2015-09-07

Tartellette Sangue di Giuda con rose e lamponi

Piatto La Porcellana Bianca, tessuto Busatti
Come sapete mi piace innamorarmi di aziende produttrici di eccellenze e conoscere direttamente attraverso i loro prodotti un sogno che è diventato un mestiere. Piccole realtà produttive che tutte insieme formano il vasto panorama delle eccellenze italiane. Vi avevo già parlato dell'azienda agricola Quaquarini Francesco e per la mia ricetta di oggi utilizzo un loro vino di punta il Sangue di Giuda, fiore all’occhiello di Canneto Pavese, è il vino rosso dolce per eccellenza. 
Oggi però voglio lasciare spazio ad un'azienda agricola che ho conosciuto quasi per caso navigando nel web e che mi ha incuriosita per la particolarità dei prodotti, è l'azienda agricola I Dossi.
Rose, uva Isabella, more, lamponi, robinia e sambuco sono solo alcune delle piante spontanee che provengono dal bosco del parco naturalistico in Lomellina di Giovanni Bazzano, ingredienti originali trasformati in gustose confetture di eccellenza nel piccolo laboratorio aziendale.
La ricetta base di queste tartellette è quella delle famose ciambellette al vino, solo vino rosso, zucchero e farina per dei biscottini croccantissimi anche in versione tartelletta, una volta farcite per qualche ora l'involucro si mantiene croccante tanto che chi non ha denti buoni si lamenta ma poi cedono un po' creando un tutt'uno con la farcia. Davvero deliziose.
Tartellette Sangue di Giuda con rose e lamponi
Ingredienti
Per la base al vino:
1 dl di vino sangue di giuda (o altro vino rosso dolce)
1 bicchiere (da i dl) di zucchero
250 g circa di farina 00
zucchero di canna per completare
Per la panna cotta:
250 ml di panna fresca
60 ml di latte
2 cucchiai di zucchero
3 g di gelatina in fogli
Per completare:
confettura di rose
confettura di lamponi
Impastare zucchero farina e vino (le dosi della farina sono variabili perché dipende dagli altri ingredienti, deve venir fuori un impasto compatto che si stende con il matterello come una frolla. Steso l'impasto bisogna ricavarne 12 dischetti, passarli da un lato nello zucchero di canna e
sistemarli negli stampi da tartelletta con lo zucchero alla base, forare l'impasto e cuocere a 180° fino a che prendono colore e risultano cotti. Portare ad ebollizione la panna con il latte e lo zucchero, aggiungere la gelatina ammollata in acqua fredda e strizzata e riempire con il composto le tartellette. Lasciar solidificare la panna e completare con le due confetture. Servire con un bicchiere di Sangue di Giuda.

Tartellette Sangue di Giuda con rose e lamponi

Piatto La Porcellana Bianca, tessuto Busatti
Come sapete mi piace innamorarmi di aziende produttrici di eccellenze e conoscere direttamente attraverso i loro prodotti un sogno che è diventato un mestiere. Piccole realtà produttive che tutte insieme formano il vasto panorama delle eccellenze italiane. Vi avevo già parlato dell'azienda agricola Quaquarini Francesco e per la mia ricetta di oggi utilizzo un loro vino di punta il Sangue di Giuda, fiore all’occhiello di Canneto Pavese, è il vino rosso dolce per eccellenza. 
Oggi però voglio lasciare spazio ad un'azienda agricola che ho conosciuto quasi per caso navigando nel web e che mi ha incuriosita per la particolarità dei prodotti, è l'azienda agricola I Dossi.
Rose, uva Isabella, more, lamponi, robinia e sambuco sono solo alcune delle piante spontanee che provengono dal bosco del parco naturalistico in Lomellina di Giovanni Bazzano, ingredienti originali trasformati in gustose confetture di eccellenza nel piccolo laboratorio aziendale.
La ricetta base di queste tartellette è quella delle famose ciambellette al vino, solo vino rosso, zucchero e farina per dei biscottini croccantissimi anche in versione tartelletta, una volta farcite per qualche ora l'involucro si mantiene croccante tanto che chi non ha denti buoni si lamenta ma poi cedono un po' creando un tutt'uno con la farcia. Davvero deliziose.
Tartellette Sangue di Giuda con rose e lamponi
Ingredienti
Per la base al vino:
1 dl di vino sangue di giuda (o altro vino rosso dolce)
1 bicchiere (da i dl) di zucchero
250 g circa di farina 00
zucchero di canna per completare
Per la panna cotta:
250 ml di panna fresca
60 ml di latte
2 cucchiai di zucchero
3 g di gelatina in fogli
Per completare:
confettura di rose
confettura di lamponi
Impastare zucchero farina e vino (le dosi della farina sono variabili perché dipende dagli altri ingredienti, deve venir fuori un impasto compatto che si stende con il matterello come una frolla. Steso l'impasto bisogna ricavarne 12 dischetti, passarli da un lato nello zucchero di canna e
sistemarli negli stampi da tartelletta con lo zucchero alla base, forare l'impasto e cuocere a 180° fino a che prendono colore e risultano cotti. Portare ad ebollizione la panna con il latte e lo zucchero, aggiungere la gelatina ammollata in acqua fredda e strizzata e riempire con il composto le tartellette. Lasciar solidificare la panna e completare con le due confetture. Servire con un bicchiere di Sangue di Giuda.

