2008-01-31

Eclairs ai pistacchi

Pare, ma non voglio dirlo ad alta voce per tema di smentita, che io abbia ricucito il mio conflittuale rapporto con la pasta choux, finalmente ho capito che non devo cambiare ricetta che questa è quella giusta dato che anche stavolta il risultato è stato conforme alle mie aspettative al primo colpo. In fondo i bignè sono come la bicicletta una volta che hai imparato ad andarci non dimentichi facilmente.
Non è che adesso mi daranno la laurea in pasticceria però non mi posso lamentare a giudicare dai volti estasiati di chi ha assaggiato il risultato.
Diciamo che al di là dell'involucro stavolta ho voluto esagerare con la bontà del ripieno. Avevo acquistato in una fornita gastronomia una vaschettina di Pistacchi di Bronte (ultimo raccolto), una prelibatezza, e così mi sono ricordata che su un qualche numero di Cucina Italiana avevo trovato e messo da parte in attesa di provarla la ricetta della crema di pistacchi del maestro (che per me lo è sempre) Walter Pedrazzi, così mentre i bignè cuocevano io frullavo a tutta velocità i miei profumati pistacchi.
Per 20- 22 eclairs occorrono:
250 g di acqua
100 g di burro
150 g di farina
1 pizzico di sale
3 uova
Per la crema:
50 g di pistacchi pelati
500 g di latte
un pezzetto di vaniglia
4 tuorli
150 g di zucchero
40 g di farina
Per decorare:
100 g di zucchero a velo
3-4 cucchiai di acqua
pochissimo colorante verde
Il procedimento degli eclairs è lo stesso dei bignè, solo che una volta messo il composto nella sacca da pasticcere con bocchetta spizzata formiamo della placca dei bastoncini lunghi, che in cottura si gonfieranno prendendo la classica forma.
Per la crema frulliamo i pistacchi con 50 g di latte, uniamoli al resto del latte scaldato con la vaniglia e poi con essso stemperiamo i tuorli già mescolati allo zucchero e alla farina, portiamo a cottura a fuoco dolce, meglio se a bagnomaria per evitare abrasioni. A fine cottura copriamo con pellicola a contatto di modo che non si formi la crosticina.
Una volta freddi gli eclairs e la crema passiamo a farcire ognuno tagliandolo orizzontalmente, facendo molta attenzione a non rovinarli. Infine prepariamo la glassa con lo zucchero, l'acqua ed un pò di colorante (il mio forse era troppo) e lasciamoli asciugare prima di servirli, sempre che abbiate la forza di aspettare.

Eclairs ai pistacchi

Pare, ma non voglio dirlo ad alta voce per tema di smentita, che io abbia ricucito il mio conflittuale rapporto con la pasta choux, finalmente ho capito che non devo cambiare ricetta che questa è quella giusta dato che anche stavolta il risultato è stato conforme alle mie aspettative al primo colpo. In fondo i bignè sono come la bicicletta una volta che hai imparato ad andarci non dimentichi facilmente.
Non è che adesso mi daranno la laurea in pasticceria però non mi posso lamentare a giudicare dai volti estasiati di chi ha assaggiato il risultato.
Diciamo che al di là dell'involucro stavolta ho voluto esagerare con la bontà del ripieno. Avevo acquistato in una fornita gastronomia una vaschettina di Pistacchi di Bronte (ultimo raccolto), una prelibatezza, e così mi sono ricordata che su un qualche numero di Cucina Italiana avevo trovato e messo da parte in attesa di provarla la ricetta della crema di pistacchi del maestro (che per me lo è sempre) Walter Pedrazzi, così mentre i bignè cuocevano io frullavo a tutta velocità i miei profumati pistacchi.
Per 20- 22 eclairs occorrono:
250 g di acqua
100 g di burro
150 g di farina
1 pizzico di sale
3 uova
Per la crema:
50 g di pistacchi pelati
500 g di latte
un pezzetto di vaniglia
4 tuorli
150 g di zucchero
40 g di farina
Per decorare:
100 g di zucchero a velo
3-4 cucchiai di acqua
pochissimo colorante verde
Il procedimento degli eclairs è lo stesso dei bignè, solo che una volta messo il composto nella sacca da pasticcere con bocchetta spizzata formiamo della placca dei bastoncini lunghi, che in cottura si gonfieranno prendendo la classica forma.
Per la crema frulliamo i pistacchi con 50 g di latte, uniamoli al resto del latte scaldato con la vaniglia e poi con essso stemperiamo i tuorli già mescolati allo zucchero e alla farina, portiamo a cottura a fuoco dolce, meglio se a bagnomaria per evitare abrasioni. A fine cottura copriamo con pellicola a contatto di modo che non si formi la crosticina.
Una volta freddi gli eclairs e la crema passiamo a farcire ognuno tagliandolo orizzontalmente, facendo molta attenzione a non rovinarli. Infine prepariamo la glassa con lo zucchero, l'acqua ed un pò di colorante (il mio forse era troppo) e lasciamoli asciugare prima di servirli, sempre che abbiate la forza di aspettare.

