2009-02-13

E San Valentino sia!


Ogni anno giuriamo di non farci più coinvolgere dalla festa più romantica e commerciale che possa esistere, ogni anno promettiamo di non farci spillare soldi per cene, cioccolatini, fiori, cuori ed altri inutili oggetti, ma ogni anno puntualmente, arrivato Febbraio, la testolina inizia da sola a lavorare sull'evento, cosa organizzo cosa preparo, dove andiamo ed eccoci ancora anno dopo anno a parlare di San Valentino.
Il classico dei classici? La cena a base di cuori da preparare per il vostro/a Valentino/a, io vi suggerisco il dolce al resto pensateci voi.
L'idea di questo dolce è nata da quello che può sembrare la decorazione ovvero quelle belle palline rosse che sono delle meravigliose Ciliegie al Maraschino di Cascina San Cassiano, il loro rosso vivo e quel leggero ed aromatico gusto alcolico mi hanno fatto pensare all'amore ed ho costruito attorno a loro questo dolcino semplice e goloso.
La base è il più classico e semplice dei dolci la torta margherita che preparo secondo una ricetta reperita tempo fa sul sito RicetteMania e che ad oggi è quella che mi soddisfa più di ogni altra questi gli ingredienti ed il procedimento:
150 grammi di farina 00
4 uova
150 grammi di zucchero
70 grammi di burro
120 grammi di fecola
1/2 bicchiere di latte (1 dl)
limone
zucchero a velo
1 bustina di lievito
Sbattere i tuorli con lo zucchero, poi incorporare il burro ammorbidito a temperatura ambiente. Unire farina setacciata con la fecola e il lievito, il latte, la scorza del limone grattugiata. Montare le chiare a neve ferma con un pizzico di sale e unirle all'impasto delicatamente. Imburrare una teglia (cm 24) e infarinarla, Versare il composto in una teglia da 24 cm imburrata e infarinata e cuocere in forno a 180 gradi per 45/50 minuti. Sfornare la torta margherita, farla raffreddare e spolverizzarla con zucchero a velo prima di servirla. Stavolta invece della teglia unica ho usato gli stampini a cuore di Silikomart.
Cuori margherita con crema inglese e ciliegie al Maraschino
Ingredienti per 2:
due cuori di pasta margherita
1 tuorlo
33 g di zucchero
1 dl di latte fresco
1 pezzettino di vaniglia
6 ciliegie al Maraschino
Prepariamo la crema inglese montando il tuorlo co lo zucchero, uniamo il latte portato a bollore con la vaniglia e lasciamo addensare sul fuoco a bagnomaria. Poniamo in frigo a raffreddare. Al momento di servire il dolce suddividiamo la crema in due piatti, adagiamo sopra ognuno un cuore tagliato a metà e leggermente sovrapposto, completiamocon tre ciliegie bagnando leggermente il cuore con il liquido di conservazione dei frutti.

E San Valentino sia!


