pezzetto di burro. Prendiamo un pezzo di taleggio e riduciamolo a piccoli pezzi, ce ne serve uno per raviolo.
Stendiamo l’impasto in una sfoglia sottile e ricaviamone dei bei dischi che farciremo con un poco di puré ed un pezzetto di taleggio, richiudendoli poi per bene. Procediamo così fino ad esaurimento degli ingredienti.
Per il condimento: prendiamo una fettona di speck e riduciamola a fiammiferi che salteremo poi in padella con un poco di cipolla affettata sottilmente e un poco di prezzemolo.
Quando i panzotti saranno cotti li verseremo nella padella dello speck cercando di amalgamare bene il condimento con la pasta aiutandoci con un cucchiaio di legno per non romperli.
Il piatto è pronto, i quantitativi per persona variano dalle dimensioni dei pansotti e dalla fame dei commensali. Se il pranzo prevede altre portate 5 o 6 sono in genere più che sufficienti altrimenti…fate voi.

2007-04-30

Delizie alle fragole



Forse con questa storia dei dolci alle fragole vi sto causando l’orticaria però osservate bene la foto, secondo voi sarebbe la stessa cosa questo dolce senza la sua bella fragolina in cima?
Volendo si può fare con tutti i tipi di frutta, che tanto direte la frutta si mette solo nella decorazione, ma pensate davvero che quella panna in superficie avrebbe lo stesso sapore e lo stesso odore senza la fragola? Io no, e infatti mi rifiuto di preparare questi dolcini senza le fragole fresche, di conseguenza li faccio e mangio una, al massimo due volte all’anno, anche per arrivare all’appuntamento con quello speciale desiderio che ti può dare solo ciò che non mangi spesso.
Con la ricetta originale vengono fuori circa 60 pezzi (un po’ tanti direte) dose ideale per una festa, io in versione casalinga riduco le dosi alla metà per cui vi do la ricetta già dimezzata.
Il procedimento non è affatto difficile ed il risultato è stranamente sempre ok, difficile sbagliare…

Prepariamo allora le Delizie alle fragole.
Procuriamoci dei pirotti di carta grandi (5-6 cm di diametro) e non troppo alti.
Montiamo fino ad ottenere una spuma chiara 3 uova intere con 225 g di zucchero, aggiungiamo poi 75 g di olio e 75 g di latte, 250 g di farina setacciata con poco più di mezza bustina di lievito chimico.
Riempiamo - per 2/3 - con l’impasto gli stampini poggiati su una piastra ed inforniamo in forno già caldo finché si rassodano e si dorano.
Leviamoli dal forno e prepariamo una crema con 2 tuorli, 150 g di zucchero, 75 g di farina e ½ litro di latte riscaldato con un pezzo di vaniglia.
Incidiamo con un coltello a punta la parte centrale della superficie dei dolcini ricavandone una calottina, riempiamo il buchetto che si forma levando la calotta con un cucchiaino di crema sovrapponiamo la calotta in senso inverso con la parte rigonfia all’esterno.
Montiamo 250 g di panna fresca con due cucchiai di zucchero a velo. Versiamola in una tasca da pasticciere con bocchetta a stella e copriamo di panna la parte superficiale del dolce. Decoriamo al centro con una fragolina di piccole dimensioni o due quartini di fragola se i frutti sono grossi.
Non vi dico che gusto… il nome glielo abbiamo dato con mamma e Lu in seguito all’assaggio la prima volta che li abbiamo preparati.

Delizie alle fragole



Forse con questa storia dei dolci alle fragole vi sto causando l’orticaria però osservate bene la foto, secondo voi sarebbe la stessa cosa questo dolce senza la sua bella fragolina in cima?
Volendo si può fare con tutti i tipi di frutta, che tanto direte la frutta si mette solo nella decorazione, ma pensate davvero che quella panna in superficie avrebbe lo stesso sapore e lo stesso odore senza la fragola? Io no, e infatti mi rifiuto di preparare questi dolcini senza le fragole fresche, di conseguenza li faccio e mangio una, al massimo due volte all’anno, anche per arrivare all’appuntamento con quello speciale desiderio che ti può dare solo ciò che non mangi spesso.
Con la ricetta originale vengono fuori circa 60 pezzi (un po’ tanti direte) dose ideale per una festa, io in versione casalinga riduco le dosi alla metà per cui vi do la ricetta già dimezzata.
Il procedimento non è affatto difficile ed il risultato è stranamente sempre ok, difficile sbagliare…

