2016-06-17

Pizzeria Mimosa a Corigliano Calabro Scalo (CS): la pizza che crea dipendenza

Il mio ultimo percorso del gusto su Diritto di Cronaca è on line. Stavolta potrei scrivervi una sola parola: andateci. Non per la location, non per il pur simpatico personale, non per fare un'esperienza diversa dal consueto andateci solo per la pizza e possibilmente gustatevela con calma perché la pizza della Mimosa va assaporata dal primo all'ultimo boccone e vi assicuro crea dipendenza. Dopo la prima volta non riuscirete a farne a meno e anche se vi capiterà una serata super affollata con il servizio lento, evenienza che potrete evitare arrivando ad un'ora decente, vi troverete a ripensare a quella pizza anche nei giorni successivi e ad organizzare la prossima serata alla Mimosa.
 Nella bella stagione è piacevole cenare nel giardino con la vegetazione in piena attività ma al di là di questo possono mettervi anche il tavolo nell'angolo più remoto del locale davanti a quella pizza tutto scompare. Gli ingredienti, tutti di primissima qualità, sono scelti dal proprietario personalmente che da tempo immemore fa questo con immutata passione. 
La pizza è di quelle con i bordi alti ma al contrario di molte consorelle non ha quella natura gommosa ma una fragranza che non ha eguali. I gusti sono vari e anche molto fantasiosi in alcuni casi, anche la semplice margherita o la calabrese con la salsiccia sopra sono eccezionali ma se devo consigliarvi qualcosa provate quelle alla mortadella (sia quella con il camoscio d'oro e la mortadella a cubetti che la nuova con crema di pistacchi e mortadella bologna a fette) e non perdetevi neppure quella con bresaola e crema di tartufo. Se siete in compagnia la pizza a metro sarà perfetta per condividere questo piacere ed avere occasione di assaggiare più gusti. E se vi resta la voglia di un altro gusto vi rifarete alla prossima, tanto qui non si può non tornare.
PIzzeria Minosa
Contrada Cardame 22
87064 Corigliano Calabro Scalo (CS)
Tel. 0983 886731

Pizzeria Mimosa a Corigliano Calabro Scalo (CS): la pizza che crea dipendenza

Il mio ultimo percorso del gusto su Diritto di Cronaca è on line. Stavolta potrei scrivervi una sola parola: andateci. Non per la location, non per il pur simpatico personale, non per fare un'esperienza diversa dal consueto andateci solo per la pizza e possibilmente gustatevela con calma perché la pizza della Mimosa va assaporata dal primo all'ultimo boccone e vi assicuro crea dipendenza. Dopo la prima volta non riuscirete a farne a meno e anche se vi capiterà una serata super affollata con il servizio lento, evenienza che potrete evitare arrivando ad un'ora decente, vi troverete a ripensare a quella pizza anche nei giorni successivi e ad organizzare la prossima serata alla Mimosa.
 Nella bella stagione è piacevole cenare nel giardino con la vegetazione in piena attività ma al di là di questo possono mettervi anche il tavolo nell'angolo più remoto del locale davanti a quella pizza tutto scompare. Gli ingredienti, tutti di primissima qualità, sono scelti dal proprietario personalmente che da tempo immemore fa questo con immutata passione. 
La pizza è di quelle con i bordi alti ma al contrario di molte consorelle non ha quella natura gommosa ma una fragranza che non ha eguali. I gusti sono vari e anche molto fantasiosi in alcuni casi, anche la semplice margherita o la calabrese con la salsiccia sopra sono eccezionali ma se devo consigliarvi qualcosa provate quelle alla mortadella (sia quella con il camoscio d'oro e la mortadella a cubetti che la nuova con crema di pistacchi e mortadella bologna a fette) e non perdetevi neppure quella con bresaola e crema di tartufo. Se siete in compagnia la pizza a metro sarà perfetta per condividere questo piacere ed avere occasione di assaggiare più gusti. E se vi resta la voglia di un altro gusto vi rifarete alla prossima, tanto qui non si può non tornare.
PIzzeria Minosa
Contrada Cardame 22
87064 Corigliano Calabro Scalo (CS)
Tel. 0983 886731

2016-06-14

I romanzi son come ciliegie...

