2012-06-05

Le silane sabbiose

Terrina linea Impronte verede di WALD
Da curiosa del gusto quale sono mi capita spesso di parlarvi di prodotti tipici di altre zone del nostro bel paese perchè magari ne resto favorevolmente impressionata non avendoli mai assaggiati prima, come si dice l'erba del vicino è sempre più verde. Seguendo questa mia curiosità mi capita di dimenticare quanto sono buoni e particolari i prodotti della mia Calabria. Sto facendo più attenzione a quel che mi circonda e che normalmente mangio senza neppure pensare che si tratti di un'eccellenza grazie a Gente del Fud, poiché per compilare una scheda relativa ad un  prodotto devo interessarmi a quel prodotto mi sto rendendo conto di quante squisitezze vengono prodotte proprio accanto a casa mia.
I salumi tipici calabresi: la soppressata, la salsiccia,i l capocollo e la pancetta hanno la D.O.P. e mi fa strano pensare che prodotti così quotati li producono ancora in casa molte famiglie. Sono tante poi le aziende del territorio che producono i nostri salumi tipici e pur riscontrando il favore dei loro conterranei ancora di più risultano apprezzate fuori dai confini regionali e addirittura all'estero. L'azienda leader nella produzione dei nostri salumi D.O.P. è la Madeo, una bellissima realtà aziendale cui guardo da calabrese con un certo orgoglio. E se volete gustare il sapore dei veri salumi calabresi o andate in montagna a casa di qualche anziana signora che ancora li produce secondo quanto appreso nel corso della sua esistenza o li comprate da Madeo che produce magistralmente i più noti salumi regionali. La Madeo è però un'azienda in continua espansione e pertanto non si è fermata alla produzione dei soli tipici salumi calabresi, è andata alle origini ed ha scoperto che i salumi  calabresi erano ancora più buoni se prodotti con il nostro Suino Nero di Calabria, una pregiata razza autoctona allevata allo stato brado e alimentata con prodotti naturali come le ghiande, le castagne, la crusca e i cereali. La Madeo produce salumi di Suino Nero sotto il marchio Tenuta Corone ed ha brevettato addirittura la produzione del Prosciutto di Suino Nero di Calabria, un prodotto rinomato e apprezzato ormai in tutto il mondo.
Io per questa mia ricetta ho utilizzato la Pancetta di Calabria D.O.P. Madeo che ho abbinato a delle piccole patate silane e alla gustosa cipolla di Tropea. Un ricco contorno che può tranquillamente fare da secondo.
Ingredienti per 4 persone:
200 g di Pancetta Calabra DOP
800 g di patate silane
2 cipolle di Tropea
2 rametti di rosmarino
1 spicchio d'aglio
pangrattato
olio extravergine d'oliva
sale
Pelare e sbollentare per pochi minuti le patate a pezzi. Pulire le cipolle e tagliarle a spicchi, mescolare patate e cipolle in una terrina con lo spicchio d'aglio schiacciato, gli aghi di rosmarino tritati e pangrattato in modo che se ne ricoprano uniformemente, versarle poi in una teglia abbastanza ampia da contenerli in un solo strato. Unire la pancetta a tocchetti, versarvi sopra dell'olio riscaldato e infornare a 200° finché inizieranno a dorare e formare la crosticina, a questo punto si può aggiungere il sale, mescolare e proseguire la cottura fino a completa doratura.


Con questo piatto è d'obbligo il vino e proprio in fatto di abbinamenti sto cercando di acquisire metodo e conoscenza grazie al libro di Claudio Modesti Nuovi orizzonti dell'abbinamento cibo-vino edito da Hacca, un libro dedicato tanto ai semplici appassionati e curiosi quanto ai più eruditi sommelier. La lettura ideale per capire tante cose in fatto di degustazione e - lasciatemelo dire - anche per sfatare molti miti in fatto di abbinamenti. Un nuovo metodo per l'abbinamento di cibo e vino affidato alla consonanza e al contrasto tra le sensazioni.
Ho premesso che sto cercando di imparare grazie al libro e quindi in tal caso sono rimasta un po' sul tradizionale con un abbinamento per consonanza territoriale senza però tralasciare l'abbinamento derivante dalle sensazioni rilevate e così con un piatto sapido e strutturato non potevo non scegliere un vino di corpo, ho optato quindi per il Magliocco, un rosso rubino di carattere, di Tenute Ferrocinto.