Prepariamo allora le Delizie alle fragole.
Procuriamoci dei pirotti di carta grandi (5-6 cm di diametro) e non troppo alti.
Montiamo fino ad ottenere una spuma chiara 3 uova intere con 225 g di zucchero, aggiungiamo poi 75 g di olio e 75 g di latte, 250 g di farina setacciata con poco più di mezza bustina di lievito chimico.
Riempiamo - per 2/3 - con l’impasto gli stampini poggiati su una piastra ed inforniamo in forno già caldo finché si rassodano e si dorano.
Leviamoli dal forno e prepariamo una crema con 2 tuorli, 150 g di zucchero, 75 g di farina e ½ litro di latte riscaldato con un pezzo di vaniglia.
Incidiamo con un coltello a punta la parte centrale della superficie dei dolcini ricavandone una calottina, riempiamo il buchetto che si forma levando la calotta con un cucchiaino di crema sovrapponiamo la calotta in senso inverso con la parte rigonfia all’esterno.
Montiamo 250 g di panna fresca con due cucchiai di zucchero a velo. Versiamola in una tasca da pasticciere con bocchetta a stella e copriamo di panna la parte superficiale del dolce. Decoriamo al centro con una fragolina di piccole dimensioni o due quartini di fragola se i frutti sono grossi.
Non vi dico che gusto… il nome glielo abbiamo dato con mamma e Lu in seguito all’assaggio la prima volta che li abbiamo preparati.

2007-04-29

Padula e i Sigari al pecorino e paprika





Non c’è niente di più bello che andarsene in giro a godere di posti sconosciuti o a rivedere qualche posto quasi dimenticato.
Mercoledì, approfittando del giorno di festa (25 Aprile) ce ne siamo andati in Campania, a Padula a visitare la Certosa di San Lorenzo (nella foto una veduta del paese dal chiostro grande della Certosa), una delle più grandi esistenti e soprattutto una delle poche visitabili dato che non è più in uso dall’epoca napoleonica.
Se qualcuno di voi non c’è ancora stato consiglio di farci una capatina dal momento che ne vale veramente la pena.

A parte la Certosa altre due motivazioni, a mio parere, rendono necessaria una visita a Padula: la possibilità di vedere la casa–museo dove nacque Joe Petrosino il poliziotto che sfido per primo la mafia italo-americana e che venne ucciso a Palermo nel 1909 e, non potevo assolutamente non dirlo, la buona cucina campana.

Naturamente per degustare i prodotti locali ci sono mille alternative possibili, pensando di immergerci nella natura locale dimenticandoci per un giorno gli affanni del lavoro, abbiamo deciso di fare una sosta all’Azienda Agrricola “Fattoria Alvaneta”, incastonata tra boschi di roverella e castagno, in contrada Alvaneta a soli 4 Km dalla Certosa.
La vista su in alto è a dir poco mozzafiato, i prezzi sono accessibilissimi, come nella maggioranza degli agriturismi e il cibo veramente casereccio, molti prodotti sono di produzione propria dell’azienda, l’olio, i salumi, le noci, la pasta ma anche la gustosissima carne di cinghiale.
In sostanza abbiamo mangiato bene e più del dovuto, l’accoglienza è stata ottima, unica pecca il servizio un poco lento, forse perché trattandosi di giorno festivo il locale era molto affollato.