Cestino ImballoREGALO.com
...Uno tira l'altro. Le ciliegie che pur adoro mi gonfiano e mi provocano acidità di stomaco ma non riesco a farne a meno, anzi ne mangio senza misura vista la breve stagione in cui compaiono. Per i romanzi ho poco tempo davvero, mi stancano la vista e mi fanno perdere di vista le letture "necessarie" ma credetemi se non ne ho almeno un paio iniziati sparsi tra comodino e bagno (cui se ne aggiunge sempre qualcuno in formato digitale sui vari supporti a mia disposizione) mi sento senza una mano. Mi bastano anche cinque minuti disponibili per fare mia una paginetta e sognare un paio d'ore sbracata sul divano ad assaporare di getto le parole dei miei autori preferiti o di qualche new entry che mi fa battere il cuore.
Se parlo di autori preferiti ecco che non posso perdermi nemmeno un'avventura della mia amata commissaria  Lolita Lobosco perché Gabriella Genisi io la preferisco a Camilleri ed al suo Montalbano e quell'aria distesa e un po' dimessa della Bari di oggi che si respira nelle pagine dei suoi romanzi a me "me piace assai". Anche stavolta mi sono lasciata conquistare dalla trama avvincente di Mare nero edito da Sonzogno sedotta dal commissario Lolì, dai suoi tacchi a spillo e dai profumi della sua cucina. Anche stavolta una trama ricca e avvincente cui si aggiungono i dettagli di eventi realmente accaduti e che nessuno ha interesse a raccontare, misteri celati in quel mare Adriatico sinistro e nero che pure i baresi non possono non amare come amico. Mi dispiace solo di averlo letto adesso rinunciando al piacere intenso che mi avrebbe dato leggerlo d'un fiato sotto l'ombrellone.
Altra autrice che è diventata per me imprescindibile è Simonetta Agnello Hornby e così il suo Caffè amaro edito da Feltrinelli l'ho "bevuto" con voluttà lasciandomi travolgere dalla storia ad altro tasso di eros che lega Maria a Pietro nella Sicilia del fascismo. La storia si articola tra la prima guerra mondiale e la fine della seconda in un crescendo di emozioni. Maria in un periodo in cui alle donne era chiesta solo obbedienza e devozione al proprio uomo conosce l'amore carnale attraverso Pietro, il marito che il destino le ha dato, e l'amore vero per Gosuè, fino ad allora quasi un fratello. Accanto alle emozioni la storia vera e dettagliata del fascismo, della guerra e delle leggi razziali. Tra la Sicilia e Tripoli il quadro si compone di pennellate vive e precise, nello stile che che fa della Agnello Hornby una "Grande" autrice.
Dall'autrice rivelazione de Il sentiero dei profumi, la sarda apicultrice Cristina Caboni, La custode del miele e delle api edito da Garzanti, un ro­manzo emozionante e pieno di vita che racconta i territori impervi della Sardegna. Angeli­ca ha un dono speciale conosce le api e sa sempre trovare il miele giusto per tutti. A insegnarglielo è stata Margherita, la donna che le ha fatto da madre durante l’infanzia, quando viveva su un’iso­la spazzata dal vento al largo della Sardegna. Dopo essere stata portata via da lì, Angelica ha chiuso il suo cuore e non è più riuscita a fermarsi a lungo in nessun luogo. Le api sono la casa di Angelica ovunque esse siano. Avvolta dal quieto vibrare delle loro ali e dal profumo intenso del miele che cola dalle arnie, Angelica sa di essere protetta e amata. Insieme a questo intenso e definito personaggio femminile impariamo ad amare le api ed a scoprire un po' del loro mondo. Una storia che ci prende la mano e ci porta dove i nostri sogni possono aprire la porta all’amore.
Magari nel prossimo post una ricetta con le ciliegie che dite?


I romanzi son come ciliegie...

Cestino ImballoREGALO.com
...Uno tira l'altro. Le ciliegie che pur adoro mi gonfiano e mi provocano acidità di stomaco ma non riesco a farne a meno, anzi ne mangio senza misura vista la breve stagione in cui compaiono. Per i romanzi ho poco tempo davvero, mi stancano la vista e mi fanno perdere di vista le letture "necessarie" ma credetemi se non ne ho almeno un paio iniziati sparsi tra comodino e bagno (cui se ne aggiunge sempre qualcuno in formato digitale sui vari supporti a mia disposizione) mi sento senza una mano. Mi bastano anche cinque minuti disponibili per fare mia una paginetta e sognare un paio d'ore sbracata sul divano ad assaporare di getto le parole dei miei autori preferiti o di qualche new entry che mi fa battere il cuore.
Se parlo di autori preferiti ecco che non posso perdermi nemmeno un'avventura della mia amata commissaria  Lolita Lobosco perché Gabriella Genisi io la preferisco a Camilleri ed al suo Montalbano e quell'aria distesa e un po' dimessa della Bari di oggi che si respira nelle pagine dei suoi romanzi a me "me piace assai". Anche stavolta mi sono lasciata conquistare dalla trama avvincente di Mare nero edito da Sonzogno sedotta dal commissario Lolì, dai suoi tacchi a spillo e dai profumi della sua cucina. Anche stavolta una trama ricca e avvincente cui si aggiungono i dettagli di eventi realmente accaduti e che nessuno ha interesse a raccontare, misteri celati in quel mare Adriatico sinistro e nero che pure i baresi non possono non amare come amico. Mi dispiace solo di averlo letto adesso rinunciando al piacere intenso che mi avrebbe dato leggerlo d'un fiato sotto l'ombrellone.
Altra autrice che è diventata per me imprescindibile è Simonetta Agnello Hornby e così il suo Caffè amaro edito da Feltrinelli l'ho "bevuto" con voluttà lasciandomi travolgere dalla storia ad altro tasso di eros che lega Maria a Pietro nella Sicilia del fascismo. La storia si articola tra la prima guerra mondiale e la fine della seconda in un crescendo di emozioni. Maria in un periodo in cui alle donne era chiesta solo obbedienza e devozione al proprio uomo conosce l'amore carnale attraverso Pietro, il marito che il destino le ha dato, e l'amore vero per Gosuè, fino ad allora quasi un fratello. Accanto alle emozioni la storia vera e dettagliata del fascismo, della guerra e delle leggi razziali. Tra la Sicilia e Tripoli il quadro si compone di pennellate vive e precise, nello stile che che fa della Agnello Hornby una "Grande" autrice.
Dall'autrice rivelazione de Il sentiero dei profumi, la sarda apicultrice Cristina Caboni, La custode del miele e delle api edito da Garzanti, un ro­manzo emozionante e pieno di vita che racconta i territori impervi della Sardegna. Angeli­ca ha un dono speciale conosce le api e sa sempre trovare il miele giusto per tutti. A insegnarglielo è stata Margherita, la donna che le ha fatto da madre durante l’infanzia, quando viveva su un’iso­la spazzata dal vento al largo della Sardegna. Dopo essere stata portata via da lì, Angelica ha chiuso il suo cuore e non è più riuscita a fermarsi a lungo in nessun luogo. Le api sono la casa di Angelica ovunque esse siano. Avvolta dal quieto vibrare delle loro ali e dal profumo intenso del miele che cola dalle arnie, Angelica sa di essere protetta e amata. Insieme a questo intenso e definito personaggio femminile impariamo ad amare le api ed a scoprire un po' del loro mondo. Una storia che ci prende la mano e ci porta dove i nostri sogni possono aprire la porta all’amore.
Magari nel prossimo post una ricetta con le ciliegie che dite?


