2008-03-20

Dolcini salati allo yogurt

A vederli sembrano dei dolci però in effetti sono dei mini-cakes salati preparati con la ricetta dei 7 vasetti opportunamente modificata, il risultato mi è piaciuto alquanto per cui ve ne parlo.
Le varianti come nella versione dolce della 7 vasetti possono essere infinite per cui, con la primavera alle porte, via libera alle sperimentazioni. Mi chiederete come mai la forma a cuore, avevo questi stampini deliziosi di Silikomart che aspettavano di essere provati e mi è sembrata la giusta occasione dato che li ho preparati nel giorno della festa del papà, ma volendo si può usare anche uno stampo da plum-cake o da ciambella.
Ah ancora una precisazione prima della ricetta, nella stessa è previsto l'uso di un vasettto di olio, potete usare quello che volete ma io preferisco un buon extravergine d'oliva ed in tal caso ho tradito la mia Calabria per un eccellente olio extravergine di oliva ligure, di prima spremitura estratto a freddo dell' Olieria Pioselli, delicatissimo sia a crudo che in cottura.
Dolcini salati allo Yogurt
3 uova
1 vasetto di yogurt bianco
3 vasetti di farina
1 vasetto di olio
1 vasetto di formaggio grattugiato (io avevo ancora del buon ragusano ma va bene parmigiano o pecorino a scelta)
1 bustina di lievito per torte salate
2 fettine di prosciutto cotto finemente tagliuzzato
un pò di erbette sminuzzate (erba cipollina, prezzemolo, timo, dragoncello)
sale e pepe nero q.b.
mezzo cucchiaino di spezie la saporita (in mancanza noce moscata, cannella etc.)
Impastiamo i tuorli con lo yogurt, uniamo l'olio e poi la farina, il formaggio e gli altri ingredienti, tra cui un pò di sale e pepe nero macinato al momento. Infine incorporiamo gli albumi montati a neve e versiamo il composto ottenuto negli stampini. Cuociamo in forno a 180-190° finchè saranno ben dorati. Prima di servire è meglio lasciare raffreddare, il giorno dopo sono ancora deliziosi.

Dolcini salati allo yogurt

A vederli sembrano dei dolci però in effetti sono dei mini-cakes salati preparati con la ricetta dei 7 vasetti opportunamente modificata, il risultato mi è piaciuto alquanto per cui ve ne parlo.
Le varianti come nella versione dolce della 7 vasetti possono essere infinite per cui, con la primavera alle porte, via libera alle sperimentazioni. Mi chiederete come mai la forma a cuore, avevo questi stampini deliziosi di Silikomart che aspettavano di essere provati e mi è sembrata la giusta occasione dato che li ho preparati nel giorno della festa del papà, ma volendo si può usare anche uno stampo da plum-cake o da ciambella.
Ah ancora una precisazione prima della ricetta, nella stessa è previsto l'uso di un vasettto di olio, potete usare quello che volete ma io preferisco un buon extravergine d'oliva ed in tal caso ho tradito la mia Calabria per un eccellente olio extravergine di oliva ligure, di prima spremitura estratto a freddo dell' Olieria Pioselli, delicatissimo sia a crudo che in cottura.
Dolcini salati allo Yogurt
3 uova
1 vasetto di yogurt bianco
3 vasetti di farina
1 vasetto di olio
1 vasetto di formaggio grattugiato (io avevo ancora del buon ragusano ma va bene parmigiano o pecorino a scelta)
1 bustina di lievito per torte salate
2 fettine di prosciutto cotto finemente tagliuzzato
un pò di erbette sminuzzate (erba cipollina, prezzemolo, timo, dragoncello)
sale e pepe nero q.b.
mezzo cucchiaino di spezie la saporita (in mancanza noce moscata, cannella etc.)
Impastiamo i tuorli con lo yogurt, uniamo l'olio e poi la farina, il formaggio e gli altri ingredienti, tra cui un pò di sale e pepe nero macinato al momento. Infine incorporiamo gli albumi montati a neve e versiamo il composto ottenuto negli stampini. Cuociamo in forno a 180-190° finchè saranno ben dorati. Prima di servire è meglio lasciare raffreddare, il giorno dopo sono ancora deliziosi.

