2009-02-11

Chef & Gourmet

La cosa che prima facie mi ha attratto in questo libro, edito da Daniela Piazza, è stato il sottotitolo “Diario Semiserio di un grande cuoco e di un discreto gourmet”, posso garantirvi che la mia attenzione è stata in particolare catturata da quel discreto buongustaio. Ho letto i nomi degli autori ed ho iniziato ad intravedere qualcosa di più. Di Nicola Batavia e del suo ‘L Birichin avevo già sentito (e molto bene tra l’altro) parlare, di Massimo Roscia confesso non ricordavo granché, seppure adesso col solito senno di poi mi torna alla mente qualcosa.
Ho aperto il libro ed ho iniziato a leggere… sono rimasta letteralmente folgorata dalle sensazioni espresse nel primo capitolo da Massimo Roscia, quell’intuizione, quell’aspettativa e quelle emozioni che l’autore descrive, con riguardo alla prima cena a ‘L Birichin ed al conseguente primo incontro con il patron del locale, ho sentito che mi accomunavano a lui.
Son passata con voracità al secondo capitolo, scritto da Nicola Batavia ed ecco la vera e propria immersione nella cucina, nel movimento e nella testa dello chef. L’incontro di due mondi paralleli raccontato dai due diversi punti di vista, quello di chi crea un piatto e quello di chi lo assapora.
Ogni capitolo, ho capito successivamente, ripercorrendo a tappe la vita degli autori, attraverso ricordi, esperienze, episodi, ricette e divagazioni varie mi avrebbe regalato qualche piccolo segreto e/o emozione.
A rendere il “piatto” più appetibile ecco le ricette degli autori poste alla fine di ogni capitolo e vi assicuro se quelle di Roscia sono più semplici e tradizionali, quelle di Batavia - accompagnate da disegni illustrativi - son dei piccoli gioielli che fanno scuola.
Ho preso spunto proprio da uno di questi gioielli per elaborare questo gustoso e semplice antipasto:
Piccoli carciofi con il pane grattugiato, ricetta cui (pur non volendo) ho apportato qualche piccola modifica.
Di seguito riporto la ricetta originale, tra parentesi troverete le mie piccole modifiche.
Ingredienti:
4 carciofi
100 g di pane raffermo
3 cucchiai di olio extravergine di oliva
50 g di capperi
30 g di acciughe
2 alici fresche
1 spicchio d’aglio
Limone
Prezzemolo, alloro e rosmarino
Pulite accuratamente i carciofi. Eliminate le foglie più esterne ed una parte del gambo (io l’ho eliminato tutto perché se no non stavano in piedi) e, con l’aiuto di un coltellino dalla punta ricurva, raschiate via la barba e le foglie spinose centrali. Tenete i carciofi a bagno per qualche ora in acqua prezzemolo e limone, per evitare che anneriscano. Tagliate in piccoli pezzi il pane raffermo e fatelo rosolare in una padella con tre cucchiai di olio extravergine d’oliva, uno spicchio d’aglio, un rametto di rosmarino e qualche foglia di alloro. Lasciatelo raffreddare e trituratelo molto finemente. Preparate la farcia con i capperi, le acciughe, l’olio, il prezzemolo e le alici (che non avevo ed ho omesso). Impastate ed unite il pane grattugiato facendo amalgamare bene il tutto. Farcite i carciofi (dopo averli appena sbollentati perché temevo restassero duretti) e lasciateli cuocere in forno a 170° per 12 minuti.
Il disegno è fantastico e spiega il modo di servirli, c’è un cubo di vetro, che in effetti è un rettangolo, e i quattro carciofi sopra allineati.