2016-06-07

Tartare di carne con verdure croccanti e maionese di ceci

Americano Busatti
Ci sono ricette studiate, pensate e meditate, magari provate e riprovate prima di diventare ricette di cui parlare. Poi ci sono ricette che vengono fuori improvvisamente quasi per necessità, necessità di esprimersi in quel dato momento in quella maniera o più prosaicamente necessità di portare in tavola qualcosa di gradevole quando non si hanno idee  o dispensa sufficiente per mettere insieme una tradizionale ricetta. Ecco questi casi di necessità sono la mia forza in cucina e così un giorno avendo fatto tardi a lavoro non disponevo di verdura fresca ma solo di un paio di carote, piselli surgelati e una zucchina (una sola giuro). Avevo un pezzo di carne magra fresca e una vaschettina di ceci di cui Aurelia è una ghiotta consumatrice (che lesso dopo le dovute ore di ammollo e congelo in porzioni). Non molto direte e sicuramente non abbastanza da creare qualcosa da presentare in un blog di cucina che si rispetti, tanto più aggiungo che avevo solo un'ora prima di inventarmi qualcosa e portarla in tavola. 
Questa signori è stata una delle cene più buone degli ultimi mesi e se il merito è in gran parte mio senza falsa modestia anche l'olio buono  Borgoliva Bio Fontanara ha fatto la usa parte che in una tartare non si può certo mettere un olio mediocre.
Per i ceci invece ho attinto invece alla vasta gamma di legumi secchi offerta da Schioppi.
Tartare di carne con verdure croccanti e maionese di ceci
Ingredienti per 4 persone:
500 g di carne di vitello magra e fresca da consumare cruda
1 tazza di piselli 
3 carore
2 zucchine
2 cucchiai di aceto bianco
1 tazza di ceci
1 mazzetto di prezzemolo
1 spicchio d'aglio
1 peperoncino
olio extravergine d'oliva
1 limone
sale e pepe q.b.
Tritare a coltello la carne eliminando nel caso vi fossero nervetti e grasso. Condire con olio, sale, pepe e succo di limone. Lasciar riposare la carne ben coperta in frigo, Intanto tagliare a dadini le zucchine spuntate e le carote pelate, Lessarle separatamente in acqua e aceto, lessare anche i piselli, mantenendo tutte le verdure al dente, Scolare e condire con olio e sale.
Intanto frullare i ceci con un po' della loro acqua di cottura, una puntina di aglio, sale, prezzemolo e peperoncino, aggiungendo olio a filo, fino ad ottenere una cremosa emulsione.Mettere in forma la carne nei piatti e servirla con le verdure croccanti e la maionese di ceci. per chi non ama il crudo potete passare i piatti con la sola carne per qualche minuto nel forno caldissimo, aggiungendo verdure e salsa solo alla fine.