2008-03-19

Torta cacio, pere e...

Un vecchio detto recita "Al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere", questo per dire che è noto a tutti che tale accostamento è uno dei più azzeccati, Un gusto nella mente di Dio. Ma nella mia personale classifica di accostamenti perfetti ci sta anche il gorgonzola in abbinamento alle noci che poi tirando un pò le somme la coppia diventa una triade gorgonzola-noci-pere, il gusto perfetto diranno gli appassionati, si ma per me manca ancora il quarto elemento e così in questa torta salata ho aggiunto anche lo speck. L'associazione è perfetta, l'affumicato dello speck con il croccante delle noci, che incotra il piccante del gorgonzola per chiudersi sul dolce delle pere, una roba da assaporare lentamente per carpire tutta la gamma dei sapori.
Considerato poi che nonostante il clima ancora invernale (almeno qua da noi) la primavera ed i pic-nic sono alle porte non vi resta che segnarvi la ricetta.
Torta cacio, pere e...
1 disco di pasta sfoglia,
80 g di speck a fette
1 pera di consistenza soda
100 g di gorgonzola
qualche gheriglio di noce
1 uovo e un pò di latte per spennellare
Stendiamo la sfoglia in una piccola teglia, di modo che debordi abbondantemente, bucherelliamo il fondo e poi stendiamo su di esso lo speck cercando di rivestire tutta la base, formiamo poi un altro strato con la pera sbucciata ed affettata, cospargiamo con le noci e poi con il gorgonzola a cubetti, richiudiamo i bordi della sfoglia verso il centro lasciando un buco nel mezzo. Pennelliamo la superficie con l'uovo e il latte battuti insieme e poi inforniamo in forno caldo finchè la torta non sarà ben dorata, serviamo calda o tiepida.

Torta cacio, pere e...

Un vecchio detto recita "Al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere", questo per dire che è noto a tutti che tale accostamento è uno dei più azzeccati, Un gusto nella mente di Dio. Ma nella mia personale classifica di accostamenti perfetti ci sta anche il gorgonzola in abbinamento alle noci che poi tirando un pò le somme la coppia diventa una triade gorgonzola-noci-pere, il gusto perfetto diranno gli appassionati, si ma per me manca ancora il quarto elemento e così in questa torta salata ho aggiunto anche lo speck. L'associazione è perfetta, l'affumicato dello speck con il croccante delle noci, che incotra il piccante del gorgonzola per chiudersi sul dolce delle pere, una roba da assaporare lentamente per carpire tutta la gamma dei sapori.
Considerato poi che nonostante il clima ancora invernale (almeno qua da noi) la primavera ed i pic-nic sono alle porte non vi resta che segnarvi la ricetta.
Torta cacio, pere e...
1 disco di pasta sfoglia,
80 g di speck a fette
1 pera di consistenza soda
100 g di gorgonzola
qualche gheriglio di noce
1 uovo e un pò di latte per spennellare
Stendiamo la sfoglia in una piccola teglia, di modo che debordi abbondantemente, bucherelliamo il fondo e poi stendiamo su di esso lo speck cercando di rivestire tutta la base, formiamo poi un altro strato con la pera sbucciata ed affettata, cospargiamo con le noci e poi con il gorgonzola a cubetti, richiudiamo i bordi della sfoglia verso il centro lasciando un buco nel mezzo. Pennelliamo la superficie con l'uovo e il latte battuti insieme e poi inforniamo in forno caldo finchè la torta non sarà ben dorata, serviamo calda o tiepida.

