2015-07-07

Padellata di carne e zucchine alla salsa di soia

Piatto Cartaffini
Che fate il 12 luglio? Bè io avrei da proporvi un'occasione da non perdere A Milano a Palazzo delle Stelline vi aspetta un evento speciale organizzato da Kikkoman Corporation per promuovere la tradizione della cultura culinaria giapponese, la cucina “Washoku”. La giornata, che si terrà durante la settimana dell’Expo 2015 dedicata al SALONE DEL GIAPPONE, sarà aperta gratuitamente al pubblico, che potrà degustare i piatti realizzati da nove grandi chef “Washoku”, membri dell’Accademia Culinaria Giapponese. 
Eccovi il programma:
Tasting sessions 
10:30-12:00 “La nuova cucina Giapponese” a cura degli chef Takuji Takahashi, Hisato Nakahigashi, Yoshihiro Takahashi e Naoyuki Yanagihara 
13:00-14:00 “La cucina Giapponese e l’Italia” a cura dello chef Kunio Tokuoka 14:30-15:30 “La tradizione e i segreti del tramandare della cucina di Kyoto” a cura degli chef Shigeo Araki e Motokazu Nakamura 
16:00-17:00 “Tradizione e opportunità della cucina Washoku” a cura degli chef Yoshihiro Murata e Masahiro Kurisu.
Io purtroppo non sarò presente ma ho preparato per voi un piatto che a casa mia è sempre molto apprezzato (anche dai bambini) con la salsa di soia Kikkoman, resterete stupiti per la tenerezza e il sapore di questa carne.
Padellata di carne e zucchine alla salsa di soia
Ingredienti per 4 persone:
600 g di carne magra di vitellone
2 zucchine
1 cucchiaio di maizena
4 cucchiai di salsa di soia
3 cucchiai di olio
50 g di mandorle
Tagliare a striscioline o a cubetti la carne amalgamarla con 3 cucchiai di salsa di soia e la maizena, lasciar riposare coperta da pellicola per un paio d'ore. Mettere l'olio in un wok e quando è caldo rosolarvi la carne, togliere la carne e versarvi le zucchine a cubetti, rosolarle a fuoco vivace e bagnarle con la salsa di soia restante, aggiungere la carne e insaporire insieme alle zucchine, servire cospargendo con le mandorle tritate.