2008-01-30

Brodo ricco di terra e di mare

Dopo un periodo prevalentemente dolce ecco una delle mie zuppette confortanti, una di quelle da preparasi e gustarsi in solitudine o da presentare agli amici in una fredda sera invernale al posto del classico piatto di spaghetti per stupirli un poco. L'idea viene da un numero di Cucina Italiana rielaborata fino a trovare la mia formula.
Vi lascio la dose minima per tre aumentabile secondo le necessità:
500 g circa di gamberoni
3 patate medie
1/2 cipolla bionda
1 costa di sedano
1 carota
alloro
brandy
1 l di acqua
1/2 bicchiere di vino bianco secco
sale alle erbe aromatiche di Cervia
olio extravergine d'oliva
1 spicchio d'aglio
pepe nero e peperoncino piccante
crostini di pane casereccio
Utilizzo la cottura a pressione però se non amate usarla procedete pure in modo tradizionale aumentando i tempi di cottura.
Stacchiamo le teste dei gamberoni e mettiamole nella pentola a pressione con la cipolla tritata ed un filo d'olio rosoliamole qualche minuto poi sfumiamole con un pò di brandy poi uniamo il sedano, la carota e l'acqua copriamo col coperchio e lasciamo cuocere per 15 minuti dal fischio. Passiamo poi il brodo attraverso un colino schiacciando le teste, rimettiamolo nella pentola (tenendone da parte mezzo bicchiere) aggiungiamo una foglia di alloro e le patate pelate e tagliate a cubetti, copriamo di nuovo e lasciamo cuocere altri 10 minuti dal fischio. Poi scopriamo saliamo, pepiamo e frulliamo tutto. Intanto rosoliamo l'aglio in un filo d'olio uniamo le code dei gamberoni alle quali avremo tolto il guscio, lasciando la codina attaccata, ed il filo. Sfumiamo col vino, uniamo una foglia d'alloro, un peperoncino piccante ed il brodo tenuto da parte, lasciamo restringere e poi regoliamo di sale. Versiamo il nostro brodo nelle ciotole, completiamo con i gamberoni, i crostini di pane ed un filo d'olio. Secondo il mio gusto ritengo sia eccezionale.
Prima di chiudere vi lascio un piccolo appunto sui gamberi, sapete riconoscere quando sono freschi? Non devono avere odore di ammoniaca e la coda deve essere arrotolata e non distesa. Inoltre, al contrario di altri alimenti mantengono le loro buone caratteristiche anche da surgelati per cui via libera anche al surgelato, di qualità però mi raccomando!