Di tutto il pranzo la cosa che mi è rimasta più impressa, tanto da spingermi ieri sera alla riproduzione in versione domestica, sono dei sigari di pasta ripieni di pecorino morbido.
Non ho la ricetta originale, li ho riprodotti semplicemente ispirandomi al gusto che ho cercato di imprimermi bene dentro.
Il risultato non è stato affatto male per cui vi do la mia versione dei Sigari al pecorino e paprika. Qualora ci dovesse leggere l’autore della versione originale, si accettano suggerimenti…

Per 9-10 sigari ho impastato 100 g di farina 00 con un uovo intero, due cucchiai di olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale. Ho steso l’impasto in una sfoglia piuttosto sottile e ne ho ricavato delle striscioline larghe circa 2,5 cm e lunghe 20-25 cm.
Ho spennellato la superficie della sfoglia con albume e l’ho cosparsa di poca paprika, ho avvolto poi la sfoglia a spirale attorno a dei bastoncini di pecorino morbido, sovrapponendo sempre un po’ di sfoglia per sigillare bene il formaggio, poi ho fritto i miei sigari nell’olio – sempre extravergine bollente – ed ecco in foto il risultato.
Secondo me vanno benissimo serviti con l’aperitivo magari presentati in verticale in un bel bicchiere.

Padula e i Sigari al pecorino e paprika





Non c’è niente di più bello che andarsene in giro a godere di posti sconosciuti o a rivedere qualche posto quasi dimenticato.
Mercoledì, approfittando del giorno di festa (25 Aprile) ce ne siamo andati in Campania, a Padula a visitare la Certosa di San Lorenzo (nella foto una veduta del paese dal chiostro grande della Certosa), una delle più grandi esistenti e soprattutto una delle poche visitabili dato che non è più in uso dall’epoca napoleonica.
Se qualcuno di voi non c’è ancora stato consiglio di farci una capatina dal momento che ne vale veramente la pena.

A parte la Certosa altre due motivazioni, a mio parere, rendono necessaria una visita a Padula: la possibilità di vedere la casa–museo dove nacque Joe Petrosino il poliziotto che sfido per primo la mafia italo-americana e che venne ucciso a Palermo nel 1909 e, non potevo assolutamente non dirlo, la buona cucina campana.

Naturamente per degustare i prodotti locali ci sono mille alternative possibili, pensando di immergerci nella natura locale dimenticandoci per un giorno gli affanni del lavoro, abbiamo deciso di fare una sosta all’Azienda Agrricola “Fattoria Alvaneta”, incastonata tra boschi di roverella e castagno, in contrada Alvaneta a soli 4 Km dalla Certosa.
La vista su in alto è a dir poco mozzafiato, i prezzi sono accessibilissimi, come nella maggioranza degli agriturismi e il cibo veramente casereccio, molti prodotti sono di produzione propria dell’azienda, l’olio, i salumi, le noci, la pasta ma anche la gustosissima carne di cinghiale.
In sostanza abbiamo mangiato bene e più del dovuto, l’accoglienza è stata ottima, unica pecca il servizio un poco lento, forse perché trattandosi di giorno festivo il locale era molto affollato.

Di tutto il pranzo la cosa che mi è rimasta più impressa, tanto da spingermi ieri sera alla riproduzione in versione domestica, sono dei sigari di pasta ripieni di pecorino morbido.
Non ho la ricetta originale, li ho riprodotti semplicemente ispirandomi al gusto che ho cercato di imprimermi bene dentro.
Il risultato non è stato affatto male per cui vi do la mia versione dei Sigari al pecorino e paprika. Qualora ci dovesse leggere l’autore della versione originale, si accettano suggerimenti…

Per 9-10 sigari ho impastato 100 g di farina 00 con un uovo intero, due cucchiai di olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale. Ho steso l’impasto in una sfoglia piuttosto sottile e ne ho ricavato delle striscioline larghe circa 2,5 cm e lunghe 20-25 cm.
Ho spennellato la superficie della sfoglia con albume e l’ho cosparsa di poca paprika, ho avvolto poi la sfoglia a spirale attorno a dei bastoncini di pecorino morbido, sovrapponendo sempre un po’ di sfoglia per sigillare bene il formaggio, poi ho fritto i miei sigari nell’olio – sempre extravergine bollente – ed ecco in foto il risultato.
Secondo me vanno benissimo serviti con l’aperitivo magari presentati in verticale in un bel bicchiere.