2015-09-04

Dall'orto sul balcone al barattolo: alle mode non resisto

Tessuto Busatti, barattolo Weck MCM Emballages
Inutile negarlo le mode prendono piede ed assorbono anche i più reticenti. Anche la tavola e la cucina hanno le loro tendenze e quando si tratta di tendenze che fanno bene oltre che all'occhio anche alla salute ed al portafoglio ben vengano davvero. 
Da qualche anno non si fa che parlare di orti sul balcone o sul terrazzo, una moda indubbiamente quella di sostituire ai fiori gli ortaggi e le erbe aromatiche ma una moda che può davvero farci molto bene se pensiamo che possiamo scegliere di coltivare in modo biologico le nostre piantine riuscendo a ricavarne anche genuini ingredienti per le nostre ricette.

Pomodori da terrazzo di Antonella Mariotti e Chiara Priante per Blu Edizioni insegna a coltivare l'orto sul balcone di casa. Il manuale perfetto per chi desidera trasformare il proprio balconcino in un orto generoso. S parte dalla base, da come organizzare gli spazi a come alternare gli ortaggi e i raccolti. Le autrici del manuale forniscono tutti i consigli del caso in maniera semplice e pratica per coltivare ortaggi ed erbe aromatiche, aggiungendo  consigli della nonna per preparare decotti e concimi per le piante e una o due ricette di finger food per ogni verdura.

Biobalcone di Francesco Beldì è pubblicato da Terra Nuova Edizioni e va oltre insegnandoci non solo la coltivazione di ortaggi ed erbe aromatiche in vaso ma anche a farlo in modo biologico utilizzando la permacultura.  Arricchiscono il libro oltre 33 schede dedicate ai singoli ortaggi ed erbe aromatiche che riassumono le principali informazioni necessarie ai balconisti: il diametro minimo del vaso da scegliere, il tipo di esposizione consigliata, la produzione per pianta e il grado di difficoltà di coltivazione, oltre alle indicazioni sulle cure culturali, la difesa e la raccolta.
Insomma in entrambi c'è tutto per coltivare un hobby che si preannuncia pieno di grandi soddisfazioni.
Un'altra moda, che si è affermata in concomitanza alla crisi economica e alla conseguente necessità di tornare al fai da te è quella dei barattoli.  Ormai non se ne può più fare a meno vengono  utilizzati per tutto ed ovunque (anche nei grandi ristoranti) e tante sono le pubblicazioni che ce ne illustrano usi più o meno creativi.
Anche Ilaria Mazzarotta ha recentemente pubblicato per Gribaudo il suo Food Jar...tutto in un barattolo tutto dedicato al comfort food pret-à-manger.  Barattoli per risparmiare e per sorprendere quelli della Mazzarotta tanto che viene voglia di addentare le pagine del libro che si fregia delle bellissime foto di Barbara Torresan. Idee originali per la colazione, la pausa pranzo, uno spuntino o una cena fuori dagli schemi ma anche per un insolito drink o un regalo che di sicuro lascerà il segno.
E se sono comodi per portarsi dietro il cibo in ufficio o comunque fuori casa i barattoli a tavola fanno la loro bella figura riuscendo a far apparire quasi come in vetrina le pietanze, come ci dice la Mazzarota nel capitolo del libro Barattoli a tavola, senza contare che il coperchio preserva gli aromi del cibo fino al momento di esser gustato aggiungo io.
Nella ricetta che vi presento oggi estremamente facile ed economica ho unito le due tendenze di cui vi ho parlato portando in tavola una ricetta della mia tradizione rivisitata nella presentazione e realizzata con ortaggi che agevolmente possono essere coltivati anche in pochissimo spazio in un orto cittadino su un balcone o un terrazzo. Di mia coltivazione nella ricetta però ci sono solo l'origano e il basilico, per il momento ho solo erbe aromatiche che agli ortaggi ci pensa il mio babbo con il suo piccolo orto in campagna ma per il futuro chissà, la tentazione è davvero forte.
Peperoni e uova alla Calabrese
Ingredienti per 4 persone:
1 Kg di peperoni da friggere (cornetti e tondi misti) 
1/2 kg di pomodori da sugo
1 peperoncino piccante
olio extravergine d'oliva 
1 spicchio d'aglio
4 uova
basilico
origano
sale
Togliere il picciolo ai peperoni e ridurli a spicchi e/o fettine lasciandovi i semi, versare un fondo d'olio in un capace tegame e aggiungervi l'aglio, il peperoncino e i peperoni, salare e lasciar soffriggere finché risulteranno appassiti, aggiungere i pomodori privati della pelle e schiacciati e lasciar cuocere, aggiungere basilico e origano. Versare i peperoni cotti in quattro barattoli e allargando al centro rompere un uovo in ogni barattolo, chiudere i barattoli e cuocere a bagnomaria in una pentola con l'acqua che superi il livello delle uova, finché l'albume risulterà rappreso ma il tuorlo ancora morbido. Servire con il pane o la focaccia.

