2009-06-09

Spaghetti cacio e pepe versione estiva

Ho rivisitato un classico della tradizione romana ottenendone un piatto fresco e particolarmente appetitoso, adatto alla stagione estiva verso la quale ormai viaggiamo a vele dispiegate.
La cacio e pepe classica prevede l’utilizzo del solo pecorino e di tanto pepe nero, io al posto del pecorino ho utilizzato il Provolone del Monaco di Vico Equense di bottega Esperya, un formaggio a pasta filata stagionato di origine campana che deve il suo nome, pare, a un casaro locale, detto u` muonaco, per il suo aspetto mite e fratesco, gran consolatore di anime e, si dice, di corpi vedovili. Nella forma ricorda una grossa pera ed il gusto è piccante, più o meno a seconda del periodo di stagionatura che può arrivare anche a due anni nelle grotte di tufo della zona.
Per un buon piatto di cacio e pepe basta scolare gli spaghetti e condirli con il formaggio grattugiato e il pepe nero macinato avendo cura, utilizzando la giusta dose di acqua di cottura della pasta, di formare una bella “cremina” attorno allo spaghetto.
Per la mia cacio e pepe bisogna compiere un piccolo passaggio in più saltando in padella con un filo d’olio e uno spicchio d’aglio una dadolata di zucchine verdi, facendo in modo che le stesse restino croccanti ed aggiungendo a fuoco spento i fiori a striscioline e la mentuccia che conferiscono al piatto un gustoso effetto fresco in contrasto col piccante del provolone e del pepe.
Ingredienti per 4 persone:
360 g di spaghetti
100 g di Provolone del Monaco di Vico Equense
2 zucchine
1 manciata di fiori di zucca
1 spicchio d’aglio
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe nero di mulinello
Foglie di menta fresca
Laviamo e spuntiamo le zucchine riducendole in piccoli dadini, saltiamole in padella con un filo d’olio e uno spicchio d’aglio (che andrà poi eliminato) facendole restare croccanti, uniamo i fiori a striscioline e le foglie di menta spezzettate. Regoliamo di sale, spegniamo e teniamo da parte. Intanto lessiamo gli spaghetti in acqua salata, condiamoli con la salsa di zucchine e versiamole in una capace ciotola mantecando con il provolone grattugiato e abbondante pepe nero.

Spaghetti cacio e pepe versione estiva

Ho rivisitato un classico della tradizione romana ottenendone un piatto fresco e particolarmente appetitoso, adatto alla stagione estiva verso la quale ormai viaggiamo a vele dispiegate.
La cacio e pepe classica prevede l’utilizzo del solo pecorino e di tanto pepe nero, io al posto del pecorino ho utilizzato il Provolone del Monaco di Vico Equense di bottega Esperya, un formaggio a pasta filata stagionato di origine campana che deve il suo nome, pare, a un casaro locale, detto u` muonaco, per il suo aspetto mite e fratesco, gran consolatore di anime e, si dice, di corpi vedovili. Nella forma ricorda una grossa pera ed il gusto è piccante, più o meno a seconda del periodo di stagionatura che può arrivare anche a due anni nelle grotte di tufo della zona.
Per un buon piatto di cacio e pepe basta scolare gli spaghetti e condirli con il formaggio grattugiato e il pepe nero macinato avendo cura, utilizzando la giusta dose di acqua di cottura della pasta, di formare una bella “cremina” attorno allo spaghetto.
Per la mia cacio e pepe bisogna compiere un piccolo passaggio in più saltando in padella con un filo d’olio e uno spicchio d’aglio una dadolata di zucchine verdi, facendo in modo che le stesse restino croccanti ed aggiungendo a fuoco spento i fiori a striscioline e la mentuccia che conferiscono al piatto un gustoso effetto fresco in contrasto col piccante del provolone e del pepe.
Ingredienti per 4 persone:
360 g di spaghetti
100 g di Provolone del Monaco di Vico Equense
2 zucchine
1 manciata di fiori di zucca
1 spicchio d’aglio
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe nero di mulinello
Foglie di menta fresca
Laviamo e spuntiamo le zucchine riducendole in piccoli dadini, saltiamole in padella con un filo d’olio e uno spicchio d’aglio (che andrà poi eliminato) facendole restare croccanti, uniamo i fiori a striscioline e le foglie di menta spezzettate. Regoliamo di sale, spegniamo e teniamo da parte. Intanto lessiamo gli spaghetti in acqua salata, condiamoli con la salsa di zucchine e versiamole in una capace ciotola mantecando con il provolone grattugiato e abbondante pepe nero.