2007-04-27

Patate e peperoni alla calabrese


Va bè! Tutti sappiamo che il fritto fa male ma è un dato di fatto, sul quale penso la stragrande maggioranza concorda, che è il modo per rendere saporita qualunque cosa.
Pensiamo un poco alle patatine fritte chi di noi sa resistere davanti a tale tentazione?
Nella cucina tradizionale calabrese, prevalentemente a base di ortaggi, il fritto l’ha sempre fatta da padrone. Ci sono vari tipi di frittelle e frittelline che sono irrinunciabili per noi calabresi nelle tavole di festa. Perfino alcuni dolci tradizionali, natalizi in particolare, sono fritti.
Molte preparazioni, con l’avvento delle diete e la guerra costante ai chili di troppo ed al colesterolo, sono diventate molto rare ed altre si sono addirittura perse, c’è ad esempio una appetitosa ricetta di pane fritto con delle verdure selvatiche che a casa mia si prepara - con l’intento proprio di non perderne le tracce - una sola volta all’anno.
Quel che è certo è che ogni tanto un bel piatto di Patate e peperoni alla calabrese non può sicuramente farci male anche perché il segreto della buona frittura di casa nostra è l’olio, rigorosamente extra-vergine d’oliva.
Laviamo, peliamo ed affettiamo a rondelle quattro o cinque patate. Puliamo due peperoni di quelli lunghi e ricaviamone delle striscioline. Mettiamo abbondante olio in una padella ed insieme uno spicchio d’aglio, le patate ed i peperoni e friggiamo a fuoco vivace mescolando ogni tanto, finché le patate non diventano un poco scrocchiarelle (croccanti) e dorate. Aggiungiamo il sale e poi leviamole dalla padella con un mestolo forato ed ecco le nostre patate e peperoni tradizionali.


Patate e peperoni alla calabrese


Va bè! Tutti sappiamo che il fritto fa male ma è un dato di fatto, sul quale penso la stragrande maggioranza concorda, che è il modo per rendere saporita qualunque cosa.
Pensiamo un poco alle patatine fritte chi di noi sa resistere davanti a tale tentazione?
Nella cucina tradizionale calabrese, prevalentemente a base di ortaggi, il fritto l’ha sempre fatta da padrone. Ci sono vari tipi di frittelle e frittelline che sono irrinunciabili per noi calabresi nelle tavole di festa. Perfino alcuni dolci tradizionali, natalizi in particolare, sono fritti.
Molte preparazioni, con l’avvento delle diete e la guerra costante ai chili di troppo ed al colesterolo, sono diventate molto rare ed altre si sono addirittura perse, c’è ad esempio una appetitosa ricetta di pane fritto con delle verdure selvatiche che a casa mia si prepara - con l’intento proprio di non perderne le tracce - una sola volta all’anno.
Quel che è certo è che ogni tanto un bel piatto di Patate e peperoni alla calabrese non può sicuramente farci male anche perché il segreto della buona frittura di casa nostra è l’olio, rigorosamente extra-vergine d’oliva.
Laviamo, peliamo ed affettiamo a rondelle quattro o cinque patate. Puliamo due peperoni di quelli lunghi e ricaviamone delle striscioline. Mettiamo abbondante olio in una padella ed insieme uno spicchio d’aglio, le patate ed i peperoni e friggiamo a fuoco vivace mescolando ogni tanto, finché le patate non diventano un poco scrocchiarelle (croccanti) e dorate. Aggiungiamo il sale e poi leviamole dalla padella con un mestolo forato ed ecco le nostre patate e peperoni tradizionali.


