2009-06-17

Biscotti salati tutto pistacchio

Le frolle salate mi piacciono proprio, anche perché servite con l'aperitivo riescono a suscitare sempre quel simpatico effetto sorpresa. Anche stavolta effetto assisurato dato che sembravano in tutto e per tutto dei biscottini dolci ed erano invece farciti al formaggio.
La ricetta è molto semplice e si può declinare in tante varianti, nell'esecuzione mi ha aiutato la mia nipotina Rebecca di 4 anni che si è divertita un mondo a tagliare con le formine.
Per il gusto pistacchio ho utilizzato il pesto ai pistacchi di Sicilian Exquisiteness che contiene ben l'85% di pistacchi.
Ingredienti
Per la pasta frolla:
250 g di farina 0 biscotto Plurimix-point
100 g di burro
1 uovo
2 cucchiai di pesto ai pistacchi
1 cucchiaino da caffè di sale
Per la farcia:
100 g di crescenza
2 cucchiai di pesto ai pistacchi
Impastiamo la frolla lavorando prima la farina con il burro ed il sale ed unendo poi l'uovo leggermente sbattuto e il pesto. Avvolgiamo in pellicola e lasciamo riposare in frigorifero per 1 ora. Stendiamo col matterello e ricaviamone le formine desiderate. Cuociamo i biscotti in forno caldo a 180° per 10 minuti circa, poi farciamoli a due a due con la crescenza amalgamata al pesto.

Biscotti salati tutto pistacchio

Le frolle salate mi piacciono proprio, anche perché servite con l'aperitivo riescono a suscitare sempre quel simpatico effetto sorpresa. Anche stavolta effetto assisurato dato che sembravano in tutto e per tutto dei biscottini dolci ed erano invece farciti al formaggio.
La ricetta è molto semplice e si può declinare in tante varianti, nell'esecuzione mi ha aiutato la mia nipotina Rebecca di 4 anni che si è divertita un mondo a tagliare con le formine.
Per il gusto pistacchio ho utilizzato il pesto ai pistacchi di Sicilian Exquisiteness che contiene ben l'85% di pistacchi.
Ingredienti
Per la pasta frolla:
250 g di farina 0 biscotto Plurimix-point
100 g di burro
1 uovo
2 cucchiai di pesto ai pistacchi
1 cucchiaino da caffè di sale
Per la farcia:
100 g di crescenza
2 cucchiai di pesto ai pistacchi
Impastiamo la frolla lavorando prima la farina con il burro ed il sale ed unendo poi l'uovo leggermente sbattuto e il pesto. Avvolgiamo in pellicola e lasciamo riposare in frigorifero per 1 ora. Stendiamo col matterello e ricaviamone le formine desiderate. Cuociamo i biscotti in forno caldo a 180° per 10 minuti circa, poi farciamoli a due a due con la crescenza amalgamata al pesto.

2009-06-16

Papaccelle ripiene

Quando ho visto il barattolo pieno di cose rosse tondeggianti e galleggianti non capivo di cosa si trattasse, ancor meno ho capito leggendo il nome del prodotto: Papaccelle a dire il vero non mi diceva nulla se non che fosse qualcosa di simpatico. Questa è stata la mia accoglienza nei confronti di questi peperoni interi all’aceto di vino che Terrasolis ha voluto farmi assaggiare. Il mio ricordo d’infanzia dei peperoni all’aceto che preparava la mia nonna li ha immediatamente associati ai fagioli perché così si mangiavano qua da noi, con la pasta e fagioli. L’aceto del peperone ben contrasta con il dolce dei legumi. Del resto però più li guardavo e più mi venivano in mente quei peperoncini ripieni di tonno che tanto ormai vanno di moda ma che per il troppo piccante spesso evito. Così ho pensato di associare le due cose riempiendo le papaccelle con un composto al tonno e servendole con una bella e colorata insalata di fagioli rossi alla cipolla per contrastare l’aceto dei peperoni, ho scoperto che l’associazione è ok e se ve ne dovesse avanzare qualcuno ricavatene dei gustosi tramezzini: spalmatene il ripieno su del pane bianco per tramezzini e completate con il peperone tagliato a striscioline e qualche fagiolo.
Ingredienti per 6:
6 papaccelle all’aceto di vino
160 g di tonno sott’olio
2 cucchiai di maionese
1 cucchiaio di capperi sotto sale
2 uova sode
4 filetti d’acciuga
1 tazza di fagioli rossi lessati
½ spicchio d’aglio
Prezzemolo
½ cipolla rossa
Sale e pepe nero
Olio extravergine d’oliva
Tagliamo la calotta ai peperoni, svuotiamoli dai semi e filamenti e teniamoli capovolti su della carta assorbente per asciugare l’aceto in eccesso.
Intanto tritiamo finemente a coltello le uova sode, uniamo il tonno sgocciolato, la maionese, i capperi e le acciughe triturate e amalgamiamo il tutto con una forchetta, uniamo del prezzemolo e l’aglio schiacciato e ridotto in pasta. Farciamo i peperoni con il composto di tonno e uova e copriamone ognuno con la propria calotta. Condiamo i fagioli con olio, sale, pepe nero e cipolla a fette. Sistemiamo l’insalata di fagioli sul fondo di un piatto ed adagiamo sopra le papaccelle ripiene. Volendo per il servizio si possono utilizzare delle piccole ciotole nelle quali adagiare una porzione di fagioli e una papaccella per ogni commensale.