Le silane sabbiose

Terrina linea Impronte verede di WALD
Da curiosa del gusto quale sono mi capita spesso di parlarvi di prodotti tipici di altre zone del nostro bel paese perchè magari ne resto favorevolmente impressionata non avendoli mai assaggiati prima, come si dice l'erba del vicino è sempre più verde. Seguendo questa mia curiosità mi capita di dimenticare quanto sono buoni e particolari i prodotti della mia Calabria. Sto facendo più attenzione a quel che mi circonda e che normalmente mangio senza neppure pensare che si tratti di un'eccellenza grazie a Gente del Fud, poiché per compilare una scheda relativa ad un  prodotto devo interessarmi a quel prodotto mi sto rendendo conto di quante squisitezze vengono prodotte proprio accanto a casa mia.
I salumi tipici calabresi: la soppressata, la salsiccia,i l capocollo e la pancetta hanno la D.O.P. e mi fa strano pensare che prodotti così quotati li producono ancora in casa molte famiglie. Sono tante poi le aziende del territorio che producono i nostri salumi tipici e pur riscontrando il favore dei loro conterranei ancora di più risultano apprezzate fuori dai confini regionali e addirittura all'estero. L'azienda leader nella produzione dei nostri salumi D.O.P. è la Madeo, una bellissima realtà aziendale cui guardo da calabrese con un certo orgoglio. E se volete gustare il sapore dei veri salumi calabresi o andate in montagna a casa di qualche anziana signora che ancora li produce secondo quanto appreso nel corso della sua esistenza o li comprate da Madeo che produce magistralmente i più noti salumi regionali. La Madeo è però un'azienda in continua espansione e pertanto non si è fermata alla produzione dei soli tipici salumi calabresi, è andata alle origini ed ha scoperto che i salumi  calabresi erano ancora più buoni se prodotti con il nostro Suino Nero di Calabria, una pregiata razza autoctona allevata allo stato brado e alimentata con prodotti naturali come le ghiande, le castagne, la crusca e i cereali. La Madeo produce salumi di Suino Nero sotto il marchio Tenuta Corone ed ha brevettato addirittura la produzione del Prosciutto di Suino Nero di Calabria, un prodotto rinomato e apprezzato ormai in tutto il mondo.
Io per questa mia ricetta ho utilizzato la Pancetta di Calabria D.O.P. Madeo che ho abbinato a delle piccole patate silane e alla gustosa cipolla di Tropea. Un ricco contorno che può tranquillamente fare da secondo.
Ingredienti per 4 persone:
200 g di Pancetta Calabra DOP
800 g di patate silane
2 cipolle di Tropea
2 rametti di rosmarino
1 spicchio d'aglio
pangrattato
olio extravergine d'oliva
sale
Pelare e sbollentare per pochi minuti le patate a pezzi. Pulire le cipolle e tagliarle a spicchi, mescolare patate e cipolle in una terrina con lo spicchio d'aglio schiacciato, gli aghi di rosmarino tritati e pangrattato in modo che se ne ricoprano uniformemente, versarle poi in una teglia abbastanza ampia da contenerli in un solo strato. Unire la pancetta a tocchetti, versarvi sopra dell'olio riscaldato e infornare a 200° finché inizieranno a dorare e formare la crosticina, a questo punto si può aggiungere il sale, mescolare e proseguire la cottura fino a completa doratura.


Con questo piatto è d'obbligo il vino e proprio in fatto di abbinamenti sto cercando di acquisire metodo e conoscenza grazie al libro di Claudio Modesti Nuovi orizzonti dell'abbinamento cibo-vino edito da Hacca, un libro dedicato tanto ai semplici appassionati e curiosi quanto ai più eruditi sommelier. La lettura ideale per capire tante cose in fatto di degustazione e - lasciatemelo dire - anche per sfatare molti miti in fatto di abbinamenti. Un nuovo metodo per l'abbinamento di cibo e vino affidato alla consonanza e al contrasto tra le sensazioni.
Ho premesso che sto cercando di imparare grazie al libro e quindi in tal caso sono rimasta un po' sul tradizionale con un abbinamento per consonanza territoriale senza però tralasciare l'abbinamento derivante dalle sensazioni rilevate e così con un piatto sapido e strutturato non potevo non scegliere un vino di corpo, ho optato quindi per il Magliocco, un rosso rubino di carattere, di Tenute Ferrocinto.

