2008-02-20

La torta soffice al caffè quale elogio alla lentezza

Il 25 febbraio sarà celebrata la Seconda Giornata della Lentezza e Gnocchetto al pomodoro mi ha gentilmente invitata a partecipare chiedendomi una ricetta prodotta a fuoco lento o consumata e gustata con tutti i sensi, preparata con una cura attenta degli ingredienti (freschi e di stagione) e della tavola... Vi sembrerà forse che io abbia stravolto l'intento dell'iniziativa, forse sarebbe stato più giusto un pane o un dolce a lenta lievitazione o una zuppa di quelle a cottura lenta ma ho preferito questa gustosa torta che, raramente preparo data la ricchezza degli ingredienti e la lentezza e la cura che bisogna mettere nel prepararla. La ricetta viene dal ricettario Seduzioni al caffè dell'azienda Pellini e mi sembrava, come dicevo, la ricetta giusta perchè quando si fa questa torta bisogna avere molto tempo a disposizione dato che la preparazione si compone di più momenti ed è una vera torta di quelle farcite (ha doppia farcia) e decorate, come si usavano una volta. Così domenica mattina mi sono messa al lavoro ed ecco il risultato.
Torta soffice al caffè
Ingredienti
Per la torta:
80 g di farina 00
4 uova
un cucchiaino di lievito per dolci
200 g di zucchero
150 g di burro morbido
15 g di cacao
100 g di nocciole
5o ml di caffè ristretto
1 cucchiaio di caffè in polvere
Per la farcitura:
2 cucchiai di cacao
50 g di zucchero
2 cucchiai di farina 00
1 dl di latte
1 dl e 4 cucchiai di caffè
50 g di chiccolato fondente
2 dl di panna
30 g di nocciole
chicci di caffè per decorare
Credo che già a leggere gli ingredienti avrete capito il collegamento con la lentezza.
Andiamo alla preparazione:
Per la torta lavoriamo a crema il burro con metà dello zucchero, uniamo i tuorli, la farina, il lievito, le nocciole polverizzate insieme allo zucchero restante, il caffè, il caffè in polvere e il cacao. Montiamo a neve gli albumi e incorporiamoli al composto. Versiamo in uno stampo di 22 cm di diametro e cuociamo in forno già caldo a 180° per circa 35 minuti. Facciamo raffreddare e poi tagliamo la torta in due dischi.
Intanto prepariamo la farcia mescolando il cacao con lo zucchero e la farina, diluiamo con il latte e il dl di caffè e facciamo addensare a fuoco moderato. A cottura ultimata sciogliamo il cioccolato nella crema e lasciamo raffreddare. Montiamo la panna ed aggiungiamo a metà di essa le nocciole tritate, all'altra metà il caffè restante. Farciamo la torta con la crema e la panna alle nocciole. Copriamo con l'altro disco e spalmiamo sulla superficie la panna al caffè decorando coi chicci di caffè. Lasciamo raffreddare in frigo e poi serviamo.