Papaccelle ripiene

Quando ho visto il barattolo pieno di cose rosse tondeggianti e galleggianti non capivo di cosa si trattasse, ancor meno ho capito leggendo il nome del prodotto: Papaccelle a dire il vero non mi diceva nulla se non che fosse qualcosa di simpatico. Questa è stata la mia accoglienza nei confronti di questi peperoni interi all’aceto di vino che Terrasolis ha voluto farmi assaggiare. Il mio ricordo d’infanzia dei peperoni all’aceto che preparava la mia nonna li ha immediatamente associati ai fagioli perché così si mangiavano qua da noi, con la pasta e fagioli. L’aceto del peperone ben contrasta con il dolce dei legumi. Del resto però più li guardavo e più mi venivano in mente quei peperoncini ripieni di tonno che tanto ormai vanno di moda ma che per il troppo piccante spesso evito. Così ho pensato di associare le due cose riempiendo le papaccelle con un composto al tonno e servendole con una bella e colorata insalata di fagioli rossi alla cipolla per contrastare l’aceto dei peperoni, ho scoperto che l’associazione è ok e se ve ne dovesse avanzare qualcuno ricavatene dei gustosi tramezzini: spalmatene il ripieno su del pane bianco per tramezzini e completate con il peperone tagliato a striscioline e qualche fagiolo.
Ingredienti per 6:
6 papaccelle all’aceto di vino
160 g di tonno sott’olio
2 cucchiai di maionese
1 cucchiaio di capperi sotto sale
2 uova sode
4 filetti d’acciuga
1 tazza di fagioli rossi lessati
½ spicchio d’aglio
Prezzemolo
½ cipolla rossa
Sale e pepe nero
Olio extravergine d’oliva
Tagliamo la calotta ai peperoni, svuotiamoli dai semi e filamenti e teniamoli capovolti su della carta assorbente per asciugare l’aceto in eccesso.
Intanto tritiamo finemente a coltello le uova sode, uniamo il tonno sgocciolato, la maionese, i capperi e le acciughe triturate e amalgamiamo il tutto con una forchetta, uniamo del prezzemolo e l’aglio schiacciato e ridotto in pasta. Farciamo i peperoni con il composto di tonno e uova e copriamone ognuno con la propria calotta. Condiamo i fagioli con olio, sale, pepe nero e cipolla a fette. Sistemiamo l’insalata di fagioli sul fondo di un piatto ed adagiamo sopra le papaccelle ripiene. Volendo per il servizio si possono utilizzare delle piccole ciotole nelle quali adagiare una porzione di fagioli e una papaccella per ogni commensale.