2009-06-08

Il milanese pop

“Sono talmente pop-olano che la mia “ultima cena” mi piacerebbe fosse così composta: un enorme mastello di gelato alle creme, prima fra tutte la stracciatella” [Davide Oldani].
Qualcuno conosce già la mia ammirazione per Davide Oldani, il famoso cuoco del D’O di Cornaredo, molti condividono con me questa ammirazione ed i più fortunati hanno avuto modo di assaggiare la sua cucina in loco. Le motivazioni di tanti consensi sono ovvie: Davide Oldani non è il classico chef in voga orientato all’esaltazione di sé, Davide Oldani non è un divo, seppure ovunque ormai si parli di lui della sua “trattoria” di provincia dai prezzi modici, della sua cucina circolare, dei suoi piatti e delle sue posate, dei suoi libri.
Se “Cuoco andata e ritorno” aveva acceso in me la stima per questo originale cuoco, “La mia cucina pop – l’arte di caramellare i sogni” l’ha consacrata.
L’umiltà, l’abnegazione e l’amore che quest’uomo ha per i fornelli, la ricerca del buono e del bello, sono racchiusi in questo nuovo libro di riflessioni e scorci di vita, che in appendice racchiude anche una selezione di sue ricette suddivise per stagione, ovviamente, perché la filosofia di Oldani sta tutta lì, per esaltare il gusto e far uscire il meglio da ogni prodotto occorre attenersi alle stagioni.
Da allievo di Gualtiero Marchesi non poteva non dedicare un capitolo del libro al risotto alla milanese che nella sua personale interpretazione è diventato Zafferano e riso D’O 2008. Pensando a un piatto che interpretasse l’essenza del libro mi sono rifatta proprio a questo utilizzando la tecnica Oldani per il più classico, ma non per questo scontato, dei risotti.
Manca nel mio piatto, che ho chiamato “Il milanese pop” con doppio riferimento al risotto ed allo chef, il filone (midollo spinale) che Oldani cuoce al vapore, spennella d’olio e cosparge di buccia d’arancia prima di adagiarlo al centro del piatto, ma vi assicuro che anche senza questo magistrale tocco finale il risotto col metodo Oldani si fa ricordare.
Il riso utilizzato da Oldani è un Carnaroli invecchiato un anno e gemmato (Piero Rondolino), e la mia dispensa si è dimostrata all’altezza della situazione dato che mi ritrovavo una confezione di Carnaroli Acquerello della famiglia Rondolino invecchiato un anno proveniente da Terrasolis. Con l' invecchiamento l' amido, le proteine e le vitamine diventano meno solubili in acqua. Il riso acquista più consistenza e assorbe in maggior quantità i condimenti. Al termine della cottura i chicchi risultando più grossi, duri e separati.
Ingredienti per 4 persone
Per il riso:
320 g di riso Carnaroli invecchiato un anno e gemmato (Pietro Rondolino)
1,5 l di acqua calda e salata
100 g di burro dolce
80 g di grana padano grattugiato
10 ml di aceto di vino bianco
Sale fino
Per la salsa allo zafferano:
50 g di scalogno tagliato a fettine sottili
100 ml di vino bianco
100 ml di acqua
5 g di maizena diluita in 3ml di acqua fredda
1 g di zafferano in pistilli
1 g di sale fino
Per il filone:
4 pezzi di filone (midollo spinale) da 2 cm l’uno cotti al vapore
4 g di buccia d’arancia grattugiata
1 ml di olio di semi di girasole
In un pentolino cuocere lo scalogno con il vino bianco fino all’evaporazione completa del liquido. Unire l’acqua, far bollire 5 minuti, legare con la maizena diluita, filtrare e aggiungere lo zafferano lasciando in infusione per 20 minuti fuori dal fuoco.
Intanto in una pentola far tostare il riso, bagnare poco alla volta con l’acqua salata portando a cottura. Togliere dal fuoco, mantecare con il burro, il grana, l’aceto e il sale tenendolo cremoso.
Servire in un piatto piano con al centro il filone spennellato d’olio e cosparso di buccia d’arancia, completando con la salsa di zafferano disposta a spirale sul riso. Io ho omesso la parte del midollo ed ho versato la salsa in modo scomposto. La ricchezza di gusto, la cremosità e la finezza del piatto vi lasceranno comunque soddisfatti del risultato.