2008-03-18

La lagana e ceci di San Giuseppe

Come vi anticipavo un anno fa, parlandovi delle zeppole, per San Giuseppe, abitualmente alla vigilia di questa festa, nella nostra zona si usa preparare la lagana coi ceci ovvero delle tagliatelle (la lagana appunto) che vengono condite con un sugo speciale a base di ceci.
Tutto l'anno si fa pasta e ceci ma per San Giuseppe solamente si aggiunge alla preparazione il finocchietto selvatico che bisogna appositamente andare a raccogliere per i campi dal momento che nessuno si sognerebbe di venderlo qua da noi, e chi lo comprerebbe visto che nasce spontaneo?
La preparazione non è nulla di complicato, basta solo rispettare qualche piccolo accorgimento ad esempio la lagana è tagliatella di sola acqua e farina e va tirata rigorosamente a mano (perdonatemi io uso la nonna papera).
I ceci si mettono a bagno la sera prima e la mattina, mentre si fa la pasta, si fanno cuocere, intanto si lessa il finocchietto poi si tagliuzza e se ne fa un sughetto con un pò si aglio, olio e pomodoro. A questo sughetto si uniscono i ceci lessati e, prima di servire la pasta condita col sugo, si scalda dell'olio extravergine d'oliva con un pò paprika dolce e si unisce alla pasta, non immaginate il profumo di questo delizioso ed antichissimo piatto. Ah! Le zeppole sono in forno...le tradizioni vanno rispettate vero?

La lagana e ceci di San Giuseppe

Come vi anticipavo un anno fa, parlandovi delle zeppole, per San Giuseppe, abitualmente alla vigilia di questa festa, nella nostra zona si usa preparare la lagana coi ceci ovvero delle tagliatelle (la lagana appunto) che vengono condite con un sugo speciale a base di ceci.
Tutto l'anno si fa pasta e ceci ma per San Giuseppe solamente si aggiunge alla preparazione il finocchietto selvatico che bisogna appositamente andare a raccogliere per i campi dal momento che nessuno si sognerebbe di venderlo qua da noi, e chi lo comprerebbe visto che nasce spontaneo?
La preparazione non è nulla di complicato, basta solo rispettare qualche piccolo accorgimento ad esempio la lagana è tagliatella di sola acqua e farina e va tirata rigorosamente a mano (perdonatemi io uso la nonna papera).
I ceci si mettono a bagno la sera prima e la mattina, mentre si fa la pasta, si fanno cuocere, intanto si lessa il finocchietto poi si tagliuzza e se ne fa un sughetto con un pò si aglio, olio e pomodoro. A questo sughetto si uniscono i ceci lessati e, prima di servire la pasta condita col sugo, si scalda dell'olio extravergine d'oliva con un pò paprika dolce e si unisce alla pasta, non immaginate il profumo di questo delizioso ed antichissimo piatto. Ah! Le zeppole sono in forno...le tradizioni vanno rispettate vero?