Ogni anno giuriamo di non farci più coinvolgere dalla festa più romantica e commerciale che possa esistere, ogni anno promettiamo di non farci spillare soldi per cene, cioccolatini, fiori, cuori ed altri inutili oggetti, ma ogni anno puntualmente, arrivato Febbraio, la testolina inizia da sola a lavorare sull'evento, cosa organizzo cosa preparo, dove andiamo ed eccoci ancora anno dopo anno a parlare di San Valentino.
Il classico dei classici? La cena a base di cuori da preparare per il vostro/a Valentino/a, io vi suggerisco il dolce al resto pensateci voi.
L'idea di questo dolce è nata da quello che può sembrare la decorazione ovvero quelle belle palline rosse che sono delle meravigliose Ciliegie al Maraschino di Cascina San Cassiano, il loro rosso vivo e quel leggero ed aromatico gusto alcolico mi hanno fatto pensare all'amore ed ho costruito attorno a loro questo dolcino semplice e goloso.
La base è il più classico e semplice dei dolci la torta margherita che preparo secondo una ricetta reperita tempo fa sul sito RicetteMania e che ad oggi è quella che mi soddisfa più di ogni altra questi gli ingredienti ed il procedimento:
150 grammi di farina 00
4 uova
150 grammi di zucchero
70 grammi di burro
120 grammi di fecola
1/2 bicchiere di latte (1 dl)
limone
zucchero a velo
1 bustina di lievito
Sbattere i tuorli con lo zucchero, poi incorporare il burro ammorbidito a temperatura ambiente. Unire farina setacciata con la fecola e il lievito, il latte, la scorza del limone grattugiata. Montare le chiare a neve ferma con un pizzico di sale e unirle all'impasto delicatamente. Imburrare una teglia (cm 24) e infarinarla, Versare il composto in una teglia da 24 cm imburrata e infarinata e cuocere in forno a 180 gradi per 45/50 minuti. Sfornare la torta margherita, farla raffreddare e spolverizzarla con zucchero a velo prima di servirla. Stavolta invece della teglia unica ho usato gli stampini a cuore di Silikomart.
Cuori margherita con crema inglese e ciliegie al Maraschino
Ingredienti per 2:
due cuori di pasta margherita
1 tuorlo
33 g di zucchero
1 dl di latte fresco
1 pezzettino di vaniglia
6 ciliegie al Maraschino
Prepariamo la crema inglese montando il tuorlo co lo zucchero, uniamo il latte portato a bollore con la vaniglia e lasciamo addensare sul fuoco a bagnomaria. Poniamo in frigo a raffreddare. Al momento di servire il dolce suddividiamo la crema in due piatti, adagiamo sopra ognuno un cuore tagliato a metà e leggermente sovrapposto, completiamocon tre ciliegie bagnando leggermente il cuore con il liquido di conservazione dei frutti.

2009-02-12

Paglia e fieno con Culatello di Sauris erbette e fonduta

Apro il post di oggi con una informazione di servizio, ho avuto un intervista su Mangiaebbina di Stefano Buso, qualora vi interessi leggerla ed eventualmente commentarla ne avrò piacere, passo subito alla ricetta di oggi.
Un primo un po' complesso ma estremamente gustoso che continua a ricordarmi, pur a distanza di anni una raffinata cena di San Valentino che mi ero divertita ad organizzare per il mio fidanzato (oggi mio marito) e che vi ripropongo oggi, proprio in prossimità della festa dedicata agli innamorati.
Nella ricetta originale era previsto l'uso dello speck, questa volta però ho utilizzato una, per me nuova, eccellenza del panorama nazionale il Culatello di Sauris della bottega Esperya ed il piatto ne ha guadagnato in delicatezza e raffinatezza.
Ingredienti per 4 (perchè il vostro lui vi chiederà il bis e voi lo accompagnerete senza alcun pudore)
250 g di tagliatelle paglia e fieno all'uovo
100 g di Culatello di Sauris a dadini
100 g di erbette (bietoline) fresche
50 g di fontina
50 g di gorgonzola dolce
1 dl di panna fresca
1 dl di latte
1 tuorlo
1 cipollotto bianco
2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
sale e pepe q.b.
Tagliamo i formaggi a pezzetti e lasciamoli immersi nel latte e nella panna. Intanto affettiamo finemente il cipollotto e rosoliamolo nell'olio, uniamo i dadini di culatello e le erbette tagliate a julienne, regoliamo di sale e pepe. A bagnomaria fondiamo i formaggi con il liquido di immersione e leghiamo il composto con il tuorlo mescolando energicamente. Cuociamo la pasta e saltiamola in padella con il condimento preparato, uniamo alla fine la fonduta. Volendo si può versare nel piatto un mestolino di fonduta ed adagiare sopra la pasta.