2009-06-15

Torta al cacao con mousse di Zabaione al Moscato d'Asti

Ultimamente non mi riesce proprio semplice conciliare tutti i miei impegni, non è che io sia diventata lavativa e trascuri volontariamente il blog, il lavoro e, ahimè, anche le amicizie, è solo che gli impegni sono diventati a volte inconciliabili con il mio nuovo stato di futura mamma.
Quante le cose da preparare! Me ne rendo conto giorno dopo giorno, e il corredino, e la valigia per l’ospedale mia e sua, e la cameretta, e il corso di preparazione al parto per affrontare con minor timore il grande evento, tutto appare irrinunciabile e tutto si aggiunge ai già consueti impegni: marito, casa grande, lavoro e hobby vari.
Gli impegni come è facile intuire sono aumentati e le forze sono sempre di meno dato che mi porto dietro un bel pancione e qualche chiletto in più.
Comunque chili o non chili a volte la gola chiama e Cocò cerca di rispondere nel solo modo che conosce, ovvero preparando qualche buona golosità da condividere, seppure virtualmente, con i suoi lettori.
L’esperimento di oggi muove da un barattolo di Mousse di Zabaione al Moscato d’Asti di Cascina San Cassiano, una vera tentazione cui non ho saputo resistere. Lo zabaione mi piace col cioccolato ma per non appesantire ulteriormente il peccato l'ho utilizzato per farcire una semplice torta al cacao. Fosse stato inverno avrei calato copiosamente sulla superficie del dolce del cioccolato fondente fuso, date le temperature ho completato con una semplice spolverata di zucchero a velo.
Questa stessa base è ottima farcita con le più svariate confetture o creme.
Ingredienti:
270 g di farina 00
30 g di cacao amaro
150 g di zucchero
100 g di burro fuso
1 bustina di lievito per dolci
1 bicchiere di latte (200 ml)
1 uovo
1 pizzico di sale
Per farcire:
Mousse allo di Zabaione al Moscato d'Asti o Confettura
Setacciamo la farina con il cacao e il lievito, uniamo lo zucchero e il sale, poi il latte mescolato all'uovo. Amalgamiamo bene il tutto e versiamo metà composto in uma teglia rettangolare ben imburrata o in silicone (io ho utilizzato quella di Silikomart). Sull'impasto stendiamo la mousse di Zabaione aiutandoci con una forchetta. Copriamo poi con il restante impasto e inforniamo a 180° per 30 minuti circa, provando la cottura con lo stecchino di legno. Lasciamo raffreddare e poi sformiamo. Cospargiamo di zucchero a velo e tagliamo in tranci prima di servire.

Torta al cacao con mousse di Zabaione al Moscato d'Asti

Ultimamente non mi riesce proprio semplice conciliare tutti i miei impegni, non è che io sia diventata lavativa e trascuri volontariamente il blog, il lavoro e, ahimè, anche le amicizie, è solo che gli impegni sono diventati a volte inconciliabili con il mio nuovo stato di futura mamma.
Quante le cose da preparare! Me ne rendo conto giorno dopo giorno, e il corredino, e la valigia per l’ospedale mia e sua, e la cameretta, e il corso di preparazione al parto per affrontare con minor timore il grande evento, tutto appare irrinunciabile e tutto si aggiunge ai già consueti impegni: marito, casa grande, lavoro e hobby vari.
Gli impegni come è facile intuire sono aumentati e le forze sono sempre di meno dato che mi porto dietro un bel pancione e qualche chiletto in più.
Comunque chili o non chili a volte la gola chiama e Cocò cerca di rispondere nel solo modo che conosce, ovvero preparando qualche buona golosità da condividere, seppure virtualmente, con i suoi lettori.
L’esperimento di oggi muove da un barattolo di Mousse di Zabaione al Moscato d’Asti di Cascina San Cassiano, una vera tentazione cui non ho saputo resistere. Lo zabaione mi piace col cioccolato ma per non appesantire ulteriormente il peccato l'ho utilizzato per farcire una semplice torta al cacao. Fosse stato inverno avrei calato copiosamente sulla superficie del dolce del cioccolato fondente fuso, date le temperature ho completato con una semplice spolverata di zucchero a velo.
Questa stessa base è ottima farcita con le più svariate confetture o creme.
Ingredienti:
270 g di farina 00
30 g di cacao amaro
150 g di zucchero
100 g di burro fuso
1 bustina di lievito per dolci
1 bicchiere di latte (200 ml)
1 uovo
1 pizzico di sale
Per farcire:
Mousse allo di Zabaione al Moscato d'Asti o Confettura
Setacciamo la farina con il cacao e il lievito, uniamo lo zucchero e il sale, poi il latte mescolato all'uovo. Amalgamiamo bene il tutto e versiamo metà composto in uma teglia rettangolare ben imburrata o in silicone (io ho utilizzato quella di Silikomart). Sull'impasto stendiamo la mousse di Zabaione aiutandoci con una forchetta. Copriamo poi con il restante impasto e inforniamo a 180° per 30 minuti circa, provando la cottura con lo stecchino di legno. Lasciamo raffreddare e poi sformiamo. Cospargiamo di zucchero a velo e tagliamo in tranci prima di servire.