2008-03-16

E adesso...Tiramisù

Sarà il nome, saranno le uova, sarà il caffè o saranno le proteine del mascarpone ma questo delizioso dolce ha sempre il potere di rimettermi in sesto, anche adesso che ho beccato questa brutta influenza se penso ad una buona coccola dolce non posso che pensare a questo classico della pasticceria.
E' il primo dolce che ho imparato a fare, è forse il dolce che ho fatto e rifatto più volte, è il dolce che non avanza mai, è quello che mi fa ricevere sempre i complimenti di tutti perchè, bisogna ammetterlo, il Tiramisù - se fatto bene intendiamoci - è un forte richiamo, un vero Piatto di potere con il quale ho deciso di partecipare, sperando che non sia troppo tardi, al meme di Lenny.
Come tutti i classici anche il Tiramisù prevede innumerevoli varianti, panna o meringa da aggiungere al mascarpone, liquore e caffè o solo caffè per la bagna, pavesini o savoiardi e addirittura ricotta o philadelphia da sostituire al mascarpone per una versione più leggera. Naturalmente sappiate che se siete alla ricerca di versioni light del Tiramisù avete sbagliato blog. Per me questo meraviglioso dolce vive grazie al grasso del mascarpone che viene equilibrato dall'amaro del caffè, leggermente spruzzato di cognac, e completato dallo zucchero e dalla leggerezza dell'inimitabile pavesino che assorbe la bagna ma non la rilascia al contrario del savoiardo. Unica variante che concedo al modello originale è la versione monoporzione al bicchiere che considero certamente più elegante e facile da servire.
Tiramisù
3 uova , 300 g di mascarpone, 6 cucchiai di zucchero, caffè appena zuccherato, cognac, pavesini, cacao amaro
Dividiamo gli albumi dai tuorli, montiamo questi ultimi con tre cucchiai di zucchero ed aggiungiamo il mascarpone, amalgamando bene. A parte montiamo a neve ferma gli albumi con il restante zucchero ed uniamoli alla crema di mascarpone facendo attenzione a non smontarli, quindi con movimenti delicati dal basso verso l'alto. Uniamo il cognac al caffè, la dose giusta è un cucchiaio di liquore ogni bicchiere di caffè (si deve sentire appena in pratica), poi procediamo ad inzuppare i pavesini nella bagna al caffè posizioniamoli al fondo del bicchiere o della pirofila scelta per il dolce poi versiamo sopra uno strato di crema al mascarpone, poi di nuovo i biscotti ed ancora la crema che completeremo con un velo di cacao amaro al momento di servire. Mi raccomando siate generosi con la crema, i biscotti devono esserci ma la crema si deve sentire di più. Consumare con moderazione...può dare dipendenza.

E adesso...Tiramisù

Sarà il nome, saranno le uova, sarà il caffè o saranno le proteine del mascarpone ma questo delizioso dolce ha sempre il potere di rimettermi in sesto, anche adesso che ho beccato questa brutta influenza se penso ad una buona coccola dolce non posso che pensare a questo classico della pasticceria.
E' il primo dolce che ho imparato a fare, è forse il dolce che ho fatto e rifatto più volte, è il dolce che non avanza mai, è quello che mi fa ricevere sempre i complimenti di tutti perchè, bisogna ammetterlo, il Tiramisù - se fatto bene intendiamoci - è un forte richiamo, un vero Piatto di potere con il quale ho deciso di partecipare, sperando che non sia troppo tardi, al meme di Lenny.
Come tutti i classici anche il Tiramisù prevede innumerevoli varianti, panna o meringa da aggiungere al mascarpone, liquore e caffè o solo caffè per la bagna, pavesini o savoiardi e addirittura ricotta o philadelphia da sostituire al mascarpone per una versione più leggera. Naturalmente sappiate che se siete alla ricerca di versioni light del Tiramisù avete sbagliato blog. Per me questo meraviglioso dolce vive grazie al grasso del mascarpone che viene equilibrato dall'amaro del caffè, leggermente spruzzato di cognac, e completato dallo zucchero e dalla leggerezza dell'inimitabile pavesino che assorbe la bagna ma non la rilascia al contrario del savoiardo. Unica variante che concedo al modello originale è la versione monoporzione al bicchiere che considero certamente più elegante e facile da servire.
Tiramisù
3 uova , 300 g di mascarpone, 6 cucchiai di zucchero, caffè appena zuccherato, cognac, pavesini, cacao amaro
Dividiamo gli albumi dai tuorli, montiamo questi ultimi con tre cucchiai di zucchero ed aggiungiamo il mascarpone, amalgamando bene. A parte montiamo a neve ferma gli albumi con il restante zucchero ed uniamoli alla crema di mascarpone facendo attenzione a non smontarli, quindi con movimenti delicati dal basso verso l'alto. Uniamo il cognac al caffè, la dose giusta è un cucchiaio di liquore ogni bicchiere di caffè (si deve sentire appena in pratica), poi procediamo ad inzuppare i pavesini nella bagna al caffè posizioniamoli al fondo del bicchiere o della pirofila scelta per il dolce poi versiamo sopra uno strato di crema al mascarpone, poi di nuovo i biscotti ed ancora la crema che completeremo con un velo di cacao amaro al momento di servire. Mi raccomando siate generosi con la crema, i biscotti devono esserci ma la crema si deve sentire di più. Consumare con moderazione...può dare dipendenza.