Dall'orto sul balcone al barattolo: alle mode non resisto

Tessuto Busatti, barattolo Weck MCM Emballages
Inutile negarlo le mode prendono piede ed assorbono anche i più reticenti. Anche la tavola e la cucina hanno le loro tendenze e quando si tratta di tendenze che fanno bene oltre che all'occhio anche alla salute ed al portafoglio ben vengano davvero. 
Da qualche anno non si fa che parlare di orti sul balcone o sul terrazzo, una moda indubbiamente quella di sostituire ai fiori gli ortaggi e le erbe aromatiche ma una moda che può davvero farci molto bene se pensiamo che possiamo scegliere di coltivare in modo biologico le nostre piantine riuscendo a ricavarne anche genuini ingredienti per le nostre ricette.

Pomodori da terrazzo di Antonella Mariotti e Chiara Priante per Blu Edizioni insegna a coltivare l'orto sul balcone di casa. Il manuale perfetto per chi desidera trasformare il proprio balconcino in un orto generoso. S parte dalla base, da come organizzare gli spazi a come alternare gli ortaggi e i raccolti. Le autrici del manuale forniscono tutti i consigli del caso in maniera semplice e pratica per coltivare ortaggi ed erbe aromatiche, aggiungendo  consigli della nonna per preparare decotti e concimi per le piante e una o due ricette di finger food per ogni verdura.

Biobalcone di Francesco Beldì è pubblicato da Terra Nuova Edizioni e va oltre insegnandoci non solo la coltivazione di ortaggi ed erbe aromatiche in vaso ma anche a farlo in modo biologico utilizzando la permacultura.  Arricchiscono il libro oltre 33 schede dedicate ai singoli ortaggi ed erbe aromatiche che riassumono le principali informazioni necessarie ai balconisti: il diametro minimo del vaso da scegliere, il tipo di esposizione consigliata, la produzione per pianta e il grado di difficoltà di coltivazione, oltre alle indicazioni sulle cure culturali, la difesa e la raccolta.
Insomma in entrambi c'è tutto per coltivare un hobby che si preannuncia pieno di grandi soddisfazioni.
Un'altra moda, che si è affermata in concomitanza alla crisi economica e alla conseguente necessità di tornare al fai da te è quella dei barattoli.  Ormai non se ne può più fare a meno vengono  utilizzati per tutto ed ovunque (anche nei grandi ristoranti) e tante sono le pubblicazioni che ce ne illustrano usi più o meno creativi.
Anche Ilaria Mazzarotta ha recentemente pubblicato per Gribaudo il suo Food Jar...tutto in un barattolo tutto dedicato al comfort food pret-à-manger.  Barattoli per risparmiare e per sorprendere quelli della Mazzarotta tanto che viene voglia di addentare le pagine del libro che si fregia delle bellissime foto di Barbara Torresan. Idee originali per la colazione, la pausa pranzo, uno spuntino o una cena fuori dagli schemi ma anche per un insolito drink o un regalo che di sicuro lascerà il segno.
E se sono comodi per portarsi dietro il cibo in ufficio o comunque fuori casa i barattoli a tavola fanno la loro bella figura riuscendo a far apparire quasi come in vetrina le pietanze, come ci dice la Mazzarota nel capitolo del libro Barattoli a tavola, senza contare che il coperchio preserva gli aromi del cibo fino al momento di esser gustato aggiungo io.
Nella ricetta che vi presento oggi estremamente facile ed economica ho unito le due tendenze di cui vi ho parlato portando in tavola una ricetta della mia tradizione rivisitata nella presentazione e realizzata con ortaggi che agevolmente possono essere coltivati anche in pochissimo spazio in un orto cittadino su un balcone o un terrazzo. Di mia coltivazione nella ricetta però ci sono solo l'origano e il basilico, per il momento ho solo erbe aromatiche che agli ortaggi ci pensa il mio babbo con il suo piccolo orto in campagna ma per il futuro chissà, la tentazione è davvero forte.
Peperoni e uova alla Calabrese
Ingredienti per 4 persone:
1 Kg di peperoni da friggere (cornetti e tondi misti) 
1/2 kg di pomodori da sugo
1 peperoncino piccante
olio extravergine d'oliva 
1 spicchio d'aglio
4 uova
basilico
origano
sale
Togliere il picciolo ai peperoni e ridurli a spicchi e/o fettine lasciandovi i semi, versare un fondo d'olio in un capace tegame e aggiungervi l'aglio, il peperoncino e i peperoni, salare e lasciar soffriggere finché risulteranno appassiti, aggiungere i pomodori privati della pelle e schiacciati e lasciar cuocere, aggiungere basilico e origano. Versare i peperoni cotti in quattro barattoli e allargando al centro rompere un uovo in ogni barattolo, chiudere i barattoli e cuocere a bagnomaria in una pentola con l'acqua che superi il livello delle uova, finché l'albume risulterà rappreso ma il tuorlo ancora morbido. Servire con il pane o la focaccia.