2009-06-09

Spaghetti cacio e pepe versione estiva

Ho rivisitato un classico della tradizione romana ottenendone un piatto fresco e particolarmente appetitoso, adatto alla stagione estiva verso la quale ormai viaggiamo a vele dispiegate.
La cacio e pepe classica prevede l’utilizzo del solo pecorino e di tanto pepe nero, io al posto del pecorino ho utilizzato il Provolone del Monaco di Vico Equense di bottega Esperya, un formaggio a pasta filata stagionato di origine campana che deve il suo nome, pare, a un casaro locale, detto u` muonaco, per il suo aspetto mite e fratesco, gran consolatore di anime e, si dice, di corpi vedovili. Nella forma ricorda una grossa pera ed il gusto è piccante, più o meno a seconda del periodo di stagionatura che può arrivare anche a due anni nelle grotte di tufo della zona.
Per un buon piatto di cacio e pepe basta scolare gli spaghetti e condirli con il formaggio grattugiato e il pepe nero macinato avendo cura, utilizzando la giusta dose di acqua di cottura della pasta, di formare una bella “cremina” attorno allo spaghetto.
Per la mia cacio e pepe bisogna compiere un piccolo passaggio in più saltando in padella con un filo d’olio e uno spicchio d’aglio una dadolata di zucchine verdi, facendo in modo che le stesse restino croccanti ed aggiungendo a fuoco spento i fiori a striscioline e la mentuccia che conferiscono al piatto un gustoso effetto fresco in contrasto col piccante del provolone e del pepe.
Ingredienti per 4 persone:
360 g di spaghetti
100 g di Provolone del Monaco di Vico Equense
2 zucchine
1 manciata di fiori di zucca
1 spicchio d’aglio
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe nero di mulinello
Foglie di menta fresca
Laviamo e spuntiamo le zucchine riducendole in piccoli dadini, saltiamole in padella con un filo d’olio e uno spicchio d’aglio (che andrà poi eliminato) facendole restare croccanti, uniamo i fiori a striscioline e le foglie di menta spezzettate. Regoliamo di sale, spegniamo e teniamo da parte. Intanto lessiamo gli spaghetti in acqua salata, condiamoli con la salsa di zucchine e versiamole in una capace ciotola mantecando con il provolone grattugiato e abbondante pepe nero.

Spaghetti cacio e pepe versione estiva

Ho rivisitato un classico della tradizione romana ottenendone un piatto fresco e particolarmente appetitoso, adatto alla stagione estiva verso la quale ormai viaggiamo a vele dispiegate.
La cacio e pepe classica prevede l’utilizzo del solo pecorino e di tanto pepe nero, io al posto del pecorino ho utilizzato il Provolone del Monaco di Vico Equense di bottega Esperya, un formaggio a pasta filata stagionato di origine campana che deve il suo nome, pare, a un casaro locale, detto u` muonaco, per il suo aspetto mite e fratesco, gran consolatore di anime e, si dice, di corpi vedovili. Nella forma ricorda una grossa pera ed il gusto è piccante, più o meno a seconda del periodo di stagionatura che può arrivare anche a due anni nelle grotte di tufo della zona.
Per un buon piatto di cacio e pepe basta scolare gli spaghetti e condirli con il formaggio grattugiato e il pepe nero macinato avendo cura, utilizzando la giusta dose di acqua di cottura della pasta, di formare una bella “cremina” attorno allo spaghetto.
Per la mia cacio e pepe bisogna compiere un piccolo passaggio in più saltando in padella con un filo d’olio e uno spicchio d’aglio una dadolata di zucchine verdi, facendo in modo che le stesse restino croccanti ed aggiungendo a fuoco spento i fiori a striscioline e la mentuccia che conferiscono al piatto un gustoso effetto fresco in contrasto col piccante del provolone e del pepe.
Ingredienti per 4 persone:
360 g di spaghetti
100 g di Provolone del Monaco di Vico Equense
2 zucchine
1 manciata di fiori di zucca
1 spicchio d’aglio
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe nero di mulinello
Foglie di menta fresca
Laviamo e spuntiamo le zucchine riducendole in piccoli dadini, saltiamole in padella con un filo d’olio e uno spicchio d’aglio (che andrà poi eliminato) facendole restare croccanti, uniamo i fiori a striscioline e le foglie di menta spezzettate. Regoliamo di sale, spegniamo e teniamo da parte. Intanto lessiamo gli spaghetti in acqua salata, condiamoli con la salsa di zucchine e versiamole in una capace ciotola mantecando con il provolone grattugiato e abbondante pepe nero.