2008-03-13

Miottini

Se qualche veneto passa di qua leggendo il titolo, e mi auguro guardando la foto, si ricorderà di qualcosa, in tal caso sarei lieta di saperne di più su questi croccanti biscotti dei quali sono venuta a conoscenza per mezzo di un libro di Silvia Tocco Bonetti dal titolo Antichi dolci di casa, un bel lavoro a dire il vero in cui l'autrice ha raccolto le storie e delizie della pasticceria casalinga mettendo insieme ben 80 ricette ritrovate nei quaderni di una volta.
Era da un pò che avevo questo libro (letto tutto giuro) ma solo adesso me ne sono ricordata, avendo tra le mani una confezione di
Farina per polenta Marano della bottega Esperya che vi assicuro mi ha fatto capire -a me meridionale inesperta di farine gialle- che non tutte le polente sono uguali. Questa farina è ottenuta dalle pannocchie Maranello coltivate nella Bassa Veronese e lavorate ancora con macina di pietra. Mi interrogavo sui possibili usi dolci della farina di mais, complici anche le paste di meliga che la mia amica Grazia mi ha spedito qualche tempo fa. Così ho avuto un'illuminazione e ricordatami del libro l'ho ripreso tra le mani e ne sono usciti fuori questi biscottini originari del Veneto che prevedono l'uso delle mandorle o meglio della farina di mandorle. Vi riporto la ricetta e vi consiglio di tenervi un pò di zucchero che sono abbastanza dolci oltre che croccanti.

125 g di farina 00
125 g di farina gialla
150 g di mandorle macinate
225 g di zucchero (direi 200 va bene)
100 g di burro sciolto
4 tuorli
la scorza di un limone

Amalgamiamo le farine e lo zucchero e poi uniamo i tuorli, il burro e la scorzetta di limone. Formiamo delle palline con l'impasto ottenuto e schiacciamole leggermente col pollice adagiandole sulla placca del forno ed inforniamo a 180° finchè i biscotti saranno dorati.

Miottini

Se qualche veneto passa di qua leggendo il titolo, e mi auguro guardando la foto, si ricorderà di qualcosa, in tal caso sarei lieta di saperne di più su questi croccanti biscotti dei quali sono venuta a conoscenza per mezzo di un libro di Silvia Tocco Bonetti dal titolo Antichi dolci di casa, un bel lavoro a dire il vero in cui l'autrice ha raccolto le storie e delizie della pasticceria casalinga mettendo insieme ben 80 ricette ritrovate nei quaderni di una volta.
Era da un pò che avevo questo libro (letto tutto giuro) ma solo adesso me ne sono ricordata, avendo tra le mani una confezione di
Farina per polenta Marano della bottega Esperya che vi assicuro mi ha fatto capire -a me meridionale inesperta di farine gialle- che non tutte le polente sono uguali. Questa farina è ottenuta dalle pannocchie Maranello coltivate nella Bassa Veronese e lavorate ancora con macina di pietra. Mi interrogavo sui possibili usi dolci della farina di mais, complici anche le paste di meliga che la mia amica Grazia mi ha spedito qualche tempo fa. Così ho avuto un'illuminazione e ricordatami del libro l'ho ripreso tra le mani e ne sono usciti fuori questi biscottini originari del Veneto che prevedono l'uso delle mandorle o meglio della farina di mandorle. Vi riporto la ricetta e vi consiglio di tenervi un pò di zucchero che sono abbastanza dolci oltre che croccanti.