2015-09-01

Tijana di pasta con fagioli, 'nduja e caciocavallo silano

Agosto significa per me mare, sole, famiglia, relax e tante buone letture ecco perché ad agosto scrivo poco. Tra i libri dell'agosto appena trascorso ce n'è uno che porterò nel cuore in particolar modo.
Si tratta di una pubblicazione dell'Editore Rubbettino: Ti ho vista che ridevi, il secondo libro del collettivo Lou Palanca composto da Fabio Cuzzola, Valerio De Nardo, Nicola Fiorita, Maura Ranieri e Monica Sperabene. Mi incuriosiva il titolo, il fatto che fosse scritto a 10 mani e ovviamente la trama. E' una storia insolita e reale che ne racchiude tante, le tante storie di quelle donne calabresi che negli anni sessanta si avventurarono verso il Piemonte per sposare i contadini delle Langhe rimasti soli dopo che le contadine piemontesi avevano preferito trasferirsi in città per lavorare in fabbrica e trovare la propria emancipazione. Donne semplici in fuga da una vita difficile verso un'altra vita (che forse non lo era meno) ma era l'unica possibile. Le premesse affinché il libro mi entrasse nel cuore c'erano tutte  e dopo averlo letto non posso che invitarvi a fare altrettanto per cercare di capire anche voi un po' della mia Calabria.
Non è un libro strettamente legato alla cucina ma ditemi un po' voi in quale libro oggi non vi sia almeno un riferimento culinario. In Ti ho vista che ridevi si parla di Calabria e di Langhe, di Slow Food e di vini Piemontesi e tra le citazioni culinarie non potevo restare indifferente alla pasta con la 'nduja anzi alla tijana di pasta al forno con piselli, insaporita alla 'nduja che pare si chiami pasta Principe di Piemonte e che attendo di andare a gustare nel ristorante che viene citato nel libro, così come spero di andare presto nei luoghi di cui si parla per farli un po' più miei assaggiando magari qualche piatto tradizionale.
Se la cucina calabrese incuriosisce un po' anche voi vi consiglio un altro testo dell'editore Rubbettino Calabria Golosa una raccolta di ben 200 ricette di cucina tradizionale a cura di Ottavio Cavalcanti. Vi ho trovato molto della cucina tradizionale di casa mia e molto altro ancora, come le  schede dettagliate dei prodotti, molte ricette di piatti a me ancora sconosciuti che si preparano in altre zone di questa impervia terra che mi sono accorta di amare sul serio e che sono felice di non aver abbandonato.
Nel frattempo io vi ho preparato una tijana di pasta con i fagioli (che di piselli non è stagione), la 'nduja e il caciocavallo silano, calabrese abbastanza che dite?
Tijana di pasta con fagioli, 'nduja e caciocavallo silano
Ingredienti per 4 persone (dosi calabresi):
500 g di maccheroni freschi al ferretto
1 tazza di fagioli freschi o secchi già cotti
1 piccola cipolla di Tropea
olio extravergine d'oliva
4 cucchiai di passata di pomodoro
1 cucchiaiata di 'nduja
150 g di caciocavallo silano
sale
Tritare la cipolla e stufarla in un tegame di coccio con l'olio, e la 'nduja, aggiungere i fagioli, la passata di pomodoro, un pizzico di sale e un paio di mestoli d'acqua calda. Portare a cottura  i fagioli. Lessare i maccheroni e aggiungerli al sugo di fagioli preparato, grattugiare il caciocavallo sulla superficie, utilizzando una grattugia a fori larghi e infornare a 200° fino a che il formaggio formerà una dorata crosticina.