2009-06-08

Il milanese pop

“Sono talmente pop-olano che la mia “ultima cena” mi piacerebbe fosse così composta: un enorme mastello di gelato alle creme, prima fra tutte la stracciatella” [Davide Oldani].
Qualcuno conosce già la mia ammirazione per Davide Oldani, il famoso cuoco del D’O di Cornaredo, molti condividono con me questa ammirazione ed i più fortunati hanno avuto modo di assaggiare la sua cucina in loco. Le motivazioni di tanti consensi sono ovvie: Davide Oldani non è il classico chef in voga orientato all’esaltazione di sé, Davide Oldani non è un divo, seppure ovunque ormai si parli di lui della sua “trattoria” di provincia dai prezzi modici, della sua cucina circolare, dei suoi piatti e delle sue posate, dei suoi libri.
Se “Cuoco andata e ritorno” aveva acceso in me la stima per questo originale cuoco, “La mia cucina pop – l’arte di caramellare i sogni” l’ha consacrata.
L’umiltà, l’abnegazione e l’amore che quest’uomo ha per i fornelli, la ricerca del buono e del bello, sono racchiusi in questo nuovo libro di riflessioni e scorci di vita, che in appendice racchiude anche una selezione di sue ricette suddivise per stagione, ovviamente, perché la filosofia di Oldani sta tutta lì, per esaltare il gusto e far uscire il meglio da ogni prodotto occorre attenersi alle stagioni.
Da allievo di Gualtiero Marchesi non poteva non dedicare un capitolo del libro al risotto alla milanese che nella sua personale interpretazione è diventato Zafferano e riso D’O 2008. Pensando a un piatto che interpretasse l’essenza del libro mi sono rifatta proprio a questo utilizzando la tecnica Oldani per il più classico, ma non per questo scontato, dei risotti.
Manca nel mio piatto, che ho chiamato “Il milanese pop” con doppio riferimento al risotto ed allo chef, il filone (midollo spinale) che Oldani cuoce al vapore, spennella d’olio e cosparge di buccia d’arancia prima di adagiarlo al centro del piatto, ma vi assicuro che anche senza questo magistrale tocco finale il risotto col metodo Oldani si fa ricordare.
Il riso utilizzato da Oldani è un Carnaroli invecchiato un anno e gemmato (Piero Rondolino), e la mia dispensa si è dimostrata all’altezza della situazione dato che mi ritrovavo una confezione di Carnaroli Acquerello della famiglia Rondolino invecchiato un anno proveniente da Terrasolis. Con l' invecchiamento l' amido, le proteine e le vitamine diventano meno solubili in acqua. Il riso acquista più consistenza e assorbe in maggior quantità i condimenti. Al termine della cottura i chicchi risultando più grossi, duri e separati.
Ingredienti per 4 persone
Per il riso:
320 g di riso Carnaroli invecchiato un anno e gemmato (Pietro Rondolino)
1,5 l di acqua calda e salata
100 g di burro dolce
80 g di grana padano grattugiato
10 ml di aceto di vino bianco
Sale fino
Per la salsa allo zafferano:
50 g di scalogno tagliato a fettine sottili
100 ml di vino bianco
100 ml di acqua
5 g di maizena diluita in 3ml di acqua fredda
1 g di zafferano in pistilli
1 g di sale fino
Per il filone:
4 pezzi di filone (midollo spinale) da 2 cm l’uno cotti al vapore
4 g di buccia d’arancia grattugiata
1 ml di olio di semi di girasole
In un pentolino cuocere lo scalogno con il vino bianco fino all’evaporazione completa del liquido. Unire l’acqua, far bollire 5 minuti, legare con la maizena diluita, filtrare e aggiungere lo zafferano lasciando in infusione per 20 minuti fuori dal fuoco.
Intanto in una pentola far tostare il riso, bagnare poco alla volta con l’acqua salata portando a cottura. Togliere dal fuoco, mantecare con il burro, il grana, l’aceto e il sale tenendolo cremoso.
Servire in un piatto piano con al centro il filone spennellato d’olio e cosparso di buccia d’arancia, completando con la salsa di zafferano disposta a spirale sul riso. Io ho omesso la parte del midollo ed ho versato la salsa in modo scomposto. La ricchezza di gusto, la cremosità e la finezza del piatto vi lasceranno comunque soddisfatti del risultato.