Chef & Gourmet

La cosa che prima facie mi ha attratto in questo libro, edito da Daniela Piazza, è stato il sottotitolo “Diario Semiserio di un grande cuoco e di un discreto gourmet”, posso garantirvi che la mia attenzione è stata in particolare catturata da quel discreto buongustaio. Ho letto i nomi degli autori ed ho iniziato ad intravedere qualcosa di più. Di Nicola Batavia e del suo ‘L Birichin avevo già sentito (e molto bene tra l’altro) parlare, di Massimo Roscia confesso non ricordavo granché, seppure adesso col solito senno di poi mi torna alla mente qualcosa.
Ho aperto il libro ed ho iniziato a leggere… sono rimasta letteralmente folgorata dalle sensazioni espresse nel primo capitolo da Massimo Roscia, quell’intuizione, quell’aspettativa e quelle emozioni che l’autore descrive, con riguardo alla prima cena a ‘L Birichin ed al conseguente primo incontro con il patron del locale, ho sentito che mi accomunavano a lui.
Son passata con voracità al secondo capitolo, scritto da Nicola Batavia ed ecco la vera e propria immersione nella cucina, nel movimento e nella testa dello chef. L’incontro di due mondi paralleli raccontato dai due diversi punti di vista, quello di chi crea un piatto e quello di chi lo assapora.
Ogni capitolo, ho capito successivamente, ripercorrendo a tappe la vita degli autori, attraverso ricordi, esperienze, episodi, ricette e divagazioni varie mi avrebbe regalato qualche piccolo segreto e/o emozione.
A rendere il “piatto” più appetibile ecco le ricette degli autori poste alla fine di ogni capitolo e vi assicuro se quelle di Roscia sono più semplici e tradizionali, quelle di Batavia - accompagnate da disegni illustrativi - son dei piccoli gioielli che fanno scuola.
Ho preso spunto proprio da uno di questi gioielli per elaborare questo gustoso e semplice antipasto:
Piccoli carciofi con il pane grattugiato, ricetta cui (pur non volendo) ho apportato qualche piccola modifica.
Di seguito riporto la ricetta originale, tra parentesi troverete le mie piccole modifiche.
Ingredienti:
4 carciofi
100 g di pane raffermo
3 cucchiai di olio extravergine di oliva
50 g di capperi
30 g di acciughe
2 alici fresche
1 spicchio d’aglio
Limone
Prezzemolo, alloro e rosmarino
Pulite accuratamente i carciofi. Eliminate le foglie più esterne ed una parte del gambo (io l’ho eliminato tutto perché se no non stavano in piedi) e, con l’aiuto di un coltellino dalla punta ricurva, raschiate via la barba e le foglie spinose centrali. Tenete i carciofi a bagno per qualche ora in acqua prezzemolo e limone, per evitare che anneriscano. Tagliate in piccoli pezzi il pane raffermo e fatelo rosolare in una padella con tre cucchiai di olio extravergine d’oliva, uno spicchio d’aglio, un rametto di rosmarino e qualche foglia di alloro. Lasciatelo raffreddare e trituratelo molto finemente. Preparate la farcia con i capperi, le acciughe, l’olio, il prezzemolo e le alici (che non avevo ed ho omesso). Impastate ed unite il pane grattugiato facendo amalgamare bene il tutto. Farcite i carciofi (dopo averli appena sbollentati perché temevo restassero duretti) e lasciateli cuocere in forno a 170° per 12 minuti.
Il disegno è fantastico e spiega il modo di servirli, c’è un cubo di vetro, che in effetti è un rettangolo, e i quattro carciofi sopra allineati.

2009-02-10

Tazzine di crema all'arancia

Un dessert facile facile per concludere in dolcezza una cena. Una semplicissima crema all'arancia per cogliere appieno il gusto della stagione, da servire fredda in tazza accompagnata da biscotti speziati e cioccolato fondente.
Ingredienti per 6 tazzine
Per la crema:
2 arance
4 uova grandi
175 g di zucchero semolato
125 g di panna fresca
Per competare:
12 biscotti allo zenzero
60 g di cioccolato fondente
Mescoliamo le uova con lo zucchero, uniamo il succo delle arance filtrato e la panna. Cuociamo a bagnomaria finché si addensa. Poi versiamo nelle tazzine e lasciamo raffreddare in frigorifero. Al momento di servire completiamo con il cioccolato e i biscotti.

Tazzine di crema all'arancia

Un dessert facile facile per concludere in dolcezza una cena. Una semplicissima crema all'arancia per cogliere appieno il gusto della stagione, da servire fredda in tazza accompagnata da biscotti speziati e cioccolato fondente.
Ingredienti per 6 tazzine
Per la crema:
2 arance
4 uova grandi
175 g di zucchero semolato
125 g di panna fresca
Per competare:
12 biscotti allo zenzero
60 g di cioccolato fondente
Mescoliamo le uova con lo zucchero, uniamo il succo delle arance filtrato e la panna. Cuociamo a bagnomaria finché si addensa. Poi versiamo nelle tazzine e lasciamo raffreddare in frigorifero. Al momento di servire completiamo con il cioccolato e i biscotti.