Tijana di pasta con fagioli, 'nduja e caciocavallo silano

Agosto significa per me mare, sole, famiglia, relax e tante buone letture ecco perché ad agosto scrivo poco. Tra i libri dell'agosto appena trascorso ce n'è uno che porterò nel cuore in particolar modo.
Si tratta di una pubblicazione dell'Editore Rubbettino: Ti ho vista che ridevi, il secondo libro del collettivo Lou Palanca composto da Fabio Cuzzola, Valerio De Nardo, Nicola Fiorita, Maura Ranieri e Monica Sperabene. Mi incuriosiva il titolo, il fatto che fosse scritto a 10 mani e ovviamente la trama. E' una storia insolita e reale che ne racchiude tante, le tante storie di quelle donne calabresi che negli anni sessanta si avventurarono verso il Piemonte per sposare i contadini delle Langhe rimasti soli dopo che le contadine piemontesi avevano preferito trasferirsi in città per lavorare in fabbrica e trovare la propria emancipazione. Donne semplici in fuga da una vita difficile verso un'altra vita (che forse non lo era meno) ma era l'unica possibile. Le premesse affinché il libro mi entrasse nel cuore c'erano tutte  e dopo averlo letto non posso che invitarvi a fare altrettanto per cercare di capire anche voi un po' della mia Calabria.
Non è un libro strettamente legato alla cucina ma ditemi un po' voi in quale libro oggi non vi sia almeno un riferimento culinario. In Ti ho vista che ridevi si parla di Calabria e di Langhe, di Slow Food e di vini Piemontesi e tra le citazioni culinarie non potevo restare indifferente alla pasta con la 'nduja anzi alla tijana di pasta al forno con piselli, insaporita alla 'nduja che pare si chiami pasta Principe di Piemonte e che attendo di andare a gustare nel ristorante che viene citato nel libro, così come spero di andare presto nei luoghi di cui si parla per farli un po' più miei assaggiando magari qualche piatto tradizionale.
Se la cucina calabrese incuriosisce un po' anche voi vi consiglio un altro testo dell'editore Rubbettino Calabria Golosa una raccolta di ben 200 ricette di cucina tradizionale a cura di Ottavio Cavalcanti. Vi ho trovato molto della cucina tradizionale di casa mia e molto altro ancora, come le  schede dettagliate dei prodotti, molte ricette di piatti a me ancora sconosciuti che si preparano in altre zone di questa impervia terra che mi sono accorta di amare sul serio e che sono felice di non aver abbandonato.
Nel frattempo io vi ho preparato una tijana di pasta con i fagioli (che di piselli non è stagione), la 'nduja e il caciocavallo silano, calabrese abbastanza che dite?
Tijana di pasta con fagioli, 'nduja e caciocavallo silano
Ingredienti per 4 persone (dosi calabresi):
500 g di maccheroni freschi al ferretto
1 tazza di fagioli freschi o secchi già cotti
1 piccola cipolla di Tropea
olio extravergine d'oliva
4 cucchiai di passata di pomodoro
1 cucchiaiata di 'nduja
150 g di caciocavallo silano
sale
Tritare la cipolla e stufarla in un tegame di coccio con l'olio, e la 'nduja, aggiungere i fagioli, la passata di pomodoro, un pizzico di sale e un paio di mestoli d'acqua calda. Portare a cottura  i fagioli. Lessare i maccheroni e aggiungerli al sugo di fagioli preparato, grattugiare il caciocavallo sulla superficie, utilizzando una grattugia a fori larghi e infornare a 200° fino a che il formaggio formerà una dorata crosticina.

2015-08-27

Pizzeria Il Sombrero, la rivincita delle farine alternative


Per i Percorsi del Gusto di Diritto di Cronaca stavolta mi sono fermata per una pizza fuori dai soliti circuiti.
Ci sono quei posti dov'è la semplicità che regna sovrana, dove non ci sono insegne stratosferiche nè pubblicità diffusa ovunque, niente siti internet, pagine facebook con migliaia di seguaci ma solo la buona pubblicità del passaparola. Sono i posti dove torni volentieri quando hai voglia di una pizza a regola d'arte. Il Sombrero allo scalo di Corigliano Calabro è aperto da quindici anni ma fino a un po' di tempo fa ammetto di aver ignorato la sua esistenza per i motivi di cui sopra, finché non ho sentito più di una persona parlare bene di questo posto dove si fa una pizza speciale.
Le pizze di Francesco Sisca in effetti speciali lo sono davvero dato che lo stesso con inusitatata passione ha rivolto da qualche tempo l'attenzione alle farine cosiddette alternative. Al Sombrero potrete assaggiare oltre alla pizza senza glutine, la pizza integrale quella con farina di grano arso, la multicereali, la multifibre, la pizza con farina di canapa, di kamut e non è affatto detto che sia finita qui. Francesco Sisca quando il locale è chiuso, si stipa nella sua cucina e fa nuovi esperimenti, del resto non parliamo dell'ultimo arrivato ma di un professionista che tiene corsi di formazione per i pizzaioli. Se siete di quelli che temono il nuovo però state pur certi che la pizza tradizionale con farina di grano tenero e lievitata naturalmente al Sombrero la trovate ogni sera. Una selezione di birre Paulaner alla spina o in bottiglia accompgana degnamente le pizze.