Il milanese pop

“Sono talmente pop-olano che la mia “ultima cena” mi piacerebbe fosse così composta: un enorme mastello di gelato alle creme, prima fra tutte la stracciatella” [Davide Oldani].
Qualcuno conosce già la mia ammirazione per Davide Oldani, il famoso cuoco del D’O di Cornaredo, molti condividono con me questa ammirazione ed i più fortunati hanno avuto modo di assaggiare la sua cucina in loco. Le motivazioni di tanti consensi sono ovvie: Davide Oldani non è il classico chef in voga orientato all’esaltazione di sé, Davide Oldani non è un divo, seppure ovunque ormai si parli di lui della sua “trattoria” di provincia dai prezzi modici, della sua cucina circolare, dei suoi piatti e delle sue posate, dei suoi libri.
Se “Cuoco andata e ritorno” aveva acceso in me la stima per questo originale cuoco, “La mia cucina pop – l’arte di caramellare i sogni” l’ha consacrata.
L’umiltà, l’abnegazione e l’amore che quest’uomo ha per i fornelli, la ricerca del buono e del bello, sono racchiusi in questo nuovo libro di riflessioni e scorci di vita, che in appendice racchiude anche una selezione di sue ricette suddivise per stagione, ovviamente, perché la filosofia di Oldani sta tutta lì, per esaltare il gusto e far uscire il meglio da ogni prodotto occorre attenersi alle stagioni.
Da allievo di Gualtiero Marchesi non poteva non dedicare un capitolo del libro al risotto alla milanese che nella sua personale interpretazione è diventato Zafferano e riso D’O 2008. Pensando a un piatto che interpretasse l’essenza del libro mi sono rifatta proprio a questo utilizzando la tecnica Oldani per il più classico, ma non per questo scontato, dei risotti.
Manca nel mio piatto, che ho chiamato “Il milanese pop” con doppio riferimento al risotto ed allo chef, il filone (midollo spinale) che Oldani cuoce al vapore, spennella d’olio e cosparge di buccia d’arancia prima di adagiarlo al centro del piatto, ma vi assicuro che anche senza questo magistrale tocco finale il risotto col metodo Oldani si fa ricordare.
Il riso utilizzato da Oldani è un Carnaroli invecchiato un anno e gemmato (Piero Rondolino), e la mia dispensa si è dimostrata all’altezza della situazione dato che mi ritrovavo una confezione di Carnaroli Acquerello della famiglia Rondolino invecchiato un anno proveniente da Terrasolis. Con l' invecchiamento l' amido, le proteine e le vitamine diventano meno solubili in acqua. Il riso acquista più consistenza e assorbe in maggior quantità i condimenti. Al termine della cottura i chicchi risultando più grossi, duri e separati.
Ingredienti per 4 persone
Per il riso:
320 g di riso Carnaroli invecchiato un anno e gemmato (Pietro Rondolino)
1,5 l di acqua calda e salata
100 g di burro dolce
80 g di grana padano grattugiato
10 ml di aceto di vino bianco
Sale fino
Per la salsa allo zafferano:
50 g di scalogno tagliato a fettine sottili
100 ml di vino bianco
100 ml di acqua
5 g di maizena diluita in 3ml di acqua fredda
1 g di zafferano in pistilli
1 g di sale fino
Per il filone:
4 pezzi di filone (midollo spinale) da 2 cm l’uno cotti al vapore
4 g di buccia d’arancia grattugiata
1 ml di olio di semi di girasole
In un pentolino cuocere lo scalogno con il vino bianco fino all’evaporazione completa del liquido. Unire l’acqua, far bollire 5 minuti, legare con la maizena diluita, filtrare e aggiungere lo zafferano lasciando in infusione per 20 minuti fuori dal fuoco.
Intanto in una pentola far tostare il riso, bagnare poco alla volta con l’acqua salata portando a cottura. Togliere dal fuoco, mantecare con il burro, il grana, l’aceto e il sale tenendolo cremoso.
Servire in un piatto piano con al centro il filone spennellato d’olio e cosparso di buccia d’arancia, completando con la salsa di zafferano disposta a spirale sul riso. Io ho omesso la parte del midollo ed ho versato la salsa in modo scomposto. La ricchezza di gusto, la cremosità e la finezza del piatto vi lasceranno comunque soddisfatti del risultato.