Paglia e fieno con Culatello di Sauris erbette e fonduta

Apro il post di oggi con una informazione di servizio, ho avuto un intervista su Mangiaebbina di Stefano Buso, qualora vi interessi leggerla ed eventualmente commentarla ne avrò piacere, passo subito alla ricetta di oggi.
Un primo un po' complesso ma estremamente gustoso che continua a ricordarmi, pur a distanza di anni una raffinata cena di San Valentino che mi ero divertita ad organizzare per il mio fidanzato (oggi mio marito) e che vi ripropongo oggi, proprio in prossimità della festa dedicata agli innamorati.
Nella ricetta originale era previsto l'uso dello speck, questa volta però ho utilizzato una, per me nuova, eccellenza del panorama nazionale il Culatello di Sauris della bottega Esperya ed il piatto ne ha guadagnato in delicatezza e raffinatezza.
Ingredienti per 4 (perchè il vostro lui vi chiederà il bis e voi lo accompagnerete senza alcun pudore)
250 g di tagliatelle paglia e fieno all'uovo
100 g di Culatello di Sauris a dadini
100 g di erbette (bietoline) fresche
50 g di fontina
50 g di gorgonzola dolce
1 dl di panna fresca
1 dl di latte
1 tuorlo
1 cipollotto bianco
2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
sale e pepe q.b.
Tagliamo i formaggi a pezzetti e lasciamoli immersi nel latte e nella panna. Intanto affettiamo finemente il cipollotto e rosoliamolo nell'olio, uniamo i dadini di culatello e le erbette tagliate a julienne, regoliamo di sale e pepe. A bagnomaria fondiamo i formaggi con il liquido di immersione e leghiamo il composto con il tuorlo mescolando energicamente. Cuociamo la pasta e saltiamola in padella con il condimento preparato, uniamo alla fine la fonduta. Volendo si può versare nel piatto un mestolino di fonduta ed adagiare sopra la pasta.

2009-02-11

Chef & Gourmet

La cosa che prima facie mi ha attratto in questo libro, edito da Daniela Piazza, è stato il sottotitolo “Diario Semiserio di un grande cuoco e di un discreto gourmet”, posso garantirvi che la mia attenzione è stata in particolare catturata da quel discreto buongustaio. Ho letto i nomi degli autori ed ho iniziato ad intravedere qualcosa di più. Di Nicola Batavia e del suo ‘L Birichin avevo già sentito (e molto bene tra l’altro) parlare, di Massimo Roscia confesso non ricordavo granché, seppure adesso col solito senno di poi mi torna alla mente qualcosa.
Ho aperto il libro ed ho iniziato a leggere… sono rimasta letteralmente folgorata dalle sensazioni espresse nel primo capitolo da Massimo Roscia, quell’intuizione, quell’aspettativa e quelle emozioni che l’autore descrive, con riguardo alla prima cena a ‘L Birichin ed al conseguente primo incontro con il patron del locale, ho sentito che mi accomunavano a lui.
Son passata con voracità al secondo capitolo, scritto da Nicola Batavia ed ecco la vera e propria immersione nella cucina, nel movimento e nella testa dello chef. L’incontro di due mondi paralleli raccontato dai due diversi punti di vista, quello di chi crea un piatto e quello di chi lo assapora.
Ogni capitolo, ho capito successivamente, ripercorrendo a tappe la vita degli autori, attraverso ricordi, esperienze, episodi, ricette e divagazioni varie mi avrebbe regalato qualche piccolo segreto e/o emozione.
A rendere il “piatto” più appetibile ecco le ricette degli autori poste alla fine di ogni capitolo e vi assicuro se quelle di Roscia sono più semplici e tradizionali, quelle di Batavia - accompagnate da disegni illustrativi - son dei piccoli gioielli che fanno scuola.
Ho preso spunto proprio da uno di questi gioielli per elaborare questo gustoso e semplice antipasto:
Piccoli carciofi con il pane grattugiato, ricetta cui (pur non volendo) ho apportato qualche piccola modifica.
Di seguito riporto la ricetta originale, tra parentesi troverete le mie piccole modifiche.
Ingredienti:
4 carciofi
100 g di pane raffermo
3 cucchiai di olio extravergine di oliva
50 g di capperi
30 g di acciughe
2 alici fresche
1 spicchio d’aglio
Limone
Prezzemolo, alloro e rosmarino
Pulite accuratamente i carciofi. Eliminate le foglie più esterne ed una parte del gambo (io l’ho eliminato tutto perché se no non stavano in piedi) e, con l’aiuto di un coltellino dalla punta ricurva, raschiate via la barba e le foglie spinose centrali. Tenete i carciofi a bagno per qualche ora in acqua prezzemolo e limone, per evitare che anneriscano. Tagliate in piccoli pezzi il pane raffermo e fatelo rosolare in una padella con tre cucchiai di olio extravergine d’oliva, uno spicchio d’aglio, un rametto di rosmarino e qualche foglia di alloro. Lasciatelo raffreddare e trituratelo molto finemente. Preparate la farcia con i capperi, le acciughe, l’olio, il prezzemolo e le alici (che non avevo ed ho omesso). Impastate ed unite il pane grattugiato facendo amalgamare bene il tutto. Farcite i carciofi (dopo averli appena sbollentati perché temevo restassero duretti) e lasciateli cuocere in forno a 170° per 12 minuti.
Il disegno è fantastico e spiega il modo di servirli, c’è un cubo di vetro, che in effetti è un rettangolo, e i quattro carciofi sopra allineati.