2007-04-26

Funghetti al prosciutto e formaggio


Pizze, torte salate, ciambelle, muffin, brioche, rustici e quant’altro, le merende ideali da portarsi dietro quando le belle giornate arrivano ed il sole invita alle gite fuori porta. Essendo periodo di “ponti” e partenze vi do la mia ricetta dei Funghetti al prosciutto e formaggio, sono dei muffin che lascio lievitare nelle apposite formine per lungo tempo fino a quando debordano assumendo così la classica forma a funghetto.
Impastiamo 400 g di farina tipo 00, 100 g di Manitoba, 15 g di sale, 40 g di zucchero, 15 g di lievito di birra fresco sciolto in 250 ml di latte tiepido, 80 g di burro morbido a pezzetti, 3 tuorli e 60 g di Parmigiano grattugiato. Lavoriamo a lungo amalgamando bene gli ingredienti e poi lasciamo riposare fino al raddoppio della pasta (un paio d’ore).
Sgonfiamo la pasta lavorandola con le mani e aggiungiamo 200 g di Prosciutto cotto a dadini e 200 g di Caciocavallo Silano Dop (se proprio non l’avete va bene un altro formaggio a pasta filata, fate voi).
Dividiamo l’impasto in 24 piccole porzioni che sistemeremo negli stampini da mini-muffin e lasciamo lievitare di nuovo fin quando l’impasto non risulterà bello gonfio.
Inforniamo poi finché saranno cotti e dorati al punto giusto.
24 vi sembrano tanti? Non la penserete così dopo averne assaggiato uno.
Dicono che si mantengono pure per tre o quattro giorni però non ve lo so dire a casa mia sono sempre finiti prima…

Funghetti al prosciutto e formaggio


Pizze, torte salate, ciambelle, muffin, brioche, rustici e quant’altro, le merende ideali da portarsi dietro quando le belle giornate arrivano ed il sole invita alle gite fuori porta. Essendo periodo di “ponti” e partenze vi do la mia ricetta dei Funghetti al prosciutto e formaggio, sono dei muffin che lascio lievitare nelle apposite formine per lungo tempo fino a quando debordano assumendo così la classica forma a funghetto.
Impastiamo 400 g di farina tipo 00, 100 g di Manitoba, 15 g di sale, 40 g di zucchero, 15 g di lievito di birra fresco sciolto in 250 ml di latte tiepido, 80 g di burro morbido a pezzetti, 3 tuorli e 60 g di Parmigiano grattugiato. Lavoriamo a lungo amalgamando bene gli ingredienti e poi lasciamo riposare fino al raddoppio della pasta (un paio d’ore).
Sgonfiamo la pasta lavorandola con le mani e aggiungiamo 200 g di Prosciutto cotto a dadini e 200 g di Caciocavallo Silano Dop (se proprio non l’avete va bene un altro formaggio a pasta filata, fate voi).
Dividiamo l’impasto in 24 piccole porzioni che sistemeremo negli stampini da mini-muffin e lasciamo lievitare di nuovo fin quando l’impasto non risulterà bello gonfio.
Inforniamo poi finché saranno cotti e dorati al punto giusto.
24 vi sembrano tanti? Non la penserete così dopo averne assaggiato uno.
Dicono che si mantengono pure per tre o quattro giorni però non ve lo so dire a casa mia sono sempre finiti prima…

2007-04-23

Tiramisù alle fragole


Non dite che sono fissata con i dolci alle fragole, la verità è che secondo me la fragola è uno dei frutti che meglio di presta ad una infinità di preparazioni, ha un gusto eccezionale ed un aspetto straordinario per non parlare del colore e del profumo. Per cui ieri ho preparato il Tiramisù alle fragole, o meglio una delle mie versioni del Tiramisù alle fragole.
Se vi interessa prepararlo seguite le mie indicazioni.
Montiamo tre tuorli con sei cucchiai di zucchero, aggiungiamo 200 g di mascarpone e 100 g di robiola o di ricotta. Montiamo a neve ferma gli albumi ed aggiungiamoli alla crema di mascarpone. Poi frulliamo 300-400 g di fragole con un paio di cucchiai di limoncello o se non volete aggiungere alcolici di succo di limone con un pochino di zucchero e altri due cucchiai di acqua.
Bagniamo in questo frullato di fragole i Pavesini ( o i Savoiardi o il pan di Spagna) e posizioniamoli in una pirofila, copriamo con la crema di mascarpone e poi di nuovo uno strato di biscotti inzuppati di fragole ed uno di crema. Decoriamo la superficie a piacere e il Tiramisù è pronto.
Ditemi voi quale altro frutto è capace di queste prodezze…
Invece della crema con le uova e se amiamo in gusto della panna come accompagnamento alle fragole, vi consiglio un’altra crema adatta al tiramisù o alle coppe di fragole o per farcire una torta.
Montiamo insieme 250 g di mascarpone, 1 dl di panna fresca e tre cucchiai di zucchero a velo. La crema è pronta che ne dite? Più facile di così.

