2012-03-02

La parigina col Montébore

Vassoio linea Sant-Tropez di Laboratorio Pesaro
Ma ve lo immaginate un formaggio a forma di torta nuziale? Esiste e non è certo una mia invenzione ma una tradizione piemontese antichissima che affonda le sue radici già nel XII secolo. Viene chiamato anche il formaggio della Gioconda perché pare che leonardo Da Vinci in persona lo volle come formaggio nel banchetto di nozze organizzato per Isabella D'Aragona sua musa e modella del capolavoro La Gioconda. La curiosa forma si ispira forse alla torre diroccata del castello di Montébore, il paesino piemontese da cui il formaggio prende il nome, ed è ottenuta sovrapponendo robiole di diametro decrescente. E' prodotto con latte crudo misto vaccino per il 75% e ovino per il restante 25%, la stagionatura varia da una settimana a due mesi e stagionandosi la crosta diventa asciutta e rugosa e la pasta all'interno è liscia, bianca e leggermente occhiata. E' un fromaggio latteo e burroso con retrogusto erbaceo e man mano che la stagionatura procede si fanno più evidenti le note ovine. Il Montébore era un formaggio scomparso da quando quarant'anni fa l'ultima produttrice cessò l'attività ma Slow Food  che ne ha fatto un Presidio lo ha resuscitato rintracciando l'ultima depositaria della tecnica di produzione di questo formaggio che ha trasmesso il suo sapere a Roberto Grattone.
Roberto Grattone gestisce la cooperativa Vallenostra  che produce frutti della terra, vino e altre specialità casearie come il Ruè o il Mollana della Val Borbera oltre al Montébore. Vallenostra è anche agriturismo con piatti a base di ingredienti della cooperativa e del territorio ed osteria e organizza attività didattiche con le scuole.
Da una forma semi-stagionata di Montébore ho tagliato delle fette che  hanno arricchito notevolmente il gusto della mia pizza rustica alla parigina che si sa i piemontesi coi francesi hanno sempre avuto a che fare...
La pizza rustica parigna nella tradizione napoletana prevede una base di pasta di pizza un ripieno di pomodoro mozzarella e prosciutto e una copertura di pasta sfoglia. Io la preparo con vari ripieni e stavolta al prosciutto ho voluto aggiungere il Montébore, un po' di Mollana per dare cremosità e qualche oliva
A voi la ricetta:
Ingredienti:
250 g di farina oo*
2 cucchiai di olio
1/2 cucchiaino di sale
8 g di lievito di birra fresco
150 ml di acqua
250 g di pasta sfoglia già stesa
passata di pomodoro condita con olio sale origano e una puntina d'aglio
150 g di formaggio mollana (in mancanza stracchino)
150 g formaggio Montébore
100 g di cotto in una sola fetta
olive verdi denocciolate
olio e origano per completare
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida impastare con farina sale e olio e lasciar lievitare un paio d'ore. Stendere l'impasto in una teglia rettangolare (30x40) e stendervi sopra qualche cucchiaio di passata condita i formaggi, il prusciutto a fiammiferi e qualche oliva denocciolata.
Coprire con la sfoglia avendo cura che sia stesa bene fino ai bordi, sigillare i bordi con una forchetta e forare la superficie superiore. pennellare la sfoglia con olio e cospargerla di origano. Infornare a 200° finché la pizza risulterà ben dorata sopra e sotto. Lasciar intiepidire un po' prima di tagliarla a fette e servirla con un calice di ottima birra, nel mio caso La Edikt1516 Naturtrüb Bier di Zago, una Cuvée di malto cruda con toni di lievito che ben si addice al pomodoro della pizza.
* La farina da me utilizzata è la 00 speciale per pizza di Rosignoli Molini ideale per la produzione di impasti a breve lievitazione, quindi per pizze tradizionali al piatto, al trancio e focacce.