La torta soffice al caffè quale elogio alla lentezza

Il 25 febbraio sarà celebrata la Seconda Giornata della Lentezza e Gnocchetto al pomodoro mi ha gentilmente invitata a partecipare chiedendomi una ricetta prodotta a fuoco lento o consumata e gustata con tutti i sensi, preparata con una cura attenta degli ingredienti (freschi e di stagione) e della tavola... Vi sembrerà forse che io abbia stravolto l'intento dell'iniziativa, forse sarebbe stato più giusto un pane o un dolce a lenta lievitazione o una zuppa di quelle a cottura lenta ma ho preferito questa gustosa torta che, raramente preparo data la ricchezza degli ingredienti e la lentezza e la cura che bisogna mettere nel prepararla. La ricetta viene dal ricettario Seduzioni al caffè dell'azienda Pellini e mi sembrava, come dicevo, la ricetta giusta perchè quando si fa questa torta bisogna avere molto tempo a disposizione dato che la preparazione si compone di più momenti ed è una vera torta di quelle farcite (ha doppia farcia) e decorate, come si usavano una volta. Così domenica mattina mi sono messa al lavoro ed ecco il risultato.
Torta soffice al caffè
Ingredienti
Per la torta:
80 g di farina 00
4 uova
un cucchiaino di lievito per dolci
200 g di zucchero
150 g di burro morbido
15 g di cacao
100 g di nocciole
5o ml di caffè ristretto
1 cucchiaio di caffè in polvere
Per la farcitura:
2 cucchiai di cacao
50 g di zucchero
2 cucchiai di farina 00
1 dl di latte
1 dl e 4 cucchiai di caffè
50 g di chiccolato fondente
2 dl di panna
30 g di nocciole
chicci di caffè per decorare
Credo che già a leggere gli ingredienti avrete capito il collegamento con la lentezza.
Andiamo alla preparazione:
Per la torta lavoriamo a crema il burro con metà dello zucchero, uniamo i tuorli, la farina, il lievito, le nocciole polverizzate insieme allo zucchero restante, il caffè, il caffè in polvere e il cacao. Montiamo a neve gli albumi e incorporiamoli al composto. Versiamo in uno stampo di 22 cm di diametro e cuociamo in forno già caldo a 180° per circa 35 minuti. Facciamo raffreddare e poi tagliamo la torta in due dischi.
Intanto prepariamo la farcia mescolando il cacao con lo zucchero e la farina, diluiamo con il latte e il dl di caffè e facciamo addensare a fuoco moderato. A cottura ultimata sciogliamo il cioccolato nella crema e lasciamo raffreddare. Montiamo la panna ed aggiungiamo a metà di essa le nocciole tritate, all'altra metà il caffè restante. Farciamo la torta con la crema e la panna alle nocciole. Copriamo con l'altro disco e spalmiamo sulla superficie la panna al caffè decorando coi chicci di caffè. Lasciamo raffreddare in frigo e poi serviamo.

2008-02-19

La cucina regionale italiana - La mia graduatoria

Arrivo con l'ultimo treno a rispondere all'invito giratomi da Grazia e da Elga ma come si dice meglio tardi che mai.

Penso che tutti si aspettano da me la risposta diplomatica, ovvero di mettere al primo posto la cucina calabrese perchè è quella della mia terra etc. etc. Io devo essere onesta nelle risposte e quindi non posso dire questo semplicemente perchè non lo penso e poi perchè per me che sono del territorio non esiste una cucina calabrese ma tante cucine calabresi, la nostra del cosentino ad esempio è diversissima da quella del reggino, ma cosa strana anche tra paesi vicini c'è molta differenza nelle preparazioni. Credo che sia così anche altrove ma per chi non è del posto è più facile avere una visione unitaria, e così la mia scelta è questa:


Al primo posto non posso non mettere la cucina Emiliano-Romagnola perchè non vivrei senza parmigiano ed aceto balsamico ma non potrei fare a meno neppure delle lasagne o dei tortellini e ancora non rinuncerei al Salame di Felino o alla piadina romagnola. Voto 10


Al secondo posto metterei la cucina dell'Alto Adige, perchè come ho avuto modo di dire a Grazia altre volte, credo che la cicogna abbia sbagliato nel lasciarmi in Calabria, dato che vado a nozze con burro, panna e formaggi tipici delle Malghe Altoatesine, ma adoro anche lo speck e tutti i loro pani con i vari semi ed i loro dolci dai più semplici, come lo strudel alle più sontuose torte farcite, insomma non so con quali risultati sulla dieta ma io vivrei di queste cibarie. Voto 9


Al terzo posto metto la Calabria per il pane casereccio, la salsiccia piccante ed il capocollo, oltre che per il caciocavallo in tutte le fasi di stagionatura, ma anche per le patate fritte coi peperoni e le verdure selvatiche di cui a volte nemmeno conosco il nome ma con le quali sono cresciuta e, non ultimo, il gelato di Pizzo. Voto 8


Al quarto posto segue la Campania per la mozzarella di bufala, la pizza e le sfogliatelle, il babà, la pastiera...Voto 7,5


Al quinto posto la Sicilia per la pasta alla norma, i cannoli alla ricotta, la cassata ed anche i deliziosi pecorini. Voto 7


Chiunque non l'abbia ancora fatto è invitato a rispondere se ne ha voglia.