Il milanese pop

“Sono talmente pop-olano che la mia “ultima cena” mi piacerebbe fosse così composta: un enorme mastello di gelato alle creme, prima fra tutte la stracciatella” [Davide Oldani].
Qualcuno conosce già la mia ammirazione per Davide Oldani, il famoso cuoco del D’O di Cornaredo, molti condividono con me questa ammirazione ed i più fortunati hanno avuto modo di assaggiare la sua cucina in loco. Le motivazioni di tanti consensi sono ovvie: Davide Oldani non è il classico chef in voga orientato all’esaltazione di sé, Davide Oldani non è un divo, seppure ovunque ormai si parli di lui della sua “trattoria” di provincia dai prezzi modici, della sua cucina circolare, dei suoi piatti e delle sue posate, dei suoi libri.
Se “Cuoco andata e ritorno” aveva acceso in me la stima per questo originale cuoco, “La mia cucina pop – l’arte di caramellare i sogni” l’ha consacrata.
L’umiltà, l’abnegazione e l’amore che quest’uomo ha per i fornelli, la ricerca del buono e del bello, sono racchiusi in questo nuovo libro di riflessioni e scorci di vita, che in appendice racchiude anche una selezione di sue ricette suddivise per stagione, ovviamente, perché la filosofia di Oldani sta tutta lì, per esaltare il gusto e far uscire il meglio da ogni prodotto occorre attenersi alle stagioni.
Da allievo di Gualtiero Marchesi non poteva non dedicare un capitolo del libro al risotto alla milanese che nella sua personale interpretazione è diventato Zafferano e riso D’O 2008. Pensando a un piatto che interpretasse l’essenza del libro mi sono rifatta proprio a questo utilizzando la tecnica Oldani per il più classico, ma non per questo scontato, dei risotti.
Manca nel mio piatto, che ho chiamato “Il milanese pop” con doppio riferimento al risotto ed allo chef, il filone (midollo spinale) che Oldani cuoce al vapore, spennella d’olio e cosparge di buccia d’arancia prima di adagiarlo al centro del piatto, ma vi assicuro che anche senza questo magistrale tocco finale il risotto col metodo Oldani si fa ricordare.
Il riso utilizzato da Oldani è un Carnaroli invecchiato un anno e gemmato (Piero Rondolino), e la mia dispensa si è dimostrata all’altezza della situazione dato che mi ritrovavo una confezione di Carnaroli Acquerello della famiglia Rondolino invecchiato un anno proveniente da Terrasolis. Con l' invecchiamento l' amido, le proteine e le vitamine diventano meno solubili in acqua. Il riso acquista più consistenza e assorbe in maggior quantità i condimenti. Al termine della cottura i chicchi risultando più grossi, duri e separati.
Ingredienti per 4 persone
Per il riso:
320 g di riso Carnaroli invecchiato un anno e gemmato (Pietro Rondolino)
1,5 l di acqua calda e salata
100 g di burro dolce
80 g di grana padano grattugiato
10 ml di aceto di vino bianco
Sale fino
Per la salsa allo zafferano:
50 g di scalogno tagliato a fettine sottili
100 ml di vino bianco
100 ml di acqua
5 g di maizena diluita in 3ml di acqua fredda
1 g di zafferano in pistilli
1 g di sale fino
Per il filone:
4 pezzi di filone (midollo spinale) da 2 cm l’uno cotti al vapore
4 g di buccia d’arancia grattugiata
1 ml di olio di semi di girasole
In un pentolino cuocere lo scalogno con il vino bianco fino all’evaporazione completa del liquido. Unire l’acqua, far bollire 5 minuti, legare con la maizena diluita, filtrare e aggiungere lo zafferano lasciando in infusione per 20 minuti fuori dal fuoco.
Intanto in una pentola far tostare il riso, bagnare poco alla volta con l’acqua salata portando a cottura. Togliere dal fuoco, mantecare con il burro, il grana, l’aceto e il sale tenendolo cremoso.
Servire in un piatto piano con al centro il filone spennellato d’olio e cosparso di buccia d’arancia, completando con la salsa di zafferano disposta a spirale sul riso. Io ho omesso la parte del midollo ed ho versato la salsa in modo scomposto. La ricchezza di gusto, la cremosità e la finezza del piatto vi lasceranno comunque soddisfatti del risultato.