2012-06-02

I maccheroni alla genovese un piatto d'altri tempi

Piatto fondo, posate, runner e tovagliolo Impronte verde di Wald

"Si fa ancora arrosto alla Genovese, mettendola in una casserola con dello frutto dentro o butirro, e con foco adagiato sotto e sopra si farà cuocere, e se mai si seccasse troppo, vi si può mettere dell'acqua; quando è per servirla, si paserà sopra al fornello, acciò si asciughi e servirà ancora per farle prendere colore. Quella si servirà calda con i crostini d'intorno, e sua gialla sopra". Difficile trasformare oggi una descrizione del genere in piatto commestibile, ma quale fascino! In origine era questa la carne alla glassa e non c'erano cipolle, pare poi che si prese l'usanza di "allungare il brodo"ovvero aumentare il sugo con l'aggiunta delle cipolle per condire con esso i maccheroni.
Ho appreso queste approfondite nozioni su un piatto che adoro da Vincenzo Corrado Il Cuoco Galante un elegante e prezioso volume a cura di Giorgia Chiatto per Malvarosa Edizioni. Un testo del '700 che ebbe all'epoca uno straordinario successo tanto da essere ristampato per quasi un secolo, uno dei primi ricettari scritti da un cuoco, ripreso ed adattato alle esigenze di oggi. Ricette provate e descritte dall'autrice con dovizia di particolari per rendere il lavoro semplice anche ai meno esperti come afferma Lejla Mancusi Sorrentino nell'introduzione al libro. Un manuale "sulla tavola nella sua complessità" che "guida e dà consigli per una perfetta imbadigione di magnifici banchetti" arricchito da splendide foto dei piatti realizzati in veste grafica particolarmente curata, un libro di cui i collezionisti e gli amanti dell'arte culinaria non potranno fare a meno.
Di genovese si parla anche ne Il Re dei Cuochi un altro classico della cucina della tradizione italiana, che ha avuto ben 14 ristampe e la cui copia anastatica dell'edizione Salani del 1905 viene ripubblicata  oggi da Vallardi. Qui non vi sono immagini, ma è un volume dall'aria retrò sin dalla copertina, ricchissimo di ricette ancora attuali, di spunti utili per realizzare pranzi completi, consigli sul galateo e la conservazione dei cibi. Ben 817 ricette  che spaziano dall'antipasto al dolce senza tralasciare conserve, sciroppi, liquori, bibite e gelati.
La ricetta del sugo di manzo riportata nel libro è la nostra genovese "Questo sugo si conserva per parecchi giorni, e può servire a molti usi; con esso si possono fare anche dei buoni pasticci di maccheroni" e poi lo stesso sugo ricompare per le lasagne che vengono appunto chiamate alla genovese.
Ma ora basta con la storia che avete l'acquolina in bocca e quindi passiamo alla ricetta che non ha nessuna pretesa di esser l'originale ma è la ricetta così come la preparo io, una volta a settimana, generalmente il sabato a pranzo ma che eccezionalmente sta riempiendo stasera la mia casa con il suo goloso profumo (da mangiare domani però non durante la notte!).
Ovviamente se si parla di maccheroni a Napoli s'intendono i rigatoni ed è un formato che con questo sugo si sposa benissimo, come le penne, gli ziti o le mezze maniche ma credetemi con i maccheroni al ferretto calabresi, che spesso acquisto già pronti da Pisani & Pasta, trovo che sia ineguagliabile.
Maccheroni alla genovese
Ingredienti per 4 persone:
500 g di maccheroni al ferretto
1 kg di muscolo bovino
1 kg di cipolle
2 carote
2 gambi di sedano
1 bicchiere di vino bianco
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
1 cucchiaiata di burro
1 foglia d'alloro
olio extravergine di oliva
sale e pepe
Procedimento:
Affettare sottilmente le cipolle, le carote e il sedano*.
In una pentola capiente far rosolare la carne nel burro sciolto con l'olio e l'alloro, avendo cura di rigirarla su tutti i lati.
Aggiungere le verdure rigirarle un po' e unire il concentrato di pomodoro, amalgamando bene, sfumare con il vino bianco e far evaporare. Salare, pepare, abbassare la fiamma e far cuocere col coperchio per almeno tre ore, finché la carne risulterà tenera e le verdure disfatte. Cuocere i maccheroni in acqua salata e condirli con il sugo, servire con abbondante parmigiano.

* Affettare le verdure per il sugo potrebbe essere l'operazione più noiosa della ricetta ma se vi servite del comodissimo Saladino Cordless di Ariete sarà un simpatico giochetto.

I maccheroni alla genovese un piatto d'altri tempi

Piatto fondo, posate, runner e tovagliolo Impronte verde di Wald

"Si fa ancora arrosto alla Genovese, mettendola in una casserola con dello frutto dentro o butirro, e con foco adagiato sotto e sopra si farà cuocere, e se mai si seccasse troppo, vi si può mettere dell'acqua; quando è per servirla, si paserà sopra al fornello, acciò si asciughi e servirà ancora per farle prendere colore. Quella si servirà calda con i crostini d'intorno, e sua gialla sopra". Difficile trasformare oggi una descrizione del genere in piatto commestibile, ma quale fascino! In origine era questa la carne alla glassa e non c'erano cipolle, pare poi che si prese l'usanza di "allungare il brodo"ovvero aumentare il sugo con l'aggiunta delle cipolle per condire con esso i maccheroni.
Ho appreso queste approfondite nozioni su un piatto che adoro da Vincenzo Corrado Il Cuoco Galante un elegante e prezioso volume a cura di Giorgia Chiatto per Malvarosa Edizioni. Un testo del '700 che ebbe all'epoca uno straordinario successo tanto da essere ristampato per quasi un secolo, uno dei primi ricettari scritti da un cuoco, ripreso ed adattato alle esigenze di oggi. Ricette provate e descritte dall'autrice con dovizia di particolari per rendere il lavoro semplice anche ai meno esperti come afferma Lejla Mancusi Sorrentino nell'introduzione al libro. Un manuale "sulla tavola nella sua complessità" che "guida e dà consigli per una perfetta imbadigione di magnifici banchetti" arricchito da splendide foto dei piatti realizzati in veste grafica particolarmente curata, un libro di cui i collezionisti e gli amanti dell'arte culinaria non potranno fare a meno.
Di genovese si parla anche ne Il Re dei Cuochi un altro classico della cucina della tradizione italiana, che ha avuto ben 14 ristampe e la cui copia anastatica dell'edizione Salani del 1905 viene ripubblicata  oggi da Vallardi. Qui non vi sono immagini, ma è un volume dall'aria retrò sin dalla copertina, ricchissimo di ricette ancora attuali, di spunti utili per realizzare pranzi completi, consigli sul galateo e la conservazione dei cibi. Ben 817 ricette  che spaziano dall'antipasto al dolce senza tralasciare conserve, sciroppi, liquori, bibite e gelati.
La ricetta del sugo di manzo riportata nel libro è la nostra genovese "Questo sugo si conserva per parecchi giorni, e può servire a molti usi; con esso si possono fare anche dei buoni pasticci di maccheroni" e poi lo stesso sugo ricompare per le lasagne che vengono appunto chiamate alla genovese.
Ma ora basta con la storia che avete l'acquolina in bocca e quindi passiamo alla ricetta che non ha nessuna pretesa di esser l'originale ma è la ricetta così come la preparo io, una volta a settimana, generalmente il sabato a pranzo ma che eccezionalmente sta riempiendo stasera la mia casa con il suo goloso profumo (da mangiare domani però non durante la notte!).
Ovviamente se si parla di maccheroni a Napoli s'intendono i rigatoni ed è un formato che con questo sugo si sposa benissimo, come le penne, gli ziti o le mezze maniche ma credetemi con i maccheroni al ferretto calabresi, che spesso acquisto già pronti da Pisani & Pasta, trovo che sia ineguagliabile.
Maccheroni alla genovese
Ingredienti per 4 persone:
500 g di maccheroni al ferretto
1 kg di muscolo bovino
1 kg di cipolle
2 carote
2 gambi di sedano
1 bicchiere di vino bianco
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
1 cucchiaiata di burro
1 foglia d'alloro
olio extravergine di oliva
sale e pepe
Procedimento:
Affettare sottilmente le cipolle, le carote e il sedano*.
In una pentola capiente far rosolare la carne nel burro sciolto con l'olio e l'alloro, avendo cura di rigirarla su tutti i lati.
Aggiungere le verdure rigirarle un po' e unire il concentrato di pomodoro, amalgamando bene, sfumare con il vino bianco e far evaporare. Salare, pepare, abbassare la fiamma e far cuocere col coperchio per almeno tre ore, finché la carne risulterà tenera e le verdure disfatte. Cuocere i maccheroni in acqua salata e condirli con il sugo, servire con abbondante parmigiano.