Chef & Gourmet

La cosa che prima facie mi ha attratto in questo libro, edito da Daniela Piazza, è stato il sottotitolo “Diario Semiserio di un grande cuoco e di un discreto gourmet”, posso garantirvi che la mia attenzione è stata in particolare catturata da quel discreto buongustaio. Ho letto i nomi degli autori ed ho iniziato ad intravedere qualcosa di più. Di Nicola Batavia e del suo ‘L Birichin avevo già sentito (e molto bene tra l’altro) parlare, di Massimo Roscia confesso non ricordavo granché, seppure adesso col solito senno di poi mi torna alla mente qualcosa.
Ho aperto il libro ed ho iniziato a leggere… sono rimasta letteralmente folgorata dalle sensazioni espresse nel primo capitolo da Massimo Roscia, quell’intuizione, quell’aspettativa e quelle emozioni che l’autore descrive, con riguardo alla prima cena a ‘L Birichin ed al conseguente primo incontro con il patron del locale, ho sentito che mi accomunavano a lui.
Son passata con voracità al secondo capitolo, scritto da Nicola Batavia ed ecco la vera e propria immersione nella cucina, nel movimento e nella testa dello chef. L’incontro di due mondi paralleli raccontato dai due diversi punti di vista, quello di chi crea un piatto e quello di chi lo assapora.
Ogni capitolo, ho capito successivamente, ripercorrendo a tappe la vita degli autori, attraverso ricordi, esperienze, episodi, ricette e divagazioni varie mi avrebbe regalato qualche piccolo segreto e/o emozione.
A rendere il “piatto” più appetibile ecco le ricette degli autori poste alla fine di ogni capitolo e vi assicuro se quelle di Roscia sono più semplici e tradizionali, quelle di Batavia - accompagnate da disegni illustrativi - son dei piccoli gioielli che fanno scuola.
Ho preso spunto proprio da uno di questi gioielli per elaborare questo gustoso e semplice antipasto:
Piccoli carciofi con il pane grattugiato, ricetta cui (pur non volendo) ho apportato qualche piccola modifica.
Di seguito riporto la ricetta originale, tra parentesi troverete le mie piccole modifiche.
Ingredienti:
4 carciofi
100 g di pane raffermo
3 cucchiai di olio extravergine di oliva
50 g di capperi
30 g di acciughe
2 alici fresche
1 spicchio d’aglio
Limone
Prezzemolo, alloro e rosmarino
Pulite accuratamente i carciofi. Eliminate le foglie più esterne ed una parte del gambo (io l’ho eliminato tutto perché se no non stavano in piedi) e, con l’aiuto di un coltellino dalla punta ricurva, raschiate via la barba e le foglie spinose centrali. Tenete i carciofi a bagno per qualche ora in acqua prezzemolo e limone, per evitare che anneriscano. Tagliate in piccoli pezzi il pane raffermo e fatelo rosolare in una padella con tre cucchiai di olio extravergine d’oliva, uno spicchio d’aglio, un rametto di rosmarino e qualche foglia di alloro. Lasciatelo raffreddare e trituratelo molto finemente. Preparate la farcia con i capperi, le acciughe, l’olio, il prezzemolo e le alici (che non avevo ed ho omesso). Impastate ed unite il pane grattugiato facendo amalgamare bene il tutto. Farcite i carciofi (dopo averli appena sbollentati perché temevo restassero duretti) e lasciateli cuocere in forno a 170° per 12 minuti.
Il disegno è fantastico e spiega il modo di servirli, c’è un cubo di vetro, che in effetti è un rettangolo, e i quattro carciofi sopra allineati.