2015-07-03

Il dolce regale romano: sua maestà il maritozzo con la panna

La cucina romana è a mio parere tra le più interessanti del panorama nazionale. Senza rendermene conto è una delle cucine che meglio conosco, non so perché, non so per come ma molte delle ricette di tradizione romana le ritrovo nella tradizione della mia famiglia, forse una sorta di affinità di gusti ma carciofi, bucatini, crostini, mozzarella in carrozza, trippa e coda preparate più o meno secondo quella che scopro essere la tradizione romana sono piatti che ho mangiato fin da bambina.
Roma in cucina è una delle ultime pubblicazioni firmate SimeBooks. Testo a fronte in inglese, tante ricette e foto suggestive a raccontare la cucina romana, i suoi sapori decisi e mai banali, i suoi prodotti, i suoi vini e i luoghi del mangiare bene a Roma e dintorni. A  sfogliare le pagine del libro, prezioso come gli altri della medesima collana anche per la ricchezza d'immagini, verrebbe voglia di calarsi come per magia nelle vie di Roma, quelle nascoste al traffico e/o meno note ai più, per assaporare la capitale a tavola magari in qualche piccola e tipica osteria o trattoria che profuma di cose buone e di quella dolce vita di cui ormai vi è solo il ricordo.
Di ricordi è fatto Menù Letterario tipico romano il libro di Claudo Gargioli pubblicato da Atmosphere Libri per raccontare la cucina di Armando al Pantheon storico ristorante romano  indicato come uno dei migliori dieci della Capitale e situato a pochi metri da una delle più belle piazze italiane. Ricette che si alternano a racconti, ricordi e personaggi che sono in qualche modo legati all'Armando di cui Gargioli è chef. Leggendo gli aneddoti riportati nel libro sembra davvero di andare indietro nel tempo immergendosi nella Romana che abbiamo conosciuto attraverso i film di Sordi e De Sica.
Ma a Roma non si vive solo di ricordi, c'è anche chi guarda molto avanti come il bravissimo Alessandro Circiello con la sua cucina "alta ma sana". Ce ne da saggio nella monografia curata da Valeria Arnaldi per Edizioni Ultra Food District Ricette da Star con Alessandro Circiello Non per nulla alla sua giovane età Circiello ha ottenuto una miriade di riconoscimenti ed è uno degli chef più amati dai nomi noti del mondo dello spettacolo e della politica. La sua è una cucina all'insegna di fantasia e sobrietà. Cucina creativa ed elegante  oltre che sana, come dicevo, piatti buoni in tutti i sensi, che fanno bene all'umore e al fisico in cui ,in qualche modo, qua e là spunta la tradizione romana.
Dicevo di avere una certa inspiegabile familiarità con la cucina romana, quasi con tutto tranne che con i mitici maritozzi romani. Nelle mie frequenti visite romane del periodo universitario raramente me ne sono concesso uno (ci ritrovavamo sempre a rinviare l'appuntamento con il maritozzo troppo pannoso per i nostri gusti di allora).
Tempo fa provai a riprodurli a casa con esiti disastrosi e non tornai più sull'argomento finché in Dolci Regali l'ultimo libro della collana dell'MTChallenge  a cura di Alessandra Gennaro edito da SAGEP non mi sono ritrovata ancora -  tra invitanti e creative ricette di babà, kugelhupf e altre brioche -  davanti ad una ricetta di maritozzi che ho subito capito essere perfetta.
Il libro in effetti è un tripudio di irresistibili ricette di dolci. Effimeri, immorali, superflui, dispendiosi i dolci sono segno di ricchezza e potere regale in particolare quelli del libro: i veri dolci “regali” che apparvero sulle tavole imbandite dei re, a simboleggiarne il potere con le loro forme soffici e tonde, allusive di un potere e di una ricchezza sfrontati e che si ritrovano anche sulle mense dei poveri, come assaggio di una prosperità confinata, per loro, al solo palato. Nel libro anche tante ricette di sciroppi, creme, liquori fatti in casa e confetture. Le bellissime fotografie di Paolo Picciotto e le altrettanto preziose illustrazioni di Mai Esteve rendono il libro, con le sue oltre cento ricette scenografiche a vedersi e deliziose a gustarsi, davvero imperdibile come gli altri della collana del resto.
Ho provato la ricetta dei maritozzi che è di Greta De Meo di Greta's Corner ed il risultato è quello che volevo.
Maritozzi
Ingredienti per 24 pezzi
lievitino:
50 g di farina
10 g di lievito liofilizzato
10 g di zucchero
50 ml di acqua tiepida
impasto:
400 g di Manitoba
200 g di farina
120 ml di olio extravergine d'oliva leggero
4 uova intere
75 g di zucchero semolato
150 g di uvetta sultanina
100 g di pinoli tostati
100 g di scorza d'arancia candita
la scorza di un'arancia grattugiata
sciroppo:
100 g di zucchero
200 ml di acqua
Lievitino: sciogliere il lievito nell'acqua tiepida con lo zucchero, e versare sulla farina mescolare e lasciar lievitare la pastella fino al raddoppio.
primo impasto:
Setacciare le farine. Metterne 200 g nella planetaria, aggiungere 2 uova, 40 ml di olio e il lievitino. Lavorare a bassa velocità fino all'incordatura.
Trasferire l'impasto in una ciotola unta e coprire con pellicola, lasciando lievitare tre ore. 
Secondo impasto:
Rimettere l'impasto nella ciotola della planetaria, unire il resto della farina, le uova, lo zucchero, il sale, la scorza grattugiata dell'arancia. lavorare con il gancio unendo l'olio poco alla volta. L'impasto dev'essere morbido ma non appiccicoso. Aggiungere canditi, uvetta e pinoli e suddividerlo in 24 pagnottine dando alle stesse una forma ovale. Disporle in teglia ben distanziate e far lievitare circa 6 ore. Cuocere a 200° per 9-10 minuti, fino a doratura. Spennellare con lo sciroppo e lasciar raffreddare prima di servire farciti con la panna.