2009-06-03

Rotolini alla crema di ricotta

Vi ho abbandonato per un po’ e sinceramente me ne duole, solo che tra domeniche e ponti (passati rigorosamente sul divano dato il clima poco invitante), esami di routine e corsi di preparazione al parto (ormai mancano due mesi e devo cercare di essere preparata al grande evento) tempo per scrivere ne è rimasto ben poco.
Per cucinare in effetti il tempo si trova sempre, anche se la lotta con l’ago della bilancia diventa sempre più serrata e la voglia di gelato sostituisce spesso, contrariamente a quello che in condizioni normali è il mio essere, quella di altri più elaborati dolci.
Tra gli ultimi esperimenti devo riconoscere che hanno preso piede i rotoli di pan di spagna, complice, lo ammetto, la nuova teglia in silicone rettangolare di cui Silikomart ha voluto farmi gradito omaggio. Ovviamente senza la teglia in silicone il rotolo si fa comunque però questo eccezionale materiale facilita non poco il compito. In pochi minuti la base, che dev’essere sottile, si cuoce e si può subito arrotolare su se stessa per poi farcirla con tutta calma una volta fredda.
Ammetto di aver riempito un rotolo anche con il gelato alla panna e la confettura di lamponi, però il rotolo migliore, quello che mi ha dato più soddisfazioni e consensi è quello che vedete in foto, farcito come un cannolo siciliano. Una vera goduria, anche per chi poco ama il croccante del cannolo, da realizzare in una manciata di minuti, senza cotture estenuanti.
Ingredienti per un rotolo (base 28x22)
Per la base di pan di spagna:
2 uova grandi
75 g di zucchero
75 g di farina
Per la crema di ricotta:
180 g di ricotta freschissima ovina o vaccina di ottima qualità
80 g di zucchero semolato
35 g di canditi misti
35 g di gocce di cioccolato fondente
Per completare:
Rum
Cacao amaro
Montiamo con lo sbattitore elettrico, per 15 minuti almeno, le uova con lo zucchero. Aggiungiamo poi con una spatolina e senza smontare il composto la farina. Versiamo il tutto nella teglia e livelliamo bene. Inforniamo a 180° per circa 8-10 minuti, finché la superficie risulterà appena colorata. Sformiamo ancora caldo su una base di carta da forno umida e avvolgiamo il rotolo strettamente prima che si raffreddi.
Setacciamo la ricotta e lavoriamola a crema con lo zucchero, uniamo i canditi e il cioccolato. Srotoliamo la base preparata, spruzziamola di Rum, a piacere allungato con un po’ di acqua e zucchero, e spalmiamola in modo uniforme di crema alla ricotta. Riavvolgiamo nuovamente il rotolo su se stesso e chiudiamolo in un foglio di pellicola. Lasciamolo in frigo almeno un paio d’ore prima di passarlo nel cacao amaro e tagliarlo in tranci.

Rotolini alla crema di ricotta

Vi ho abbandonato per un po’ e sinceramente me ne duole, solo che tra domeniche e ponti (passati rigorosamente sul divano dato il clima poco invitante), esami di routine e corsi di preparazione al parto (ormai mancano due mesi e devo cercare di essere preparata al grande evento) tempo per scrivere ne è rimasto ben poco.
Per cucinare in effetti il tempo si trova sempre, anche se la lotta con l’ago della bilancia diventa sempre più serrata e la voglia di gelato sostituisce spesso, contrariamente a quello che in condizioni normali è il mio essere, quella di altri più elaborati dolci.
Tra gli ultimi esperimenti devo riconoscere che hanno preso piede i rotoli di pan di spagna, complice, lo ammetto, la nuova teglia in silicone rettangolare di cui Silikomart ha voluto farmi gradito omaggio. Ovviamente senza la teglia in silicone il rotolo si fa comunque però questo eccezionale materiale facilita non poco il compito. In pochi minuti la base, che dev’essere sottile, si cuoce e si può subito arrotolare su se stessa per poi farcirla con tutta calma una volta fredda.
Ammetto di aver riempito un rotolo anche con il gelato alla panna e la confettura di lamponi, però il rotolo migliore, quello che mi ha dato più soddisfazioni e consensi è quello che vedete in foto, farcito come un cannolo siciliano. Una vera goduria, anche per chi poco ama il croccante del cannolo, da realizzare in una manciata di minuti, senza cotture estenuanti.
Ingredienti per un rotolo (base 28x22)
Per la base di pan di spagna:
2 uova grandi
75 g di zucchero
75 g di farina
Per la crema di ricotta:
180 g di ricotta freschissima ovina o vaccina di ottima qualità
80 g di zucchero semolato
35 g di canditi misti
35 g di gocce di cioccolato fondente
Per completare:
Rum
Cacao amaro
Montiamo con lo sbattitore elettrico, per 15 minuti almeno, le uova con lo zucchero. Aggiungiamo poi con una spatolina e senza smontare il composto la farina. Versiamo il tutto nella teglia e livelliamo bene. Inforniamo a 180° per circa 8-10 minuti, finché la superficie risulterà appena colorata. Sformiamo ancora caldo su una base di carta da forno umida e avvolgiamo il rotolo strettamente prima che si raffreddi.
Setacciamo la ricotta e lavoriamola a crema con lo zucchero, uniamo i canditi e il cioccolato. Srotoliamo la base preparata, spruzziamola di Rum, a piacere allungato con un po’ di acqua e zucchero, e spalmiamola in modo uniforme di crema alla ricotta. Riavvolgiamo nuovamente il rotolo su se stesso e chiudiamolo in un foglio di pellicola. Lasciamolo in frigo almeno un paio d’ore prima di passarlo nel cacao amaro e tagliarlo in tranci.