2009-06-03

Rotolini alla crema di ricotta

Vi ho abbandonato per un po’ e sinceramente me ne duole, solo che tra domeniche e ponti (passati rigorosamente sul divano dato il clima poco invitante), esami di routine e corsi di preparazione al parto (ormai mancano due mesi e devo cercare di essere preparata al grande evento) tempo per scrivere ne è rimasto ben poco.
Per cucinare in effetti il tempo si trova sempre, anche se la lotta con l’ago della bilancia diventa sempre più serrata e la voglia di gelato sostituisce spesso, contrariamente a quello che in condizioni normali è il mio essere, quella di altri più elaborati dolci.
Tra gli ultimi esperimenti devo riconoscere che hanno preso piede i rotoli di pan di spagna, complice, lo ammetto, la nuova teglia in silicone rettangolare di cui Silikomart ha voluto farmi gradito omaggio. Ovviamente senza la teglia in silicone il rotolo si fa comunque però questo eccezionale materiale facilita non poco il compito. In pochi minuti la base, che dev’essere sottile, si cuoce e si può subito arrotolare su se stessa per poi farcirla con tutta calma una volta fredda.
Ammetto di aver riempito un rotolo anche con il gelato alla panna e la confettura di lamponi, però il rotolo migliore, quello che mi ha dato più soddisfazioni e consensi è quello che vedete in foto, farcito come un cannolo siciliano. Una vera goduria, anche per chi poco ama il croccante del cannolo, da realizzare in una manciata di minuti, senza cotture estenuanti.
Ingredienti per un rotolo (base 28x22)
Per la base di pan di spagna:
2 uova grandi
75 g di zucchero
75 g di farina
Per la crema di ricotta:
180 g di ricotta freschissima ovina o vaccina di ottima qualità
80 g di zucchero semolato
35 g di canditi misti
35 g di gocce di cioccolato fondente
Per completare:
Rum
Cacao amaro
Montiamo con lo sbattitore elettrico, per 15 minuti almeno, le uova con lo zucchero. Aggiungiamo poi con una spatolina e senza smontare il composto la farina. Versiamo il tutto nella teglia e livelliamo bene. Inforniamo a 180° per circa 8-10 minuti, finché la superficie risulterà appena colorata. Sformiamo ancora caldo su una base di carta da forno umida e avvolgiamo il rotolo strettamente prima che si raffreddi.
Setacciamo la ricotta e lavoriamola a crema con lo zucchero, uniamo i canditi e il cioccolato. Srotoliamo la base preparata, spruzziamola di Rum, a piacere allungato con un po’ di acqua e zucchero, e spalmiamola in modo uniforme di crema alla ricotta. Riavvolgiamo nuovamente il rotolo su se stesso e chiudiamolo in un foglio di pellicola. Lasciamolo in frigo almeno un paio d’ore prima di passarlo nel cacao amaro e tagliarlo in tranci.

Rotolini alla crema di ricotta

Vi ho abbandonato per un po’ e sinceramente me ne duole, solo che tra domeniche e ponti (passati rigorosamente sul divano dato il clima poco invitante), esami di routine e corsi di preparazione al parto (ormai mancano due mesi e devo cercare di essere preparata al grande evento) tempo per scrivere ne è rimasto ben poco.
Per cucinare in effetti il tempo si trova sempre, anche se la lotta con l’ago della bilancia diventa sempre più serrata e la voglia di gelato sostituisce spesso, contrariamente a quello che in condizioni normali è il mio essere, quella di altri più elaborati dolci.
Tra gli ultimi esperimenti devo riconoscere che hanno preso piede i rotoli di pan di spagna, complice, lo ammetto, la nuova teglia in silicone rettangolare di cui Silikomart ha voluto farmi gradito omaggio. Ovviamente senza la teglia in silicone il rotolo si fa comunque però questo eccezionale materiale facilita non poco il compito. In pochi minuti la base, che dev’essere sottile, si cuoce e si può subito arrotolare su se stessa per poi farcirla con tutta calma una volta fredda.
Ammetto di aver riempito un rotolo anche con il gelato alla panna e la confettura di lamponi, però il rotolo migliore, quello che mi ha dato più soddisfazioni e consensi è quello che vedete in foto, farcito come un cannolo siciliano. Una vera goduria, anche per chi poco ama il croccante del cannolo, da realizzare in una manciata di minuti, senza cotture estenuanti.
Ingredienti per un rotolo (base 28x22)
Per la base di pan di spagna:
2 uova grandi
75 g di zucchero
75 g di farina
Per la crema di ricotta:
180 g di ricotta freschissima ovina o vaccina di ottima qualità
80 g di zucchero semolato
35 g di canditi misti
35 g di gocce di cioccolato fondente
Per completare:
Rum
Cacao amaro
Montiamo con lo sbattitore elettrico, per 15 minuti almeno, le uova con lo zucchero. Aggiungiamo poi con una spatolina e senza smontare il composto la farina. Versiamo il tutto nella teglia e livelliamo bene. Inforniamo a 180° per circa 8-10 minuti, finché la superficie risulterà appena colorata. Sformiamo ancora caldo su una base di carta da forno umida e avvolgiamo il rotolo strettamente prima che si raffreddi.
Setacciamo la ricotta e lavoriamola a crema con lo zucchero, uniamo i canditi e il cioccolato. Srotoliamo la base preparata, spruzziamola di Rum, a piacere allungato con un po’ di acqua e zucchero, e spalmiamola in modo uniforme di crema alla ricotta. Riavvolgiamo nuovamente il rotolo su se stesso e chiudiamolo in un foglio di pellicola. Lasciamolo in frigo almeno un paio d’ore prima di passarlo nel cacao amaro e tagliarlo in tranci.