La cucina regionale italiana - La mia graduatoria

Arrivo con l'ultimo treno a rispondere all'invito giratomi da Grazia e da Elga ma come si dice meglio tardi che mai.

Penso che tutti si aspettano da me la risposta diplomatica, ovvero di mettere al primo posto la cucina calabrese perchè è quella della mia terra etc. etc. Io devo essere onesta nelle risposte e quindi non posso dire questo semplicemente perchè non lo penso e poi perchè per me che sono del territorio non esiste una cucina calabrese ma tante cucine calabresi, la nostra del cosentino ad esempio è diversissima da quella del reggino, ma cosa strana anche tra paesi vicini c'è molta differenza nelle preparazioni. Credo che sia così anche altrove ma per chi non è del posto è più facile avere una visione unitaria, e così la mia scelta è questa:


Al primo posto non posso non mettere la cucina Emiliano-Romagnola perchè non vivrei senza parmigiano ed aceto balsamico ma non potrei fare a meno neppure delle lasagne o dei tortellini e ancora non rinuncerei al Salame di Felino o alla piadina romagnola. Voto 10


Al secondo posto metterei la cucina dell'Alto Adige, perchè come ho avuto modo di dire a Grazia altre volte, credo che la cicogna abbia sbagliato nel lasciarmi in Calabria, dato che vado a nozze con burro, panna e formaggi tipici delle Malghe Altoatesine, ma adoro anche lo speck e tutti i loro pani con i vari semi ed i loro dolci dai più semplici, come lo strudel alle più sontuose torte farcite, insomma non so con quali risultati sulla dieta ma io vivrei di queste cibarie. Voto 9


Al terzo posto metto la Calabria per il pane casereccio, la salsiccia piccante ed il capocollo, oltre che per il caciocavallo in tutte le fasi di stagionatura, ma anche per le patate fritte coi peperoni e le verdure selvatiche di cui a volte nemmeno conosco il nome ma con le quali sono cresciuta e, non ultimo, il gelato di Pizzo. Voto 8


Al quarto posto segue la Campania per la mozzarella di bufala, la pizza e le sfogliatelle, il babà, la pastiera...Voto 7,5


Al quinto posto la Sicilia per la pasta alla norma, i cannoli alla ricotta, la cassata ed anche i deliziosi pecorini. Voto 7


Chiunque non l'abbia ancora fatto è invitato a rispondere se ne ha voglia.

2008-02-17

Ravioli di segale al Pestato di zucchine con Zafferano e semi di papavero


Per questa ricetta mi sono ispirata ad una ricetta vista in un programma su Alice, preciso anzi che l'involucro ed il condimento vengono da lì mentre per il ripieno l'ispirazione me l'hanno data Giuseppe Ursini e lo chef Ermanno Di Paolo con il loro meraviglioso
Pestato di Zucchine con Zafferano ordinato dalla Bottega Esperya.
Non si tratta del solito patè o della solita salsetta da tartina ma di un condimento ottenuto con zucchine fresche, cipolla, grana padano, noci, pinoli, Zafferano Aquilano ed olio extravergine d'oliva, una salsa ideale anche per condire pasta o riso alla quale ho voluto però chiedere di più ottenendo un risultato straordinario, ancora di più di quanto mi aspettassi.
Le dosi del ripieno sono un pò approssimative perchè dipenderà dal vostro gusto personale il quantitativo di pestato che vorrete utilizzare. La sfoglia è eccezionalmente elastica e se ne possono ricavare anche maltagliati o tagliatelle da condire come più vi piace.
Per la pasta:
100 g di farina 00
100 g di farina di segale
1 uovo
70 ml di latte
1 cucchiaio di olio
Per il ripieno:
Pestato di Zucchine con Zafferano Aquilano Ursini
Per il condimento:
semi di papavero
burro
grana padano
Lavoriamo insieme gli ingredienti per la pasta e quando otterremo un impasto liscio ed omogeneo lasciamolo riposare un poco prima di stenderlo.
Intanto mescoliamo il pestato e la ricotta variando le dosi dei due ingredienti secondo il nostro gusto, comunque circa 200 g di ricotta per 2-3 cucchiaiate di pestato.
Stendiamo la sfoglia e ricaviamone dei dischetti di 12 cm circa, poniamo al centro di ognuno un cucchiaio colmo di farcia e poi richiudiamo a formare dei ravioli. Lessiamo la pasta in acqua bollente salata e poi saltiamola in un tegame nel quale avremo fatto sciogliere una noce di burro emulsionata con un pò di acqua di cottura della pasta e dei semi di papavero precedentemente tostati. prima di servire cospargiamo con altri semi e grana grattugiato.