Il dolce regale romano: sua maestà il maritozzo con la panna

La cucina romana è a mio parere tra le più interessanti del panorama nazionale. Senza rendermene conto è una delle cucine che meglio conosco, non so perché, non so per come ma molte delle ricette di tradizione romana le ritrovo nella tradizione della mia famiglia, forse una sorta di affinità di gusti ma carciofi, bucatini, crostini, mozzarella in carrozza, trippa e coda preparate più o meno secondo quella che scopro essere la tradizione romana sono piatti che ho mangiato fin da bambina.
Roma in cucina è una delle ultime pubblicazioni firmate SimeBooks. Testo a fronte in inglese, tante ricette e foto suggestive a raccontare la cucina romana, i suoi sapori decisi e mai banali, i suoi prodotti, i suoi vini e i luoghi del mangiare bene a Roma e dintorni. A  sfogliare le pagine del libro, prezioso come gli altri della medesima collana anche per la ricchezza d'immagini, verrebbe voglia di calarsi come per magia nelle vie di Roma, quelle nascoste al traffico e/o meno note ai più, per assaporare la capitale a tavola magari in qualche piccola e tipica osteria o trattoria che profuma di cose buone e di quella dolce vita di cui ormai vi è solo il ricordo.
Di ricordi è fatto Menù Letterario tipico romano il libro di Claudo Gargioli pubblicato da Atmosphere Libri per raccontare la cucina di Armando al Pantheon storico ristorante romano  indicato come uno dei migliori dieci della Capitale e situato a pochi metri da una delle più belle piazze italiane. Ricette che si alternano a racconti, ricordi e personaggi che sono in qualche modo legati all'Armando di cui Gargioli è chef. Leggendo gli aneddoti riportati nel libro sembra davvero di andare indietro nel tempo immergendosi nella Romana che abbiamo conosciuto attraverso i film di Sordi e De Sica.
Ma a Roma non si vive solo di ricordi, c'è anche chi guarda molto avanti come il bravissimo Alessandro Circiello con la sua cucina "alta ma sana". Ce ne da saggio nella monografia curata da Valeria Arnaldi per Edizioni Ultra Food District Ricette da Star con Alessandro Circiello Non per nulla alla sua giovane età Circiello ha ottenuto una miriade di riconoscimenti ed è uno degli chef più amati dai nomi noti del mondo dello spettacolo e della politica. La sua è una cucina all'insegna di fantasia e sobrietà. Cucina creativa ed elegante  oltre che sana, come dicevo, piatti buoni in tutti i sensi, che fanno bene all'umore e al fisico in cui ,in qualche modo, qua e là spunta la tradizione romana.
Dicevo di avere una certa inspiegabile familiarità con la cucina romana, quasi con tutto tranne che con i mitici maritozzi romani. Nelle mie frequenti visite romane del periodo universitario raramente me ne sono concesso uno (ci ritrovavamo sempre a rinviare l'appuntamento con il maritozzo troppo pannoso per i nostri gusti di allora).
Tempo fa provai a riprodurli a casa con esiti disastrosi e non tornai più sull'argomento finché in Dolci Regali l'ultimo libro della collana dell'MTChallenge  a cura di Alessandra Gennaro edito da SAGEP non mi sono ritrovata ancora -  tra invitanti e creative ricette di babà, kugelhupf e altre brioche -  davanti ad una ricetta di maritozzi che ho subito capito essere perfetta.
Il libro in effetti è un tripudio di irresistibili ricette di dolci. Effimeri, immorali, superflui, dispendiosi i dolci sono segno di ricchezza e potere regale in particolare quelli del libro: i veri dolci “regali” che apparvero sulle tavole imbandite dei re, a simboleggiarne il potere con le loro forme soffici e tonde, allusive di un potere e di una ricchezza sfrontati e che si ritrovano anche sulle mense dei poveri, come assaggio di una prosperità confinata, per loro, al solo palato. Nel libro anche tante ricette di sciroppi, creme, liquori fatti in casa e confetture. Le bellissime fotografie di Paolo Picciotto e le altrettanto preziose illustrazioni di Mai Esteve rendono il libro, con le sue oltre cento ricette scenografiche a vedersi e deliziose a gustarsi, davvero imperdibile come gli altri della collana del resto.
Ho provato la ricetta dei maritozzi che è di Greta De Meo di Greta's Corner ed il risultato è quello che volevo.
Maritozzi
Ingredienti per 24 pezzi
lievitino:
50 g di farina
10 g di lievito liofilizzato
10 g di zucchero
50 ml di acqua tiepida
impasto:
400 g di Manitoba
200 g di farina
120 ml di olio extravergine d'oliva leggero
4 uova intere
75 g di zucchero semolato
150 g di uvetta sultanina
100 g di pinoli tostati
100 g di scorza d'arancia candita
la scorza di un'arancia grattugiata
sciroppo:
100 g di zucchero
200 ml di acqua
Lievitino: sciogliere il lievito nell'acqua tiepida con lo zucchero, e versare sulla farina mescolare e lasciar lievitare la pastella fino al raddoppio.
primo impasto:
Setacciare le farine. Metterne 200 g nella planetaria, aggiungere 2 uova, 40 ml di olio e il lievitino. Lavorare a bassa velocità fino all'incordatura.
Trasferire l'impasto in una ciotola unta e coprire con pellicola, lasciando lievitare tre ore. 
Secondo impasto:
Rimettere l'impasto nella ciotola della planetaria, unire il resto della farina, le uova, lo zucchero, il sale, la scorza grattugiata dell'arancia. lavorare con il gancio unendo l'olio poco alla volta. L'impasto dev'essere morbido ma non appiccicoso. Aggiungere canditi, uvetta e pinoli e suddividerlo in 24 pagnottine dando alle stesse una forma ovale. Disporle in teglia ben distanziate e far lievitare circa 6 ore. Cuocere a 200° per 9-10 minuti, fino a doratura. Spennellare con lo sciroppo e lasciar raffreddare prima di servire farciti con la panna.