Brodo ricco di terra e di mare

Dopo un periodo prevalentemente dolce ecco una delle mie zuppette confortanti, una di quelle da preparasi e gustarsi in solitudine o da presentare agli amici in una fredda sera invernale al posto del classico piatto di spaghetti per stupirli un poco. L'idea viene da un numero di Cucina Italiana rielaborata fino a trovare la mia formula.
Vi lascio la dose minima per tre aumentabile secondo le necessità:
500 g circa di gamberoni
3 patate medie
1/2 cipolla bionda
1 costa di sedano
1 carota
alloro
brandy
1 l di acqua
1/2 bicchiere di vino bianco secco
sale alle erbe aromatiche di Cervia
olio extravergine d'oliva
1 spicchio d'aglio
pepe nero e peperoncino piccante
crostini di pane casereccio
Utilizzo la cottura a pressione però se non amate usarla procedete pure in modo tradizionale aumentando i tempi di cottura.
Stacchiamo le teste dei gamberoni e mettiamole nella pentola a pressione con la cipolla tritata ed un filo d'olio rosoliamole qualche minuto poi sfumiamole con un pò di brandy poi uniamo il sedano, la carota e l'acqua copriamo col coperchio e lasciamo cuocere per 15 minuti dal fischio. Passiamo poi il brodo attraverso un colino schiacciando le teste, rimettiamolo nella pentola (tenendone da parte mezzo bicchiere) aggiungiamo una foglia di alloro e le patate pelate e tagliate a cubetti, copriamo di nuovo e lasciamo cuocere altri 10 minuti dal fischio. Poi scopriamo saliamo, pepiamo e frulliamo tutto. Intanto rosoliamo l'aglio in un filo d'olio uniamo le code dei gamberoni alle quali avremo tolto il guscio, lasciando la codina attaccata, ed il filo. Sfumiamo col vino, uniamo una foglia d'alloro, un peperoncino piccante ed il brodo tenuto da parte, lasciamo restringere e poi regoliamo di sale. Versiamo il nostro brodo nelle ciotole, completiamo con i gamberoni, i crostini di pane ed un filo d'olio. Secondo il mio gusto ritengo sia eccezionale.
Prima di chiudere vi lascio un piccolo appunto sui gamberi, sapete riconoscere quando sono freschi? Non devono avere odore di ammoniaca e la coda deve essere arrotolata e non distesa. Inoltre, al contrario di altri alimenti mantengono le loro buone caratteristiche anche da surgelati per cui via libera anche al surgelato, di qualità però mi raccomando!

2008-01-29

Assenza giustificata

Ho trovato molti commenti e molti inviti a visitare blog nei quali ho ricevuto premi virtuali, ringrazio tutti ma veramente tutti per queste gradite manifestazioni di affetto che spero di ricambiare al più presto. Lo so che tre giorni di lontananza dal mio blog non sono normali per me e volevo giusto dirvi che si è trattato di un' assenza giustificata.
Giustificata appunto dal terzo compleanno della mia dolce nipotina Rebecca, ragione per cui ho fatto una breve incursione nella mia diletta Modena.
Ecco a voi la torta che ho preparato per il compleaanno della pupa: un prato fiorito con Minnie in bella mostra tra pacchetti regalo, proprio come Rebecca voleva.
Più in basso ancora trovate invece la torta che ho preparato qualche giorno fa per il compleanno di F. e che non ho avuto il tempo di postare prima della partenza, entrambe decorate con la ormai solita tecnica del fondente di zucchero che ho sperimentato per la prima volta nella realizzazione della Torta cuore.

Insomma passo tra un poco a ritirare i premi che mi sono stati assegnati da
Marinella, Ady, Moscerino, Grazia e Francesca e vi invito a tornare domani per una nuova ricetta.

Assenza giustificata

Ho trovato molti commenti e molti inviti a visitare blog nei quali ho ricevuto premi virtuali, ringrazio tutti ma veramente tutti per queste gradite manifestazioni di affetto che spero di ricambiare al più presto. Lo so che tre giorni di lontananza dal mio blog non sono normali per me e volevo giusto dirvi che si è trattato di un' assenza giustificata.
Giustificata appunto dal terzo compleanno della mia dolce nipotina Rebecca, ragione per cui ho fatto una breve incursione nella mia diletta Modena.
Ecco a voi la torta che ho preparato per il compleaanno della pupa: un prato fiorito con Minnie in bella mostra tra pacchetti regalo, proprio come Rebecca voleva.
Più in basso ancora trovate invece la torta che ho preparato qualche giorno fa per il compleanno di F. e che non ho avuto il tempo di postare prima della partenza, entrambe decorate con la ormai solita tecnica del fondente di zucchero che ho sperimentato per la prima volta nella realizzazione della Torta cuore.