Ravioli di segale al Pestato di zucchine con Zafferano e semi di papavero


Per questa ricetta mi sono ispirata ad una ricetta vista in un programma su Alice, preciso anzi che l'involucro ed il condimento vengono da lì mentre per il ripieno l'ispirazione me l'hanno data Giuseppe Ursini e lo chef Ermanno Di Paolo con il loro meraviglioso
Pestato di Zucchine con Zafferano ordinato dalla Bottega Esperya.
Non si tratta del solito patè o della solita salsetta da tartina ma di un condimento ottenuto con zucchine fresche, cipolla, grana padano, noci, pinoli, Zafferano Aquilano ed olio extravergine d'oliva, una salsa ideale anche per condire pasta o riso alla quale ho voluto però chiedere di più ottenendo un risultato straordinario, ancora di più di quanto mi aspettassi.
Le dosi del ripieno sono un pò approssimative perchè dipenderà dal vostro gusto personale il quantitativo di pestato che vorrete utilizzare. La sfoglia è eccezionalmente elastica e se ne possono ricavare anche maltagliati o tagliatelle da condire come più vi piace.
Per la pasta:
100 g di farina 00
100 g di farina di segale
1 uovo
70 ml di latte
1 cucchiaio di olio
Per il ripieno:
Pestato di Zucchine con Zafferano Aquilano Ursini
Per il condimento:
semi di papavero
burro
grana padano
Lavoriamo insieme gli ingredienti per la pasta e quando otterremo un impasto liscio ed omogeneo lasciamolo riposare un poco prima di stenderlo.
Intanto mescoliamo il pestato e la ricotta variando le dosi dei due ingredienti secondo il nostro gusto, comunque circa 200 g di ricotta per 2-3 cucchiaiate di pestato.
Stendiamo la sfoglia e ricaviamone dei dischetti di 12 cm circa, poniamo al centro di ognuno un cucchiaio colmo di farcia e poi richiudiamo a formare dei ravioli. Lessiamo la pasta in acqua bollente salata e poi saltiamola in un tegame nel quale avremo fatto sciogliere una noce di burro emulsionata con un pò di acqua di cottura della pasta e dei semi di papavero precedentemente tostati. prima di servire cospargiamo con altri semi e grana grattugiato.

2008-02-15

Il panettone rivisitato di Tatiana

Dai ammettetelo che nella vostra dispensa ci sono ancora residui di panettone e pandoro quando nei negozi incominciano a comparire già le colombe pasquali, ammettetelo che siete stufi di inzupparlo nel latte a colazione o di farne zuppe inglesi alla domenica. E' sempre la stessa storia ogni anno promettiamo di comprare un solo panettone, giusto il simbolo, e poi finiamo per ritrovarci con sette otto pezzi regalatici da amici e parenti. Io grazie a Tatiana ho trovato un modo eccellente di trasformare questo classico dolce in un dolce particolarmente invitante e gustoso del quale, credetemi, è difficile stancarsi anche perchè è possibile apportare alla ricetta base numerose varianti. Le dosi ve le guardate da Tatiana al collegamento che vi ho indicato. Spiego un pò per i più pigri il procedimento con parole mie.
Bisogna tagliare il panettone a fette e farne uno strato in una teglia da Plum cake foderata di carta da forno, bagnare il panettone con succo d'arancia e rum, poi posizionare uno strato di confettura (io ho usato ribes rosso), poi uno strato di mele a fettine, che ho cosparso di mia iniziativa con un pò di zucchero, coprire di nuovo con altre fette di panettone bagnato ancora con rum e arancia e poi irrorare con tre uova sbattute con 80 g di zucchero e 200 ml di panna fresca, facendo ben penetrare il liquido nel dolce. Cospargere di zucchero a velo ed infornare a 180° per 30 minuti. Esperienza da rifare, gustato tiepido è sensazionale e volendo per la stessa ricetta si possono utilizzare delle semplici brioche vuote invece che il panettone. Grazie Tatiana!