Abbiamo assaggiato la pizza Angelica con farina multicereali e devo dire che raramente ho trovato accostamenti migliori, pancetta, pomodorini, porcini e fiori di zucca a dare freschezza al gusto sono le carte vincenti di questa premiata pizza. Anche la tradizionale stufata con crema di noci, crudo e provola affumicata è veramente appetitosa, del resto al Sombrero anche una fresa (fatta in casa con farina multicereali) condita con pomodoro fresco diventa una prelibatezza.
Sono sicura che farete un salto e passerete parola anche voi.
Pizzeria Il Sombrero
Via Enrico Berlinguer
87064 Corigliano Scalo (CS)
Tel. 339 2850724

Pizzeria Il Sombrero, la rivincita delle farine alternative


Per i Percorsi del Gusto di Diritto di Cronaca stavolta mi sono fermata per una pizza fuori dai soliti circuiti.
Ci sono quei posti dov'è la semplicità che regna sovrana, dove non ci sono insegne stratosferiche nè pubblicità diffusa ovunque, niente siti internet, pagine facebook con migliaia di seguaci ma solo la buona pubblicità del passaparola. Sono i posti dove torni volentieri quando hai voglia di una pizza a regola d'arte. Il Sombrero allo scalo di Corigliano Calabro è aperto da quindici anni ma fino a un po' di tempo fa ammetto di aver ignorato la sua esistenza per i motivi di cui sopra, finché non ho sentito più di una persona parlare bene di questo posto dove si fa una pizza speciale.
Le pizze di Francesco Sisca in effetti speciali lo sono davvero dato che lo stesso con inusitatata passione ha rivolto da qualche tempo l'attenzione alle farine cosiddette alternative. Al Sombrero potrete assaggiare oltre alla pizza senza glutine, la pizza integrale quella con farina di grano arso, la multicereali, la multifibre, la pizza con farina di canapa, di kamut e non è affatto detto che sia finita qui. Francesco Sisca quando il locale è chiuso, si stipa nella sua cucina e fa nuovi esperimenti, del resto non parliamo dell'ultimo arrivato ma di un professionista che tiene corsi di formazione per i pizzaioli. Se siete di quelli che temono il nuovo però state pur certi che la pizza tradizionale con farina di grano tenero e lievitata naturalmente al Sombrero la trovate ogni sera. Una selezione di birre Paulaner alla spina o in bottiglia accompgana degnamente le pizze.


Abbiamo assaggiato la pizza Angelica con farina multicereali e devo dire che raramente ho trovato accostamenti migliori, pancetta, pomodorini, porcini e fiori di zucca a dare freschezza al gusto sono le carte vincenti di questa premiata pizza. Anche la tradizionale stufata con crema di noci, crudo e provola affumicata è veramente appetitosa, del resto al Sombrero anche una fresa (fatta in casa con farina multicereali) condita con pomodoro fresco diventa una prelibatezza.
Sono sicura che farete un salto e passerete parola anche voi.
Pizzeria Il Sombrero
Via Enrico Berlinguer
87064 Corigliano Scalo (CS)
Tel. 339 2850724