2015-06-30

Torta di farro e mandorle nel vasetto

Ormai pare che la mania del dolce sano abbia preso piede a casa mia, certo per la colazione è bello avere una coccola preparata con le proprie mani, ma più di una volta a settimana è difficile riuscire a preparare una torta e quindi, coperti i primi tre giorni il resto del dolce o lo si regala subito o va a finire dopo il terzo giorno nel pattume anche perché i bambini sono ancora un po' refrattari alla parola sano. Sapevo che una soluzione doveva esserci (alternativa al congelamento) e così mi sono avvicinata con tanta curiosità ed estrema sorpresa per il risultato a quella tecnica che va sotto il nome di "vasocottura" applicabile a tutte le pietanze con diverse modalità di cottura, bagnomaria sul fuoco, forno, bagnomaria in forno. E' una tecnica veloce e molto pratica che consente di ottenere cibi sani e molto gustosi. 
 Mi sono procurata i vasetti adatti, quelli classici della WECK distribuiti da MCM Emballages ed ho provato la torta nel vasetto. Preparata più di una settimana fa giuro di averne gustato, l'ultimo fragrante vasetto questa mattina  a colazione tenendo semplicemente i vasetti chiusi ermeticamente in frigo.
La ricetta che vi do prevede l'utilizzo della farina di mandorle se avete lo scarto del latte di mandorla di cui vi parlavo la scorsa volta è perfetto. Come frutta ho utilizzato le perine estive e le albicocche dei miei alberi ma potete utilizzare pesche, mele, arance, ciliegie secondo la stagione.
Torta di farro e mandorle nel vasetto
Ingredienti:
3 uova
150 g di farina di farro
100 g di farina di mandorle
250 g di zucchero di canna
130 ml di olio di arachidi
130 ml di latte di mandorla (non zuccherato)
30 ml di liquore
1 bustina di cremor tartaro
1 cucchiaino di bicarbonato
albicocche e pere estive o altra frutta a piacere
Montare le uova con lo zucchero, aggiungere i liquidi e poi le farine, il cremor tartaro e il bicarbonato.
Imburrare i barattolini e suddividervi il composto, senza superare la metà del vasetto, aggiungere una perina privata del torsolo o mezza albicocca. Adagiare i vasetti in teglia e cuocerli a 180° per 15 minuti circa. Tappare i vasetti ermeticamente appena fuori dal forno, si creerà il sottovuoto e si manterranno per un bel poco.

Torta di farro e mandorle nel vasetto

Ormai pare che la mania del dolce sano abbia preso piede a casa mia, certo per la colazione è bello avere una coccola preparata con le proprie mani, ma più di una volta a settimana è difficile riuscire a preparare una torta e quindi, coperti i primi tre giorni il resto del dolce o lo si regala subito o va a finire dopo il terzo giorno nel pattume anche perché i bambini sono ancora un po' refrattari alla parola sano. Sapevo che una soluzione doveva esserci (alternativa al congelamento) e così mi sono avvicinata con tanta curiosità ed estrema sorpresa per il risultato a quella tecnica che va sotto il nome di "vasocottura" applicabile a tutte le pietanze con diverse modalità di cottura, bagnomaria sul fuoco, forno, bagnomaria in forno. E' una tecnica veloce e molto pratica che consente di ottenere cibi sani e molto gustosi. 
 Mi sono procurata i vasetti adatti, quelli classici della WECK distribuiti da MCM Emballages ed ho provato la torta nel vasetto. Preparata più di una settimana fa giuro di averne gustato, l'ultimo fragrante vasetto questa mattina  a colazione tenendo semplicemente i vasetti chiusi ermeticamente in frigo.
La ricetta che vi do prevede l'utilizzo della farina di mandorle se avete lo scarto del latte di mandorla di cui vi parlavo la scorsa volta è perfetto. Come frutta ho utilizzato le perine estive e le albicocche dei miei alberi ma potete utilizzare pesche, mele, arance, ciliegie secondo la stagione.
Torta di farro e mandorle nel vasetto
Ingredienti:
3 uova
150 g di farina di farro
100 g di farina di mandorle
250 g di zucchero di canna
130 ml di olio di arachidi
130 ml di latte di mandorla (non zuccherato)
30 ml di liquore
1 bustina di cremor tartaro
1 cucchiaino di bicarbonato
albicocche e pere estive o altra frutta a piacere
Montare le uova con lo zucchero, aggiungere i liquidi e poi le farine, il cremor tartaro e il bicarbonato.
Imburrare i barattolini e suddividervi il composto, senza superare la metà del vasetto, aggiungere una perina privata del torsolo o mezza albicocca. Adagiare i vasetti in teglia e cuocerli a 180° per 15 minuti circa. Tappare i vasetti ermeticamente appena fuori dal forno, si creerà il sottovuoto e si manterranno per un bel poco.

2015-06-26

Nuovi progetti, prendiamo un caffè insieme?