Il panettone rivisitato di Tatiana

Dai ammettetelo che nella vostra dispensa ci sono ancora residui di panettone e pandoro quando nei negozi incominciano a comparire già le colombe pasquali, ammettetelo che siete stufi di inzupparlo nel latte a colazione o di farne zuppe inglesi alla domenica. E' sempre la stessa storia ogni anno promettiamo di comprare un solo panettone, giusto il simbolo, e poi finiamo per ritrovarci con sette otto pezzi regalatici da amici e parenti. Io grazie a Tatiana ho trovato un modo eccellente di trasformare questo classico dolce in un dolce particolarmente invitante e gustoso del quale, credetemi, è difficile stancarsi anche perchè è possibile apportare alla ricetta base numerose varianti. Le dosi ve le guardate da Tatiana al collegamento che vi ho indicato. Spiego un pò per i più pigri il procedimento con parole mie.
Bisogna tagliare il panettone a fette e farne uno strato in una teglia da Plum cake foderata di carta da forno, bagnare il panettone con succo d'arancia e rum, poi posizionare uno strato di confettura (io ho usato ribes rosso), poi uno strato di mele a fettine, che ho cosparso di mia iniziativa con un pò di zucchero, coprire di nuovo con altre fette di panettone bagnato ancora con rum e arancia e poi irrorare con tre uova sbattute con 80 g di zucchero e 200 ml di panna fresca, facendo ben penetrare il liquido nel dolce. Cospargere di zucchero a velo ed infornare a 180° per 30 minuti. Esperienza da rifare, gustato tiepido è sensazionale e volendo per la stessa ricetta si possono utilizzare delle semplici brioche vuote invece che il panettone. Grazie Tatiana!

2008-02-13

Valentine's day: Cuori stuzzicanti

San Valentino è alle porte e volevo in qualche modo partecipare anch'io all'iniziativa "A heart for your Valentine" promossa dalla vulcanica Zorra per cui ecco i miei cuori di San Valentino. Lo so che tutti pensavate al dolce, maniaca come sono delle preparazioni zuccherine, invece ho voluto preparare qualcosa di stuzzicante e perchè no, afrodisiaco, dal momento che contiene un'alta percentuale di peperoncino. Si ritiene infatti che il peperoncino, o pepe indiano, abbia proprietà curative ed afrodisiache dal momento che stimola la circolazione, provoca un rigonfiamento delle mucose e scatena per conseguenza dell'irritazione la produzione di endorfine che regalano piacere. Ma la ricetta scelta per questo Valentin's day oltre che un piccante omaggio alla festa degli innamorati è un tributo alla mia Calabria dove da sempre il peperoncino è stato utilizzato quale supporto per rendere più vivace e gradevole la cucina tradizionale per sua natura povera. Addirittura in Calabria possiamo vantare la presenza dell'Accademia Italiana del peperoncino fondata a Diamante nel 1994 che ha fatto della deliziosa cittadina calabrese la capitale del "diavulillo" celebrato annualmente durante il famoso Festival.
Insomma alla fine non si tratta di nulla di speciale ma la formina a cuore e il piccante dell'impasto rendono questi stuzzichini adatti ad essere serviti quale inizio e preludio di una cena a due.
I più volenterosi prepareranno da sè l'impasto di pane secondo la mia o la propria ricetta gli altri posssono prendere la pasta di pane già lievitata in una qualsiasi panetteria.
Ecco le mie dosi:
10 g di lievito di birra
350 g c.a. di farina 0
1/2 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di sale
acqua q.b.
olio extravergine d'oliva
3 peperoncini calabresi essiccati
6 pomodorini secchi
1 pezzetto di cipolla di Tropea
1 rametto di rosmarino
Fior di sale integrale
Prepariamo la biga sciogliendo il lievito con poca acqua tiepida e lo zucchero, uniamo un pò della farina a formare un panetto che lasceremo lievitare fino al raddoppio, solo dopo uniamo l'altra farina, il sale, due cucchiai di olio ed ancora acqua formare un impasto sconsistente che si stacca dalle mani. Lasciamolo lievitare ancora e poi impastiamo al suo interno uno-due (a seconda del grado di piccantezza che vogliamo ottenere) peperoncini, i pomodorini e la cipolla ridotti a pezzetti. Stendiamo l'impasto in una sfoglia di 3-4 millimetri con l'aiuto del matterello e ricaviamone tanti cuori. Sistemiamo i cuori su una placca da forno, spennelliamo la superficie di olio ed acqua sbattuti insieme e cospargiamo con il restante peperoncino triturato insieme al rossmarino e mescolato con un pò di fior di sale. Lasciamo riposare ancora mezz'ora prima di infornare in forno caldissimo finchè saranno ben dorati.
So che state pensando alla cipolla ed ai suoi effetti ma innanzitutto vi ho consigliato di usare quella di Tropea, la più dolce e delicata, e poi in effetti se si è in due a mangiarli nessuno sentirà più l'odore della cipolla, non trovate?