2015-08-16

Quasi come Isa: Harira con melanzane e ceci a modo mio

Chi è Isa e che cos'è l'harira? Sicuramente queste sono le domande che vi state ponendo adesso e io come al solito cerco di spiegarvi un po'.
Isa Chandra Moskowitz è la cuoca vegan più famosa d'America e per me che vegan non sono è la cuoca vegan più interessante. Isa è sorridente e non scheletrica (anzi mi sembra proprio morbida) e le sue ricette sono colorate divertenti e molto appetitose ecco perché non ho saputo resistere al richiamo del suo ultimo libro Fai come Isa pubblicato da Sonda editore dalla cui copertina Isa sorride con il suo volto sereno e rassicurante. Un tripudio di colori e golosità mi ha accolto poi sfogliando il volume riccamente illustrato con le foto di Vanessa Rees ed ho avuto conferma che mangiare vegan in fondo può essere anche gradevole.
200 ricette pensate per tutti coloro che si mettono ai fornelli tra un impegno e l'altro, per realizzare ogni giorno piatti sani in un batter d'occhio. Una cucina semplice e goduriosa quella di Isa al cui fascino neppure io sono riuscita a sottrarmi. La mia copia del libro ha diverse pagine con l'angolo piegato a ricordarmi le ricette che devo assolutamente provare e magari anche rielaborare come ho fatto stavolta con questa Harira, una zuppa marocchina la cui ricetta era già perfetta con melanzane, ceci, spaghetti e aromi come zafferano e paprica e che sicuramente farò nella versione di Isa ma che stavolta ho per necessità di dispensa limitata modificato ottenendo una ricetta diversa si ma sicuramente non meno buona. Sono al mare e qui la mia cucina è ancora più veloce del solito. Avevo ceci già cotti e melanzane fresche, pomodori, cipolle e orzo perlato che volevo tanto mangiare ma niente zafferano e paprica, niente coriandolo, zenzero e lenticchie. Ho realizzato (e poi replicato ancora) una zuppa che io chiamo comunque Harira ma a modo mio.
Ingredienti per 4 persone:
200 g di orzo perlato*
1 tazza di ceci cotti
2 melanzane lunghe piccole
1 cipolla bionda
1 spicchio d'aglio
4 pomodori maturi
brodo vegetale
peperoncino
olio extravergine d'oliva
basilico
erbe provenzali
sale e pepe
Affettare la cipolla (non troppo sottile) e schiacciare l'aglio, appassirli in un tegame con un filo d'olio, unire l'orzo e tostarlo un po', aggiungere le melanzane a cubetti e poi i pomodori dopo averli pelati e schiacciati e lasciar insaporire. Unire peperoncino, erbe provenzali, sale e pepe e un mestolo di brodo, proseguire la cottura aggiungendo eventualmente altro brodo o acqua. Quando l'orzo è quasi cotto aggiungere i ceci e lasciar insaporire. Profumare con il basilico e coprire, scaldare a piacere prima di servire. Se non siete vegani una spolverata di parmigiano arricchirà ulteriormente il gusto della preparazione. Io ho preparato la zuppa al mattino lasciando l'orzo un po' pi consistente, l'ho scaldata al ritorno dalla spiaggia ed era davvero perfetta.
* nel mio caso orzo perlato Girolomoni

Quasi come Isa: Harira con melanzane e ceci a modo mio

Chi è Isa e che cos'è l'harira? Sicuramente queste sono le domande che vi state ponendo adesso e io come al solito cerco di spiegarvi un po'.
Isa Chandra Moskowitz è la cuoca vegan più famosa d'America e per me che vegan non sono è la cuoca vegan più interessante. Isa è sorridente e non scheletrica (anzi mi sembra proprio morbida) e le sue ricette sono colorate divertenti e molto appetitose ecco perché non ho saputo resistere al richiamo del suo ultimo libro Fai come Isa pubblicato da Sonda editore dalla cui copertina Isa sorride con il suo volto sereno e rassicurante. Un tripudio di colori e golosità mi ha accolto poi sfogliando il volume riccamente illustrato con le foto di Vanessa Rees ed ho avuto conferma che mangiare vegan in fondo può essere anche gradevole.
200 ricette pensate per tutti coloro che si mettono ai fornelli tra un impegno e l'altro, per realizzare ogni giorno piatti sani in un batter d'occhio. Una cucina semplice e goduriosa quella di Isa al cui fascino neppure io sono riuscita a sottrarmi. La mia copia del libro ha diverse pagine con l'angolo piegato a ricordarmi le ricette che devo assolutamente provare e magari anche rielaborare come ho fatto stavolta con questa Harira, una zuppa marocchina la cui ricetta era già perfetta con melanzane, ceci, spaghetti e aromi come zafferano e paprica e che sicuramente farò nella versione di Isa ma che stavolta ho per necessità di dispensa limitata modificato ottenendo una ricetta diversa si ma sicuramente non meno buona. Sono al mare e qui la mia cucina è ancora più veloce del solito. Avevo ceci già cotti e melanzane fresche, pomodori, cipolle e orzo perlato che volevo tanto mangiare ma niente zafferano e paprica, niente coriandolo, zenzero e lenticchie. Ho realizzato (e poi replicato ancora) una zuppa che io chiamo comunque Harira ma a modo mio.
Ingredienti per 4 persone:
200 g di orzo perlato*
1 tazza di ceci cotti
2 melanzane lunghe piccole
1 cipolla bionda
1 spicchio d'aglio
4 pomodori maturi
brodo vegetale
peperoncino
olio extravergine d'oliva
basilico
erbe provenzali
sale e pepe
Affettare la cipolla (non troppo sottile) e schiacciare l'aglio, appassirli in un tegame con un filo d'olio, unire l'orzo e tostarlo un po', aggiungere le melanzane a cubetti e poi i pomodori dopo averli pelati e schiacciati e lasciar insaporire. Unire peperoncino, erbe provenzali, sale e pepe e un mestolo di brodo, proseguire la cottura aggiungendo eventualmente altro brodo o acqua. Quando l'orzo è quasi cotto aggiungere i ceci e lasciar insaporire. Profumare con il basilico e coprire, scaldare a piacere prima di servire. Se non siete vegani una spolverata di parmigiano arricchirà ulteriormente il gusto della preparazione. Io ho preparato la zuppa al mattino lasciando l'orzo un po' pi consistente, l'ho scaldata al ritorno dalla spiaggia ed era davvero perfetta.
* nel mio caso orzo perlato Girolomoni