2009-02-09

Le uova di Parisi alla maniera di Buso

Il titolo è un programma ma la ricetta è di una semplicità disarmante. L’unica difficoltà… la ricerca della materia prima, d’eccellenza ovviamente!
Voglio fare una piccola premessa, nell’ultimo libro di Jamie Oliver trova posto un capitolo dedicato alle uova leggendo il quale ho capito molte cose, prima fra tutte che spesso frettolosamente al supermercato buttiamo nel carrello la prima confezione di uova che ci capita a tiro, guardando magari la scadenza e la grandezza del prodotto, senza però prestare nessuna attenzione a quella sigla stampigliata sulle uova ed in particolare a quel numeretto iniziale. Se però ci chiediamo come vengono allevate ste povere galline in gabbia e cerchiamo di darci una risposta credo che la prossima volta presteremo più attenzione a quello che acquistiamo.
Quindi perché non spendere qualche centesimo in più per un prodotto migliore?
Da queste riflessioni è partita la mia ricerca verso le uova migliori esistenti sul mercato e la ricerca è approdata su Esperya dove ho potuto ordinare le uova di Paolo Parisi…dal guscio bianchissimo e dal sapore eccellente che non ho voluto manipolare troppo per assaporarle in tutta la loro semplicità.
Mi è venuta in soccorso una gustosa ricetta di Stefano Buso letta appunto nel suo Mangiabbinando, che ho lievemente modificato secondo il mio gusto. L’originale prevedeva delle uova al tegamino ripassate in forno con pangrattato, paprica e parmigiano, le mie son diventante delle uova in camicia ripassate in forno con gli stessi ingredienti, per prepararle occorrono pochissimi minuti del vostro tempo ed il risultato, son sicura, vi ripagherà alla grande.
Ingredienti per 2:
2 uova da allevamento biologico
2 cucchiaini di olio
2 cucchiaini di pangrattato
2 cucchiani di parmigiano
1 cucchiaino di paprica dolce
Sale
Prepariamo le uova in camicia, vi assicuro non è difficile basta impratichirsi un po’. Portiamo a bollore dell’acqua in una pentola dai bordi alti, quando l’acqua bolle versiamo un uovo in una tazzina e formando con una frusta un mulinello d’acqua versiamolo al centro dello stesso, in pochissimi minuti l’albume si rapprenderà attorno al tuorlo che resterà cremoso e l’uovo sarà pronto, adagiamolo in una teglina dove avremo versato un cucchiaino d’olio e procediamo allo stesso modo con l’altro uovo.
Mescoliamo parmigiano pangrattato e paprica e versiamoli sulle due uova, cospargiamo con un pizzico di sale ed inforniamo per 5 minuti a 180°. Una favola…

P.S. Un piccolo vademecum per il lettore distratto: la cifra 0 stampigliata all’inizio della sigla sulle uova indica uova da allevamento biologico, la cifra 1 uova da allevamento all’aperto, il 2 uova da allevamento a terra (al chiuso) e il 3 infine le uova da batteria, ovvero di galline allevate in gabbia.