Ebbene si qua siamo sempre in fermento tante idee nuove bollono in pentola e adesso vi invito a prendere un caffè con me così v'illustro l'ultima. 
La classica domanda dell'estate quando si entra nelle case calabresi al pomeriggio è che ti offro? Un caffè? Un latte di mandorla fresco? Ma siccome a me la testa mi frulla sempre ho pensato di unire le due cose per un caffè davvero davvero speciale, molto speciale perché il latte di mandorle l'ho fatto con le mie manine partendo dalle mandorle e non dai preparati, questo caffè poi è davvero speciale perché ve lo offro con degli ottimi mini tartufi d'Alba dolci di TartufLanghe acquistabili su Shop Piemonte: amaretto, cappuccino, nero, bianco, menta, i gusti presenti nella confezione...a voi la scelta.
Per il caffè invece un buon espresso e due cubetti di latte di mandorla ghiacciato vi stupiranno. 
Ed ora che vi ho offerto il caffè vi dico cosa bolle in pentola vi ho accennato a Shop Piemonte, tempo fa ebbi modo in altra occasione di parlarvi di questo negozio on-line e riprendo le mie stesse parole per dirvi che si tratta di una fornitissima enogastronomia on line, uno di quei posti dove perdersi per un po' per gratificarsi con un pacchetto pieno di bontà piemontesi di alta qualità. Quello che volevo comunicarvi è che dal mese prossimo troverete nel mio blog una rubrica in cui utilizzerò un prodotto tipicamente piemontese proveniente dal fornitissimo shop on-line in modo creativo facendolo sposare a qualche ingrediente o a qualche ricetta tipica della tradizione calabrese, quasi un matrimonio tra Piemonte e Calabria. Spero di darvi prova della mia inesauribile creatività oltre che farvi conoscere buoni prodotti piemontesi e ricette ed ingredienti calabresi.
Prima di lasciarvi vi do però la ricetta del latte di mandorla così nel fine settimana provate anche voi a dissetarvi in modo naturale e gustoso. La ricetta proviene dal fantastico libro Dolce senza zucchero di Ivy Moscucci di cui vi ho già parlato, non potevo non farla mia anche perché con le mandorle di scarto si ricava della farina da utilizzare per altre preparazioni per cui non si butta via niente e anzi la prossima volta vi do pure una ricetta per utilizzarla.
Latte di mandorla home made
Ingredienti:
250 g di mandorle
750 ml di acqua
1 pz di sale rosa
sciroppo di zucchero a piacere
Lasciare in ammollo le mandorle in acqua (altra acqua) per una notte, scolarle e frullarle con il sale aggiungendo un po' alla volta l'acqua prevista. Separare il liquido dalle mandorle frullate con un colino. Zuccherare a piacere se si desidera utilizzarlo quale bevanda dolce. Si conserva in frigo fino a tre giorni, in versione ghiaccio molto di più.

Nuovi progetti, prendiamo un caffè insieme?

Ebbene si qua siamo sempre in fermento tante idee nuove bollono in pentola e adesso vi invito a prendere un caffè con me così v'illustro l'ultima. 
La classica domanda dell'estate quando si entra nelle case calabresi al pomeriggio è che ti offro? Un caffè? Un latte di mandorla fresco? Ma siccome a me la testa mi frulla sempre ho pensato di unire le due cose per un caffè davvero davvero speciale, molto speciale perché il latte di mandorle l'ho fatto con le mie manine partendo dalle mandorle e non dai preparati, questo caffè poi è davvero speciale perché ve lo offro con degli ottimi mini tartufi d'Alba dolci di TartufLanghe acquistabili su Shop Piemonte: amaretto, cappuccino, nero, bianco, menta, i gusti presenti nella confezione...a voi la scelta.
Per il caffè invece un buon espresso e due cubetti di latte di mandorla ghiacciato vi stupiranno. 
Ed ora che vi ho offerto il caffè vi dico cosa bolle in pentola vi ho accennato a Shop Piemonte, tempo fa ebbi modo in altra occasione di parlarvi di questo negozio on-line e riprendo le mie stesse parole per dirvi che si tratta di una fornitissima enogastronomia on line, uno di quei posti dove perdersi per un po' per gratificarsi con un pacchetto pieno di bontà piemontesi di alta qualità. Quello che volevo comunicarvi è che dal mese prossimo troverete nel mio blog una rubrica in cui utilizzerò un prodotto tipicamente piemontese proveniente dal fornitissimo shop on-line in modo creativo facendolo sposare a qualche ingrediente o a qualche ricetta tipica della tradizione calabrese, quasi un matrimonio tra Piemonte e Calabria. Spero di darvi prova della mia inesauribile creatività oltre che farvi conoscere buoni prodotti piemontesi e ricette ed ingredienti calabresi.
Prima di lasciarvi vi do però la ricetta del latte di mandorla così nel fine settimana provate anche voi a dissetarvi in modo naturale e gustoso. La ricetta proviene dal fantastico libro Dolce senza zucchero di Ivy Moscucci di cui vi ho già parlato, non potevo non farla mia anche perché con le mandorle di scarto si ricava della farina da utilizzare per altre preparazioni per cui non si butta via niente e anzi la prossima volta vi do pure una ricetta per utilizzarla.
Latte di mandorla home made
Ingredienti:
250 g di mandorle
750 ml di acqua
1 pz di sale rosa
sciroppo di zucchero a piacere
Lasciare in ammollo le mandorle in acqua (altra acqua) per una notte, scolarle e frullarle con il sale aggiungendo un po' alla volta l'acqua prevista. Separare il liquido dalle mandorle frullate con un colino. Zuccherare a piacere se si desidera utilizzarlo quale bevanda dolce. Si conserva in frigo fino a tre giorni, in versione ghiaccio molto di più.