2009-02-10

Tazzine di crema all'arancia

Un dessert facile facile per concludere in dolcezza una cena. Una semplicissima crema all'arancia per cogliere appieno il gusto della stagione, da servire fredda in tazza accompagnata da biscotti speziati e cioccolato fondente.
Ingredienti per 6 tazzine
Per la crema:
2 arance
4 uova grandi
175 g di zucchero semolato
125 g di panna fresca
Per competare:
12 biscotti allo zenzero
60 g di cioccolato fondente
Mescoliamo le uova con lo zucchero, uniamo il succo delle arance filtrato e la panna. Cuociamo a bagnomaria finché si addensa. Poi versiamo nelle tazzine e lasciamo raffreddare in frigorifero. Al momento di servire completiamo con il cioccolato e i biscotti.

Tazzine di crema all'arancia

Un dessert facile facile per concludere in dolcezza una cena. Una semplicissima crema all'arancia per cogliere appieno il gusto della stagione, da servire fredda in tazza accompagnata da biscotti speziati e cioccolato fondente.
Ingredienti per 6 tazzine
Per la crema:
2 arance
4 uova grandi
175 g di zucchero semolato
125 g di panna fresca
Per competare:
12 biscotti allo zenzero
60 g di cioccolato fondente
Mescoliamo le uova con lo zucchero, uniamo il succo delle arance filtrato e la panna. Cuociamo a bagnomaria finché si addensa. Poi versiamo nelle tazzine e lasciamo raffreddare in frigorifero. Al momento di servire completiamo con il cioccolato e i biscotti.

2009-02-09

Le uova di Parisi alla maniera di Buso

Il titolo è un programma ma la ricetta è di una semplicità disarmante. L’unica difficoltà… la ricerca della materia prima, d’eccellenza ovviamente!
Voglio fare una piccola premessa, nell’ultimo libro di Jamie Oliver trova posto un capitolo dedicato alle uova leggendo il quale ho capito molte cose, prima fra tutte che spesso frettolosamente al supermercato buttiamo nel carrello la prima confezione di uova che ci capita a tiro, guardando magari la scadenza e la grandezza del prodotto, senza però prestare nessuna attenzione a quella sigla stampigliata sulle uova ed in particolare a quel numeretto iniziale. Se però ci chiediamo come vengono allevate ste povere galline in gabbia e cerchiamo di darci una risposta credo che la prossima volta presteremo più attenzione a quello che acquistiamo.
Quindi perché non spendere qualche centesimo in più per un prodotto migliore?
Da queste riflessioni è partita la mia ricerca verso le uova migliori esistenti sul mercato e la ricerca è approdata su Esperya dove ho potuto ordinare le uova di Paolo Parisi…dal guscio bianchissimo e dal sapore eccellente che non ho voluto manipolare troppo per assaporarle in tutta la loro semplicità.
Mi è venuta in soccorso una gustosa ricetta di Stefano Buso letta appunto nel suo Mangiabbinando, che ho lievemente modificato secondo il mio gusto. L’originale prevedeva delle uova al tegamino ripassate in forno con pangrattato, paprica e parmigiano, le mie son diventante delle uova in camicia ripassate in forno con gli stessi ingredienti, per prepararle occorrono pochissimi minuti del vostro tempo ed il risultato, son sicura, vi ripagherà alla grande.
Ingredienti per 2:
2 uova da allevamento biologico
2 cucchiaini di olio
2 cucchiaini di pangrattato
2 cucchiani di parmigiano
1 cucchiaino di paprica dolce
Sale
Prepariamo le uova in camicia, vi assicuro non è difficile basta impratichirsi un po’. Portiamo a bollore dell’acqua in una pentola dai bordi alti, quando l’acqua bolle versiamo un uovo in una tazzina e formando con una frusta un mulinello d’acqua versiamolo al centro dello stesso, in pochissimi minuti l’albume si rapprenderà attorno al tuorlo che resterà cremoso e l’uovo sarà pronto, adagiamolo in una teglina dove avremo versato un cucchiaino d’olio e procediamo allo stesso modo con l’altro uovo.
Mescoliamo parmigiano pangrattato e paprica e versiamoli sulle due uova, cospargiamo con un pizzico di sale ed inforniamo per 5 minuti a 180°. Una favola…