* Affettare le verdure per il sugo potrebbe essere l'operazione più noiosa della ricetta ma se vi servite del comodissimo Saladino Cordless di Ariete sarà un simpatico giochetto.

2012-05-30

Il sidro Maley per il mio roast beef

Piatto  CHS Group, posate linea Gualtiero Marchesi di Broggi, Calice linea Fantasy di IVV

Il sidro o vino di mele che dir si voglia è tipico e molto diffuso oltralpe, in Italia è invece una rarità tanto che alla soglia del 35° anno di vita non avevo ancora avuto occasione di provarlo. L'ho fatto con un prodotto italiano e ne sono rimasta favorevolmente impressionata. Maley nel cuore della Valle d'Aosta e precisamente nel comune di Brissogne a 900 m s.l.m. produce dell'ottimo sidro, una bevanda fresca invitante poco alcolica e molto firzzante ricchissima di profumi che per secoli è stata presente sulle tavole di tanti villaggi alpini. Ho assaggiato il Jorasses methode traditionnelle, un vero e proprio metodo classico con sei mesi di elevage, prodotto dalla sola mela raventze proveniente dalla coltivazione di piante secolari nel solo villaggio di Seissogne ad oltre 1000 m nel comune di St. Marcel (Ao), ideale a tutto pasto e soprendente per la sua complessa aromaticità. Ho provato anche il Mont Blanc, prodotto secondo il metodo ancestrale con le due differenti e complementari mele del Monte Bianco, un prodotto più semplice ed immediato ma non per questo meno rilevante dal punto di vista del gusto. Ho utilizzato proprio il Mont Blanc per realizzare una cremina molto aromatica che ho servito d'accompagno al mio roast beef appena appena rosolato in un velo di burro di cacao. Ho servito la carne con semplici patate lesse al prezzemolo e accompagnato il pasto con lo stesso sidro, credetemi irresistibile per amanti della carne e del buon bere quali siamo io e il mio coniuge.
Roast-beef alla crema di sidro
Ingredienti per 4 persone:
600 g di roast beef preparato secondo la classica ricetta
30 g di burro di cacao da cucina*
300 ml di sidro
2 foglie d'alloro
1 cucchiaino di pepe nero in grani
100 g di polpa di patata
150 g di polpa dimela
olio extravergine d'oliva
sale
Porre la mela e la patata in una pentola, unire il pepe, l'alloro e coprire con il sidro. Portare a cottura evitando che asciughi eccessivamente. Eliminare il pepe e l'alloro e frullare il composto aggiungendo olio e filo fino ad ottenere una emulsione omogenea e densa ma non eccessivamente, regolare di sale. Tagliare il roast beef freddo a fettine di mezzo centimetro circa di spessore. Sciogliere il burro in padella e rosolarvi le fettine di roast beef per pochi istanti giusto il tempo di dare colore evitando che cuociano all'interno. Servire la carne con la salsa e volendo delle patate lesse condite con olio aglio e prezzeolo tritato. Annaffiare con fiumi di sidro.
* Per scottare il roast-beef è perfetta una padella della linea Bio-cook di Illa, il burro di cacao da cucina è la novità di casa Venchi

Il sidro Maley per il mio roast beef

Piatto  CHS Group, posate linea Gualtiero Marchesi di Broggi, Calice linea Fantasy di IVV