Le uova di Parisi alla maniera di Buso

Il titolo è un programma ma la ricetta è di una semplicità disarmante. L’unica difficoltà… la ricerca della materia prima, d’eccellenza ovviamente!
Voglio fare una piccola premessa, nell’ultimo libro di Jamie Oliver trova posto un capitolo dedicato alle uova leggendo il quale ho capito molte cose, prima fra tutte che spesso frettolosamente al supermercato buttiamo nel carrello la prima confezione di uova che ci capita a tiro, guardando magari la scadenza e la grandezza del prodotto, senza però prestare nessuna attenzione a quella sigla stampigliata sulle uova ed in particolare a quel numeretto iniziale. Se però ci chiediamo come vengono allevate ste povere galline in gabbia e cerchiamo di darci una risposta credo che la prossima volta presteremo più attenzione a quello che acquistiamo.
Quindi perché non spendere qualche centesimo in più per un prodotto migliore?
Da queste riflessioni è partita la mia ricerca verso le uova migliori esistenti sul mercato e la ricerca è approdata su Esperya dove ho potuto ordinare le uova di Paolo Parisi…dal guscio bianchissimo e dal sapore eccellente che non ho voluto manipolare troppo per assaporarle in tutta la loro semplicità.
Mi è venuta in soccorso una gustosa ricetta di Stefano Buso letta appunto nel suo Mangiabbinando, che ho lievemente modificato secondo il mio gusto. L’originale prevedeva delle uova al tegamino ripassate in forno con pangrattato, paprica e parmigiano, le mie son diventante delle uova in camicia ripassate in forno con gli stessi ingredienti, per prepararle occorrono pochissimi minuti del vostro tempo ed il risultato, son sicura, vi ripagherà alla grande.
Ingredienti per 2:
2 uova da allevamento biologico
2 cucchiaini di olio
2 cucchiaini di pangrattato
2 cucchiani di parmigiano
1 cucchiaino di paprica dolce
Sale
Prepariamo le uova in camicia, vi assicuro non è difficile basta impratichirsi un po’. Portiamo a bollore dell’acqua in una pentola dai bordi alti, quando l’acqua bolle versiamo un uovo in una tazzina e formando con una frusta un mulinello d’acqua versiamolo al centro dello stesso, in pochissimi minuti l’albume si rapprenderà attorno al tuorlo che resterà cremoso e l’uovo sarà pronto, adagiamolo in una teglina dove avremo versato un cucchiaino d’olio e procediamo allo stesso modo con l’altro uovo.
Mescoliamo parmigiano pangrattato e paprica e versiamoli sulle due uova, cospargiamo con un pizzico di sale ed inforniamo per 5 minuti a 180°. Una favola…

P.S. Un piccolo vademecum per il lettore distratto: la cifra 0 stampigliata all’inizio della sigla sulle uova indica uova da allevamento biologico, la cifra 1 uova da allevamento all’aperto, il 2 uova da allevamento a terra (al chiuso) e il 3 infine le uova da batteria, ovvero di galline allevate in gabbia.

2009-02-06

Botticelle copiose

Mi vien da ridere a postare questa ricetta. Ho rubato l'idea ed il simpatico nome alla trasmissione televisiva Chef per un giorno in cui le aveva preparate Massimo Ghini. Io, in effetti, le ho un po' arricchite a mio modo, tanto più che avevo a disposizione degli ingredienti di primissima qualità, però ho lasciato immutato il nome che mi faceva tanta simpatia.
Tornando agli ingredienti sono quelli di Terrasolis cui accennavo qualche post fa, una meravigliosa Provola di Bufala Campana affumicata del Caseificio Taverna Penta lavorata a latte crudo, senza additivi chimici, nel rispetto della tradizione e la chicca dell'azienda "Conserve Manfuso" i Filetti di Pomodoro San Marzano DOP dell'Agro-Sarnese-Nocerino di cui Gianluca Manfuso va, giustamente fiero.
I pomodori provenienti da agricoltura biologica sono lavorati a mano e sterilizzati a bagnomaria sotto il controllo dell'Is.Me.Cert, l'istituto di certificazione designato dal Ministero delle Politiche Agricole. Più di questo vi assicuro non vi sono garanzie, in effetti il gusto ripaga. Grazie a questi prodotti ho trasformato un semplicissmo piatto in qualcosa di eccelso.
Vi raccomando una cosa per cuocere i conchiglioni (o botticelle che si vogliano chiamare) utilizzate una teglia di terracotta dal fondo abbastanza spesso, perchè la pasta resterà morbida e il condimento non saprà di bruciato.
Ingredienti:
250 g c.a. di conchiglioni rigati
250 g di Provola di Bufala Campana affumicata
400 g di ricotta fresca
1 barattolo di Filetti di pomodoro San Marzano Dop Manfuso
olio extravergine d'oliva
1/2 cipolla bionda
1 spicchio d'aglio
basilico fresco
sale e pepe q.b.
1 bicchiere di panna fresca
Parmigiano Reggiano grattugiato
Iniziamo a preparare un bel sugo con i filetti di pomodoro. Tagliamo la cipolla e lasciamola appassire in una padella con un fondo d'olio e lo spicchio d'aglio, uniamo i pomodori e lasciamo insaporire per bene, regoliamo di sale e pepe e solo alla fine aggiungiamo delle foglie di basilico e la panna.
Intanto lessiamo ad dente i conchiglioni e lasciamoli asciugare su un canovaccio separati l'uno dall'altro. Amalgamiamo la ricotta con la Provola di bufala affumicata ben sbriciolata con le mani, aggiungiamo delle foglioline di basilico tagliate finemente. Farciamo con questo composto i conchiglioni e adagiamoli in una pirofila, su un fondo di sugo. Copriamoli con altro sugo e cospargiamo la superficie di parmigiano prima di informare per circa 20-25 minuti a 180°.