P.S. Un piccolo vademecum per il lettore distratto: la cifra 0 stampigliata all’inizio della sigla sulle uova indica uova da allevamento biologico, la cifra 1 uova da allevamento all’aperto, il 2 uova da allevamento a terra (al chiuso) e il 3 infine le uova da batteria, ovvero di galline allevate in gabbia.

Le uova di Parisi alla maniera di Buso

Il titolo è un programma ma la ricetta è di una semplicità disarmante. L’unica difficoltà… la ricerca della materia prima, d’eccellenza ovviamente!
Voglio fare una piccola premessa, nell’ultimo libro di Jamie Oliver trova posto un capitolo dedicato alle uova leggendo il quale ho capito molte cose, prima fra tutte che spesso frettolosamente al supermercato buttiamo nel carrello la prima confezione di uova che ci capita a tiro, guardando magari la scadenza e la grandezza del prodotto, senza però prestare nessuna attenzione a quella sigla stampigliata sulle uova ed in particolare a quel numeretto iniziale. Se però ci chiediamo come vengono allevate ste povere galline in gabbia e cerchiamo di darci una risposta credo che la prossima volta presteremo più attenzione a quello che acquistiamo.
Quindi perché non spendere qualche centesimo in più per un prodotto migliore?
Da queste riflessioni è partita la mia ricerca verso le uova migliori esistenti sul mercato e la ricerca è approdata su Esperya dove ho potuto ordinare le uova di Paolo Parisi…dal guscio bianchissimo e dal sapore eccellente che non ho voluto manipolare troppo per assaporarle in tutta la loro semplicità.
Mi è venuta in soccorso una gustosa ricetta di Stefano Buso letta appunto nel suo Mangiabbinando, che ho lievemente modificato secondo il mio gusto. L’originale prevedeva delle uova al tegamino ripassate in forno con pangrattato, paprica e parmigiano, le mie son diventante delle uova in camicia ripassate in forno con gli stessi ingredienti, per prepararle occorrono pochissimi minuti del vostro tempo ed il risultato, son sicura, vi ripagherà alla grande.
Ingredienti per 2:
2 uova da allevamento biologico
2 cucchiaini di olio
2 cucchiaini di pangrattato
2 cucchiani di parmigiano
1 cucchiaino di paprica dolce
Sale
Prepariamo le uova in camicia, vi assicuro non è difficile basta impratichirsi un po’. Portiamo a bollore dell’acqua in una pentola dai bordi alti, quando l’acqua bolle versiamo un uovo in una tazzina e formando con una frusta un mulinello d’acqua versiamolo al centro dello stesso, in pochissimi minuti l’albume si rapprenderà attorno al tuorlo che resterà cremoso e l’uovo sarà pronto, adagiamolo in una teglina dove avremo versato un cucchiaino d’olio e procediamo allo stesso modo con l’altro uovo.
Mescoliamo parmigiano pangrattato e paprica e versiamoli sulle due uova, cospargiamo con un pizzico di sale ed inforniamo per 5 minuti a 180°. Una favola…