Valentine's day: Cuori stuzzicanti

San Valentino è alle porte e volevo in qualche modo partecipare anch'io all'iniziativa "A heart for your Valentine" promossa dalla vulcanica Zorra per cui ecco i miei cuori di San Valentino. Lo so che tutti pensavate al dolce, maniaca come sono delle preparazioni zuccherine, invece ho voluto preparare qualcosa di stuzzicante e perchè no, afrodisiaco, dal momento che contiene un'alta percentuale di peperoncino. Si ritiene infatti che il peperoncino, o pepe indiano, abbia proprietà curative ed afrodisiache dal momento che stimola la circolazione, provoca un rigonfiamento delle mucose e scatena per conseguenza dell'irritazione la produzione di endorfine che regalano piacere. Ma la ricetta scelta per questo Valentin's day oltre che un piccante omaggio alla festa degli innamorati è un tributo alla mia Calabria dove da sempre il peperoncino è stato utilizzato quale supporto per rendere più vivace e gradevole la cucina tradizionale per sua natura povera. Addirittura in Calabria possiamo vantare la presenza dell'Accademia Italiana del peperoncino fondata a Diamante nel 1994 che ha fatto della deliziosa cittadina calabrese la capitale del "diavulillo" celebrato annualmente durante il famoso Festival.
Insomma alla fine non si tratta di nulla di speciale ma la formina a cuore e il piccante dell'impasto rendono questi stuzzichini adatti ad essere serviti quale inizio e preludio di una cena a due.
I più volenterosi prepareranno da sè l'impasto di pane secondo la mia o la propria ricetta gli altri posssono prendere la pasta di pane già lievitata in una qualsiasi panetteria.
Ecco le mie dosi:
10 g di lievito di birra
350 g c.a. di farina 0
1/2 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di sale
acqua q.b.
olio extravergine d'oliva
3 peperoncini calabresi essiccati
6 pomodorini secchi
1 pezzetto di cipolla di Tropea
1 rametto di rosmarino
Fior di sale integrale
Prepariamo la biga sciogliendo il lievito con poca acqua tiepida e lo zucchero, uniamo un pò della farina a formare un panetto che lasceremo lievitare fino al raddoppio, solo dopo uniamo l'altra farina, il sale, due cucchiai di olio ed ancora acqua formare un impasto sconsistente che si stacca dalle mani. Lasciamolo lievitare ancora e poi impastiamo al suo interno uno-due (a seconda del grado di piccantezza che vogliamo ottenere) peperoncini, i pomodorini e la cipolla ridotti a pezzetti. Stendiamo l'impasto in una sfoglia di 3-4 millimetri con l'aiuto del matterello e ricaviamone tanti cuori. Sistemiamo i cuori su una placca da forno, spennelliamo la superficie di olio ed acqua sbattuti insieme e cospargiamo con il restante peperoncino triturato insieme al rossmarino e mescolato con un pò di fior di sale. Lasciamo riposare ancora mezz'ora prima di infornare in forno caldissimo finchè saranno ben dorati.
So che state pensando alla cipolla ed ai suoi effetti ma innanzitutto vi ho consigliato di usare quella di Tropea, la più dolce e delicata, e poi in effetti se si è in due a mangiarli nessuno sentirà più l'odore della cipolla, non trovate?