Tartare di carne con verdure croccanti e maionese di ceci

Americano Busatti
Ci sono ricette studiate, pensate e meditate, magari provate e riprovate prima di diventare ricette di cui parlare. Poi ci sono ricette che vengono fuori improvvisamente quasi per necessità, necessità di esprimersi in quel dato momento in quella maniera o più prosaicamente necessità di portare in tavola qualcosa di gradevole quando non si hanno idee  o dispensa sufficiente per mettere insieme una tradizionale ricetta. Ecco questi casi di necessità sono la mia forza in cucina e così un giorno avendo fatto tardi a lavoro non disponevo di verdura fresca ma solo di un paio di carote, piselli surgelati e una zucchina (una sola giuro). Avevo un pezzo di carne magra fresca e una vaschettina di ceci di cui Aurelia è una ghiotta consumatrice (che lesso dopo le dovute ore di ammollo e congelo in porzioni). Non molto direte e sicuramente non abbastanza da creare qualcosa da presentare in un blog di cucina che si rispetti, tanto più aggiungo che avevo solo un'ora prima di inventarmi qualcosa e portarla in tavola. 
Questa signori è stata una delle cene più buone degli ultimi mesi e se il merito è in gran parte mio senza falsa modestia anche l'olio buono  Borgoliva Bio Fontanara ha fatto la usa parte che in una tartare non si può certo mettere un olio mediocre.
Per i ceci invece ho attinto invece alla vasta gamma di legumi secchi offerta da Schioppi.
Tartare di carne con verdure croccanti e maionese di ceci
Ingredienti per 4 persone:
500 g di carne di vitello magra e fresca da consumare cruda
1 tazza di piselli 
3 carore
2 zucchine
2 cucchiai di aceto bianco
1 tazza di ceci
1 mazzetto di prezzemolo
1 spicchio d'aglio
1 peperoncino
olio extravergine d'oliva
1 limone
sale e pepe q.b.
Tritare a coltello la carne eliminando nel caso vi fossero nervetti e grasso. Condire con olio, sale, pepe e succo di limone. Lasciar riposare la carne ben coperta in frigo, Intanto tagliare a dadini le zucchine spuntate e le carote pelate, Lessarle separatamente in acqua e aceto, lessare anche i piselli, mantenendo tutte le verdure al dente, Scolare e condire con olio e sale.
Intanto frullare i ceci con un po' della loro acqua di cottura, una puntina di aglio, sale, prezzemolo e peperoncino, aggiungendo olio a filo, fino ad ottenere una cremosa emulsione.Mettere in forma la carne nei piatti e servirla con le verdure croccanti e la maionese di ceci. per chi non ama il crudo potete passare i piatti con la sola carne per qualche minuto nel forno caldissimo, aggiungendo verdure e salsa solo alla fine.


2016-05-31

Pasta agli asparagi per caprette giramondo




Quando arriva la primavera mi trasformo in una capretta giramondo. Mi prendono due desideri in modo compulsivo. Il primo è girare per campagne alla ricerca di erbe selvatiche commestibili o aromatiche  per arricchire i miei piatti. Resto sempre attratta da quelle non note ma alla fine raccolgo solo quelle conosciute per paura d'incappare in una intossicazione. L'altro desiderio è quello di andarmene in giro a zonzo per paesi noti e meno noti esplorando la mia regione e quelle limitrofe. Domenica me ne sono finita a Valsinni sulle tracce della poetessa Isabella Morra vissuta cinquecento anni fa. 
Per quanto invece riguarda le campagne ho dovuto un po' accantonare questo desiderio perché fare percorsi impervi coi bambini diventa difficile ma mio marito almeno gli asparagi selvatici quando è stagione non me li fa mancare ed abbiamo scoperto che, visto il loro sapore intenso, meno si elaborano in cucina e più buoni sono. La pasta per eccellenza di questa primavera che volge ormai al termine è proprio questa con gli asparagi di campo arricchita solo da una spolverata di parmigiano grattugiato. I piccoli di casa non gradiscono ma noi facciamo festa soprattutto con le tagliatelle fresche di grano duro un po' più spesse che ne fanno un piatto prelibato. 
Per quanto riguarda i viaggi anche se i borghi più belli qua in zona li abbiamo visti ci ritorniamo volentieri per una passeggiata, una sagra o un evento ma non ci limitiamo solo a quelli scoprendo anche bellezze non note in altri piccoli borghi ormai quasi disabitati del nostro territorio (una piccola puntatina domenica l'abbiamo fatta pure a Canna dove vivono solo 400 anime). Basta avere la curiosità del viaggiatore e imparare ad amare il bello anche nelle sue piccole manifestazioni.
La guida per eccellenza di questo andarsene a zonzo è per noi La Guida dei Borghi più belli d'Italia 2015-2016, la guida della Società Editrice Romana che non ha certo bisogno di presentazione.
 Le “schede” dei singoli borghi sono organizzate per regioni, collocate all’interno di tre aree geografiche: nord, centro e sud/isole. Ogni regione è preceduta da una “copertina” che riproduce una cartina che illustra l’ubicazione dei borghi nell’area regionale.
 Diverse sono le informazioni per comprendere l’essenza intima del borgo, il nome, la storia e il genius loci, vale a dire l’“aura” del borgo, l’atmosfera sentimentale e poetica che solo quel luogo esprime ed è frutto di stratificazioni secolari. Vi è poi la sezione da vedere per conoscere castelli, chiese, palazzi, piazze, opere d’arte e panorami.
La sezione Piaceri e sapori  aiuta invece a conoscere quanto c’è di “bello e buono” nel borgo. Quindi il prodotto caratteristico e il piatto tipico che è possibile richiedere nei ristoranti del posto.
 La sezione eventi riporta le principali manifestazioni, sagre, feste, etc. che si svolgono nel borgo. Presenti anche le schede con le indicazioni di musei e i divertimenti. Arricchisce la Scheda del Borgo anche la presenza di piccoli annunci di produttori, ristoratori e strutture ricettive. 
Alla fine del volume c'è anche l’elenco completo degli artigiani e dei negozi tipici. Davvero il fascino dell'Italia nascosta.
 Ancora più nascosto è però il tesoro di erbe e piante che spontaneamente nascono nell'area del Pollino. Un modo per scoprire anche quelle sconosciute l'ho trovato con un libro che è già stato riposto tra i miei tesori: Piante alimurgiche ed officinali dell'area del Pollino di Luigi Troccoli edito da  Prometeo179 piante che spontaneamente crescono nell'area del Pollino e che possono rappresentare una risorsa per le loro virtù officinali ed i loro usi alimentari. Ben 40 ricette per utilizzare le erbe buone arricchiscono il volume.
Importantissimo il fatto che le foto delle piante sono precise ed accurate (impossibile sbagliare) e che in appendice al libro c'è una sezione dedicata alle piante tossiche o velenose da evitare. Insomma questo libro rappresenta quel che sognavo per imparare una volta per tutte le virtù delle piante spontanee del territorio in cui vivo. 
Una volta che anche voi vi sarete improvvisate caprette giramondo e avrete raccolto i vostri asparagi per questa pasta vi basterà soffriggere uno spicchietto d'aglio in un fondo d'olio buono (senza essere avari), aggiungere gli asparagi puliti dalle parti legnose e tagliati a tocchetti, un pizzico di sale e un bicchiere d'acqua, lasciar restringere il fondo, lessare la pasta ed amalgamarla a cotanta delizia non prima però di aver dato una parziale frullata al condimento. Una nuvoletta di parmigiano sopra farà di questo piatto una vera delizia. Non vi do le dosi perché tutto dipenderà dal vostro raccolto, dal vostro gusto e ovviamente dal vostro buon senso. A presto amici.