Insomma passo tra un poco a ritirare i premi che mi sono stati assegnati da
Marinella, Ady, Moscerino, Grazia e Francesca e vi invito a tornare domani per una nuova ricetta.

2008-01-25

Duchessa di pollo con cuore di Parmigiano e Prosciutto di Parma

Ho sentito dire che nei blog si parla pochino di carne, forse non è sempre vero, ma nel mio caso ci hanno azzeccato in pieno, anche perchè, come ho detto di sicuro altre volte la carne la adoro e mi piace gustarla nei modi più semplici per cui non avrebbe senso inserirne la ricetta nel blog. La ricetta di oggi è, invece, un caso di quelli in cui oltre al gusto possiamo avere una bella presentazione.
La carne utilizzata è il classico (a volte stopposo ma non preparato così) petto di pollo. Di recente l'ho servita in un pranzo che poteva avere come tema l'Emilia-Romagna e senza volerlo vi dico, dato che per stuzzichino pre-pranzo avevo preparato i croissants alla mortadella e per primo le tagliatelle con piselli e Fiocchetto. Completamento di un tal pranzo potrebbe essere una bella coppa di fragole al balsamico o della torta tipo Barozzi come da tradizione del modenese. Insomma lasciando spazio alla fantasia mi vengono in mente tante cose anche perchè quella terra la conosco abbastanza.
La ricetta l'ho presa da un ricettario del Consorzio del Prosciutto di Parma adattandola come di consueto alle esigenze di casa mia, soprattutto per il fattore salsina di completamento dato che l'originale prevedeva un quantitativo spropositato di panna.
Insomma andiamo a vedere cosa ci occorre per 4-6 persone:
1 petto di pollo
4 fette di Prosciutto di Parma
2 trancetti di Parmigiano Reggiano
200 ml di panna da cucina
una grossa noce di burro
1/2 cipolla
1/2 bicchiere di Brandy
brodo vegetale
rosmarino, sale e noce moscata q.b.
Dividiamo il petto in due metà nel senso della lunghezza, apriamo ciascuna metà e battiamola leggermente, stendiamo sopra ognuna due fettine di crudo e un trancetto di parmigiano. Arrotoliamo la carne a formare dei un grossi involtini e leghiamoli con lo spago. Intanto facciamo imbiondire la cipolla con il burro e rosoliamo gli involtini da tutte le parti, sfumiamo col brandy, poi aggiungiamo la panna, rosmarino, sale e un pò di noce moscata, bagnamo col brodo e lasciamo cuocere per 30-40 minuti, rigirando spesso. Tagliamo lo spago, affettiamo gli involtini e serviamoli caldi irrorando con il fondo di cottura deglassato con poco burro ed acqua e passato attraverso il colino.