La parigina col Montébore

Vassoio linea Sant-Tropez di Laboratorio Pesaro
Ma ve lo immaginate un formaggio a forma di torta nuziale? Esiste e non è certo una mia invenzione ma una tradizione piemontese antichissima che affonda le sue radici già nel XII secolo. Viene chiamato anche il formaggio della Gioconda perché pare che leonardo Da Vinci in persona lo volle come formaggio nel banchetto di nozze organizzato per Isabella D'Aragona sua musa e modella del capolavoro La Gioconda. La curiosa forma si ispira forse alla torre diroccata del castello di Montébore, il paesino piemontese da cui il formaggio prende il nome, ed è ottenuta sovrapponendo robiole di diametro decrescente. E' prodotto con latte crudo misto vaccino per il 75% e ovino per il restante 25%, la stagionatura varia da una settimana a due mesi e stagionandosi la crosta diventa asciutta e rugosa e la pasta all'interno è liscia, bianca e leggermente occhiata. E' un fromaggio latteo e burroso con retrogusto erbaceo e man mano che la stagionatura procede si fanno più evidenti le note ovine. Il Montébore era un formaggio scomparso da quando quarant'anni fa l'ultima produttrice cessò l'attività ma Slow Food  che ne ha fatto un Presidio lo ha resuscitato rintracciando l'ultima depositaria della tecnica di produzione di questo formaggio che ha trasmesso il suo sapere a Roberto Grattone.
Roberto Grattone gestisce la cooperativa Vallenostra  che produce frutti della terra, vino e altre specialità casearie come il Ruè o il Mollana della Val Borbera oltre al Montébore. Vallenostra è anche agriturismo con piatti a base di ingredienti della cooperativa e del territorio ed osteria e organizza attività didattiche con le scuole.
Da una forma semi-stagionata di Montébore ho tagliato delle fette che  hanno arricchito notevolmente il gusto della mia pizza rustica alla parigina che si sa i piemontesi coi francesi hanno sempre avuto a che fare...
La pizza rustica parigna nella tradizione napoletana prevede una base di pasta di pizza un ripieno di pomodoro mozzarella e prosciutto e una copertura di pasta sfoglia. Io la preparo con vari ripieni e stavolta al prosciutto ho voluto aggiungere il Montébore, un po' di Mollana per dare cremosità e qualche oliva
A voi la ricetta:
Ingredienti:
250 g di farina oo*
2 cucchiai di olio
1/2 cucchiaino di sale
8 g di lievito di birra fresco
150 ml di acqua
250 g di pasta sfoglia già stesa
passata di pomodoro condita con olio sale origano e una puntina d'aglio
150 g di formaggio mollana (in mancanza stracchino)
150 g formaggio Montébore
100 g di cotto in una sola fetta
olive verdi denocciolate
olio e origano per completare
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida impastare con farina sale e olio e lasciar lievitare un paio d'ore. Stendere l'impasto in una teglia rettangolare (30x40) e stendervi sopra qualche cucchiaio di passata condita i formaggi, il prusciutto a fiammiferi e qualche oliva denocciolata.
Coprire con la sfoglia avendo cura che sia stesa bene fino ai bordi, sigillare i bordi con una forchetta e forare la superficie superiore. pennellare la sfoglia con olio e cospargerla di origano. Infornare a 200° finché la pizza risulterà ben dorata sopra e sotto. Lasciar intiepidire un po' prima di tagliarla a fette e servirla con un calice di ottima birra, nel mio caso La Edikt1516 Naturtrüb Bier di Zago, una Cuvée di malto cruda con toni di lievito che ben si addice al pomodoro della pizza.
* La farina da me utilizzata è la 00 speciale per pizza di Rosignoli Molini ideale per la produzione di impasti a breve lievitazione, quindi per pizze tradizionali al piatto, al trancio e focacce.

2012-02-29

Pollo cremoso ai carciofi con crostoni di polenta

Piatto piano in Kergrès® dipinto a mano sottosmalto collezione Opera Prima di Wald
La ricetta che vi propongo oggi è molto versatile, variando le verdure si adatta ad ogni stagione, certo coi carciofi e i crostoni di polenta è fatta apposta per questo periodo. Un modo gustoso e nuovo per mangiare il petto di pollo. Per dare cremosità al piatto serviva un fomaggio molle ed io ho scelto l'Appio di casa Brunelli, un formaggio che ispira poesie. Per la polenta invece non ditemi nulla che io non  sono esperta e quindi ho usato quella comodissima e già pronta, la classica Polenta Valsugana che ho tagliato a fette e dorato in padella con un filo d'olio.
Ovviamente se, come ho fatto io, utilizzate per le verdure e la carne un coltello  Arcos della linea firmata dallo chef Alessandro Circiello il piatto avrà il sapore dell'alta cucina.
Ingredienti per 4 persone:
500 g di petto di pollo a fette
4-6 carciofi
150 g di pecorino fresco
olio extravergine d'oliva
30 g di burro
1 cipolla
sale e pepe
polenta per accompagnare
Pulire i carciofi e tagliarne i cuori a spicchi, tagliare a striscioline la carne. Appassire la cipolla tagliata fine con olio e burro, unire i carciofi e lasciar insaporire, unire la carne, salare pepare e cuocere al minimo a recipiente  minimo a recipiente coperto per 15 minuti circa. Alla fine unire il formaggio grattugiato con la grattugia a fori larghi, amalgamare al resto finché non fonde. Servire con crostoni di polenta.