Pasta agli asparagi per caprette giramondo




Quando arriva la primavera mi trasformo in una capretta giramondo. Mi prendono due desideri in modo compulsivo. Il primo è girare per campagne alla ricerca di erbe selvatiche commestibili o aromatiche  per arricchire i miei piatti. Resto sempre attratta da quelle non note ma alla fine raccolgo solo quelle conosciute per paura d'incappare in una intossicazione. L'altro desiderio è quello di andarmene in giro a zonzo per paesi noti e meno noti esplorando la mia regione e quelle limitrofe. Domenica me ne sono finita a Valsinni sulle tracce della poetessa Isabella Morra vissuta cinquecento anni fa. 
Per quanto invece riguarda le campagne ho dovuto un po' accantonare questo desiderio perché fare percorsi impervi coi bambini diventa difficile ma mio marito almeno gli asparagi selvatici quando è stagione non me li fa mancare ed abbiamo scoperto che, visto il loro sapore intenso, meno si elaborano in cucina e più buoni sono. La pasta per eccellenza di questa primavera che volge ormai al termine è proprio questa con gli asparagi di campo arricchita solo da una spolverata di parmigiano grattugiato. I piccoli di casa non gradiscono ma noi facciamo festa soprattutto con le tagliatelle fresche di grano duro un po' più spesse che ne fanno un piatto prelibato. 
Per quanto riguarda i viaggi anche se i borghi più belli qua in zona li abbiamo visti ci ritorniamo volentieri per una passeggiata, una sagra o un evento ma non ci limitiamo solo a quelli scoprendo anche bellezze non note in altri piccoli borghi ormai quasi disabitati del nostro territorio (una piccola puntatina domenica l'abbiamo fatta pure a Canna dove vivono solo 400 anime). Basta avere la curiosità del viaggiatore e imparare ad amare il bello anche nelle sue piccole manifestazioni.
La guida per eccellenza di questo andarsene a zonzo è per noi La Guida dei Borghi più belli d'Italia 2015-2016, la guida della Società Editrice Romana che non ha certo bisogno di presentazione.
 Le “schede” dei singoli borghi sono organizzate per regioni, collocate all’interno di tre aree geografiche: nord, centro e sud/isole. Ogni regione è preceduta da una “copertina” che riproduce una cartina che illustra l’ubicazione dei borghi nell’area regionale.
 Diverse sono le informazioni per comprendere l’essenza intima del borgo, il nome, la storia e il genius loci, vale a dire l’“aura” del borgo, l’atmosfera sentimentale e poetica che solo quel luogo esprime ed è frutto di stratificazioni secolari. Vi è poi la sezione da vedere per conoscere castelli, chiese, palazzi, piazze, opere d’arte e panorami.
La sezione Piaceri e sapori  aiuta invece a conoscere quanto c’è di “bello e buono” nel borgo. Quindi il prodotto caratteristico e il piatto tipico che è possibile richiedere nei ristoranti del posto.
 La sezione eventi riporta le principali manifestazioni, sagre, feste, etc. che si svolgono nel borgo. Presenti anche le schede con le indicazioni di musei e i divertimenti. Arricchisce la Scheda del Borgo anche la presenza di piccoli annunci di produttori, ristoratori e strutture ricettive. 
Alla fine del volume c'è anche l’elenco completo degli artigiani e dei negozi tipici. Davvero il fascino dell'Italia nascosta.
 Ancora più nascosto è però il tesoro di erbe e piante che spontaneamente nascono nell'area del Pollino. Un modo per scoprire anche quelle sconosciute l'ho trovato con un libro che è già stato riposto tra i miei tesori: Piante alimurgiche ed officinali dell'area del Pollino di Luigi Troccoli edito da  Prometeo179 piante che spontaneamente crescono nell'area del Pollino e che possono rappresentare una risorsa per le loro virtù officinali ed i loro usi alimentari. Ben 40 ricette per utilizzare le erbe buone arricchiscono il volume.
Importantissimo il fatto che le foto delle piante sono precise ed accurate (impossibile sbagliare) e che in appendice al libro c'è una sezione dedicata alle piante tossiche o velenose da evitare. Insomma questo libro rappresenta quel che sognavo per imparare una volta per tutte le virtù delle piante spontanee del territorio in cui vivo. 
Una volta che anche voi vi sarete improvvisate caprette giramondo e avrete raccolto i vostri asparagi per questa pasta vi basterà soffriggere uno spicchietto d'aglio in un fondo d'olio buono (senza essere avari), aggiungere gli asparagi puliti dalle parti legnose e tagliati a tocchetti, un pizzico di sale e un bicchiere d'acqua, lasciar restringere il fondo, lessare la pasta ed amalgamarla a cotanta delizia non prima però di aver dato una parziale frullata al condimento. Una nuvoletta di parmigiano sopra farà di questo piatto una vera delizia. Non vi do le dosi perché tutto dipenderà dal vostro raccolto, dal vostro gusto e ovviamente dal vostro buon senso. A presto amici.