2015-08-07

GOLIARDO Chef Meat & Bar, la carne come non l'avete mai mangiata

Stavolta per i miei Percorsi del Gusto su Diritto di Cronaca mi sono fermata in un posto davvero innovativo.  Quando si varca la soglia del Goliardo l'unica cosa che si può pensare è: ecco cosa mancava da noi. Ad accoglierci quando siamo arrivati c'era la mente di tutto cioè il giovane e nondimeno competentissimo restaurant manager Carlo Acciardi (uno dei tre proprietari) uscito dall'ALMA dalle mani del maestro Gualtiero Marchesi e con alle spalle un'esperienza lavorativa a fianco di un altro grande Massimo Spigaroli.

In un ambiente curatissimo, fresco e moderno – curato dall'arch. Pierluigi Sammarro - ci accoglie la sensazione di assistere alla realizzazione di un sogno, quello che ha portato i tre giovani proprietari ad investire qui (soldi ed energie) facendo in modo che quel sogno divenisse realtà, che quel progetto e quel marchio di eccellenza che è e si propone di essere Goliardo abbia visto la luce e cresca sotto l'occhio attento di chi ha voluto che il punto di partenza fosse proprio in questo luogo. Giovane e competente anche tutto il personale ad indicare che qui di strada se ne vuole fare. Seppure il locale funziona in modo camaleontico per tutto il giorno, come bar e gelateria, per le colazioni, per le pause pranzo, gli aperitivi, le cene di gala e i dopo cena, non possiamo non prendere in considerazione che il fulcro di tutto il marchio è la carne, e i Turano (famiglia alla quale appartengono gli altri due soci) in quel di San Marco sono una garanzia in materia. La carne è la regina del Goliardo e la si può scegliere direttamente in sala dove le è stata riservata la vetrina centrale rivestita in sale rosa dell'Himalaya da cui direttamente la preleva la cucina per trasformarla in profumate fiorentine, tagliate, costate etc utilizzando un forno barbecue di ultimissima generazione. La cucina a vista del resto è ulteriore garanzia di come qui si lavora così come i salumi sempre ubicati in sala in una nicchia appositamente predisposta o i vini che una parete occupano.
Decidiamo di farci guidare dalle proposte dello chef per assaporare in pieno il valore e l'intento di quel che qui con cucina vogliono indicare e non ce ne pentiamo neppure per un istante.
Un prosecco rosato con un assaggio di fois gras caldo e freddo con cipolle di Tropea caramellate, emulsione di zucchina e polvere di arance bionde sono per noi il benvenuto, la focaccia calda il complemento ideale.
 Gli antipasti simbolo del locale rivaleggiano tra loro in bontà senza che nessuno dei due riesca - ahimè- a prevalere.

Mi riferisco alla tartare di manzo con maionese al timo limone, mirepois di melone retato, cipolla caramellata, germogli di menta e chips di patate e al girello di manzo (tipo carne salada) da loro preparato con uovo poché e tartufo, perfetto per chi il crudo non lo ama granché.
Il vino Antiche Vigne Savuto superiore accompagna egregiamente i ravioli alla polpa d'agnello con crema di zucchine e bottarga, delicatissimi nel gusto e nell'aspetto.
Assaggiamo anche gli eccellenti tagliolini al tartufo con battuta di manzo marinata al tè verde, prima di passare alla fiorentina di scottona italiana con sale alem di miniera che ci viene servita con un piccolo tortino di patate e broccoli a far da contorno.

E ti ritrovi a chiederti che cosa hai mangiato fino a quel giorno e che cosa ahimè tornerai a mangiare il giorno seguente desiderando al contempo di mangiare carne solo così e solo al Goliardo.
In realtà a questo punto saremmo sazi ma come non dare spazio alle creazioni curate ed elaborate della giovane pasticciera. Il classico tortino dal cuore fondente è servito con ottimo gelato al pistacchio e un edibile e curioso cucchiaio colmo di zabaione.
Totalmente in linea con il mio gusto la mousse di cioccolato bianco con sorpresa di pralina alla liquirizia servita su un fondo liquoroso di liquirizia. Anche il caffè ci stupisce perché, potendo scegliere, ad un espresso preferiamo assistere al raro spettacolo del servizio di un caffè preparato con la tradizionale napoletana.
Quando usciamo la sensazione avuta all'ingresso risulta rafforzata, siamo certi che il grande sogno di tre giovani calabresi abbia portato qui quel che mancava.
GOLIARDO Chef Meat & Bar
Via Alcide De Gasperi, 197 - Loc. Scalo
87018 San Marco Argentano (CS)
Telefono +39 0984 1934097 Fax +39 0984 518361