Duchessa di pollo con cuore di Parmigiano e Prosciutto di Parma

Ho sentito dire che nei blog si parla pochino di carne, forse non è sempre vero, ma nel mio caso ci hanno azzeccato in pieno, anche perchè, come ho detto di sicuro altre volte la carne la adoro e mi piace gustarla nei modi più semplici per cui non avrebbe senso inserirne la ricetta nel blog. La ricetta di oggi è, invece, un caso di quelli in cui oltre al gusto possiamo avere una bella presentazione.
La carne utilizzata è il classico (a volte stopposo ma non preparato così) petto di pollo. Di recente l'ho servita in un pranzo che poteva avere come tema l'Emilia-Romagna e senza volerlo vi dico, dato che per stuzzichino pre-pranzo avevo preparato i croissants alla mortadella e per primo le tagliatelle con piselli e Fiocchetto. Completamento di un tal pranzo potrebbe essere una bella coppa di fragole al balsamico o della torta tipo Barozzi come da tradizione del modenese. Insomma lasciando spazio alla fantasia mi vengono in mente tante cose anche perchè quella terra la conosco abbastanza.
La ricetta l'ho presa da un ricettario del Consorzio del Prosciutto di Parma adattandola come di consueto alle esigenze di casa mia, soprattutto per il fattore salsina di completamento dato che l'originale prevedeva un quantitativo spropositato di panna.
Insomma andiamo a vedere cosa ci occorre per 4-6 persone:
1 petto di pollo
4 fette di Prosciutto di Parma
2 trancetti di Parmigiano Reggiano
200 ml di panna da cucina
una grossa noce di burro
1/2 cipolla
1/2 bicchiere di Brandy
brodo vegetale
rosmarino, sale e noce moscata q.b.
Dividiamo il petto in due metà nel senso della lunghezza, apriamo ciascuna metà e battiamola leggermente, stendiamo sopra ognuna due fettine di crudo e un trancetto di parmigiano. Arrotoliamo la carne a formare dei un grossi involtini e leghiamoli con lo spago. Intanto facciamo imbiondire la cipolla con il burro e rosoliamo gli involtini da tutte le parti, sfumiamo col brandy, poi aggiungiamo la panna, rosmarino, sale e un pò di noce moscata, bagnamo col brodo e lasciamo cuocere per 30-40 minuti, rigirando spesso. Tagliamo lo spago, affettiamo gli involtini e serviamoli caldi irrorando con il fondo di cottura deglassato con poco burro ed acqua e passato attraverso il colino.

2008-01-24

Tortellini dolci

Bè visto che ieri parlando della sfoglia dei poveretti ho detto che si presta ad essere utilizzata sia con il dolce che con il salato, ho pensato di inserire anche un dolce risultato.
Si addice molto alle prossime feste di Carnevale perchè è quasi uno scherzo, un involucro che normalmente contiene un ripieno salato nasconde inaspettatamente una crema dolce. Io ho utilizzato per il ripieno la favolosa crema di nocciole speditami dalla carissima Grazia, ma naturalmente si possono farcire con confetture o creme a piacere, l'idea è semplicemente carina, il formato mignon ideale per accompagnare una tazzina di caffè.
Per realizzarli basta stendere la sfoglia sottile come per i croissants, ricavarne dei quadrati di circa 6 cm di lato, porre al centro confettura o crema, richiudere a triangolo e formare il tortello. Una volta disposti sulla tegna bagnare leggermente la superficie di ognuno e cospargere di zucchero semolato o a velo a seconda dell'effetto desiderato.
Il gioco è fatto e per una divertente cena di tema carnevalesco vi consiglio di servirli in un piatto irrorati di gelatina di frutta o su un letto di crema inglese proprio come fossero un piatto di tortellini.

2008-01-23

La sfoglia dei poveretti di Lory e i croissants alla mortadella e scarola

Oggi Lory ci ha chiesto di pensarla in modo speciale, io lo sto facendo con questa ricetta. La sfoglia dei poveretti ha una storia particolare che vi invito a leggere qui e siccome amo le storie me ne sono innamorata subito ed ho voluto provarla.
Chi mi conosce sa che non mi piacciono le scorciatoie e che quello che per alcuni è fatica per me è divertimento, che mi rilasso facendo la pasta sfoglia o altre preparazioni che normalmente scoraggiano chi si avvicina alla cucina, per cui quando sento dire di preparazioni lampo diffido un pò, spesso ho ragione ma altre volte ho torto, questo caso appartiene alla seconda categoria.
Per fare questa sfoglia ci vogliono solo tre ingredienti, burro, farina e ricotta e non ci sono metodi perticolari, non ci sono giri e riposi da fare ma quando sforni il risultato non riesci a credere ai tuoi occhi.
Certo la pasta sfoglia è più croccante e sfogliata oltre che più grassa ma per rustici e pasticcini devo dire che la sfoglia dei poveretti è un egregio sostituto lampo.
In questo caso ne ho ricavato dei mini-croissats che ho farcito con mrtadella e scarola saltata in padella, devo dire un bel contrasto di gusti.
Sfoglia dei poveretti:
250 g di ricotta
250 g di burro freddo
250 g di farina
1 pizzico di sale