2009-05-29

Frittate d'Italia


Un libro di ricette è per me molto spesso un punto di partenza, difficilmente riproduco pedissequamente ciò che in esso è riportato, più che altro, utilizzo molto i ricettari per acquisire le tecniche, che non avendo fatto scuole e corsi di cucina, ho molta fantasia ma nelle basi risulto spesso carente.
Il punto di partenza stavolta è stato una Cartolina, di quelle di Bibliotheca Culinaria, Frittate d’Italia di Franco Luise. Uno pensa magari che a preparare una frittata non ci voglia granché tanto che è in uso addirittura il detto “far la frittata” per indicare qualcosa di non riuscito.
Ma se prendete in mano questo volumetto, golosamente illustrato da Stefania Sainaghi, e dedicato non genericamente alle uova ma alle sole frittate, vi renderete conto che non c’è una sola maniera di fare la frittata. “Affogata, croccante, farcita, soffiata, elegante, popolare, nutriente e, non per ultimo, poco dispendiosa, la frittata si rivela un piatto trasformista, in perfetta sintonia con i nostri tempi e le nostre tasche”. Vedrete che non saprete resistere alla bolognese Frittata di mortadella o alla Frittata soffiata di agrumi e limoncello della Costiera Amalfitana, o alla Valdostana Millefoglie di uova, funghi e fontina.
Che ripetiate pedissequamente una delle ricette del libro o che elaboriate voi stessi una nuova variante partendo da quelle rappresentate, il volume diventerà indispensabile venendo in vostro soccorso nei momenti di dubbio gastronomico.
Sono rimasta particolarmente attratta dalla foto della Frittata farcita con cavolo rosso, speck e mela, ovviamente trentina, dei rotolini ben disposti in verticale nel piatto che hanno stimolato il mio appetito e la mia fantasia dandomi ispirazione per la realizzazione della mia frittata farcita di brie e crema di carciofi e tonno, che alla fine ho pure disposto in modo diverso nel piatto ma la fantasia è così, si parte da un input e se ne segue l’evoluzione ovunque essa porti.
Rotolini di frittata farciti al Brie e crema di carciofi
Ho preparato questo piatto come cena fast speciale con quanto la mia dispensa offriva, ovvero due sole uova, una bella fetta di Brie e un vasetto di Pesto Caltagirone Sicilian Exquisiteness a base di carciofi, olio e tonno. La partenza non era male bisognava solo assemblare il tutto.
Ingredienti per due persone
Per la frittata:
2 uova biologiche
2 cucchiai di latte
1 cucchiaio di parmigiano
prezzemolo tritato
sale e pepe q.b.
olio per ungere la padella
Per farcire:
1 fetta di formaggio Brie
2-3 cucchiai di crema di Carciofi e tonno (pesto Caltagirone pronto oppure carciofi cotti in bianco e frullati con olio, sale, pepe, prezzemolo e tonno sott’olio sgocciolato)
Sbattiamo le uova, con il latte, poco sale e pepe, parmigiano e prezzemolo. Scaldiamo una padella antiaderente unta d’olio (quella da piadina o crepes andrà benissimo se vogliamo ottenere una frittata sottilissima) e versiamo in essa il composto di uova, facendo attenzione a che si distribuisca uniformemente sul fondo. Quando l’uovo risulterà rappreso anche sopra, distribuiamo sulla superficie della frittatina il pesto e il formaggio a cubetti. Arrotoliamo pian piano la frittata su se stessa e passiamola cinque minuti in forno prima di servirla tagliata a fette regolari o triangolari, come nel mio caso, con degli spinaci o altra verdura a piacere per contorno.