125 g di farina 00
125 g di farina gialla
150 g di mandorle macinate
225 g di zucchero (direi 200 va bene)
100 g di burro sciolto
4 tuorli
la scorza di un limone

Amalgamiamo le farine e lo zucchero e poi uniamo i tuorli, il burro e la scorzetta di limone. Formiamo delle palline con l'impasto ottenuto e schiacciamole leggermente col pollice adagiandole sulla placca del forno ed inforniamo a 180° finchè i biscotti saranno dorati.

2008-03-12

La Torta della Foresta nera

Come ben sapete non sono tedesca ma sono terribilmente attratta da tutto ciò che è nord europeo e così era da tanto che volevo cimentarmi nella preparazione di questo classico dolce tedesco che prende il nome dalla Foresta Nera, una splendida regione a sud della Germania.
Nei miei ricettari ho trovato numerose versioni, molte varianti dell'originale, a dire il vero trifle e monoporzioni ma nessuna vera torta simile a quella che ho mangiato in Alto Adige la scorsa estate. Così ho riflettuto un poco, assemblato qua e là ed ecco la mia personale versione di Torta della Foresta nera. In linea di massima le scuole di pensiero sono due o golosamente si sceglie una base di torta al cioccolato con burro (tipo questa) oppure si opta per una base di pan di spagna al cacao che, più leggera e spugnosa, permette agli ingredienti di amalgamarsi meglio tra loro con risultati, secondo me, più soddisfacenti.
La scelta dicevo sta a voi, per il pan di spagna al cacao bisogna procedere come per un normale pan di spagna solo che sostituiremo due cucchiaiate di farina con pari peso di cacao amaro. Inoltre per l'effetto torta alta a tre strati vi consiglio una teglina a bordo alto di 18 massimo 20 cm massimo di diametro.
Ecco la ricetta:
1 pan di spagna al cacao (oppure una torta margherita al cioccolato)
500 ml di panna liquida fresca (rigorosamente)
2 cucchiaiate di zucchero a velo
1 vasetto di amarene allo sciroppo
1 tavoletta da 100 g di cioccolato fondente
Tagliamo la torta in tre strati. Montiamo la panna con lo zucchero a velo. Bagnamo il primo strato con qualche cucchiaiata dello sciroppo di conservazione delle amarene, spalmiamo di panna la superficie, poi cospargiamo di amarene tagliate a metà, copriamo con l'altro strato di dolce e procediamo allo stesso modo, infine mettiamo il terzo strato di pan di spagna bagnamo ancora un pò e copriamo la superficie ed i lati con panna. Decoriamo il tutto con delle sfogliette o dei riccioli di cioccolato e delle amarene intere. Per ottenere le sfoglie di cioccolato basta sciogliere la tavoletta a bagnomaria, spennellare la crema ottenuta su un foglio di carta da forno o di acetato e poi, una volta asciutto staccarlo in pezzi. Questa la mia torta che è piaciuta molto.