Pollo cremoso ai carciofi con crostoni di polenta

Piatto piano in Kergrès® dipinto a mano sottosmalto collezione Opera Prima di Wald
La ricetta che vi propongo oggi è molto versatile, variando le verdure si adatta ad ogni stagione, certo coi carciofi e i crostoni di polenta è fatta apposta per questo periodo. Un modo gustoso e nuovo per mangiare il petto di pollo. Per dare cremosità al piatto serviva un fomaggio molle ed io ho scelto l'Appio di casa Brunelli, un formaggio che ispira poesie. Per la polenta invece non ditemi nulla che io non  sono esperta e quindi ho usato quella comodissima e già pronta, la classica Polenta Valsugana che ho tagliato a fette e dorato in padella con un filo d'olio.
Ovviamente se, come ho fatto io, utilizzate per le verdure e la carne un coltello  Arcos della linea firmata dallo chef Alessandro Circiello il piatto avrà il sapore dell'alta cucina.
Ingredienti per 4 persone:
500 g di petto di pollo a fette
4-6 carciofi
150 g di pecorino fresco
olio extravergine d'oliva
30 g di burro
1 cipolla
sale e pepe
polenta per accompagnare
Pulire i carciofi e tagliarne i cuori a spicchi, tagliare a striscioline la carne. Appassire la cipolla tagliata fine con olio e burro, unire i carciofi e lasciar insaporire, unire la carne, salare pepare e cuocere al minimo a recipiente  minimo a recipiente coperto per 15 minuti circa. Alla fine unire il formaggio grattugiato con la grattugia a fori larghi, amalgamare al resto finché non fonde. Servire con crostoni di polenta.

2012-02-27

Finocchi brasati al profumo di liquirizia

Piatto piano, forchetta e runner collezione Impronte verde di Wald

La liquirizia è un aroma tipico della mia terra, questa radice dalle innumerevoli proprietà cresce infatti spontanea nei nostri terreni, si riproduce con tanta facilità in alcune zone della Calabria che per dar spazio alle altre colture bisogna scavare ed eliminare le radici considerate alla stregua di erbe infestanti. Questa meraviglia della natura che ha proprietà tonificanti, antinfiammatorie, cicatrizzanti e antiossidanti viene lavorata e trasformata da una storica azienda calabrese l'Amarelli di Rossano che oltre a farne le classiche pasticche per la gola ne ricava i prodotti più svariati tra cui il fior di sale alla liquiriza che ho scoperto essere delizioso per enfatizzare il sapore dei finocchi. Ho abbinato i miei finocchi al più semplice dei formaggi un primosale di Fattorie Osella cui ho dato un po' di brio con una spolveratina di sale alla liquirizia che si sposa molto bene anche con i formaggi freschi. Sarà il tocco di liquirizia sarà che ho tagliato i finoccchi nientemeno che con un coltello Arcos (la prima azienda spagnola e una delle più importanti a livello europeo dedicata alla produzione di coltelleria di alta qualità) della linea firmata dallo chef Alessandro Circiello ne è venuto fuori un piatto di tutto rispetto cui mancava solo un abbinamento con il vino, ma passi per il primosale (che ormai beviamo il vino pure con la mozzarella) coi finocchi proprio non riuscivo a trovare l'aggancio così ho risolto la questione con una birra d'eccezione la Edikt 1516 Pils Bier  del birrificio Zago ideale con formaggi freschi e verdure saltate in padella.
Finocchi brasati al profumo di liquirizia con primosale
Ingredienti per 4 persone:
2 grossi finocchi
2 scalogni
60 g di burro
sale alla liquirizia
pepe nero
4 formaggette primosale
per accompagnare
Pulire e tagliare a spicchi sottili i finocchi, affettare finemente gli scalogni e rosolarli coi finocchi nel burro a fuoco vivo mescolando di continuo, poi aggiungere un pizzico di sale alla liquirizia e una macinata di pepe nero, coprire senza aggiungere acqua e lasciar cuocere finché saranno teneri. Servire con formaggio primosale con una spolverata di sale alla liquirizia.