Frittate d'Italia


Un libro di ricette è per me molto spesso un punto di partenza, difficilmente riproduco pedissequamente ciò che in esso è riportato, più che altro, utilizzo molto i ricettari per acquisire le tecniche, che non avendo fatto scuole e corsi di cucina, ho molta fantasia ma nelle basi risulto spesso carente.
Il punto di partenza stavolta è stato una Cartolina, di quelle di Bibliotheca Culinaria, Frittate d’Italia di Franco Luise. Uno pensa magari che a preparare una frittata non ci voglia granché tanto che è in uso addirittura il detto “far la frittata” per indicare qualcosa di non riuscito.
Ma se prendete in mano questo volumetto, golosamente illustrato da Stefania Sainaghi, e dedicato non genericamente alle uova ma alle sole frittate, vi renderete conto che non c’è una sola maniera di fare la frittata. “Affogata, croccante, farcita, soffiata, elegante, popolare, nutriente e, non per ultimo, poco dispendiosa, la frittata si rivela un piatto trasformista, in perfetta sintonia con i nostri tempi e le nostre tasche”. Vedrete che non saprete resistere alla bolognese Frittata di mortadella o alla Frittata soffiata di agrumi e limoncello della Costiera Amalfitana, o alla Valdostana Millefoglie di uova, funghi e fontina.
Che ripetiate pedissequamente una delle ricette del libro o che elaboriate voi stessi una nuova variante partendo da quelle rappresentate, il volume diventerà indispensabile venendo in vostro soccorso nei momenti di dubbio gastronomico.
Sono rimasta particolarmente attratta dalla foto della Frittata farcita con cavolo rosso, speck e mela, ovviamente trentina, dei rotolini ben disposti in verticale nel piatto che hanno stimolato il mio appetito e la mia fantasia dandomi ispirazione per la realizzazione della mia frittata farcita di brie e crema di carciofi e tonno, che alla fine ho pure disposto in modo diverso nel piatto ma la fantasia è così, si parte da un input e se ne segue l’evoluzione ovunque essa porti.
Rotolini di frittata farciti al Brie e crema di carciofi
Ho preparato questo piatto come cena fast speciale con quanto la mia dispensa offriva, ovvero due sole uova, una bella fetta di Brie e un vasetto di Pesto Caltagirone Sicilian Exquisiteness a base di carciofi, olio e tonno. La partenza non era male bisognava solo assemblare il tutto.
Ingredienti per due persone
Per la frittata:
2 uova biologiche
2 cucchiai di latte
1 cucchiaio di parmigiano
prezzemolo tritato
sale e pepe q.b.
olio per ungere la padella
Per farcire:
1 fetta di formaggio Brie
2-3 cucchiai di crema di Carciofi e tonno (pesto Caltagirone pronto oppure carciofi cotti in bianco e frullati con olio, sale, pepe, prezzemolo e tonno sott’olio sgocciolato)
Sbattiamo le uova, con il latte, poco sale e pepe, parmigiano e prezzemolo. Scaldiamo una padella antiaderente unta d’olio (quella da piadina o crepes andrà benissimo se vogliamo ottenere una frittata sottilissima) e versiamo in essa il composto di uova, facendo attenzione a che si distribuisca uniformemente sul fondo. Quando l’uovo risulterà rappreso anche sopra, distribuiamo sulla superficie della frittatina il pesto e il formaggio a cubetti. Arrotoliamo pian piano la frittata su se stessa e passiamola cinque minuti in forno prima di servirla tagliata a fette regolari o triangolari, come nel mio caso, con degli spinaci o altra verdura a piacere per contorno.

2009-05-27

Lo Strolghino nei grissini

Ancora lievito e ancora forno, sarà che passo un po’ più di tempo a casa - causa gravidanza - ho possibilità di dedicarmi a quegli impasti dai tempi lunghi, cosiddetti lievitati, che molte soddisfazioni mi concedono nel prepararli e nel gustarli.
Il nome strano del titolo non si riferisce ad un formaggio ma ad un salamino di cui molti conosceranno la fama di dolcezza e delicatezza, questo in particolare è lo Strolghino di Culatello Riserva S.Antonio della bottega Esperya che ho voluto utilizzare per arricchire il già goloso impasto dei grissini, giusto per avere qualcosa di buono da sgranocchiare scrivendo.
La ricetta dei grissini l’avevo già provata in occasione dell’esperienza lievito madre, stavolta ho usato il lievito di birra e al posto del misto farina 00 e farina manitoba la dose relativa di farina 0 biscotto, quella eccezionale di Plurimix-point che non mi stancherò mai di consigliarvi.
I risultati sono tra loro notevolmente differenti e non saprei dire quale mi piace di più, il lievito madre rende il grissino più duro, compatto, il lievito di birra più friabile e leggero comunque decidiate di farli sappiate che con l’aggiunta di pezzettini di salame nell’impasto si sublima il tutto.
Li ho voluti fare lunghi lunghi quanto la teglia mi ha consentito perché c’è più gusto a vederli ed a mangiarli, sono un po’ bizzarri e questo mi piace.
A voi la ricetta dei grissini con lo Strolghino di Culatello
Ingredienti:
500 g di farina 0 tipo biscotto (oppure 400 g di farina 00 e 100 g di farina manitoba)
100 g di olio extravergine d'oliva
15 g di lievito di birra
8 g di sale
acqua q.b.
100 g di Strolghino di Culatello
Semola di grano duro q.b.
Sciogliamo il lievito in un bicchiere di acqua appena tiepida ed impastiamo con la farina, l'olio ed il sale, aggiungiamo eventualmente ancora acqua finché il composto si staccherà dalle mani. Formiamo una palla e lasciamola riposare in una ciotola coperta da pellicola fino al raddoppio del suo volume.
Trascorso il tempo necessario stendiamo la pasta con l'aiuto di un matterello in una striscia e ricaviamone dei bastoncini di 12-15 cm di lunghezza e 2 cm c.a. di larghezza e spessore. Rotoliamo sul piano di lavoro, cosparso di semolino, ciascun bastoncino in modo che se ne intinga e si allunghi prendendo la forma cilindrica classica del grissino. Disponiamoli in teglia, lasciamoli riposare ancora mezz'ora e poi cuociamoli in forno molto caldo fino a doratura.