Botticelle copiose

Mi vien da ridere a postare questa ricetta. Ho rubato l'idea ed il simpatico nome alla trasmissione televisiva Chef per un giorno in cui le aveva preparate Massimo Ghini. Io, in effetti, le ho un po' arricchite a mio modo, tanto più che avevo a disposizione degli ingredienti di primissima qualità, però ho lasciato immutato il nome che mi faceva tanta simpatia.
Tornando agli ingredienti sono quelli di Terrasolis cui accennavo qualche post fa, una meravigliosa Provola di Bufala Campana affumicata del Caseificio Taverna Penta lavorata a latte crudo, senza additivi chimici, nel rispetto della tradizione e la chicca dell'azienda "Conserve Manfuso" i Filetti di Pomodoro San Marzano DOP dell'Agro-Sarnese-Nocerino di cui Gianluca Manfuso va, giustamente fiero.
I pomodori provenienti da agricoltura biologica sono lavorati a mano e sterilizzati a bagnomaria sotto il controllo dell'Is.Me.Cert, l'istituto di certificazione designato dal Ministero delle Politiche Agricole. Più di questo vi assicuro non vi sono garanzie, in effetti il gusto ripaga. Grazie a questi prodotti ho trasformato un semplicissmo piatto in qualcosa di eccelso.
Vi raccomando una cosa per cuocere i conchiglioni (o botticelle che si vogliano chiamare) utilizzate una teglia di terracotta dal fondo abbastanza spesso, perchè la pasta resterà morbida e il condimento non saprà di bruciato.
Ingredienti:
250 g c.a. di conchiglioni rigati
250 g di Provola di Bufala Campana affumicata
400 g di ricotta fresca
1 barattolo di Filetti di pomodoro San Marzano Dop Manfuso
olio extravergine d'oliva
1/2 cipolla bionda
1 spicchio d'aglio
basilico fresco
sale e pepe q.b.
1 bicchiere di panna fresca
Parmigiano Reggiano grattugiato
Iniziamo a preparare un bel sugo con i filetti di pomodoro. Tagliamo la cipolla e lasciamola appassire in una padella con un fondo d'olio e lo spicchio d'aglio, uniamo i pomodori e lasciamo insaporire per bene, regoliamo di sale e pepe e solo alla fine aggiungiamo delle foglie di basilico e la panna.
Intanto lessiamo ad dente i conchiglioni e lasciamoli asciugare su un canovaccio separati l'uno dall'altro. Amalgamiamo la ricotta con la Provola di bufala affumicata ben sbriciolata con le mani, aggiungiamo delle foglioline di basilico tagliate finemente. Farciamo con questo composto i conchiglioni e adagiamoli in una pirofila, su un fondo di sugo. Copriamoli con altro sugo e cospargiamo la superficie di parmigiano prima di informare per circa 20-25 minuti a 180°.

2009-02-05

Un piatto povero ma bello

Poveri ma belli e ritardatari soprattutto. Mi riferisco all’iniziativa di Precisina, Dio è un fulmine quella ragazza! Il tempo che gli altri ci mettono a pensarla una cosa lei l’ha già realizzata, pare non perda tempo. Fatto sta che avrei dovuto partecipare anch’io alla raccolta, così venerdì scorso ho messo da parte la paura colesterolo e mi sono buttata su un piatto tradizionalmente povero ma non mi chiamo mica Precisina, il tempo di organizzarmi… ed eccomi qua; a prescindere da tutto voglio farvi conoscere questa preparazione. E’ un piatto che mia madre una volta all’anno (giuro una sola) ci prepara sotto preghiera e questa è stata la prima volta che l’ho preparato io. Guardando la foto il peccato sembra piccolissimo con tutta quella bella verdura però, però c’è un però e ve ne accorgerete subito.
Pane fritto con la bieta
Ecco gli ingredienti:
olio extravergine d’oliva
pane casereccio
aglio
paprica dolce
bieta senza coste
Sale
Puliamo e lessiamo la bieta, dopo averla scolata e strizzata saltiamola in padella con abbondante olio e uno spicchio d’aglio, uniamo un cucchiaino di paprica dolce e sale quanto basta. Poi togliamo la bieta dalla padella e teniamola in caldo. Nell’olio rimasto, a fuoco vivace passiamo le fette di pane, spesse un centimetro e mezzo circa, che devono formare una dorata crosticina di fritto. Serviamo il pane con la verdura adagiata sopra.
Credetemi manda in Paradiso.