Tiramisù alle fragole


Non dite che sono fissata con i dolci alle fragole, la verità è che secondo me la fragola è uno dei frutti che meglio di presta ad una infinità di preparazioni, ha un gusto eccezionale ed un aspetto straordinario per non parlare del colore e del profumo. Per cui ieri ho preparato il Tiramisù alle fragole, o meglio una delle mie versioni del Tiramisù alle fragole.
Se vi interessa prepararlo seguite le mie indicazioni.
Montiamo tre tuorli con sei cucchiai di zucchero, aggiungiamo 200 g di mascarpone e 100 g di robiola o di ricotta. Montiamo a neve ferma gli albumi ed aggiungiamoli alla crema di mascarpone. Poi frulliamo 300-400 g di fragole con un paio di cucchiai di limoncello o se non volete aggiungere alcolici di succo di limone con un pochino di zucchero e altri due cucchiai di acqua.
Bagniamo in questo frullato di fragole i Pavesini ( o i Savoiardi o il pan di Spagna) e posizioniamoli in una pirofila, copriamo con la crema di mascarpone e poi di nuovo uno strato di biscotti inzuppati di fragole ed uno di crema. Decoriamo la superficie a piacere e il Tiramisù è pronto.
Ditemi voi quale altro frutto è capace di queste prodezze…
Invece della crema con le uova e se amiamo in gusto della panna come accompagnamento alle fragole, vi consiglio un’altra crema adatta al tiramisù o alle coppe di fragole o per farcire una torta.
Montiamo insieme 250 g di mascarpone, 1 dl di panna fresca e tre cucchiai di zucchero a velo. La crema è pronta che ne dite? Più facile di così.

2007-04-22

La sfida quinta puntata: trofie con zucchine fritte e crema di zafferano


Trofie con zucchine fritte e crema di zafferano, dal titolo altisonante e dalla foto non si direbbe ma come dice la rivista da cui l’ho tratto “A Tavola” del mese di marzo 2007 è “un primo bello, gustoso ed anche di rapida esecuzione” per questo motivo l’ho scelto come piatto da presentare a F. nella quinta ed ultima puntata della nostra sfida dei primi.
La ricetta ve la do in base a come l’ho elaborata io, che non differisce da quella della rivista se non per il formato della pasta e per alcune insignificanti modifiche nelle fasi di preparazione oltre che naturalmente per le dosi dato che io vado molto ad occhio se non si tratta di dolci.
Prendiamo due o tre zucchine e tagliamole a bastoncini sottili, infariniamole e friggiamole. Mentre le teniamo in caldo, insieme a qualche foglia di basilico tagliuzzata, affettiamo uno scalogno e rosoliamolo con una noce di burro in padella, aggiungiamo un cucchiaino di stimmi di zafferano e un dl di panna fresca, sale e pepe e facciamo andare a fuoco moderato per un paio di minuti poi passiamo la crema ottenuta al mixer, aggiungendo un poco di Parmigiano grattugiato e di acqua qualora dovesse risultare troppo densa.
Lessiamo poi la pasta, io ho scelto le trofie e non me ne pento (sulla rivista mettevano le tagliatelle) poi condiamole con la crema di zafferano e guarniamole con le zucchine. Consiglio di aggiungere Parmigiano grattugiato fresco e basilico per decorare.
F. dopo aver gustato il piatto ha detto che sarà pure una preparazione veloce ma a lui sembra di alta cucina, per cui se anche gli è piaciuto tantissimo lo vede come un piatto della festa ed ha deciso che il piatto vincitore è quello della prima puntata
Spaghetti con pomodorini ripieni.
Sono pronta per nuove sfide…