Il sidro o vino di mele che dir si voglia è tipico e molto diffuso oltralpe, in Italia è invece una rarità tanto che alla soglia del 35° anno di vita non avevo ancora avuto occasione di provarlo. L'ho fatto con un prodotto italiano e ne sono rimasta favorevolmente impressionata. Maley nel cuore della Valle d'Aosta e precisamente nel comune di Brissogne a 900 m s.l.m. produce dell'ottimo sidro, una bevanda fresca invitante poco alcolica e molto firzzante ricchissima di profumi che per secoli è stata presente sulle tavole di tanti villaggi alpini. Ho assaggiato il Jorasses methode traditionnelle, un vero e proprio metodo classico con sei mesi di elevage, prodotto dalla sola mela raventze proveniente dalla coltivazione di piante secolari nel solo villaggio di Seissogne ad oltre 1000 m nel comune di St. Marcel (Ao), ideale a tutto pasto e soprendente per la sua complessa aromaticità. Ho provato anche il Mont Blanc, prodotto secondo il metodo ancestrale con le due differenti e complementari mele del Monte Bianco, un prodotto più semplice ed immediato ma non per questo meno rilevante dal punto di vista del gusto. Ho utilizzato proprio il Mont Blanc per realizzare una cremina molto aromatica che ho servito d'accompagno al mio roast beef appena appena rosolato in un velo di burro di cacao. Ho servito la carne con semplici patate lesse al prezzemolo e accompagnato il pasto con lo stesso sidro, credetemi irresistibile per amanti della carne e del buon bere quali siamo io e il mio coniuge.
Roast-beef alla crema di sidro
Ingredienti per 4 persone:
600 g di roast beef preparato secondo la classica ricetta
30 g di burro di cacao da cucina*
300 ml di sidro
2 foglie d'alloro
1 cucchiaino di pepe nero in grani
100 g di polpa di patata
150 g di polpa dimela
olio extravergine d'oliva
sale
Porre la mela e la patata in una pentola, unire il pepe, l'alloro e coprire con il sidro. Portare a cottura evitando che asciughi eccessivamente. Eliminare il pepe e l'alloro e frullare il composto aggiungendo olio e filo fino ad ottenere una emulsione omogenea e densa ma non eccessivamente, regolare di sale. Tagliare il roast beef freddo a fettine di mezzo centimetro circa di spessore. Sciogliere il burro in padella e rosolarvi le fettine di roast beef per pochi istanti giusto il tempo di dare colore evitando che cuociano all'interno. Servire la carne con la salsa e volendo delle patate lesse condite con olio aglio e prezzeolo tritato. Annaffiare con fiumi di sidro.
* Per scottare il roast-beef è perfetta una padella della linea Bio-cook di Illa, il burro di cacao da cucina è la novità di casa Venchi

2012-05-28

Teglia di pane d'autore

Si partecipo ad un web contest ma non voglio vincere. Se io volessi vincere avrei scelto una ricetta dalla grafica accattivante e invece partecipo con questa ricetta rustica che in foto non rende poi molto perché voglio partecipare con una ricetta buona, ma buona per davvero anche se non troppo bella. Il web contest è Pomì d'Autore e la ricetta non può non avere il pomodoro tra i suoi ingredienti. Avrei partecipato con gli spaghetti al  sugo, perché sono quanto di più goloso seppur semplice si possa realizzare con la conserva di pomodoro ma siccome sono una food blogger devo fare la creativa ed ho pensato che di altrettanto goloso c'è solo questa ricetta dove, per avere un risultato di livello, bisogna servirsi di ingredienti di primissima qualità. Le passate Pomì lo sono e se non ci credete con il sistema Pomìtrace potete sapere tutto di ogni singola confezione, il pane mi raccomando dev'essere casereccio, quello di Cerchiara di Calabria è perfetto. Per il formaggio, qualcosa di fresco e dal gusto non troppo deciso, io ho scelto un buon pecorino fresco  Brunelli, il Centocelle fa giusto al caso  per completare ho voluto aggiungere qualche tocchetto di salame piccante e in Calabria non abbiamo che l'imbarazzo della scelta in materia, in tal caso ho scelto una buona soppressata di Calabria DOP prodotta da un'azienda che è fiore all'occhiello del nostro territorio, la Madeo.
A voi la ricetta per 4 persone:
1/2 Kg c.a. di pane casereccio a fette 
Passata di pomodoro
250 g di formaggio fresco di pecora 
150 g di soppressata calabra DOP piccante
origano
olio extravegine d'oliva
aglio
50 g di burro
2 cucchiai di grana grattugiato
2 dl di latte
2 uova
sale e pepe
Imburrare una teglia e formare uno strato di fette di pane non troppo spesse (1 cm circa). Sfregare appena d'aglio le fette di pane solo sul lato superiore, cospargere di passata di pomodoro spalmandolo bene in modo che penetri nel pane, salare, irrorare con un filo d'olio e origano e poi stendere sopra uno strato di fettine di formaggio, ditribuirvi la soppressata tagliata a fiammiferi, coprire con altre fette di pane, condirle nuovamente come lo strato precedente ma non aggiungere la caciotta. Sbattere l
e uova con il latte, il grana, sale e pepe e versare il composto sul pane di modo che se ne intrida per bene, completare con qualche fiocchetto di burro ed infornare a 180° finché risulterà dorato.
Se poi mi volete votare non mi offendo anzi...