2015-06-25

Dove l'anima si riposa: il ristorante del Lido Aurora a Corigliano (CS)

Per il mio ultimo percorso del gusto su Diritto di Cronaca mi sono fermata in un posto a me molto caro. Tengo particolarmente ad essere veritiera nei miei giudizi anche perché posso essere facilmente smentita, per questo stavolta, senza voler esagerare, vi parlo della mia ultima visita nel posto più suggestivo di tutta la costa ionica: il ristorante del Lido Aurora da cui si domina tutto il golfo di Corigliano. Questo è un posto che abbiamo visto nascere e crescere mattone dopo mattone, dal primo baretto sulla spiaggia agli ombrelloni del lido, dai panini a pranzo fino al ristorante- pizzeria curato e ricercato dove bisogna prenotare per accaparrarsi un tavolo durante la stagione e non solo. Al Lido Aurora si mangia fronte mare, tempo permettendo anche sulla spiaggia, e se il clima non lo permette si può comunque godere la vicinanza del mare dalle ampie vetrate della sala ristorante.
Se la splendida location si unisce alla buona cucina di mare e alle fragranti pizze che ogni giorno escono dalla cucina del Lido Aurora capirete che è un posto da vivere dalla primavera all'estate e anche fino all'autunno inoltrato. 
Dicevo che questa non è stata la mia prima visita in questo posto è stata invece piuttosto una conferma dell'emozione che ogni volta questo luogo riesce a darmi.
Tra i ricchi antipasti di mare assaggiamo un piatto freddo di salmone alla senape, gamberoni con cipolle agrodolci, insalta di mare e carpaccio di polpo, un piatto leggero e succulento cui ben si addice un calice di Timpa del Principe Ferrocinto.

Un piatto che legherò indissolubilmente a questa serata è però il risotto (il pregiato riso Acquerello) con liquirizia Amarelli e gamberoni del nostro mare, profumato e cotto a puntino perfetto da gustare con questo scenario.
Anche i tagliolini con gamberetti, zucchine e bottarga sono un piatto azzeccato, delicato e di carattere al contempo. Un tris di involtini di mare (salmone, spada e spatola) ci fa da secondo e chiedendo di concludere con un dolce ci vediamo arrivare dolci a gogo: un tris di semifreddo alla nocciola, chiantilly alle fragole e gelato alla zuppa inglese con croccante...beata indecisione!
Lido Aurora Ristorante Pizzeria
C.da Foggia
87064 Corigliano Calabro (CS)
Tel. 0983851341
http://www.lidoaurora.it/

https://www.facebook.com/pages/Lido-Aurora/328820533815059?sk=timeline

Dove l'anima si riposa: il ristorante del Lido Aurora a Corigliano (CS)

Per il mio ultimo percorso del gusto su Diritto di Cronaca mi sono fermata in un posto a me molto caro. Tengo particolarmente ad essere veritiera nei miei giudizi anche perché posso essere facilmente smentita, per questo stavolta, senza voler esagerare, vi parlo della mia ultima visita nel posto più suggestivo di tutta la costa ionica: il ristorante del Lido Aurora da cui si domina tutto il golfo di Corigliano. Questo è un posto che abbiamo visto nascere e crescere mattone dopo mattone, dal primo baretto sulla spiaggia agli ombrelloni del lido, dai panini a pranzo fino al ristorante- pizzeria curato e ricercato dove bisogna prenotare per accaparrarsi un tavolo durante la stagione e non solo. Al Lido Aurora si mangia fronte mare, tempo permettendo anche sulla spiaggia, e se il clima non lo permette si può comunque godere la vicinanza del mare dalle ampie vetrate della sala ristorante.
Se la splendida location si unisce alla buona cucina di mare e alle fragranti pizze che ogni giorno escono dalla cucina del Lido Aurora capirete che è un posto da vivere dalla primavera all'estate e anche fino all'autunno inoltrato. 
Dicevo che questa non è stata la mia prima visita in questo posto è stata invece piuttosto una conferma dell'emozione che ogni volta questo luogo riesce a darmi.
Tra i ricchi antipasti di mare assaggiamo un piatto freddo di salmone alla senape, gamberoni con cipolle agrodolci, insalta di mare e carpaccio di polpo, un piatto leggero e succulento cui ben si addice un calice di Timpa del Principe Ferrocinto.