2016-05-26

Trattoria Benvenuti al Sud: uno spicchio di Emilia nel cuore di Castrovillari

Per I Percorsi del Gusto su Diritto di Cronaca è on line la mia ultima recensione:
“… Un bel giorno Tigella stanca di stare al freddo e immersa nella nebbia incontra Gnocco Fritto e gli dice:”che ne pensi se ci trasferissimo?” e gnocco risponde:”ma noi siamo nati qui dove potremmo mai andare?...e Tigella risponde:”vieni con me, conosco un bel posticino!”
… E fu così che si misero in cammino … Cammina, cammina … Dopo tante ore di viaggio finalmente arrivarono a Castrovillari al vicolo delle clarisse, dove si trovarono tante persone,… Impazienti di conoscerli!”
Inizia così la storia che porta uno spicchio di cucina Emiliana nel cuore della nostra Castrovillari. 

La signora Francesca ha fatto il viaggio al contrario e, modenese di padre e per nascita, ha deciso di venire qui per amore ventiquattro anni fa a vivere nel sole. Certo le tradizioni della terra d’origine non le ha dimenticate e così dopo anni di cene tra amici deliziati da gnocco fritto e tigelle preparate magistralmente ha deciso di estendere la rosa dei fortunati da allietare con queste chicche tipiche della cucina emiliana aprendo un locale in cui, sera dopo sera, ripete il rito per chi voglia aprirsi a qualcosa di nuovo.

Benvenuti al sud è un locale semplice, fresco, pulito e accogliente come solo un’emiliana e un calabrese sanno essere. E’ bello in ogni stagione perché d’estate ci si può rilassare e cenare nel bel cortile e per il resto dell’anno godere delle sale interne ben arredate le cui pareti sono arricchite dalle immagini del carnevale tradizionale di Castrovillari.

Il menù proposto a base di gnocco fritto e tigelle rappresenta un’alternativa valida curiosa e fantasiosa alla classica pizza da cui in effetti non si discosta neppure per il prezzo (con dodici euro a testa vene servito anche il dolce).
Con gnocco e tigelle vengono serviti salumi, creme di formaggi e tanti altri condimenti che possono variare secondo le stagioni: noi assaggiamo il tradizionale friggione modenese ma anche la ‘nduja calabrese, le melanzane a scapece, la crema di asparagi, il patè di olive, la crema di tartufo, una deliziosa crema di tonno e olive taggiasche, l’insalata di pollo con sedano e maionese. Ogni ciotolina che ci viene offerta ha una storia da raccontare, ogni ciotolina è un racconto di questa storia d’amore tra Emilia e Calabria. In alternativa a questi piatti o in aggiunta per gli appetiti più esigenti si può scegliere la tagliata o l’hamburger di chianina ovviamente direttamente dall’Emilia. Noi assaggiamo una succulenta tagliata con un cardoncello arrostito che ricorderemo a lungo. 
Il dolce non poteva che essere così: delle “bolle” fritte da farcire a piacere con nutella e la vellutata crema al limone della signora, una vera “cannarutia” come lei stessa lo difinisce. 
Da ritornarci in compagnia perché è un tipo di cucina che da molto spazio alla convivialità. Su prenotazione anche piccoli banchetti con altri piatti della cucina emiliana.
Trattoria Benvenuti al Sud
Vicolo delle Clarisse
87012 – Castrovillari (CS)
Tel. 098127211 - 3913113708