Croissants alla mortadella e scarola saltata:

sfoglia dei poveretti
mortadella Bologna a cubetti
scarola riccia
olio extravergine d'oliva
1 spicchio d'aglio
sale e pepe q.b.
1 uovo
latte
parmigiano reggiano grattugiato

Impastiamo velocemente gli ingredienti per la sfoglia, lasciamo poi il panetto in frigo a riposare. Intanto saltiamo in padella la scarola con un filo d'olio e l'aglio, regoliamo di sale e pepe. Poi stendiamo la sfoglia sottile su un piano infarinato e ricaviamone dei triangoli con la base stretta ed i lati lunghi, poniamo su ogni tringolo un cubetto di mortadella ed un pò di verdura cotta, poi arrotoliamo la base verso la punta del triangolo ed incurviamo gli angoli a formare i classici cornetti, stendiamoli su una teglia e quando saranno pronti spennelliamo con l'uovo sbattuto con un pò di latte, cospargiamo di parmigiano grattugiato, che in cottura formerà una bella crosticina saporita, e poi inforniamo in forno caldissimo finchè risulteranno dorati.
Il risultato vi stupirà.

La sfoglia dei poveretti di Lory e i croissants alla mortadella e scarola

Oggi Lory ci ha chiesto di pensarla in modo speciale, io lo sto facendo con questa ricetta. La sfoglia dei poveretti ha una storia particolare che vi invito a leggere qui e siccome amo le storie me ne sono innamorata subito ed ho voluto provarla.
Chi mi conosce sa che non mi piacciono le scorciatoie e che quello che per alcuni è fatica per me è divertimento, che mi rilasso facendo la pasta sfoglia o altre preparazioni che normalmente scoraggiano chi si avvicina alla cucina, per cui quando sento dire di preparazioni lampo diffido un pò, spesso ho ragione ma altre volte ho torto, questo caso appartiene alla seconda categoria.
Per fare questa sfoglia ci vogliono solo tre ingredienti, burro, farina e ricotta e non ci sono metodi perticolari, non ci sono giri e riposi da fare ma quando sforni il risultato non riesci a credere ai tuoi occhi.
Certo la pasta sfoglia è più croccante e sfogliata oltre che più grassa ma per rustici e pasticcini devo dire che la sfoglia dei poveretti è un egregio sostituto lampo.
In questo caso ne ho ricavato dei mini-croissats che ho farcito con mrtadella e scarola saltata in padella, devo dire un bel contrasto di gusti.
Sfoglia dei poveretti:
250 g di ricotta
250 g di burro freddo
250 g di farina
1 pizzico di sale

Croissants alla mortadella e scarola saltata:

sfoglia dei poveretti
mortadella Bologna a cubetti
scarola riccia
olio extravergine d'oliva
1 spicchio d'aglio
sale e pepe q.b.
1 uovo
latte
parmigiano reggiano grattugiato

Impastiamo velocemente gli ingredienti per la sfoglia, lasciamo poi il panetto in frigo a riposare. Intanto saltiamo in padella la scarola con un filo d'olio e l'aglio, regoliamo di sale e pepe. Poi stendiamo la sfoglia sottile su un piano infarinato e ricaviamone dei triangoli con la base stretta ed i lati lunghi, poniamo su ogni tringolo un cubetto di mortadella ed un pò di verdura cotta, poi arrotoliamo la base verso la punta del triangolo ed incurviamo gli angoli a formare i classici cornetti, stendiamoli su una teglia e quando saranno pronti spennelliamo con l'uovo sbattuto con un pò di latte, cospargiamo di parmigiano grattugiato, che in cottura formerà una bella crosticina saporita, e poi inforniamo in forno caldissimo finchè risulteranno dorati.
Il risultato vi stupirà.