Un piatto che legherò indissolubilmente a questa serata è però il risotto (il pregiato riso Acquerello) con liquirizia Amarelli e gamberoni del nostro mare, profumato e cotto a puntino perfetto da gustare con questo scenario.
Anche i tagliolini con gamberetti, zucchine e bottarga sono un piatto azzeccato, delicato e di carattere al contempo. Un tris di involtini di mare (salmone, spada e spatola) ci fa da secondo e chiedendo di concludere con un dolce ci vediamo arrivare dolci a gogo: un tris di semifreddo alla nocciola, chiantilly alle fragole e gelato alla zuppa inglese con croccante...beata indecisione!
Lido Aurora Ristorante Pizzeria
C.da Foggia
87064 Corigliano Calabro (CS)
Tel. 0983851341
http://www.lidoaurora.it/

https://www.facebook.com/pages/Lido-Aurora/328820533815059?sk=timeline

2015-06-23

Passione Tajin tra Sicilia e Nordafrica


Tajin e posate Mori Italian Factory, piatti, bicchieri e brocca Ceramiche De Simone decoro Pantelleria
Ebbene mi sono innamorata di un tegame ma più che un tegame o la pietanza in essa cotta il Tajin o Tajine è una vera e propria filosofia. Con questo termine si indica infatti una preparazione di carne e/o verdure in umido di origine nordafricana, marocchina particolarmente, la pentola che da essa prende il nome è in terracotta e si caratterizza per il coperchio di forma conica con un forellino al vertice da cui fuoriesce il vapore durante la cottura. Ecco preparare un tajine è diventare un po' parte di una cultura, le carni vengono cotte a lungo con una miscela di spezie insieme alle verdure acquisendo una tenerezza ed un profumo impareggiabili, i ritmi sono lenti come quelli dei berberi e questo tipo di cottura non ha bisogno di particolari attenzioni, messo lì tutto insieme ci si può rilassare ritrovandosi con un'ottima pietanza dal sapore esotico. 
Io ho preparato un umido di tacchino con zucchine che ho poi accompagnato con del cuscus, un piatto unico e molto gustoso che ho servito su una tavola molto particolare realizzata con le splendide e colorate ceramiche siciliane De Simone su un tavolino basso con una tovaglia che ha il colore del mare.
Ho posto al centro il mio bellissimo tajin della linea Acqua Terre da Fuoco  Mori Italian Factory che ha il privilegio di mantenere anche il calore per diverso tempo, lasciando che ognuno se ne servisse a piacere. Con un piatto così ho scelto un grande Rosso Siciliano il Barone di Serramarrocco  prodotto dall'omonima azienda trapanese con uve pignatello, rara ed antica varietà del territorio trapanese.
"Colore rubino cupo, esaltato dai profumi di frutti rossi e maturi con note di liquirizia, tabacco, cioccolato vanigliato e profumi boisè. La ricchezza estrattiva e la complessità degli aromi balsamici di macchia mediterranea si esprimono al palato, con equilibrio ed armonia grazie ai tannini morbidi che sorreggono il bouquet fruttato in un lunghissimo finale".

L'azienda cui fa capo Marco di Serramarrocco è ubicata nel trapanese in zona particolarmente votata alla coltivazione dei vigneti. La “Vigna di Serramarrocco” con decreto n°61/2010 della Regione siciliana  risulta tutelata come prima vigna a Denominazione di Origine Protetta Erice e della provincia di Trapani. I pregiati vini prodotti dall'azienda sono sei e ognuno di essi ha una storia da raccontare.
Tajin di tacchino e zucchine
Ingredienti per 4 persone:
600 g di sovraccoscia di tacchino
2 -3 zucchine medie
1 cipolla 
1 spicchio d'aglio
olio extravergine d'oliva
spezie miste per tajine (paprika, cumino, zenzero, cannella, curcuma, menta, coriandolo)
sale e pepe
200 g di cuscus precotto
brodo vegetale
Tagliare la carne a pezzetti e condirla con l'aglio schiacciato e le spezie miste, Intanto nel tajin far appassire la cipolla a pezzi non piccoli, aggiungere la carne e alzare un po' la fiamma e quando la carne avrà preso un po' colore unire le zucchine a pezzi e un mestolo di brodo vegetale. Coprire il tegame e lasciar cuocere a fuoco lento per un'ora e mezza almeno, se si dovesse asciugare troppo si può aggiungere brodo. Regolare di sale e pepe e servire con il cuscus gonfiato con il pari peso di brodo e sgranato con altro olio.