https://www.facebook.com/Trattoria-Benvenuti-al-Sud-283651781811273/

Trattoria Benvenuti al Sud: uno spicchio di Emilia nel cuore di Castrovillari

Per I Percorsi del Gusto su Diritto di Cronaca è on line la mia ultima recensione:
“… Un bel giorno Tigella stanca di stare al freddo e immersa nella nebbia incontra Gnocco Fritto e gli dice:”che ne pensi se ci trasferissimo?” e gnocco risponde:”ma noi siamo nati qui dove potremmo mai andare?...e Tigella risponde:”vieni con me, conosco un bel posticino!”
… E fu così che si misero in cammino … Cammina, cammina … Dopo tante ore di viaggio finalmente arrivarono a Castrovillari al vicolo delle clarisse, dove si trovarono tante persone,… Impazienti di conoscerli!”
Inizia così la storia che porta uno spicchio di cucina Emiliana nel cuore della nostra Castrovillari. 

La signora Francesca ha fatto il viaggio al contrario e, modenese di padre e per nascita, ha deciso di venire qui per amore ventiquattro anni fa a vivere nel sole. Certo le tradizioni della terra d’origine non le ha dimenticate e così dopo anni di cene tra amici deliziati da gnocco fritto e tigelle preparate magistralmente ha deciso di estendere la rosa dei fortunati da allietare con queste chicche tipiche della cucina emiliana aprendo un locale in cui, sera dopo sera, ripete il rito per chi voglia aprirsi a qualcosa di nuovo.

Benvenuti al sud è un locale semplice, fresco, pulito e accogliente come solo un’emiliana e un calabrese sanno essere. E’ bello in ogni stagione perché d’estate ci si può rilassare e cenare nel bel cortile e per il resto dell’anno godere delle sale interne ben arredate le cui pareti sono arricchite dalle immagini del carnevale tradizionale di Castrovillari.

Il menù proposto a base di gnocco fritto e tigelle rappresenta un’alternativa valida curiosa e fantasiosa alla classica pizza da cui in effetti non si discosta neppure per il prezzo (con dodici euro a testa vene servito anche il dolce).
Con gnocco e tigelle vengono serviti salumi, creme di formaggi e tanti altri condimenti che possono variare secondo le stagioni: noi assaggiamo il tradizionale friggione modenese ma anche la ‘nduja calabrese, le melanzane a scapece, la crema di asparagi, il patè di olive, la crema di tartufo, una deliziosa crema di tonno e olive taggiasche, l’insalata di pollo con sedano e maionese. Ogni ciotolina che ci viene offerta ha una storia da raccontare, ogni ciotolina è un racconto di questa storia d’amore tra Emilia e Calabria. In alternativa a questi piatti o in aggiunta per gli appetiti più esigenti si può scegliere la tagliata o l’hamburger di chianina ovviamente direttamente dall’Emilia. Noi assaggiamo una succulenta tagliata con un cardoncello arrostito che ricorderemo a lungo. 
Il dolce non poteva che essere così: delle “bolle” fritte da farcire a piacere con nutella e la vellutata crema al limone della signora, una vera “cannarutia” come lei stessa lo difinisce. 
Da ritornarci in compagnia perché è un tipo di cucina che da molto spazio alla convivialità. Su prenotazione anche piccoli banchetti con altri piatti della cucina emiliana.
Trattoria Benvenuti al Sud
Vicolo delle Clarisse
87012 – Castrovillari (CS)
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2016-05-15

Ricomincio da un babà

Ci ho pensato un poco stavolta prima d'iniziare a scrivere. Questo post l'ho iniziato tante volte e tante volte l'ho cancellato perché non trovo le parole per dirvi ma forse più per dire a me stessa che mi sono un poco smarrita.
Non trovo più la ragione che mi porta a scrivere non trovo più il tempo per provare piacere nel farlo. In questi giorni non ho scritto ma ho letto, ho letto altri blog ed ho letto il mio blog tornando indietro nel tempo a capire quando ho perduto il fuoco sacro della passione che animava questo mio lavoro.
Ho deciso che è arrivato il momento di non fingere e di dirvi solo quello che ho voglia di dire e di smetterla di volere tutto ordinato e incolonnato in questo mio spazio virtuale.
Questo è il mio blog nato come rifugio della mia anima e tale deve restare. 
Questo blog mi ha salvato tante volte e nei giorni scorsi avevo pensato anche di scrivere la parola fine, poi qualche parola scrittami da Viviana in un commento ad un suo post mi ha fatto riflettere cosi come due chiacchiere con una mia amica ed alla fine ho deciso che io quella parola fine non la voglio scrivere. 
Voglio solo prendermi più libertà e più tempo, voglio solo essere meno impostata e tornare ad assere qui semplicemente Cocò che scrive quando e se ha voglia di dirvi qualcosa. Voglio i post che mi emozionano quando li rileggo anche a distanza di tempo.
In questo lasso di tempo ho fatto tante cose belle con i miei piccini: c'è stata la festa della mamma ed il concorso Dolce mamma a scuola di Aurelia a cui ho partecipato con gioia con una torta buonissima ed anche carina che ha conquistato il terzo posto alla gara.
Ho partecipato ad un altra invasione digitale