2008-01-22

I Mendiants di Vianne Rocher


Chi ha letto Chocolat il meraviglioso romanzo di Joanne Harris avrà già capito di cosa sto parlando, gli altri non avranno comunque difficoltà a capire avendo sicuramente visto il famoso film che ne è stato tratto e che vedeva protagonisti della storia la bellissima Juliette Binoche e il conturbante Johnny Depp.
Insomma per farla breve la ricetta di oggi viene da La Céleste Praline, la cioccolateria che l'irrequieta Vianne Rocher apre nel villaggio di Lansquenet creando notevole scompiglio nel piccolo centro e ponendosi in aperto contrasto con il parroco e i benpensanti del paese che la guardano con disprezzo e timore quasi fosse un prodotto di satana. Il libro ha un chè di magico, è ricco di sentimento e meravigliosamente goloso, è quasi una esaltazione del cibo e del cioccolato in particolare. Leggendolo si può quasi sentire l'odore della Céleste Praline, delle fumanti tazze di cioccolata calda che Vianne offre ai suoi avventori indovinandone misteriosamente i gusti e le preferenze.
Ecco la descrizione dei mendiats con le parole della Rocher :"Sono i miei preferiti - e si chiamano così perchè anni fa venivano venduti dai mendicanti e dagli zingari - dischi grandi come biscotti di cioccolata nera, al latte, o bianca, sui quali si sparge della scorza di limone, mandorle e grossi chicchi di uva Malaga. Ad Anouk piacciono quelli bianchi, anche se io preferisco quelli scuri, fatti con la migliore copertura al settanta per cento...Dolceamari al palato con il gusto dei tropici misteriosi".
Così dolcemente ispirata ho prodotto i miei mendicanti o mendiants con cioccolato fondente, uvetta ammollata nel rum, pistacchi, nocciole tostate cedro e arancia candita. Una vera prelibatezza.
Alla fine del romanzo l'autrice ha collocato una interessante appendice -glossario sul cioccolato. Insomma un libro da acquistare, leggere e conservare per sempre.

I Mendiants di Vianne Rocher


Chi ha letto Chocolat il meraviglioso romanzo di Joanne Harris avrà già capito di cosa sto parlando, gli altri non avranno comunque difficoltà a capire avendo sicuramente visto il famoso film che ne è stato tratto e che vedeva protagonisti della storia la bellissima Juliette Binoche e il conturbante Johnny Depp.
Insomma per farla breve la ricetta di oggi viene da La Céleste Praline, la cioccolateria che l'irrequieta Vianne Rocher apre nel villaggio di Lansquenet creando notevole scompiglio nel piccolo centro e ponendosi in aperto contrasto con il parroco e i benpensanti del paese che la guardano con disprezzo e timore quasi fosse un prodotto di satana. Il libro ha un chè di magico, è ricco di sentimento e meravigliosamente goloso, è quasi una esaltazione del cibo e del cioccolato in particolare. Leggendolo si può quasi sentire l'odore della Céleste Praline, delle fumanti tazze di cioccolata calda che Vianne offre ai suoi avventori indovinandone misteriosamente i gusti e le preferenze.
Ecco la descrizione dei mendiats con le parole della Rocher :"Sono i miei preferiti - e si chiamano così perchè anni fa venivano venduti dai mendicanti e dagli zingari - dischi grandi come biscotti di cioccolata nera, al latte, o bianca, sui quali si sparge della scorza di limone, mandorle e grossi chicchi di uva Malaga. Ad Anouk piacciono quelli bianchi, anche se io preferisco quelli scuri, fatti con la migliore copertura al settanta per cento...Dolceamari al palato con il gusto dei tropici misteriosi".
Così dolcemente ispirata ho prodotto i miei mendicanti o mendiants con cioccolato fondente, uvetta ammollata nel rum, pistacchi, nocciole tostate cedro e arancia candita. Una vera prelibatezza.
Alla fine del romanzo l'autrice ha collocato una interessante appendice -glossario sul cioccolato. Insomma un libro da acquistare, leggere e conservare per sempre.