Passione Tajin tra Sicilia e Nordafrica


Tajin e posate Mori Italian Factory, piatti, bicchieri e brocca Ceramiche De Simone decoro Pantelleria
Ebbene mi sono innamorata di un tegame ma più che un tegame o la pietanza in essa cotta il Tajin o Tajine è una vera e propria filosofia. Con questo termine si indica infatti una preparazione di carne e/o verdure in umido di origine nordafricana, marocchina particolarmente, la pentola che da essa prende il nome è in terracotta e si caratterizza per il coperchio di forma conica con un forellino al vertice da cui fuoriesce il vapore durante la cottura. Ecco preparare un tajine è diventare un po' parte di una cultura, le carni vengono cotte a lungo con una miscela di spezie insieme alle verdure acquisendo una tenerezza ed un profumo impareggiabili, i ritmi sono lenti come quelli dei berberi e questo tipo di cottura non ha bisogno di particolari attenzioni, messo lì tutto insieme ci si può rilassare ritrovandosi con un'ottima pietanza dal sapore esotico. 
Io ho preparato un umido di tacchino con zucchine che ho poi accompagnato con del cuscus, un piatto unico e molto gustoso che ho servito su una tavola molto particolare realizzata con le splendide e colorate ceramiche siciliane De Simone su un tavolino basso con una tovaglia che ha il colore del mare.
Ho posto al centro il mio bellissimo tajin della linea Acqua Terre da Fuoco  Mori Italian Factory che ha il privilegio di mantenere anche il calore per diverso tempo, lasciando che ognuno se ne servisse a piacere. Con un piatto così ho scelto un grande Rosso Siciliano il Barone di Serramarrocco  prodotto dall'omonima azienda trapanese con uve pignatello, rara ed antica varietà del territorio trapanese.
"Colore rubino cupo, esaltato dai profumi di frutti rossi e maturi con note di liquirizia, tabacco, cioccolato vanigliato e profumi boisè. La ricchezza estrattiva e la complessità degli aromi balsamici di macchia mediterranea si esprimono al palato, con equilibrio ed armonia grazie ai tannini morbidi che sorreggono il bouquet fruttato in un lunghissimo finale".

L'azienda cui fa capo Marco di Serramarrocco è ubicata nel trapanese in zona particolarmente votata alla coltivazione dei vigneti. La “Vigna di Serramarrocco” con decreto n°61/2010 della Regione siciliana  risulta tutelata come prima vigna a Denominazione di Origine Protetta Erice e della provincia di Trapani. I pregiati vini prodotti dall'azienda sono sei e ognuno di essi ha una storia da raccontare.
Tajin di tacchino e zucchine
Ingredienti per 4 persone:
600 g di sovraccoscia di tacchino
2 -3 zucchine medie
1 cipolla 
1 spicchio d'aglio
olio extravergine d'oliva
spezie miste per tajine (paprika, cumino, zenzero, cannella, curcuma, menta, coriandolo)
sale e pepe
200 g di cuscus precotto
brodo vegetale
Tagliare la carne a pezzetti e condirla con l'aglio schiacciato e le spezie miste, Intanto nel tajin far appassire la cipolla a pezzi non piccoli, aggiungere la carne e alzare un po' la fiamma e quando la carne avrà preso un po' colore unire le zucchine a pezzi e un mestolo di brodo vegetale. Coprire il tegame e lasciar cuocere a fuoco lento per un'ora e mezza almeno, se si dovesse asciugare troppo si può aggiungere brodo. Regolare di sale e pepe e servire con il cuscus gonfiato con il pari peso di brodo e sgranato con altro olio.

2015-06-19

Spaghetti imporporati

Forchetta Mori Italian Factory, piattino conchiglia  La Porcellana Bianca, tovagliolo Busatti
Per porpora s'intende quel colore rosso intenso che vira al viola. Il Porpora è però anche un delizioso vino de Il Pollenza l'azienda vinicola del Conte Aldo Maria Brachetti Peretti  che nell’ultimo periodo del secolo appena trascorso, ha affiancato con successo l’attività agricola e vitivinicola alle prevalenti attività petrolifere ed energetiche della famiglia, riprendendo così la tradizione familiare del nonno Tebaldo, proprietario terriero e medico veterinario. Il Porpora è uno dei vini di punta dell'azienda marchigiana situata a Tolentino, un rosso intenso e consistente prodotto con uve Merlot e Montepulciano.

Ho voluto "sprecare" un buon bicchiere di Porpora 2011 per impreziosire i miei spaghetti e non me ne sono affatto pentita, il piatto è quello che mi aspettavo perfetto da preparare in pochi minuti portando in tavola con poco sforzo un primo da gourmet.
E' una validissima alternativa all'aglio olio e peperoncino, provate e vedrete, io ho aggiunto del radicchio disidratato della Società Agricola Malbosca ma anche delle striscioline di radicchio fresco o delle olive nere sono perfetti per questa preparazione.
Spaghetti imporporati
Ingredienti per 4 persone:
400 g di spaghettoni
2 bicchieri di vino rosso corposo
aglio e peperoncino*
olio extravergine d'oliva
20 g di radicchio disidratato (oppure un radicchio fresco)
Versare in un tegame capace un po' d'olio (5-6 cucchiai) aglio e peperoncino a piacere e lasciar scaldare senza far friggere aggiungere il vino e lasciar prendere calore, versarvi il radicchio e gli spaghetti appena lascati ammorbidire in acqua bollente salata, non devono cuocere ma solo essere in grado di piegarsi, proseguire la cottura della pasta nel tegame, aggiungendo l'acqua salata della pasta (un mestolo per volta) quando il sughetto si restringe e finché la pasta non sarò cotta, piccante e gustosissima.
* aglio e peperoncino Selezione di sapori Cannamela