Lo Strolghino nei grissini

Ancora lievito e ancora forno, sarà che passo un po’ più di tempo a casa - causa gravidanza - ho possibilità di dedicarmi a quegli impasti dai tempi lunghi, cosiddetti lievitati, che molte soddisfazioni mi concedono nel prepararli e nel gustarli.
Il nome strano del titolo non si riferisce ad un formaggio ma ad un salamino di cui molti conosceranno la fama di dolcezza e delicatezza, questo in particolare è lo Strolghino di Culatello Riserva S.Antonio della bottega Esperya che ho voluto utilizzare per arricchire il già goloso impasto dei grissini, giusto per avere qualcosa di buono da sgranocchiare scrivendo.
La ricetta dei grissini l’avevo già provata in occasione dell’esperienza lievito madre, stavolta ho usato il lievito di birra e al posto del misto farina 00 e farina manitoba la dose relativa di farina 0 biscotto, quella eccezionale di Plurimix-point che non mi stancherò mai di consigliarvi.
I risultati sono tra loro notevolmente differenti e non saprei dire quale mi piace di più, il lievito madre rende il grissino più duro, compatto, il lievito di birra più friabile e leggero comunque decidiate di farli sappiate che con l’aggiunta di pezzettini di salame nell’impasto si sublima il tutto.
Li ho voluti fare lunghi lunghi quanto la teglia mi ha consentito perché c’è più gusto a vederli ed a mangiarli, sono un po’ bizzarri e questo mi piace.
A voi la ricetta dei grissini con lo Strolghino di Culatello
Ingredienti:
500 g di farina 0 tipo biscotto (oppure 400 g di farina 00 e 100 g di farina manitoba)
100 g di olio extravergine d'oliva
15 g di lievito di birra
8 g di sale
acqua q.b.
100 g di Strolghino di Culatello
Semola di grano duro q.b.
Sciogliamo il lievito in un bicchiere di acqua appena tiepida ed impastiamo con la farina, l'olio ed il sale, aggiungiamo eventualmente ancora acqua finché il composto si staccherà dalle mani. Formiamo una palla e lasciamola riposare in una ciotola coperta da pellicola fino al raddoppio del suo volume.
Trascorso il tempo necessario stendiamo la pasta con l'aiuto di un matterello in una striscia e ricaviamone dei bastoncini di 12-15 cm di lunghezza e 2 cm c.a. di larghezza e spessore. Rotoliamo sul piano di lavoro, cosparso di semolino, ciascun bastoncino in modo che se ne intinga e si allunghi prendendo la forma cilindrica classica del grissino. Disponiamoli in teglia, lasciamoli riposare ancora mezz'ora e poi cuociamoli in forno molto caldo fino a doratura.

2009-05-25

Focaccia tipo pugliese

Dubbi sul fatto che io sia strana non dovrebbere più essercene dal momento che quando arriva il caldo mi viene voglia di impasti lievitati che presuppongono ovviamente l'uso del forno alle temperature più elevate, ma che vogliamo farci del resto i napoletani dicono "Addò c'è gusto nun c'è perdenza" e stavolta ho assecondato il gusto della focaccia pugliese. Lo so che i lettori pugliesi urleranno al sacrilegio ma io, mettendo le mani avanti, ho fatto una focaccia tipo pugliese e non pugliese. La ricetta base è quella mitica di cui vi ho già parlato a proposito di Focaccine Tandouri che ancora una volta vi consiglio di provare per la semplicità di esecuzione e la squisitezza del risultato.
Ingredienti per una grande teglia (30x40 c.a.):
250 g di farina manitoba
250 g di farina 00
15 g di lievito di birra fresco
300 ml c.a. di acqua a 20°C
2 cucchiai di olio d’oliva extravergine
8 g di sale
per completare:
65 g di acqua a 20°C
65 g di olio d’oliva extravergine
20 g sale
una manciata di olive nere
pomodorini ciliegini
origano
In una capace ciotola mescoliamo le farine e il sale, versiamo al centro l'olio e il lievito sciolto in acqua, amalgamiamo gli ingredienti con un cucchiaio senza impastare e lasciamo riposare per 10 minuti coperto da un foglio di pellicola per alimenti.
Ungiamo una teglia grande e riversiamo in essa il composto che sarà molto morbido lasciamo ancora riposare l'impasto per 10-15 minuti. Stendiamo bene nella teglia l'impasto facendo attenzione a non rompere le bolle d'aria che si stanno formando e premendo allo stesso tempo con le dita in modo da lasciare delle cavità sulla superficie. Prepariamo la salamoia emulsionando l'olio, con l'acqua, il sale e versiamola sulla focaccia. Infilziamo qua e là i pomodorini divisi a metà e le olive, cospargiamo di origano.
Copriamo di nuovo con pellicola e lasciamo lievitare per 2-3 ore poi leviamo la pellicola e inforniamo in forno caldissimo finché la focaccia non risulterà dorata.