2008-02-10

Biancomangiare alla crema di pistacchi


Ho scoperto che Bibliotheca Culinaria è una miniera di libri di cucina particolarmente affascinanti oltre che, come dire "modaioli", insomma di quei libri che ognuno di noi desidera avere in libreria per farsi ispirare nelle preparazioni di nuovi manicaretti o semplicemente da sfogliare ammirandone anche le foto. Stavolta non ho potuto resistere al fascino di Piccoli Cucchiai che come sottotitolo porta Aperitivi e ghiottonerie a preludio di quello che è racchiuso nel volume, ovvero 40 ricette dolci e salate dove altrettanti accostamenti di colori e consistenze vengono presentati sorprendentemente in un semplice cucchiaio.
Delle prelibatezze versione mini che Josè Maréchal, autore del libro oltre che proprietario e chef del Cafè noir di Parigi ha voluto raccogliere in questo volume superbamente ed interamente illustrato con foto di Charlotte Lascève ed edito da Bibliotheca Culinaria. Ho sfogliato avidamente il volume e molte sono le leccornie che mi sono promessa di provare ma ho voluto iniziare da questo ricercato Biancomangiare alla crema di pistacchi.
Per rimarcare ulteriormente l'eleganza della preparazione, che si presta ad essere un gradito pre-dessert in una cena di gala, ho voluto servirlo nei cucchiai d'argento invece che nei classici di porcellana che si usano normalmente per queste presentazioni, il risultato lo trovo estremamente interessante e l'esperienza da ripetere con nuovi sapori ed accostamenti.

Ora la ricetta per comporre 6 golosi cucchiai
40 g di zucchero semolato
1 dl di latte
1 foglio di gelatina
40 g di pistacchi sgusciati
60 g di mandorle sgusciate
6 cl di panna liquida
Immergete il foglio di gelatina nell'acqua fredda per ammorbidirlo. Riducete la mandorle in polvere nel mixer, aggiungete 5 cl d'acqua e frullate nuovamente.
Scaldate il latte e 30 g di zucchero in una casseruola, a fuoco medio, poi aggiungete le mandorle e portate ad ebollizione. Ritirate dal fuoco e filtrate il latte attraverso un passino fine in un'altra casseruola schiacciando bene le mandorle. Fate scaldare nuovamente per 1-2 minuti poi, fuori del fuoco, aggiungete la gelatina sgocciolata. Mescolate, versate la preparazione in una ciotola e tenete in frigorifero per 1 ora.
Con il mixer riducete i pistacchi in polvere. Versate la panna liquida in una casseruola, aggiungete i pistacchi e lo zucchero rimasto e fate cuocere a fuoco medio per 1-2 minuti prima di filtrare la crema. Lasciate raffreddare.
Togliete il biancomangiare dal frigorifero e formate delle piccole quenelle che, depositate nei cucchiai, aspetteranno solo di essere ricoperte di crema di pistacchi e decorate con qualche pistacchio o mandorla.

Biancomangiare alla crema di pistacchi


Ho scoperto che Bibliotheca Culinaria è una miniera di libri di cucina particolarmente affascinanti oltre che, come dire "modaioli", insomma di quei libri che ognuno di noi desidera avere in libreria per farsi ispirare nelle preparazioni di nuovi manicaretti o semplicemente da sfogliare ammirandone anche le foto. Stavolta non ho potuto resistere al fascino di Piccoli Cucchiai che come sottotitolo porta Aperitivi e ghiottonerie a preludio di quello che è racchiuso nel volume, ovvero 40 ricette dolci e salate dove altrettanti accostamenti di colori e consistenze vengono presentati sorprendentemente in un semplice cucchiaio.
Delle prelibatezze versione mini che Josè Maréchal, autore del libro oltre che proprietario e chef del Cafè noir di Parigi ha voluto raccogliere in questo volume superbamente ed interamente illustrato con foto di Charlotte Lascève ed edito da Bibliotheca Culinaria. Ho sfogliato avidamente il volume e molte sono le leccornie che mi sono promessa di provare ma ho voluto iniziare da questo ricercato Biancomangiare alla crema di pistacchi.
Per rimarcare ulteriormente l'eleganza della preparazione, che si presta ad essere un gradito pre-dessert in una cena di gala, ho voluto servirlo nei cucchiai d'argento invece che nei classici di porcellana che si usano normalmente per queste presentazioni, il risultato lo trovo estremamente interessante e l'esperienza da ripetere con nuovi sapori ed accostamenti.