Un piatto povero ma bello

Poveri ma belli e ritardatari soprattutto. Mi riferisco all’iniziativa di Precisina, Dio è un fulmine quella ragazza! Il tempo che gli altri ci mettono a pensarla una cosa lei l’ha già realizzata, pare non perda tempo. Fatto sta che avrei dovuto partecipare anch’io alla raccolta, così venerdì scorso ho messo da parte la paura colesterolo e mi sono buttata su un piatto tradizionalmente povero ma non mi chiamo mica Precisina, il tempo di organizzarmi… ed eccomi qua; a prescindere da tutto voglio farvi conoscere questa preparazione. E’ un piatto che mia madre una volta all’anno (giuro una sola) ci prepara sotto preghiera e questa è stata la prima volta che l’ho preparato io. Guardando la foto il peccato sembra piccolissimo con tutta quella bella verdura però, però c’è un però e ve ne accorgerete subito.
Pane fritto con la bieta
Ecco gli ingredienti:
olio extravergine d’oliva
pane casereccio
aglio
paprica dolce
bieta senza coste
Sale
Puliamo e lessiamo la bieta, dopo averla scolata e strizzata saltiamola in padella con abbondante olio e uno spicchio d’aglio, uniamo un cucchiaino di paprica dolce e sale quanto basta. Poi togliamo la bieta dalla padella e teniamola in caldo. Nell’olio rimasto, a fuoco vivace passiamo le fette di pane, spesse un centimetro e mezzo circa, che devono formare una dorata crosticina di fritto. Serviamo il pane con la verdura adagiata sopra.
Credetemi manda in Paradiso.

2009-02-04

Rondelle di zucchine ripiene di risotto allo Stracon veronese

Se nel titolo di una ricetta sentite un nome strano, immagino che sappiate già - avendo imparato a conoscermi - che trattasi di un formaggio. Anche stavolta ammetto che è così. Ho scoperto "el Stracon" veronese signori, e la scoperta l’ho fatta ovviamente su Esperya.
Una volta assaggiato il formaggio, che ha la consistenza gradevole e cremosa di uno stracchino alla cui famiglia appartiene, con mio marito che mi richiudeva di forza la confezione per evitare che lo mangiassi tutto, ne ho subito pensato un delicato accostamento con le zucchine.
Dite che non è stagione? Non avete tutti i torti però si trovano facilmente ed ogni tanto è impossibile resistere al richiamo, tanto più che le adoro.
Insomma ho pensato che con "el Stacon" avrei condito volentieri un risotto alle zucchine, una esaltazione di gusti delicati ma, complice una serata tra amici, non potevo permettermi di presentare un risotto come finger food e così ho pensato di dare un vestito più raffinato al mio risotto.
Ho tagliato la parte centrale delle zucchine a rondelle di 3 cm circa, le ho svuotate con uno scavino e poi le ho appena sbollentate, intanto con le code delle zucchine ho preparato un buon risotto con tanto di fondo di cipolla e brodo vegetale casalingo, ho mantecato alla fine il risotto con due cucchiai di parmigiano, una noce di burro e il mio cremoso Stracon. Ho amalgamato al risotto un uovo per legare il composto e poi ho farcito con questo impasto le zucchine che ho gratinato in forno. Una buona ricetta che si può rielaborare con tantissimi altri e diversi ingredienti
Per 12 rondelle:
4 zucchine medio-grandi
2 tazzine di riso
150 g c.a di Stracon
1 fetta di cipolla bionda
1 bicchierino di vino bianco secco
Brodo vegetale
Olio extravergine d’oliva
1 uovo grande
Pepe nero di mulinello
Sale
1 noce di burro
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
Ricaviamo dalla parte centrale di ogni zucchina tre rondelle di circa 3 cm ciascuna, scaviamone l’interno con un apposito scavino e lessiamo gli involucri per pochissimo tempo in acqua salata.
Tostiamo il riso senza alcun condimento, poi teniamolo da parte, lasciamo appassire la cipolla tritata in un filo d’olio, uniamo le code delle zucchine ridotte in piccoli pezzi e il riso, sfumiamo col vino, copriamo poi con il brodo e portiamo a cottura. Alla fine regoliamo di sale e pepe ed uniamo al risotto, il burro, il parmigiano e lo Staccon, mantecando bene. Leghiamo il composto con l’uovo e farciamo di riso le zucchine, poggiate in una teglia rivestita di carta da forno. Passiamo le zucchine in forno finché si sarà formata in superficie un bella crosticina dorata.