Teglia di pane d'autore

Si partecipo ad un web contest ma non voglio vincere. Se io volessi vincere avrei scelto una ricetta dalla grafica accattivante e invece partecipo con questa ricetta rustica che in foto non rende poi molto perché voglio partecipare con una ricetta buona, ma buona per davvero anche se non troppo bella. Il web contest è Pomì d'Autore e la ricetta non può non avere il pomodoro tra i suoi ingredienti. Avrei partecipato con gli spaghetti al  sugo, perché sono quanto di più goloso seppur semplice si possa realizzare con la conserva di pomodoro ma siccome sono una food blogger devo fare la creativa ed ho pensato che di altrettanto goloso c'è solo questa ricetta dove, per avere un risultato di livello, bisogna servirsi di ingredienti di primissima qualità. Le passate Pomì lo sono e se non ci credete con il sistema Pomìtrace potete sapere tutto di ogni singola confezione, il pane mi raccomando dev'essere casereccio, quello di Cerchiara di Calabria è perfetto. Per il formaggio, qualcosa di fresco e dal gusto non troppo deciso, io ho scelto un buon pecorino fresco  Brunelli, il Centocelle fa giusto al caso  per completare ho voluto aggiungere qualche tocchetto di salame piccante e in Calabria non abbiamo che l'imbarazzo della scelta in materia, in tal caso ho scelto una buona soppressata di Calabria DOP prodotta da un'azienda che è fiore all'occhiello del nostro territorio, la Madeo.
A voi la ricetta per 4 persone:
1/2 Kg c.a. di pane casereccio a fette 
Passata di pomodoro
250 g di formaggio fresco di pecora 
150 g di soppressata calabra DOP piccante
origano
olio extravegine d'oliva
aglio
50 g di burro
2 cucchiai di grana grattugiato
2 dl di latte
2 uova
sale e pepe
Imburrare una teglia e formare uno strato di fette di pane non troppo spesse (1 cm circa). Sfregare appena d'aglio le fette di pane solo sul lato superiore, cospargere di passata di pomodoro spalmandolo bene in modo che penetri nel pane, salare, irrorare con un filo d'olio e origano e poi stendere sopra uno strato di fettine di formaggio, ditribuirvi la soppressata tagliata a fiammiferi, coprire con altre fette di pane, condirle nuovamente come lo strato precedente ma non aggiungere la caciotta. Sbattere l
e uova con il latte, il grana, sale e pepe e versare il composto sul pane di modo che se ne intrida per bene, completare con qualche fiocchetto di burro ed infornare a 180° finché risulterà dorato.
Se poi mi volete votare non mi offendo anzi...

2012-05-27

Sono tornata finalmente

Non è che io sia mai andata via ma molti di voi l'hanno pensato, in realtà due settimane fa si è abbattuta sul mio blog una piccola catastrofe e spiegavo tutto nel primo post di questo periodo di "sordina". In pratica tra i miei innumerevoli impegni e scadenze ne ho dimenticata una quella di rinnovo del mio dominio e per soli 10 $ senza nessun preavviso mi sono vista sfumare il mio sito davanti agli occhi o meglio il mio blog c'era ancora sulla pagina gratuita iniziale http://saleepepequantobasta.blogspot.it ma a saperlo erano veramente in pochi. Tutti gli altri digitando il mio indirizzo web si sono ritrovati una pagina che non corrispondeva all'indirizzo digitato. Insomma dopo due settimane di trattative l'ho spuntata, ho riacquistato il mio dominio a un prezzo non propriamente modico ma sostenibile ed eccomi tornata a riaggiornarvi sui progressi della mia cucina.
Oggi non vi lascio ricette perché avete cinque post arretrati da leggervi e spero che tornerete di nuovo tutti a seguirmi perché domani la nuova ricetta ci sarà.
Ah! Il prossimo 30 marzo mi scade il dominio se per favore qualcuno me lo ricorda qualche giorno prima evito di dover pagare di nuovo il riscatto ai rapitori.

Sono tornata finalmente

Non è che io sia mai andata via ma molti di voi l'hanno pensato, in realtà due settimane fa si è abbattuta sul mio blog una piccola catastrofe e spiegavo tutto nel primo post di questo periodo di "sordina". In pratica tra i miei innumerevoli impegni e scadenze ne ho dimenticata una quella di rinnovo del mio dominio e per soli 10 $ senza nessun preavviso mi sono vista sfumare il mio sito davanti agli occhi o meglio il mio blog c'era ancora sulla pagina gratuita iniziale http://saleepepequantobasta.blogspot.it ma a saperlo erano veramente in pochi. Tutti gli altri digitando il mio indirizzo web si sono ritrovati una pagina che non corrispondeva all'indirizzo digitato. Insomma dopo due settimane di trattative l'ho spuntata, ho riacquistato il mio dominio a un prezzo non propriamente modico ma sostenibile ed eccomi tornata a riaggiornarvi sui progressi della mia cucina.
Oggi non vi lascio ricette perché avete cinque post arretrati da leggervi e spero che tornerete di nuovo tutti a seguirmi perché domani la nuova ricetta ci sarà.
Ah! Il prossimo 30 marzo mi scade il dominio se per favore qualcuno me lo ricorda qualche giorno prima evito di dover pagare di nuovo il riscatto ai rapitori.