Finocchi brasati al profumo di liquirizia

Piatto piano, forchetta e runner collezione Impronte verde di Wald

La liquirizia è un aroma tipico della mia terra, questa radice dalle innumerevoli proprietà cresce infatti spontanea nei nostri terreni, si riproduce con tanta facilità in alcune zone della Calabria che per dar spazio alle altre colture bisogna scavare ed eliminare le radici considerate alla stregua di erbe infestanti. Questa meraviglia della natura che ha proprietà tonificanti, antinfiammatorie, cicatrizzanti e antiossidanti viene lavorata e trasformata da una storica azienda calabrese l'Amarelli di Rossano che oltre a farne le classiche pasticche per la gola ne ricava i prodotti più svariati tra cui il fior di sale alla liquiriza che ho scoperto essere delizioso per enfatizzare il sapore dei finocchi. Ho abbinato i miei finocchi al più semplice dei formaggi un primosale di Fattorie Osella cui ho dato un po' di brio con una spolveratina di sale alla liquirizia che si sposa molto bene anche con i formaggi freschi. Sarà il tocco di liquirizia sarà che ho tagliato i finoccchi nientemeno che con un coltello Arcos (la prima azienda spagnola e una delle più importanti a livello europeo dedicata alla produzione di coltelleria di alta qualità) della linea firmata dallo chef Alessandro Circiello ne è venuto fuori un piatto di tutto rispetto cui mancava solo un abbinamento con il vino, ma passi per il primosale (che ormai beviamo il vino pure con la mozzarella) coi finocchi proprio non riuscivo a trovare l'aggancio così ho risolto la questione con una birra d'eccezione la Edikt 1516 Pils Bier  del birrificio Zago ideale con formaggi freschi e verdure saltate in padella.
Finocchi brasati al profumo di liquirizia con primosale
Ingredienti per 4 persone:
2 grossi finocchi
2 scalogni
60 g di burro
sale alla liquirizia
pepe nero
4 formaggette primosale
per accompagnare
Pulire e tagliare a spicchi sottili i finocchi, affettare finemente gli scalogni e rosolarli coi finocchi nel burro a fuoco vivo mescolando di continuo, poi aggiungere un pizzico di sale alla liquirizia e una macinata di pepe nero, coprire senza aggiungere acqua e lasciar cuocere finché saranno teneri. Servire con formaggio primosale con una spolverata di sale alla liquirizia.

2012-02-24

Bufala & Wine Wedding a Palazzo Salfi

I vini calabresi in concorso
La Mozzarella di Bufala Campana DOP convola a nozze, vuole sposare un vino ma vuole che sia il vino giusto e per trovare il marito perfetto ad uno dei più rinomati prodotti italiani è stato indetto addirittura un concorso che in ben 23 tappe-degustazione coinvolgerà tutte le regioni italiane. 
Ieri sera a Cosenza si è tenuto l'evento-degustazione previsto per la Calabria e organizzato dallo staff di Vinocalabrese, una giuria di esperti ha degustato i sette vini proposti in abbinamento alla mozzarella e votato il migliore da inviare alla finale che si terrà il 10 marzo prossimo alla Città del Gusto di Napoli.

Una sala di Le cucine di Palazzo Salfi - foto dal web
La spettacolare location dell'evento Le Cucine di Palazzo Salfi, ubicato al pianterreno di Palazzo Salfi storica dimora della omonima famiglia di artisti e letterati, nel caratteristico e scenografico quartiere Paparelle di Cosenza. Il locale, che vuole essere ed è cibo per gli occhi e per la mente, è stato ristruttutato dal noto architetto Mario Occhiuto e mantiene lo stile pompeiano tanto caro ad Enrico Salfi; pavimenti, stucchi, quadri ed arredi, ogni piccolo dettaglio rimanda all'epoca passata.
I sette vini in concorso erano  il Greco Bianco di Statti, il Don Filì Magliocco rosato di Serracavallo, il Timpa del Principe di Ferrocinto da uve Montonico e Greco Bianco, il Gaglioppo rosato Lige di Criserà, il Mantonico bianco Efeso di Librandi, il Cirò rosato di Tenuta del Conte, il Pecorello bianco Grisara di Ceraudo e, anche se la scelta non è stata facile, il migliore per la giuria di Cosenza, di cui sono stata onorata di far parte, è stato il Greco Bianco delle Cantine Statti. In realtà io avrei visto benissimo anche un rosato e quello che ho più apprezzato è stato il Gaglioppo rosato Lige di Criserà ma resto curiosa di scoprire come si piazzerà nella classifica generale il nostro Greco Bianco, un vino che molto bene rappresenta il nostro territorio.