Rondelle di zucchine ripiene di risotto allo Stracon veronese

Se nel titolo di una ricetta sentite un nome strano, immagino che sappiate già - avendo imparato a conoscermi - che trattasi di un formaggio. Anche stavolta ammetto che è così. Ho scoperto "el Stracon" veronese signori, e la scoperta l’ho fatta ovviamente su Esperya.
Una volta assaggiato il formaggio, che ha la consistenza gradevole e cremosa di uno stracchino alla cui famiglia appartiene, con mio marito che mi richiudeva di forza la confezione per evitare che lo mangiassi tutto, ne ho subito pensato un delicato accostamento con le zucchine.
Dite che non è stagione? Non avete tutti i torti però si trovano facilmente ed ogni tanto è impossibile resistere al richiamo, tanto più che le adoro.
Insomma ho pensato che con "el Stacon" avrei condito volentieri un risotto alle zucchine, una esaltazione di gusti delicati ma, complice una serata tra amici, non potevo permettermi di presentare un risotto come finger food e così ho pensato di dare un vestito più raffinato al mio risotto.
Ho tagliato la parte centrale delle zucchine a rondelle di 3 cm circa, le ho svuotate con uno scavino e poi le ho appena sbollentate, intanto con le code delle zucchine ho preparato un buon risotto con tanto di fondo di cipolla e brodo vegetale casalingo, ho mantecato alla fine il risotto con due cucchiai di parmigiano, una noce di burro e il mio cremoso Stracon. Ho amalgamato al risotto un uovo per legare il composto e poi ho farcito con questo impasto le zucchine che ho gratinato in forno. Una buona ricetta che si può rielaborare con tantissimi altri e diversi ingredienti
Per 12 rondelle:
4 zucchine medio-grandi
2 tazzine di riso
150 g c.a di Stracon
1 fetta di cipolla bionda
1 bicchierino di vino bianco secco
Brodo vegetale
Olio extravergine d’oliva
1 uovo grande
Pepe nero di mulinello
Sale
1 noce di burro
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
Ricaviamo dalla parte centrale di ogni zucchina tre rondelle di circa 3 cm ciascuna, scaviamone l’interno con un apposito scavino e lessiamo gli involucri per pochissimo tempo in acqua salata.
Tostiamo il riso senza alcun condimento, poi teniamolo da parte, lasciamo appassire la cipolla tritata in un filo d’olio, uniamo le code delle zucchine ridotte in piccoli pezzi e il riso, sfumiamo col vino, copriamo poi con il brodo e portiamo a cottura. Alla fine regoliamo di sale e pepe ed uniamo al risotto, il burro, il parmigiano e lo Staccon, mantecando bene. Leghiamo il composto con l’uovo e farciamo di riso le zucchine, poggiate in una teglia rivestita di carta da forno. Passiamo le zucchine in forno finché si sarà formata in superficie un bella crosticina dorata.

2009-02-03

MANGIABBINANDO Ghiotte considerazioni

Mangiabbinando è il curioso titolo che Stefano Buso, penna nota a tutto il web, ha dato al suo “librello”.
Si tratta di “una gustosa cavalcata gastronomica” per usare la definizione dell’autore che ci propone, in un volumetto agevole di chiara e amabile lettura, abbinamenti insoliti o come dire “poco convenzionali” tra il cibo e le bevande.
Non è un ricettario ma, tra una divertita considerazione e un suggerimento gastronomico contiene delle semplici ed eseguibili ricette che denotano la padronanza dell’autore con la materia trattata.
Ho parlato di abbinamenti insoliti perché Buso, conosciuto per la sua competenza enologica, ci invita a sperimentare inaspettati accostamenti tra cibo e birra, tè o perfino superalcolici.
Un volumetto di 64 pagine, ben rilegato, da leggere, conservare e consultare in ogni momento.
Se poi si considera che, eccezion fatta per le spese di spedizione, il libro è gratuito penso che a tutti venga l’irresistibile voglia di leggerlo.
Per richiederlo consultate il sito dedicato http://mangiabbinando.blogspot.com/.