2012-05-25

Le pizze di Giulio

Come dicevo nel post precedente con Giulio, che ha quasi tre anni, iniziamo sul serio a divertirci in cucina perché in fondo ce la sto mettendo tutta per appassionarlo a quel che io amo, non lo costringo a fare nulla perché so che otterrei l'effetto contrario ma saggiamente dissemino per casa libri e giochi ad hoc di modo che quando ne ha voglia sappia come avvicinarsi all'argomento.
Ballarini, nell'ambito del progetto Cucinando s'impara promosso in collaborazione con l'ANDID per valorizzare i temi della corretta alimentazione e dell'eco-sostenibilità ambientale, ha creato per i piccini dei kit per "giocare" in cucina.
Nel kit Torte e biscotti c'è il grembiulino che vedete indossato in foto dal mio pargolo, un mattarello e una tortiera a cerniera con doppio fondo a misura di bambino, tre formine per biscotti, un vasetto di confettura di albicocche per cimentarsi subito e il poster con le ricette e le informazioni utili all'alimentazione dei piccoli.
Ovviamente come accennavo anche i libri aiutanto tantissimo.
Tra i libri che fanno al mio caso non posso non parlarvi del nuovo Ucci Ucci Fiabe da cucinare e da colorare di  Donatella Lippi edito da Sarnus. Mi è subito piaciuto perché è un libro da raccontare, imbrattare e pasticciare insieme. Raccoglie ricette costruite liberamente traendo spunto dai piatti di fiabe famose, rilette in chiave gastronomica e poi, per non smettere di giocare neppure a fornelli spenti, per ogni fiaba e ricetta ci sono anche i disegni da colorare per stimolare appieno la fantasia dei bambini.
Tante storie da leggere e ricette per preparare piatti da mangiare a "Tinchitè" nel libro di Annamaria Piccione per Verbavolant. Mangiamo a Tinchitè il curioso titolo dove la strana parola sta per mangiare più che a crepapelle. Non è affatto difficile innamorarsi di questo libro riccamente illustrato da Eva Suman e abbandonarsi ai racconti di Nonna Sicilia lasciandosi trasportare in un mondo incantato fatto di storie, leggende e insegnamenti reconditi.
Ma se io cerco di trasmettere il mio hobby ai bambini cosa fanno quelli che cucinano per professione? La risposta  me l'ha data lo chef Paolo Bodon con il suo Stasera cucino con papà! di Trenta editore. Un libro ricco di tenere foto della piccola Camilla con il suo papà e ricette sane e gustose "da cucinare insieme" ripercorrendo tutte le tappe "golose" della giornata di ogni ragazzo: dalla colazione al pranzo, passando per la merenda, la cena e se non bastasse anche lo spuntino serale con gli amici.
Proprio nel libro di Bodon ho trovato interessantissimi spunti per creare con Giulio. La pizza è uno dei suoi alimenti preferiti come lo è di molti bambini e, come giustamente suggerisce l'autore "può diventare un ottimo mezzo per nutrirsi di cereali alternativi" ed è così che invece della farina di grano tenero si può utilizzare la farina di farro. Io per rendere la pizza ancora più appetitosa ho steso l'impasto e ne ho ricavato dei dischetti da farcire a piacere ma pensando ai tagliabiscotti del kit Ballarini di cui vi parlavo ritengo che anche una pizza farfalla, gatto o coniglietto farebbe la sua bella figura...si può provare, quel che è certo i bimbi impazziranno dalla gioia al solo pensiero.

Ah! vi lascio la ricetta della pizza di Farro di Bodon
600 g di farina di farro biologica
360 g di acqua
2 g di lievito
10 g di sale
Disporre la farina a fontana in una bacinella, unire al centro l'acqua tiepida e lievito, unire il sale. Impastare bene  fino ad ottenere una palla, porla a lievitare in un luogo tiepido. Quando l'impasto avrà raddoppiato ilsuo volume si può procedere a stenderla nella teglia unta d'olio e aggiungere il pomodoro, la mozzarella, l'origano e altri condimenti a piacere. Infornare a 250° per 15 minuti circa.