2009-05-29

Frittate d'Italia


Un libro di ricette è per me molto spesso un punto di partenza, difficilmente riproduco pedissequamente ciò che in esso è riportato, più che altro, utilizzo molto i ricettari per acquisire le tecniche, che non avendo fatto scuole e corsi di cucina, ho molta fantasia ma nelle basi risulto spesso carente.
Il punto di partenza stavolta è stato una Cartolina, di quelle di Bibliotheca Culinaria, Frittate d’Italia di Franco Luise. Uno pensa magari che a preparare una frittata non ci voglia granché tanto che è in uso addirittura il detto “far la frittata” per indicare qualcosa di non riuscito.
Ma se prendete in mano questo volumetto, golosamente illustrato da Stefania Sainaghi, e dedicato non genericamente alle uova ma alle sole frittate, vi renderete conto che non c’è una sola maniera di fare la frittata. “Affogata, croccante, farcita, soffiata, elegante, popolare, nutriente e, non per ultimo, poco dispendiosa, la frittata si rivela un piatto trasformista, in perfetta sintonia con i nostri tempi e le nostre tasche”. Vedrete che non saprete resistere alla bolognese Frittata di mortadella o alla Frittata soffiata di agrumi e limoncello della Costiera Amalfitana, o alla Valdostana Millefoglie di uova, funghi e fontina.
Che ripetiate pedissequamente una delle ricette del libro o che elaboriate voi stessi una nuova variante partendo da quelle rappresentate, il volume diventerà indispensabile venendo in vostro soccorso nei momenti di dubbio gastronomico.
Sono rimasta particolarmente attratta dalla foto della Frittata farcita con cavolo rosso, speck e mela, ovviamente trentina, dei rotolini ben disposti in verticale nel piatto che hanno stimolato il mio appetito e la mia fantasia dandomi ispirazione per la realizzazione della mia frittata farcita di brie e crema di carciofi e tonno, che alla fine ho pure disposto in modo diverso nel piatto ma la fantasia è così, si parte da un input e se ne segue l’evoluzione ovunque essa porti.
Rotolini di frittata farciti al Brie e crema di carciofi
Ho preparato questo piatto come cena fast speciale con quanto la mia dispensa offriva, ovvero due sole uova, una bella fetta di Brie e un vasetto di Pesto Caltagirone Sicilian Exquisiteness a base di carciofi, olio e tonno. La partenza non era male bisognava solo assemblare il tutto.
Ingredienti per due persone
Per la frittata:
2 uova biologiche
2 cucchiai di latte
1 cucchiaio di parmigiano
prezzemolo tritato
sale e pepe q.b.
olio per ungere la padella
Per farcire:
1 fetta di formaggio Brie
2-3 cucchiai di crema di Carciofi e tonno (pesto Caltagirone pronto oppure carciofi cotti in bianco e frullati con olio, sale, pepe, prezzemolo e tonno sott’olio sgocciolato)
Sbattiamo le uova, con il latte, poco sale e pepe, parmigiano e prezzemolo. Scaldiamo una padella antiaderente unta d’olio (quella da piadina o crepes andrà benissimo se vogliamo ottenere una frittata sottilissima) e versiamo in essa il composto di uova, facendo attenzione a che si distribuisca uniformemente sul fondo. Quando l’uovo risulterà rappreso anche sopra, distribuiamo sulla superficie della frittatina il pesto e il formaggio a cubetti. Arrotoliamo pian piano la frittata su se stessa e passiamola cinque minuti in forno prima di servirla tagliata a fette regolari o triangolari, come nel mio caso, con degli spinaci o altra verdura a piacere per contorno.