P.S. Un piccolo vademecum per il lettore distratto: la cifra 0 stampigliata all’inizio della sigla sulle uova indica uova da allevamento biologico, la cifra 1 uova da allevamento all’aperto, il 2 uova da allevamento a terra (al chiuso) e il 3 infine le uova da batteria, ovvero di galline allevate in gabbia.

2009-02-06

Botticelle copiose

Mi vien da ridere a postare questa ricetta. Ho rubato l'idea ed il simpatico nome alla trasmissione televisiva Chef per un giorno in cui le aveva preparate Massimo Ghini. Io, in effetti, le ho un po' arricchite a mio modo, tanto più che avevo a disposizione degli ingredienti di primissima qualità, però ho lasciato immutato il nome che mi faceva tanta simpatia.
Tornando agli ingredienti sono quelli di Terrasolis cui accennavo qualche post fa, una meravigliosa Provola di Bufala Campana affumicata del Caseificio Taverna Penta lavorata a latte crudo, senza additivi chimici, nel rispetto della tradizione e la chicca dell'azienda "Conserve Manfuso" i Filetti di Pomodoro San Marzano DOP dell'Agro-Sarnese-Nocerino di cui Gianluca Manfuso va, giustamente fiero.
I pomodori provenienti da agricoltura biologica sono lavorati a mano e sterilizzati a bagnomaria sotto il controllo dell'Is.Me.Cert, l'istituto di certificazione designato dal Ministero delle Politiche Agricole. Più di questo vi assicuro non vi sono garanzie, in effetti il gusto ripaga. Grazie a questi prodotti ho trasformato un semplicissmo piatto in qualcosa di eccelso.
Vi raccomando una cosa per cuocere i conchiglioni (o botticelle che si vogliano chiamare) utilizzate una teglia di terracotta dal fondo abbastanza spesso, perchè la pasta resterà morbida e il condimento non saprà di bruciato.
Ingredienti:
250 g c.a. di conchiglioni rigati
250 g di Provola di Bufala Campana affumicata
400 g di ricotta fresca
1 barattolo di Filetti di pomodoro San Marzano Dop Manfuso
olio extravergine d'oliva
1/2 cipolla bionda
1 spicchio d'aglio
basilico fresco
sale e pepe q.b.
1 bicchiere di panna fresca
Parmigiano Reggiano grattugiato
Iniziamo a preparare un bel sugo con i filetti di pomodoro. Tagliamo la cipolla e lasciamola appassire in una padella con un fondo d'olio e lo spicchio d'aglio, uniamo i pomodori e lasciamo insaporire per bene, regoliamo di sale e pepe e solo alla fine aggiungiamo delle foglie di basilico e la panna.
Intanto lessiamo ad dente i conchiglioni e lasciamoli asciugare su un canovaccio separati l'uno dall'altro. Amalgamiamo la ricotta con la Provola di bufala affumicata ben sbriciolata con le mani, aggiungiamo delle foglioline di basilico tagliate finemente. Farciamo con questo composto i conchiglioni e adagiamoli in una pirofila, su un fondo di sugo. Copriamoli con altro sugo e cospargiamo la superficie di parmigiano prima di informare per circa 20-25 minuti a 180°.