Le pizze di Giulio

Come dicevo nel post precedente con Giulio, che ha quasi tre anni, iniziamo sul serio a divertirci in cucina perché in fondo ce la sto mettendo tutta per appassionarlo a quel che io amo, non lo costringo a fare nulla perché so che otterrei l'effetto contrario ma saggiamente dissemino per casa libri e giochi ad hoc di modo che quando ne ha voglia sappia come avvicinarsi all'argomento.
Ballarini, nell'ambito del progetto Cucinando s'impara promosso in collaborazione con l'ANDID per valorizzare i temi della corretta alimentazione e dell'eco-sostenibilità ambientale, ha creato per i piccini dei kit per "giocare" in cucina.
Nel kit Torte e biscotti c'è il grembiulino che vedete indossato in foto dal mio pargolo, un mattarello e una tortiera a cerniera con doppio fondo a misura di bambino, tre formine per biscotti, un vasetto di confettura di albicocche per cimentarsi subito e il poster con le ricette e le informazioni utili all'alimentazione dei piccoli.
Ovviamente come accennavo anche i libri aiutanto tantissimo.
Tra i libri che fanno al mio caso non posso non parlarvi del nuovo Ucci Ucci Fiabe da cucinare e da colorare di  Donatella Lippi edito da Sarnus. Mi è subito piaciuto perché è un libro da raccontare, imbrattare e pasticciare insieme. Raccoglie ricette costruite liberamente traendo spunto dai piatti di fiabe famose, rilette in chiave gastronomica e poi, per non smettere di giocare neppure a fornelli spenti, per ogni fiaba e ricetta ci sono anche i disegni da colorare per stimolare appieno la fantasia dei bambini.
Tante storie da leggere e ricette per preparare piatti da mangiare a "Tinchitè" nel libro di Annamaria Piccione per Verbavolant. Mangiamo a Tinchitè il curioso titolo dove la strana parola sta per mangiare più che a crepapelle. Non è affatto difficile innamorarsi di questo libro riccamente illustrato da Eva Suman e abbandonarsi ai racconti di Nonna Sicilia lasciandosi trasportare in un mondo incantato fatto di storie, leggende e insegnamenti reconditi.
Ma se io cerco di trasmettere il mio hobby ai bambini cosa fanno quelli che cucinano per professione? La risposta  me l'ha data lo chef Paolo Bodon con il suo Stasera cucino con papà! di Trenta editore. Un libro ricco di tenere foto della piccola Camilla con il suo papà e ricette sane e gustose "da cucinare insieme" ripercorrendo tutte le tappe "golose" della giornata di ogni ragazzo: dalla colazione al pranzo, passando per la merenda, la cena e se non bastasse anche lo spuntino serale con gli amici.
Proprio nel libro di Bodon ho trovato interessantissimi spunti per creare con Giulio. La pizza è uno dei suoi alimenti preferiti come lo è di molti bambini e, come giustamente suggerisce l'autore "può diventare un ottimo mezzo per nutrirsi di cereali alternativi" ed è così che invece della farina di grano tenero si può utilizzare la farina di farro. Io per rendere la pizza ancora più appetitosa ho steso l'impasto e ne ho ricavato dei dischetti da farcire a piacere ma pensando ai tagliabiscotti del kit Ballarini di cui vi parlavo ritengo che anche una pizza farfalla, gatto o coniglietto farebbe la sua bella figura...si può provare, quel che è certo i bimbi impazziranno dalla gioia al solo pensiero.

Ah! vi lascio la ricetta della pizza di Farro di Bodon
600 g di farina di farro biologica
360 g di acqua
2 g di lievito
10 g di sale
Disporre la farina a fontana in una bacinella, unire al centro l'acqua tiepida e lievito, unire il sale. Impastare bene  fino ad ottenere una palla, porla a lievitare in un luogo tiepido. Quando l'impasto avrà raddoppiato ilsuo volume si può procedere a stenderla nella teglia unta d'olio e aggiungere il pomodoro, la mozzarella, l'origano e altri condimenti a piacere. Infornare a 250° per 15 minuti circa.


2012-05-22

Le pappe di Aurelia

piatto, ciotolina e cucchiaino GreenGate

Mi sono resa conto che allo svezzamento di Giulio vi parlavo dei miei esperimenti con le pappe, non così con la piccola Aurelia e vi assicuro ci sarebbe molto più da dire con lei. Decisamente apprezza molto più del fratello il buon cibo, almeno per il momento e credetemi che con i bambini facile non è non si sa mai come prenderli e poi cambiano gusti di giorno in giorno così il piatto che ieri adoravano improvvisamnete oggi non è più di loro interesse.
Io, avendone due di bambini, sono alla continua ricerca di "novità" e mi sono appena imbattuta in un bel libro di Silvia Bargigli edito da Alcyone.

La pappa al pomodoro è il titolo e raccoglie 50 ricette per far mangiare tutti i bambini del mondo. Il gioco è nel piatto recita il sottotitolo ed infatti basta sfogliare qualche pagina del libro per rendersi conto che è proprio così.
L'autrice che scrive anche il blog http://www.lapappaalpomodoro.com/ ricorda nell'introduzione che "anche l'occhio vuole la sua parte" ed io vi ricordo che ciò è vero per tutti ma particolarmente per i bambini perché bisogna prima incuriosirli per pretendere che poi assaggino senza fare storie. Così a volte basta qualche fogliolina messa ad arte a galleggiare su una zuppa di legumi per far si che vostro figlio la mangi o utilizzare una formina fantasiosa per rendere appetitoso un risotto, una frittatina o delle verdure. Ma fintanto che Aurelia sarà in grado di gustare la pappa al pomodoro e le altre ricettine presenti nel libro, io vi lascio la ricetta della pappa dolce di pera riso e ricotta, ideale per la cenetta dei più piccoli, può essere riciclata per la merenda dei più grandi magari ben fredda aggiungendo qualche goccia di cioccolato prima di servire.
Ingredienti per 1 porzione
1 pera matura
1 cucchiaio di riso*
1 cucchiaio di ricotta
Pelare e detorsolare la pera tagliarla a dadini, unire il riso, coprire con acqua e lasciar cuocere finché il riso risulterà disfatto. Togliere dal fuoco unire la ricotta e frullare fino a rendere il composto una crema omogenea. Servire tiepida.
*Ho utilizzato per la ricetta il riso qualità Baldo Superfino prodotto nella Riserva San Massimo esclusivamente con sementi certificate.
La prossima volta vi parlo dei progressi di Giulio in cucina, adesso iniziamo a divertirci sul serio...