Millefoglie di alici, mozzarella e pomodorini secchi

Gamberi scottati con spuma di ricotta e chips di melanzane

Per festeggiare il "fidanzamento" tra la Mozzarella di Bufala Campana DOP e il nostro vino il giovane chef campano de Le Cucine di Palazzo Salfi Massimo Pisaniello, appartenente all'omonima dinastia di chef stellati e lui stesso grande promessa del panorama gastronomico nazionale di cui a breve leggerete l'intervista che mi ha rilasciato per Le Stelle si incontrano, ha preparato per noi una goduriosa cena-degustazione a base di Bufala e pesce, un menù ricco di profumi, colori, sapori e consistenze, un matrimonio perfetto tra la Campania e la Calabria.

Raviolo aperto con bufala, carciofi e acciughe
Tortino di bufala e asparagi con millefoglie di dentice al cedro
Ricotta e pere con biscotto alla nocciola


Bufala & Wine Wedding a Palazzo Salfi

I vini calabresi in concorso
La Mozzarella di Bufala Campana DOP convola a nozze, vuole sposare un vino ma vuole che sia il vino giusto e per trovare il marito perfetto ad uno dei più rinomati prodotti italiani è stato indetto addirittura un concorso che in ben 23 tappe-degustazione coinvolgerà tutte le regioni italiane. 
Ieri sera a Cosenza si è tenuto l'evento-degustazione previsto per la Calabria e organizzato dallo staff di Vinocalabrese, una giuria di esperti ha degustato i sette vini proposti in abbinamento alla mozzarella e votato il migliore da inviare alla finale che si terrà il 10 marzo prossimo alla Città del Gusto di Napoli.

Una sala di Le cucine di Palazzo Salfi - foto dal web
La spettacolare location dell'evento Le Cucine di Palazzo Salfi, ubicato al pianterreno di Palazzo Salfi storica dimora della omonima famiglia di artisti e letterati, nel caratteristico e scenografico quartiere Paparelle di Cosenza. Il locale, che vuole essere ed è cibo per gli occhi e per la mente, è stato ristruttutato dal noto architetto Mario Occhiuto e mantiene lo stile pompeiano tanto caro ad Enrico Salfi; pavimenti, stucchi, quadri ed arredi, ogni piccolo dettaglio rimanda all'epoca passata.
I sette vini in concorso erano  il Greco Bianco di Statti, il Don Filì Magliocco rosato di Serracavallo, il Timpa del Principe di Ferrocinto da uve Montonico e Greco Bianco, il Gaglioppo rosato Lige di Criserà, il Mantonico bianco Efeso di Librandi, il Cirò rosato di Tenuta del Conte, il Pecorello bianco Grisara di Ceraudo e, anche se la scelta non è stata facile, il migliore per la giuria di Cosenza, di cui sono stata onorata di far parte, è stato il Greco Bianco delle Cantine Statti. In realtà io avrei visto benissimo anche un rosato e quello che ho più apprezzato è stato il Gaglioppo rosato Lige di Criserà ma resto curiosa di scoprire come si piazzerà nella classifica generale il nostro Greco Bianco, un vino che molto bene rappresenta il nostro territorio.

Millefoglie di alici, mozzarella e pomodorini secchi

Gamberi scottati con spuma di ricotta e chips di melanzane

Per festeggiare il "fidanzamento" tra la Mozzarella di Bufala Campana DOP e il nostro vino il giovane chef campano de Le Cucine di Palazzo Salfi Massimo Pisaniello, appartenente all'omonima dinastia di chef stellati e lui stesso grande promessa del panorama gastronomico nazionale di cui a breve leggerete l'intervista che mi ha rilasciato per Le Stelle si incontrano, ha preparato per noi una goduriosa cena-degustazione a base di Bufala e pesce, un menù ricco di profumi, colori, sapori e consistenze, un matrimonio perfetto tra la Campania e la Calabria.