Botticelle copiose

Mi vien da ridere a postare questa ricetta. Ho rubato l'idea ed il simpatico nome alla trasmissione televisiva Chef per un giorno in cui le aveva preparate Massimo Ghini. Io, in effetti, le ho un po' arricchite a mio modo, tanto più che avevo a disposizione degli ingredienti di primissima qualità, però ho lasciato immutato il nome che mi faceva tanta simpatia.
Tornando agli ingredienti sono quelli di Terrasolis cui accennavo qualche post fa, una meravigliosa Provola di Bufala Campana affumicata del Caseificio Taverna Penta lavorata a latte crudo, senza additivi chimici, nel rispetto della tradizione e la chicca dell'azienda "Conserve Manfuso" i Filetti di Pomodoro San Marzano DOP dell'Agro-Sarnese-Nocerino di cui Gianluca Manfuso va, giustamente fiero.
I pomodori provenienti da agricoltura biologica sono lavorati a mano e sterilizzati a bagnomaria sotto il controllo dell'Is.Me.Cert, l'istituto di certificazione designato dal Ministero delle Politiche Agricole. Più di questo vi assicuro non vi sono garanzie, in effetti il gusto ripaga. Grazie a questi prodotti ho trasformato un semplicissmo piatto in qualcosa di eccelso.
Vi raccomando una cosa per cuocere i conchiglioni (o botticelle che si vogliano chiamare) utilizzate una teglia di terracotta dal fondo abbastanza spesso, perchè la pasta resterà morbida e il condimento non saprà di bruciato.
Ingredienti:
250 g c.a. di conchiglioni rigati
250 g di Provola di Bufala Campana affumicata
400 g di ricotta fresca
1 barattolo di Filetti di pomodoro San Marzano Dop Manfuso
olio extravergine d'oliva
1/2 cipolla bionda
1 spicchio d'aglio
basilico fresco
sale e pepe q.b.
1 bicchiere di panna fresca
Parmigiano Reggiano grattugiato
Iniziamo a preparare un bel sugo con i filetti di pomodoro. Tagliamo la cipolla e lasciamola appassire in una padella con un fondo d'olio e lo spicchio d'aglio, uniamo i pomodori e lasciamo insaporire per bene, regoliamo di sale e pepe e solo alla fine aggiungiamo delle foglie di basilico e la panna.
Intanto lessiamo ad dente i conchiglioni e lasciamoli asciugare su un canovaccio separati l'uno dall'altro. Amalgamiamo la ricotta con la Provola di bufala affumicata ben sbriciolata con le mani, aggiungiamo delle foglioline di basilico tagliate finemente. Farciamo con questo composto i conchiglioni e adagiamoli in una pirofila, su un fondo di sugo. Copriamoli con altro sugo e cospargiamo la superficie di parmigiano prima di informare per circa 20-25 minuti a 180°.

2009-02-05

Un piatto povero ma bello

Poveri ma belli e ritardatari soprattutto. Mi riferisco all’iniziativa di Precisina, Dio è un fulmine quella ragazza! Il tempo che gli altri ci mettono a pensarla una cosa lei l’ha già realizzata, pare non perda tempo. Fatto sta che avrei dovuto partecipare anch’io alla raccolta, così venerdì scorso ho messo da parte la paura colesterolo e mi sono buttata su un piatto tradizionalmente povero ma non mi chiamo mica Precisina, il tempo di organizzarmi… ed eccomi qua; a prescindere da tutto voglio farvi conoscere questa preparazione. E’ un piatto che mia madre una volta all’anno (giuro una sola) ci prepara sotto preghiera e questa è stata la prima volta che l’ho preparato io. Guardando la foto il peccato sembra piccolissimo con tutta quella bella verdura però, però c’è un però e ve ne accorgerete subito.
Pane fritto con la bieta
Ecco gli ingredienti:
olio extravergine d’oliva
pane casereccio
aglio
paprica dolce
bieta senza coste
Sale
Puliamo e lessiamo la bieta, dopo averla scolata e strizzata saltiamola in padella con abbondante olio e uno spicchio d’aglio, uniamo un cucchiaino di paprica dolce e sale quanto basta. Poi togliamo la bieta dalla padella e teniamola in caldo. Nell’olio rimasto, a fuoco vivace passiamo le fette di pane, spesse un centimetro e mezzo circa, che devono formare una dorata crosticina di fritto. Serviamo il pane con la verdura adagiata sopra.
Credetemi manda in Paradiso.