Ora la ricetta per comporre 6 golosi cucchiai
40 g di zucchero semolato
1 dl di latte
1 foglio di gelatina
40 g di pistacchi sgusciati
60 g di mandorle sgusciate
6 cl di panna liquida
Immergete il foglio di gelatina nell'acqua fredda per ammorbidirlo. Riducete la mandorle in polvere nel mixer, aggiungete 5 cl d'acqua e frullate nuovamente.
Scaldate il latte e 30 g di zucchero in una casseruola, a fuoco medio, poi aggiungete le mandorle e portate ad ebollizione. Ritirate dal fuoco e filtrate il latte attraverso un passino fine in un'altra casseruola schiacciando bene le mandorle. Fate scaldare nuovamente per 1-2 minuti poi, fuori del fuoco, aggiungete la gelatina sgocciolata. Mescolate, versate la preparazione in una ciotola e tenete in frigorifero per 1 ora.
Con il mixer riducete i pistacchi in polvere. Versate la panna liquida in una casseruola, aggiungete i pistacchi e lo zucchero rimasto e fate cuocere a fuoco medio per 1-2 minuti prima di filtrare la crema. Lasciate raffreddare.
Togliete il biancomangiare dal frigorifero e formate delle piccole quenelle che, depositate nei cucchiai, aspetteranno solo di essere ricoperte di crema di pistacchi e decorate con qualche pistacchio o mandorla.

2008-02-08

Rotolo al limone

Per il week-end voglio lasciarvi un dolce gustoso, semplicissimo da realizzare ma che servito in un determinato modo può chiudere egregiamente un buon pranzo. La ricetta arriva dritta dritta da Cucina Italiana di gennaio scorso e, udite!udite!, non ho modificato nulla perchè è perfetta, solo vi do le dosi giuste di crema che secondo quelle indicate sulla rivista ve ne viene il doppio di quanta ne utilizzerete per farcire il rotolo, se poi volete che avanzi fatene pure doppia dose, potete utilizzarla per fare dei bauletti di briseè come questi o servirla in coppa con qualche biscottino. Anche la presentazione del piatto l'ho rubata alla rivista, non sarà bella come la loro ma ha fatto la sua figura a tavola (il segreto è sempre di non mostrare l'originale).
Per 6 porzioni
Pasta biscotto: 75 g di zucchero semolato, 75 g di farina 00, 2 uova, 2 cucchiai di caramello, un pizzico di sale
Crema al limone: 250 g di latte, 50 g di zucchero, 20 g di farina, 2 tuorli, la scorza di un limone
Per servire: 200 g di panna montata, 20 g di zucchero, la scorza di due limoni a filetti, zucchero a velo e cacao
Prepariamo la pasta biscotto montando le uova con lo zucchero ed un pizzico di sale, amalgamiamo bene la farina e il caramello e poi versiamo il composto in una teglia rettangolare ben unta ed inforniamolo a 180° finchè prenderà colore. Sforniamo e arrotoliamo subito in modo che prenda la forma.
Intanto prepariamo la crema al limone. Mescoliamo i tuorli con lo zucchero, uniamo la farina e poi il latte scaldato con la scorza di limone e filtrato. Facciamo addensare sul fuoco poi togliamo dalla fiamma e copriamo con pellicola a contatto. Una volta raffreddata la crema utilizziamola per farcire il rotolo che, avvolto in pellicola, lasceremo raffreddare in frigo.
Per servire stufiamo i filetti di scorza di limone con lo zucchero ed un cucchiaio di acqua, poi scoliamo e lasciamo raffreddare. Tagliamo il rotolo in sei tranci obliqui, poggiamo ogni trancio in un piatto, aggiungiamo a lato una cucchiaiata di panna montata e qualche scorzetta di limone preparata, spolverizziamo di cacao e zucchero a velo e via in tavola.