La Torta della Foresta nera

Come ben sapete non sono tedesca ma sono terribilmente attratta da tutto ciò che è nord europeo e così era da tanto che volevo cimentarmi nella preparazione di questo classico dolce tedesco che prende il nome dalla Foresta Nera, una splendida regione a sud della Germania.
Nei miei ricettari ho trovato numerose versioni, molte varianti dell'originale, a dire il vero trifle e monoporzioni ma nessuna vera torta simile a quella che ho mangiato in Alto Adige la scorsa estate. Così ho riflettuto un poco, assemblato qua e là ed ecco la mia personale versione di Torta della Foresta nera. In linea di massima le scuole di pensiero sono due o golosamente si sceglie una base di torta al cioccolato con burro (tipo questa) oppure si opta per una base di pan di spagna al cacao che, più leggera e spugnosa, permette agli ingredienti di amalgamarsi meglio tra loro con risultati, secondo me, più soddisfacenti.
La scelta dicevo sta a voi, per il pan di spagna al cacao bisogna procedere come per un normale pan di spagna solo che sostituiremo due cucchiaiate di farina con pari peso di cacao amaro. Inoltre per l'effetto torta alta a tre strati vi consiglio una teglina a bordo alto di 18 massimo 20 cm massimo di diametro.
Ecco la ricetta:
1 pan di spagna al cacao (oppure una torta margherita al cioccolato)
500 ml di panna liquida fresca (rigorosamente)
2 cucchiaiate di zucchero a velo
1 vasetto di amarene allo sciroppo
1 tavoletta da 100 g di cioccolato fondente
Tagliamo la torta in tre strati. Montiamo la panna con lo zucchero a velo. Bagnamo il primo strato con qualche cucchiaiata dello sciroppo di conservazione delle amarene, spalmiamo di panna la superficie, poi cospargiamo di amarene tagliate a metà, copriamo con l'altro strato di dolce e procediamo allo stesso modo, infine mettiamo il terzo strato di pan di spagna bagnamo ancora un pò e copriamo la superficie ed i lati con panna. Decoriamo il tutto con delle sfogliette o dei riccioli di cioccolato e delle amarene intere. Per ottenere le sfoglie di cioccolato basta sciogliere la tavoletta a bagnomaria, spennellare la crema ottenuta su un foglio di carta da forno o di acetato e poi, una volta asciutto staccarlo in pezzi. Questa la mia torta che è piaciuta molto.

2008-03-11

Cubetti croccanti di...

...COTECHINO, e che ci trovate di strano? Tempo fa il bravissimo Leonardo Romanelli mi strappò un sorriso ed una riflessione con il suo MLC Movimento Liberazione Cotechini, un articolo che vi invito a leggere nel quale simpaticamente si riflette sul perchè questo gustoso alimento debba essere relegato alle festività natalizie. Aderisco idealmente al movimento e con questo post vi invito a mangiare più spesso il cotechino che nella veste in cui ve lo presento vi assicuro stenterete a riconoscere.
Come saprà chi mi legge spesso l'attenzione alle materie prime è a mio parere alla base per la riuscita di un buon piatto, così ho deciso di dimenticare i cotechini precotti e di cimentarmi, per questa praparazione, con un vero cotechino tradizionale reperito su Esperya da ammollare e poi cuocere a lungo. Si tratta di un prodotto dell'azienda Ronchei che produce anche meravigliosi salumi. Insomma a farla breve ho pensato ad un modo alternativo di proporre il cotechino e ci sono riuscita ottenendo tra l'altro un piatto dal gusto, a mio parere, particolarmente equilibrato per la presenza della bieta e della glassa all'aceto balsamico.
La preparazione è di una semplicità disarmante, ecco gli ingredienti:
cotechino
uova
pangrattato
sale e pepe q.b.
olio extravergine d'oliva
bieta frescafoglie di bieta
fior di sale
Glassa o riduzione all'aceto balsamico
Dopo aver seguito le istruzioni per la cottura del cotechino, lo lasciamo raffreddare e poi lo tagliamo a piccoli cubetti di circa un centimetro e mezzo di lato. Passiamo i cubetti nell'uovo battuto con sale e pepe e poi friggiamoli in olio bollente. Quando saranno dorati li sgoccioliamo su carta assorbente.
Lessiamo pochi istanti le foglie di bieta, poi arrotoliamole singolarmente a formare delle roselline, condiamo con un pò di fior di sale ed un filino d'olio ed adagiamo sopra ogni rotolino verde un cubetto di cotechino fritto. Decoriamo il piatto con la glassa all'aceto balsamico e serviamo ancora caldo.
Il piccolo formato consente la degustazione senza l'uso di posate intingendo voluttuosamente ogni bocconcino nella glassa al balsamico prima di portarlo alla bocca.