Raviolo aperto con bufala, carciofi e acciughe
Tortino di bufala e asparagi con millefoglie di dentice al cedro
Ricotta e pere con biscotto alla nocciola


2012-02-20

La ciambelline sprint di Carnevale

Piatto in ardesia CHS Group

E volete che non vi posti una ricetta dolce per Carnevale? Ma che blogger sarei! Vi ricordo che ho ben cinque anni di carriera alle spalle, Sale e Pepe quanto basta ha compiuto ieri il suo primo lustro e oggi vi posto una ricetta golosa, facile, bella e ovviamente fritta, delle ciambelline brioches decorate con una insolita cremina acidula di robiola freschissima Fattorie Osella e marmellata di limoni biologica Fiordifrutta di Rigoni di Asiago. Fidatevi se leggete attentamente entro domani le farete. In molte ricette di ciambelline è previsto l'uso delle patate o in versione più moderna dei fiocchi di patate ora vi dirò che ho superato anche quello e per le ciambelline stavolta ho utilizzato la miscela Gnocchi sprint di Molino Spadoni che ho miscelato a mia volta con farina oo per pizza sempre di casa Spadoni. Nel caso in cui vogliate riprodurre la ricetta ma proprio di trovare la miscela per Gnocchi sprint non se ne parla il quantitativo di farina per gnocchi sotituitelo con metà farina per pizza e metà fiocchi di patate ma vi do le dosi negli ingredienti.
Per le ciambelline:
125 g di farina 00 per pizza
125 g di miscela Gnocchi sprint
(oppure 190 g di farina 00 per pizza e 60 g di fiocchi di patate)
125 ml di latte
12 g di lievito di birra
20 g di zucchero
40 g di burro
1 uovo grande
1 pizzico di sale
zucchero semolato per decorare
Per la crema:
90 g di robiola
2 cucchiai di marmellata di limoni
2 cucchiaini colmi di zucchero a velo 
Mescolare le farine, unire lo zucchero, il sale e il burro morbido,  sciogliere il lievito nel latte e unirlo al composto, unire anche l'uovo e mescolare finché non si ottiene un composto solido e ben amalgamato. Lasciar lievitare 2-3 ore, riprendere l'impasto e formare 12 palline, schiacciarle al centro con il dito formando un foro e dopo averle fatte riposare ancora mezz'ora friggerle in olio bollente fino a doratura, rotolarle nello zucchero semolato. lavorare a crema la robiola con lo zucchero e la marmellata porla in una sacca da pasticciere e riempire il foro di ogni ciambella completare con confettini colorati.

La ciambelline sprint di Carnevale

Piatto in ardesia CHS Group

E volete che non vi posti una ricetta dolce per Carnevale? Ma che blogger sarei! Vi ricordo che ho ben cinque anni di carriera alle spalle, Sale e Pepe quanto basta ha compiuto ieri il suo primo lustro e oggi vi posto una ricetta golosa, facile, bella e ovviamente fritta, delle ciambelline brioches decorate con una insolita cremina acidula di robiola freschissima Fattorie Osella e marmellata di limoni biologica Fiordifrutta di Rigoni di Asiago. Fidatevi se leggete attentamente entro domani le farete. In molte ricette di ciambelline è previsto l'uso delle patate o in versione più moderna dei fiocchi di patate ora vi dirò che ho superato anche quello e per le ciambelline stavolta ho utilizzato la miscela Gnocchi sprint di Molino Spadoni che ho miscelato a mia volta con farina oo per pizza sempre di casa Spadoni. Nel caso in cui vogliate riprodurre la ricetta ma proprio di trovare la miscela per Gnocchi sprint non se ne parla il quantitativo di farina per gnocchi sotituitelo con metà farina per pizza e metà fiocchi di patate ma vi do le dosi negli ingredienti.
Per le ciambelline:
125 g di farina 00 per pizza
125 g di miscela Gnocchi sprint
(oppure 190 g di farina 00 per pizza e 60 g di fiocchi di patate)
125 ml di latte
12 g di lievito di birra
20 g di zucchero
40 g di burro
1 uovo grande
1 pizzico di sale
zucchero semolato per decorare
Per la crema:
90 g di robiola
2 cucchiai di marmellata di limoni
2 cucchiaini colmi di zucchero a velo 
Mescolare le farine, unire lo zucchero, il sale e il burro morbido,  sciogliere il lievito nel latte e unirlo al composto, unire anche l'uovo e mescolare finché non si ottiene un composto solido e ben amalgamato. Lasciar lievitare 2-3 ore, riprendere l'impasto e formare 12 palline, schiacciarle al centro con il dito formando un foro e dopo averle fatte riposare ancora mezz'ora friggerle in olio bollente fino a doratura, rotolarle nello zucchero semolato. lavorare a crema la robiola con lo zucchero e la marmellata porla in una sacca da pasticciere e riempire il foro di ogni ciambella completare con confettini colorati.