Focaccia tipo pugliese

Dubbi sul fatto che io sia strana non dovrebbere più essercene dal momento che quando arriva il caldo mi viene voglia di impasti lievitati che presuppongono ovviamente l'uso del forno alle temperature più elevate, ma che vogliamo farci del resto i napoletani dicono "Addò c'è gusto nun c'è perdenza" e stavolta ho assecondato il gusto della focaccia pugliese. Lo so che i lettori pugliesi urleranno al sacrilegio ma io, mettendo le mani avanti, ho fatto una focaccia tipo pugliese e non pugliese. La ricetta base è quella mitica di cui vi ho già parlato a proposito di Focaccine Tandouri che ancora una volta vi consiglio di provare per la semplicità di esecuzione e la squisitezza del risultato.
Ingredienti per una grande teglia (30x40 c.a.):
250 g di farina manitoba
250 g di farina 00
15 g di lievito di birra fresco
300 ml c.a. di acqua a 20°C
2 cucchiai di olio d’oliva extravergine
8 g di sale
per completare:
65 g di acqua a 20°C
65 g di olio d’oliva extravergine
20 g sale
una manciata di olive nere
pomodorini ciliegini
origano
In una capace ciotola mescoliamo le farine e il sale, versiamo al centro l'olio e il lievito sciolto in acqua, amalgamiamo gli ingredienti con un cucchiaio senza impastare e lasciamo riposare per 10 minuti coperto da un foglio di pellicola per alimenti.
Ungiamo una teglia grande e riversiamo in essa il composto che sarà molto morbido lasciamo ancora riposare l'impasto per 10-15 minuti. Stendiamo bene nella teglia l'impasto facendo attenzione a non rompere le bolle d'aria che si stanno formando e premendo allo stesso tempo con le dita in modo da lasciare delle cavità sulla superficie. Prepariamo la salamoia emulsionando l'olio, con l'acqua, il sale e versiamola sulla focaccia. Infilziamo qua e là i pomodorini divisi a metà e le olive, cospargiamo di origano.
Copriamo di nuovo con pellicola e lasciamo lievitare per 2-3 ore poi leviamo la pellicola e inforniamo in forno caldissimo finché la focaccia non risulterà dorata.

2009-05-22

Insalata di pasta da schiscetta


Premetto che schiscetta è un termine che mi è particolarmente simpatico e, seppure da noi in Calabria per indicare il classico contenitore per portarsi dietro il pranzo si usi il termine "marmitta", preferisco usare il più modaiolo schiscetta che poi dà il titolo alla raccolta promossa da Desperate Houseviz "Ricette da Schiscetta" appunto.
L'insalata di pasta preparata così è già buona di suo ma se l'arricchite, come io ho fatto, con un buon pesto a base di olive nere, pomodoro, basilico, funghi, formaggio, aglio e peperoncino, il risultato supererà le vostre aspettative.
Io ovviamente ho usato il buon Pesto Etna di Sicilian Exquisiteness ma nulla vieta di farvelo voi da soli secondo i vostri gusti richiamando gli ingredienti indicati e aggiungendone o togliendone degli altri. Molto bene in effetti ci sta anche un pesto di pomodori secchi per il quale potete utilizzare la mia ricetta da arricchire e modificare secondo i vostri gusti.
Insomma mai porre limiti alla fantasia perchè le ricette da schiscetta sono proprio quelle che si preparano con quanto è al momeno disponibile.
Riepilogando gli elementi per la raccolta pare ci siano tutti: la ricetta "da asporto", il tupperwere (originale tra l'altro), la storia invece la fa la ricetta e il posto che sceglierete per degustarla, magari in buona compagnia.
Ingredienti per 2:
200 g di gnocchetti sardi o altra pasta corta
5-6 pomodorini o 1 pomodoro grande
1 manciata di olive nere
1 fetta di cacioricotta
80 g di tonno sott'olio
2 cucchiai di pesto alle olive, pomodoro e basilico
2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
basilico
Lessiamo la pasta al dente in acqua salata e dopo averla scolata e raffreddata sotto il getto dell'acqua fredda, poniamola in una ciotola, uniamo l'olio, il pesto, le olive denocciolate e tagliate a rondelle, il formaggio a cubetti, il tonno sgocciolato e i pomodorini tagliati a metà o il pomodoro privato dei semi e tagliato a pezzetti. Diamo l'ultimo tocco con le foglioline di basilico e mescoliamo bene prima di servire.