#InvadiMuseoAmarelli, l'ultima purtroppo per il 2016 organizzata da Startup Calabria  con la quale abbiamo visitato, o per meglio dire invaso, il museo della liquirizia Amarelli di Rossano (CS). 
Ho assistito alla recita del mio ometto Giulio ed anche lì tante emozioni, dolci e festa con gli altri genitori. 
Ho trascorso qualche ora al parco con i miei cuccioli (lo faccio raramente visti i miei tanti impegni) ed ho letto molto e dalle mie letture ho tratto nuova linfa.
Oggi vi parlo di un dolce meraviglioso il babà realizzato secondo la ricetta del libro di Franco Di Mare Il teorema del babà edito da Rizzoli un libro che mi ha tanto rilassato e che ho letto subito dopo Il caffè dei miracoli scoprendo in Franco Di Mare un eccellente narratore. 
E' una storia che si legge con piacere per rilassarsi e staccare dalla quotidianità ritrovando tuttavia negli abitanti  di Bauci i pregi e le bassezze dell'umanità.  Manca ancora un mese a Natale, ma a Procolo Jovine, titolare del miglior ristorante di Bauci, piace fare le cose per bene e sta già preparando un menù coi fiocchi. Del resto, il suo pranzo del 25 è qualcosa di leggendario, un incantesimo di sapori e profumi capace di far tornare gli adulti bambini e riportarli nelle cucine delle loro nonne. I suoi segreti? Il rispetto rigoroso della tradizione e una ricerca maniacale degli ingredienti più genuini. Perciò, in questo meraviglioso paese della Costiera amalfitana, la sua autorità culinaria è indiscussa. Una mattina però, dall’altro lato della piazza, dove c’era una profumeria, Procolo nota una nuova insegna – “Experience” – che promette “percorsi emozionali in cucina”. Una fitta allo stomaco lo avvisa che qualcosa non va. E quel qualcosa prende presto il volto di Jacopo Taddei, il paladino della cucina molecolare, il principe della mondanità in tv, “colui il quale ha trasformato le ostriche in nuvole, scomposto i prodotti in particelle, e inventato il cappuccino di baccalà”. Un uomo bellissimo e, ça va sans dire, il sogno proibito di ogni donna. Per Procolo il suo arrivo è un oltraggio, un insulto, una sfida. Di più: un atto di guerra. 
Questo babà l'ho preparato per la festa della mamma, uno ciascuno direi per le mamme e con il residuo tante singole porzioni da condividere con gli amici, con la dose del libro questo è quanto viene fuori. E seppure il babà si fa con il rum siccome io mentre lo facevo pensavo alla costiera amalfitana l'ho bagnato con lo sciroppo di limoni (sempre quelli del mio albero) e il limoncello della mamma ed ho messo delle fragole fresche nella decorazione a completare il gusto del dolce.
Ricetta del babà napoletano (nella versione di Rosa) con le mie modifiche
Dal libro:
"...a volte le cose semplici sono le più difficili da realizzare, come sovente accade nella vita e nell’amore Non c’è nulla di più difficile di un babà fatto secondo criterio. Eppure, stando alle regole e ai trattati, sembrerebbe così facile. Tutto porterebbe a credere che chiunque sia in grado di maneggiare gli elementi base di cui è composto uno dei dolci più famosi del mondo che, nato – come si sa – alla corte di Francia, trovò poi a Napoli un trono, un regno e milioni di sudditi devoti. Ebbene, non commettete anche voi l’errore di farvi ingannare dalle premesse! Perché – come si dice – l’uomo propone ma poi è Dio che dispone. Basta davvero una piccola distrazione e gli ingredienti si ribellano alle manipolazioni distratte e maldestre, la lavorazione si complica all’improvviso e le indicazioni della ricetta, che paiono tanto lineari, si trasformano in un inestricabile labirinto in cui perdersi senza rimedio... Ecco perché il babà è una metafora dell’amore coniugale.... "
Ingredienti:
1/2 Kg di farina (00 e manitoba insieme)
8 uova 
25 gr di lievito di birra (o due cucchiai di pasta madre secca)
200 gr di burro
un pizzico di sale  
un cucchiaio di zucchero

Amalgamare il burro morbido, con il lievito, il sale e lo zucchero, unire poi un uovo alla volta alternato a due cucchiai di farina, attendendo sempre che la massa sia ben amalgamata prima di passare all'uovo successivo. 
A questo punto Rosa bagna il dolce con acqua zucchero e rum, io ho sostituito il rum al limoncello che ho aggiunto a uno sciroppo di acqua, zucchero, scorza e succo di limone (dosi variabili secondo il gusto). 
Ho completato poi con crema chantilly, panna montata e tante golose fragole di stagione.
Un bacio a chi mi legge